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<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>

Dopo avere tanto parlato e discusso di Evangelion, è a dir poco un dovere per me elargirgli una recensione che gli renda giustizia, al contrario di quella vecchia che era fatta giusto da 2-3 impressioni buttate giù.
Mi accingerò ad analizzare l'anime in ogni suo punto, in ogni suo pregio e difetto (sempre che ce ne sia), ma difficilmente una recensione, per quanto lunga o ben fatta, potrebbe essere esaustiva su un fenomeno tanto complesso e astratto come questo. Ho sempre ritenuto infatti che "ridurre" dei pensieri a delle semplici parole, per di più scritte, sia abbastanza superficiale e per certi versi stupido, soprattutto se si vuole parlare di un progetto di una tale portata. Comunque, farò del mio meglio.
Tre anni ormai sono passati dalla prima volta che lo vidi, ma è come se lo conoscessi da sempre. Diciamoci la verità, l'impressione iniziale che ha dato a tutti, me compreso, con i primi episodi è stata quella del "solito anime di robottoni", e la cosa grave è che molti haters sono ancora (auto)convinti di questo anche a visione conclusa.
Anche con questo aspetto, comunque, <i>Neon Genesis Evangelion</i> - letteralmente "Il vangelo della nuova genesi" - si rivela essere fin da subito un anime con una regia e una sceneggiatura profondissimi. Infatti durante la prima visione pensai di dropparlo e lo abbandonai dopo una quindicina di episodi, riconoscendone comunque l'altissimo valore oggettivo ma non di mio gusto, sarà stato anche perché lo vidi distraendomi ogni tanto con msn e cose simili.

Svolgimento
Personalmente divido Evangelion in due parti: gli episodi dall'1 al 14 e gli episodi dal 15 in poi.
I primi 14 sono piuttosto scanzonati e pervasi da atmosfere spesso allegre accompagnate però sempre dai monologhi e dai dubbi esistenziali di Shinji, o sovente anche di altri personaggi. E' in questi primi quattordici episodi che risiede per me l'unico difettuccio di Evangelion: ci sono un po' troppi attacchi degli Angeli, credo che di uno o due se ne sarebbe potuto fare a meno, anche se non sono comunque mai inutili e sono anzi quasi sempre metafora dei rapporti e della crescita interiore dei personaggi, ma del significato degli angeli ne parlerò più avanti.
Nonostante la prima metà della serie si mantenga su livelli comunque più che ottimi, è nella seconda metà che risiedono il vero Evangelion, i veri personaggi, i veri contenuti, e anche i veri angeli, insomma tutto.
Possiamo assistere, dal 15° in poi, episodio dopo episodio, a una vera e propria "degenerazione" dei personaggi e delle atmosfere, sempre più sature e dense. I personaggi si deprimono sempre di più, accadono sempre più infausti eventi, e tutto questo porta a una maggiore introspezione di tutti i personaggi presenti, che strariperà e verrà elevata all'ennesima potenza negli ultimi due tanto criticati (non affatto da me) e discussi episodi. A proposito di questi due, è necessario un ulteriore approfondimento sulle cause che hanno portato a realizzarli in tale maniera.
Come molti sapranno già, il finale è stato soddisfacente unicamente sul lato "moralistico" della serie - che d'altronde è quello principale ed è giusto che sia stato così - per problemi di budget, ovvero erano finiti i soldi e Anno e co. non hanno potuto fare a meno di porre un finale del genere; lo si capisce anche da una delle scritte che compare all'inizio dell'ultimo episodio:

<i>Tempo corrente, anno 2016 d.C.
In cerca di ciò che le persone hanno perso
In altre parole, nel procedere del perfezionamento dell'animo
<b>Tuttavia, il tempo ora disponibile </b></i> (i soldi) <i><b>sarebbe insufficiente per descrivere la totalità del processo</b>
Pertanto, si prenderà ora in esame un singolo ragazzo chiamato Shinji Ikari</i>.

Ecco, quindi non solo non si è potuto trattare un finale come Anno voleva, ma il budget non è bastato addirittura neanche per completare il perfezionamento di tutti i personaggi. Cioè tutti vengono approfonditi fino in fondo, fin nei loro problemi più remoti, ma solo il protagonista riesce a superare le proprie paure e di conseguenza a perfezionarsi.
Il punto perciò è ora questo: End of Evangelion è stato realizzato solo perché l'hanno voluto i fan, o perché dopotutto era il <i>vero</i> finale che Hideaki Anno aveva sempre avuto in mente? Spesso si discute fra queste due verità, ma a mio avviso sono corrette entrambe: "grazie" alle proteste, il maestro è stato "spinto" a concludere l'opera come aveva voluto fare fin dall'inizio. Non a caso negli ultimi due episodi ricorrono diverse immagini poi utilizzate nel EoE e le due parti del film s'intitolano rispettivamente "Episodio 25" ed "Episodio 26". In questa sede però mi limiterò a discutere unicamente del finale della serie, perché è questo che sto recensendo, anche se sottolineo che ritengo immensi entrambi i finali.

Gli ultimi due episodi rappresentano senza mezzi termini la vera essenza di Evangelion, la sua ragion d'essere, il finale che ha rivoluzionato sia il mondo degli anime sia la vita di molte persone, me compreso.
A parte Paranoia Agent, credo di avere visto più o meno tutti gli anime più introspettivi e carichi di contenuti "non velati" ma sparati per quello che sono, e non esagero quando dico che la concentrazione delle "pippe mentali" di Neon Genesis Evangelion negli ultimi due episodi non ha eguali. La cosa è comunque leggermente ambigua, perché con tutto questo molti penseranno che Evangelin sia un anime dalle tematiche terribilmente profonde. Ma io dico sì e no. "No" perché il messaggio che vuole dare l'autore è tutto sommato semplice, a tal punto da pensare "solo un cog***ne come Shinji non riusciva ad arrivarci". Ma "Sì" perché un messaggio del genere, per quanto all'apparenza semplice, viene approfondito in maniera inaudita, roba mai vista prima e impensabile all'epoca e non solo.
I personaggi vengono messi di fronte a loro stessi, di fronte appunto ai "loro animi presenti all'interno delle altre persone", e qui guarderanno la realtà da un punto di vista più obiettivo per riuscire a comprendere i propri problemi. Gli animi dei personaggi, soprattutto quello di Shinji, vengono scavati così a fondo da essere messi praticamente a nudo e da fare rabbrividire lo spettatore, perché dopotutto ciò che Anno vuole dire - e ovviamente lo fa anche capire, paraocchi permettendo - è che i problemi di Shinji riguardano dopotutto anche gli altri personaggi, pur così diversi caratterialmente, e quindi anche noi.

Seppure sia semplice però, sinceramente non mi spiego come molti lo trovino senza senso. Ci può stare che lo si capisca di più o di meno, ma sul fatto che qui giace il normale sviluppo di quello che è stato Evangelion per 24 episodi non ci dovrebbero essere dubbi, eppure...
Insomma il finale "La bestia che gridò AMore nel cuore nel mondo" è uno fra i migliori finali possibili e immaginabili e, se pensiamo che il progetto iniziale prevedeva degli sviluppi simili all'EoE, questo gli dà ancora più valore: Anno si è ritrovato d'improvviso senza soldi ed è riuscito a dare un finale incredibilmente sensato e coerente con se stesso e con la seria. Quest'uomo è un genio assoluto, personalmente lo considero nella top 3 dei registi di sempre.

Comunque avete presente wikiquote? Beh, il copione di questi due episodi rappresenterebbe interamente un enorme gruppo di citazioni che meriterebbe di stare per intero in quel sito. Sono innumerevoli le singole frasi che, anche a sé stanti, riescono a dare così tanti spunti di riflessione, a fare ricamare chissà quali collegamenti o interpretazioni. Ciò è qualcosa di straordinario, soprattutto per gli ultimi 2-3, minuti che sono accompagnati da una sublime variante dell'opening, che trascina con il suo crescendo anche la crescita interiore di Shinji e le profonde parole che gli rivolgono gli altri. Non ci sono parole per descrivere la magnificenza di quegli attimi.

Personaggi
Ecco il meglio assoluto di Evangelion, l'elemento che lo eleva a migliore anime in questo genere, e che, a mio avviso, più di altri ha innovato il modo di fare animazione.
A mio parere, infatti, prima di questo, e mi sa tanto che non c'è stato neanche dopo, non c'era mai stato alcun anime che approfondiva in tal misura i personaggi. E il bello è che Evangelion non si milita ai protagonisti, ma approfondisce anche quelli secondari, dando al tutto una visione magnificamente poliedrica, completa e più che soddisfacente.

<i>Shinji Ikari, nel di lui caso</i>: il protagonista dell'Opera.
Shinji si contraddistingue immediatamente dalla maggior parte dei protagonisti per il suo essere non solo poco figo ed "eroe", ma anzi spesso frustrante e detestabile. E questo motivo ovviamente aggiunge a Evangelion un'altra grossa fetta di detrattori da parte di appassionati superficiali. Shinji è rappresentato come la figura dell'otaku medio, anzi, direi, ne è una sua versione estremizzata - e si sa che per approfondire determinate tematiche niente è meglio di caratteri estremi, vedasi ad esempio <i>Welcome to the NHK</i>. Vi sono infatti molti riferimenti a questa figura, come la mancanza della fiducia in sé stessi, l'essere chiusi in un mondo proprio, avere il "dilemma del porcospino", credere che tutti ce l'abbiano con lui ecc.
Questo personaggio, pur essendo quasi una caricatura del tipico "sfigato", è - al contrario di come dicono molti - dotato di incredibile realismo, sia per le decisioni prese, sia per i dialoghi, sia anche per un piccolo sguardo: quando l'animazione si eleva al livello di "arte". Il suo modo di vivere così come i suoi sviluppi sono, quindi, quanto di più veritiero e sensato ci si possa aspettare. Il tutto va poi a "implodere" negli ultimi due episodi, dove Shinji compie il passo ultimo (perché <i>Non si tratta solo di fare il primo passo, ma anche di continuare ad avanzare, un passo dopo l'altro</i>) del suo cammino verso la maturità.

A proposito di questi due ultimi episodi, inizialmente i pensieri e i ragionamenti di Shinji possono apparire di difficile comprensione o i collegamenti risultare forzati - anche perché nessuno si sarebbe aspettato un finale del genere -, ma non è affatto così in realtà. Anch'io fui spiazzato la prima volta che lo vidi, lo ammetto, così rividi subito da capo tutto l'anime per cercare di capire cosa avesse portato Shinji a quella condizione finale e perché. E qui lo "capii" ma in maniera limitata, nel senso cioè che avevo sì compreso i legami causa-conseguenza che c'erano alla base, ma non avevo davvero capito quello che aveva provato Shinji. Non avevo capito come si potesse essere sentito.
Casualmente poi una notte ero a letto, non prendevo sonno e allora mi venne in mente di risentire - esattamente, solo attraverso le orecchie, avevo infatti scaricato la traccia audio degli ultimi 40 minuti, proprio perché mi ero reso conto del valore e della profondità contenutistica racchiusa in essi anche senza la presenza di immagini - tutto il finale, avendo modo così di concentrarmi al 100% sulle parole senza altre distrazioni. E finalmente capii. Capii il <i>vero</i> dramma di Shinji Ikari che era in parte anche un mio dramma; riuscii quindi a indossare i suoi panni, e piansi. Erano diversi anni che non mi succedeva, né mai mi era capitato di commuovermi per un film o per un anime. Quella notte una barriera si infranse dentro me e mi segnò per sempre l'esistenza, allo stesso modo del vetro che infrange Shinji dopo essere arrivato alle giuste conclusioni.
Non potrò quindi mai ringraziare a sufficienza Hideaki Anno, l'unica cosa che posso fare in suo omaggio è "difendere" Neon Genesis Evangelion, soprattutto il finale, ogniqualvolta viene sparso letame sul suo conto.
L'Autore ha insomma realizzato dell'assurdo con Shinji Ikari, e la cosa che fa "ridere" è che gli altri personaggi non sono da meno, ma per me è il protagonista a godere - per l'esperienza che ho - della miglior caratterizzazione nella storia dell'animazione e del cinema mondiale, e se permettete ve lo dice qualcuno che di psicologia se ne intende un pochino (università).

Poi, anzi, semmai avrei dovuto dire "prima", c'è la <i>First children</i>, Rei Ayanami, la ragazza che da qui in poi è diventata la "tipica" marionetta muta sempre seria; Evangelion è riuscito a lanciare una moda anche con questo personaggio.
Rei è innanzitutto un personaggio poco "umano", perché è stato "creato", è il termine giusto, incrociando il DNA di Lilith con quello di Yui Ikari, la madre di Shinji. Ed è anche grazie a quest'ultimo dettaglio che Evangelion si fa ancor più carico di fascino e profondità in diverse situazioni.
Innanzitutto perché Shinji è più o meno attratto da Rei? Girano due teorie a riguardo: perché Rei gli ricorda la madre o perché Rei, la tipica ragazza indifesa, è il bersaglio e il desiderio sessuale preferito di molti otaku. Anche qui a mio avviso le due ipotesi sono entrambe corrette.
Al dilemma della natura di Rei si collegano anche vari spunti sulle personalità di Gendo e Asuka. Il primo, appunto, ha creato Rei appositamente a immagine e somiglianza della moglie, per conservarne almeno il ricordo fisico. Da qui infatti, attraverso gli occhi di Shinji, appare inizialmente inspiegabile il legame affettivo che unisce Gendo a Rei: Rei, la ragazza che non parla mai più del dovuto né si lega a nessuno, tranne che poi a Shinji. E' a dir poco affascinante lo sviluppo del rapporto tra i due, come inizialmente si ignorino e poi, in seguito, piccoli dettagli su piccoli dettagli, Rei passi da bambola senza volontà, quale era, a una persona con una presa di coscienza di sé e con un desiderio <i>soggettivo</i> di volere fare realmente qualcosa. Con Rei sono i dettagli a fare la differenza, ed è incredibile il peso che una singola parola (Grazie), un singolo oggetto (occhiali di Gendo), un piccolo sguardo diverso dal solito hanno su di lei.

Discutendo invece del rapporto che intercorre tra Soryu e Ayanami, avrete notato che la prima nutre non poca avversione nei riguardi dell'altra, avversione che non fa altro che aggravarsi con il passare degli episodi. Questo perché? Certo, senza pensarci troppo verrebbe da dire che il motivo è la depressione di Asuka, in conseguenza della quale lei se la prende in misura maggiore con tutti. Ma il discorso è in realtà ben più profondo.
Asuka ha un passato traumatico perché la madre scambiava la sua bambola per lei e anzi gliela preferiva. Da qui perciò, immaginate l'odio immane che può provare Asuka per Rei, ossia una "bambola" che è per di più la più apprezzata dal comandante e che riesce meglio di lei nelle operazioni belliche. Una bambola che, ancora una volta, viene preferita a lei stessa. Asuka Soryu Langley giustamente non ci vede più dall'odio, e non esagera quando negli ultimi episodi dice che avrebbe preferito morire piuttosto che essere salvata da "quella bambola".
Il risentimento di Asuka per Rei si fa sempre più forte con il passare degli episodi anche perché, aumentando i suoi fallimenti e cadendo quindi in depressione, in lei sembrano risvegliarsi poco a poco i terribili ricordi d'infanzia e quindi è portata maggiormente a detestare Rei. Infatti il suo culmine giunge non a caso proprio quando il terzultimo angelo la "sporca" nella psiche e dissotterra tutte le sue memorie più dolorose.
Oltre queste particolarità, Asuka è comunque dotata di un atteggiamento "terribilmente" coerente e quindi insopportabile, perlomeno per chi la conosce superficialmente; infatti inizialmente la detestavo anch'io, ma quando ho capito il suo dramma e ciò che ne è scaturito ho iniziato ad adorarla per il suo carattere e per l'immensa profondità psicologica che ne è alla base. Difatti considero Asuka il "miglior" personaggio di Evangelion dopo il protagonista.

Poi c'è il caso Misato, la tutrice di Shinji, con il suo complicato rapporto di amore-odio verso il padre legato al second impact che lei ha vissuto, con i motivi che l'hanno spinta a entrare nella Nerv, con la metafore di Kaji come suo padre, con la sua continua solitudine mascherata da un finto desiderio di volere consolare gli altri quando in realtà è solo se stessa che vuol consolare. Anche Misato è un personaggio dalla personalità incredibilmente variegata e complessa, ad Anno tutto si può dire tranne che si sia risparmiato.
Non sono affatto da sottovalutare anche i personaggi più secondari, come Kaji - uomo di tante belle parole ma che fa buon viso a cattivo gioco, dotato comunque di forti aspirazioni tutte sue - o Ritsuko, con il suo intricato "triangolo amoroso", costituito da lei, sua madre e Gendo - triangolo che la porta a compiere scelte di dubbia giustificazione come la distruzione dei dummy o la distruzione dell'intero sistema nel film -, con il suo passato e il misterioso rapporto con Rei che viene svelato pian piano, in particolar modo nell'episodio 21 "Nerv, la nascita". E per concludere, abbiamo il padre di Shinji, Gendo, i cui veri sentimenti non riescono purtroppo a emergere (per mancanza di tempo/denaro) nella serie, e avranno luce soltanto nel film; ma si capisce comunque il profondo legame che lo lega a Yui e di conseguenza alla First e di conseguenza all'Evangelion 01: in Eva è sempre tutto collegato.

Ah, e per ultimo, anche in ordine cronologico, come non menzionare Kaworu Nagisa, il Fifht children? Ora parlando del suo caso parlerò dell'episodio 24 nella sua integrità, perché una tale episodio merita una sessione a sé per la sua magnificenza.
Difficilmente si capisce subito, ma questo episodio raggiunge un lirismo, dei picchi poetici, senza pari, lo si può paragonare al massimo a dei corti fra i migliori usciti, come Kigeki. Dopo qualche minuto dall'inizio entrerà in scena questo misterioso ed "etereo" ragazzo, chiamato Kaworu Nagisa, che "stranamente" (doppio fine) riesce a entrare subito in confidenza con Shinji, e anche quest'ultimo ovviamente se ne meraviglia. Come dicevo, Kaworu è un personaggio assurdo, praticamente dalla sua bocca escono solo parole che sembrano provenire da qualche poesia. Il ritmo delle conversazioni fra lui e Shinji, il fascino e gli argomenti dei loro discorsi, il tutto assume l'aspetto e il ritmo di una danza incredibilmente costante e coerente con se stessa, "cantata" principalmente da Kaworu, i cui discorsi assumono un incredibile fascino sia per profondità sia per, appunto, "musicalità".

Questa danza poi si eleva all'ennesima potenza quando, negli ultimi cinque minuti, ad accompagnare ogni scena c'è la maestosa Nona sinfonia di Beethoven, il tanto conosciuto e acclamato "Inno alla gioia". E solo come i grandi geni sanno fare, prendendo un nome a caso: Stanley Kubrick, Anno è riuscito a dare un significato ben preciso a questo gran pezzo di musica classica, allo stesso modo in cui Kubrick c'era riuscito con <i>2001: Odissea nello spazio</i> o con <i>Barry Lyndon</i>, anzi a mio avviso Hideaki ha fatto ancor meglio, perché con la musica sottolinea più momenti e più brevi, il che è più difficile di quanto ha fatto Kubrick, che si è "limitato", e sottolineo le virgolette, a impiegare delle colonne sonore per rendere più l'atmosfera generale che non i singoli momenti come fa il nostro regista qui.
E insomma, il sogno di una vera amicizia per Shinji dura purtroppo ben poco, perché Kaworu si rivela essere il diciassettesimo e ultimo angelo, e le ultime parole che si scambiano tra loro, anche grazie alla musica, assumono un aspetto e un fascino divini senza precedenti; e poi c'è quel magico minuto di fermo-immagine, in cui è la musica a parlare e a dare significato alla scena e ai dubbi di Shinji, dubbi che lo hanno trascinato per 24 episodi e che devono avere una loro risoluzione in quei momenti, momenti terribili per Shinji ma altrettanto affascinanti per lo spettatore. A mio avviso è il minuto più bello di Neon Genesis Evangelion, fa scaturire mille e più emozioni allo spettatore, che si immedesima in quello che potrebbe provare Shinji in quegli ultimi istanti di tremenda indecisione e di conflitti interiori - ricordiamo per l'appunto un precedente simile, ovvero quello con Toji, che l'aveva traumatizzato.
Questo episodio è a tutti gli effetti come una poesia fatta da più strofe, come un pezzo dell'Orlando furioso, insomma come qualcosa del genere.

Regia e musiche
Salvo casi sperimentali di corti o di film, ad esempio Tenshi no Tamago, in una serie non si è mai visto nulla di simile. La regia è così matura e profonda che riesce a scandire alla perfezione ogni attimo, ogni sequenza, e a dargli un preciso significato a seconda della lunghezza di un fermo-immagine, dell'inquadratura, o ancora meglio dei cambi di scena che sottolineano sempre la drammaticità della situazione o una particolare emozione dei personaggi.
Il collegamento fra una scena e l'altra è sempre netto e secco, Anno ha un incredibile maestria nel sapere gestire questi tempi, come l'improvviso silenzio della comparsa del titolo, o meglio, dei due titoli, altra raffinatezza di Eva, che compare in mezzo all'episodio e trascinano lo spettatore ancora di più nell'atmosfera già molto pesante e satura dell'anime.

Sembrerò ripetitivo e logorroico, penserete che per puro fanboismo ora io stia "arrotondando" tutti gli aspetti e i pregi dell'anime per eccesso, ma vi assicuro che non è così, perché sto appunto per dire che anche la colonna sonora, composta dal grande Shirou Sagisu - già ideatore di quella di <i>Nadia</i>, stupenda anche quella infatti - è fra le più belle che ho mai ascoltato, nell'ambito sia delle opere d'animazione sia di quelle cinematografiche in generale.
I pezzi, sebbene ideati dallo stesso compositore, sono variegatissimi e ognuno di essi rende alla perfezione le situazioni che va a rappresentare. La colonna sonora riesce a rendere dannatamente bene ogni sacrosanto momento: quelli drammatici, quelli di tensione, di introspezione - eccezionali le musiche oniriche e "sfumanti" che abbracciano le introspezioni dei personaggi - di azione, e altro ancora. Sono anche presenti, e se non erro anche per la prima volta in un anime, dei pezzi non originali per la colonna sonora, come il già citato <i>Inno alla gioia</i> o l'<i>Allelujah</i>, che viene usato per la contaminazione psichica di Asuka nel 22° episodio da parte di Arael, il quindicesimo angelo. E, come ho già detto, questi pezzi non sarebbero potuti essere impiegati in un modo migliore, tutt'altro che "a sproposito" come magari possano pensare molti, legati a pregiudizi verso l'animazione giapponese, per di più verso un anime di "robottoni.

Particolare menzione ("E quando mai", direte voi) va all'opening: la ritengo tra le più belle di sempre, è stata infatti una delle pochissime che ho apprezzato molto fin dalla prima volta che l'ho sentita. Ma la bellezza e la profondità dell'opening - sì, anche l'opening è profonda, questa cosa fa quasi ridere - non stanno soltanto nella musica, ma anche e soprattutto nel perfetto mix tra le immagini, i rapidi fotogrammi e il tempo che scandisce la musica. Non è tutto, c'è una cosa che ho scoperto solo da poco facendo particolare attenzione: nell'opening è racchiusa la sintesi del percorso interiore di Shinji in ordine cronologico, attraverso i suoi fotogrammi che vengono presentati; ora vi riporto tutte le immagini di Shinji, in ordine cronologico.
All'inizio notiamo uno Shinji con un'espressione piuttosto indifferente e impassibile, ovvero lo Shinji prima di salire sull'Eva, che come dice lui stesso "non faceva nient'altro che esistere". Poi notiamo Shinji all'interno dell'Eva 01 con la sua tipica espressione "Ok, va bene, ora faccio quello che mi dite di fare", e poco dopo l'Eva 01 che va in berserk e poi sporco di sangue, a seguito dello scontro con il primo angelo. Poi ci sono varie scene di battaglia dello 01, riconducibili alle varie operazioni belliche presenti nella serie; poi in una scena si vede l'Eva 01 che distende le braccia e Shinji a occhi chiusi: qui è quando rimane intrappolato nel mare di Dirac e ha la sua prima esperienza "ravvicinata", da quando è morta s'intende, con la madre, l'espressione del volto fa intendere questo. Nella scena dopo volge con decisione lo sguardo nella direzione opposta, questo è assimilabile alla sua decisione presa contro Zeruel, quando decide di tornare indietro in seguito al discorso di Kaji. Nel sua ritratto successivo lo osserviamo con il volto arrabbiato/infastidito a occhi chiusi rivolto verso il basso, e qui Shinji è praticamente accostabile a quando è messo a confronto con la cruda realtà di Kaworu, potrebbe essere un richiamo sia all'episodio 24 sia all'episodio 25, dove all'inizio viene tartassato dalla domanda "Perché l'hai ucciso?". Poi appare un fotogramma per un brevissimo istante, l'ho beccato per puro caso, in cui Shinji si ripara la faccia da una luce abbagliante. Considerando che questo dovrebbe corrispondere a uno dei momenti finali della serie, è plausibile che non ci sia una parte simile nell'anime, che magari doveva essere sviluppata ma per la mancanza di fondi poi non si è potuto fare. Il suo significato comunque - o la "variante" usata in mancanza di soldi - sembra essere contenuto in quegli ultimi momenti d'introspezione dell'episodio 26, dove Shinji acquisisce finalmente la consapevolezza di sé e del mondo circostante e appunto si rompe una specie di "barriera" nel suo animo, che viene invaso da quel lampo abbagliante che corrisponde appunto alla "verità". E infatti nel fotogramma successivo, l'ultimo, si vede Shinji con un'espressione di pura e sincera felicità, che finalmente ha raggiunto il suo "scopo" e completato la sua maturità, come le sue ultime parole "...Vi ringrazio!".

Angeli e religione
Questo è uno degli argomenti più discussi e più criticati di Evangelion, anche da alcuni fan. Non si trova mai un punto d'incontro tra chi sostiene di trovare un senso alle diverse citazioni delle più varie religioni e chi sostiene che sono messe lì tanto per farle vedere. Addirittura girano voci che lo stesso aiuto regista, o uno qualsiasi dei membri dello staff, non ricordo chi era di preciso, avrebbe affermato che i rimandi religiosi fossero messi solo perché considerati "cool" dai giapponesi e che non avessero un senso ben preciso. Beh, io ho due teorie a proposito:
1 - balla inventata di sana pianta dai detrattori di Eva, non mi stupirei;
2 - anche se fossero messe a caso, sono "riuscite" comunque nel loro intento, cioè quello di avere un significato ben preciso, a volte praticamente diretto e altre volte un po' forzato; ma appunto si nota che c'è una coerenza lineare e solida fra esse, che evidenzierò qui avanti, e non si potrà negare l'evidenza di una loro sensatezza.
Ora citerò solo i riferimenti più eclatanti, quelli un po' forzati o totalmente assenti non li citerò, anche perché non voglio fare un trattato di religione, potrete approfondire questi argomenti altrove.

Israfel, 7° angelo: nella Cabala (sempre di questa si parlerà trattando gli angeli) è un angelo che ha l'incarico di suonare la tromba nel Giorno del Giudizio. Viene anche considerato come l'angelo della musica e della resurrezione. Beh, immagino abbiate già capito: la "resurrezione" sta per la sua capacità di autorigenerarsi, e per quanto riguarda la musica l'intero episodio e la strategia militare impiegata sono volti all'impiego della musica e della sincronia affinché Asuka e Shinji abbattano le due parti dell'angelo nello stesso preciso istante.

Matarael, 9° angelo: chiamato l'angelo della "pioggia di morte", che verrebbe inteso ai giorni nostri come "pioggia acida" o qualcosa del genere. Infatti la sua arma principale è proprio questa: fare colare dell'acido corrosivo, appunto una "pioggia di morte".

Sahachiel, 10° angelo: è uno dei "Comandanti del cielo", colui che è destinato a vigilare sulla rettitudine dei popoli. Anche qui il riferimento è abbastanza chiaro, ovvero nell'anime l'angelo compare nello spazio - cielo - così in alto da potere tenere d'occhio l'intera facciata del pianeta, non a caso sul suo corpo sono disposti tre grandi occhi, difatti Sahachiel è colui che è destinato a vigilare sulla rettitudine dei popoli.

Ireul, 11° angelo: è inteso come l'angelo della paura che s'infiltra ovunque. Qui il collegamento è praticamente letterale, Ireul fa proprio questo, cioè s'infiltra negli Evangelion, nel Magi System ecc.

Leliel, 12° angelo: questo è uno dei casi più affascinanti, sia come angelo della serie sia come collegamento con la Cabala, ma il discorso andrebbe troppo per le lunghe per essere affrontato in questa sede, per cui mi limito ad invitarvi a cercare da voi altrove questo riferimento.

Bardiel, 13° angelo: è considera il principe del secondo cielo e viene anche chiamato "Condottiero dei fulmini". Vi ricordate come questo angelo infettò l'Eva 03 affidato a Toji? Esatto, attraverso delle nubi perturbate: "Principe del cielo" e "Condottiero dei fulmini".

Arael, 15° angelo: è il secondo angelo pieno della luce divina - il primo è Adam, infatti anch'egli è rappresentato nella serie come "Gigante di luce". Il suo scopo è quello di portare punizioni nel mondo inferiore, e questo può essere riconducibile a quello che fa Asuka, ovvero farle rivivere tutte le brutte esperienze negative del passato.

Armisael, 16° angelo: è l'angelo preposto a liberarci dalle sofferenze di questo mondo (ricordate che Rei, il cui controllo dell'Eva era stato preso da questo angelo, voleva liberare Shinji dalla sofferenza che gli stava causando l'angelo, che stava infettando lo 01?) ed è quello che provoca tutte le malattie che divengono poi contagiose; e sì, l'angelo nella serie fra proprio questo: entra in contatto con gli Evangelion e poi da lì prova a contagiare gli altri.

Tabris, 17° e ultimo angelo, comunemente noto come Kaworu Nagisa: chiamato nella Cabala come l'angelo dell'apocalisse, e infatti stava quasi per riuscirci, oppure come Tabris, egli chiama gli uomini "Lilim", termine che corrisponde in questa religione ai figli di Adamo e Lilith. Essendo quindi nella serie anche l'uomo <i>discendente</i> di Lilith, e lo spiega Misato nel The End, l'utilizzo del termine "Lilim" è quanto mai appropriato. Riguardo a quest'ultimo angelo vorrei fare luce su un altro affascinante dettaglio che ho scoperto da solo senza andare a spolverare manoscritti e antichi documenti di religione.
Il terzultimo angelo, Arael, cerca, e trova, il contatto psichico con gli esseri umani, per cercare di capire la loro psicologia. Il penultimo, Armisael, cerca, e trova anche qui, il contatto fisico con gli Evangelion e con i piloti. Cosa succede con Kaworu poi, l'ultimo angelo? Questo arriva rivolgendosi a Shinji con parole del genere "Gli esseri umani hanno paura del contatto con il prossimo" o "Il tuo animo è delicato come il vetro" ecc. Kaworu sembra conoscere i più profondi dilemmi dell'uomo, come se avesse chissà quale esperienza di vita, e sfrutta queste sue conoscenze proprio per "ingannare" Shinji. E perché Kaworu può e conosce tutto questo? Ricordate che gli angeli sono, uno dopo l'altro, come dice Misato nel The End, il continuo rinnegamento della propria forma alla ricerca di una forma/modo di vivere adeguato (qualcosa del genere disse)? E non solo, ma gli angeli sembrano anche imparare dai propri errori perché non ce n'è uno uguale all'altro e ogni volta utilizzano stratagemmi diversi per cercare di raggiungere il terminal dogma. E questo lo si capisce anche da questo fatto di Kaworu: Arael trova il contatto psichico, Armisael quello fisico e Tabris entrambi, riesce finalmente a trovare i due tipi di contatto con gli esseri umani, proprio perché ha fatto tesoro di quanto hanno "scoperto" gli angeli precedenti. Quando ho fatto caso a questa cosa sono rimasto senza parole.

Ora non pensiate però che abbia citato tutti questi collegamenti tanto per fare il figo che conosce la Cabala, no, l'ho fatto solo per fare capire una volta per tutte che i nomi religiosi non sono messi a caso, ma hanno il più delle volte un vero e profondo significato, senza scomodare la Luna Nera come generatrice degli uomini e la Luna Bianca come generatrice degli angeli o l'albero della vita il cui intreccio dei significati dei "rami" è più o meno correlato alla crescita di Shinji. Questo e molto altro, come i riferimenti pirallendiani alla maschera e quelli freudiani alla psicoanalisi, in particolar modo negli ultimi episodi, potrebbero allungare il discorso all'infinito.

Conclusioni generali
Dopo tanto parlare però, credo di non avere ancora centrato l'argomento principale. Cos'è, in sostanza, che rende Evangelion superiore a tutti gli altri anime? Questa è una cosa a cui ho fatto caso solo dopo avere rivisto la serie per la sesta volta: ogni scena di Evangelion, ogni inquadratura, ogni dialogo, ha un suo perché.
Nulla è lasciato al caso, ma proprio nulla di nulla. Mai una frase buttata lì tanto per, in Evangelion ogni singola frase pronunciata da qualsiasi personaggio - salvo durante le fasi di combattimento e di test - ha l'utilità di approfondire il carattere e i modi di fare dello stesso personaggio che la pronuncia, o di approfondire elementi dell'anime come quelli più tecnicamente fantascientifici o legati alla trama. In Evangelion non c'è alcun tipo di frase inutile - oddio, magari ci saranno rarissime eccezioni a cui potrei non avere fatto caso, ma non credo, e comunque sarebbero dei casi più unici che rari all'interno di Evangelion -, Anno ha curato in modo maniacale la sceneggiatura della serie, allo stesso modo in cui un genio come Tolkien ha curato l'ambientazione e le varie genealogie, tanto per rendere l'idea.

Ora potrete pensare che a furia di rivedere una serie, di qualsiasi anime si tratti, si fa più caso a questi dettagli e ci si costruiscono magari inutili e assurdi castelli mentali. Ma vi dico che, almeno nel mio caso, non è così: più serie ho rivisto una seconda o anche una terza volta, alcune le rivaluto in meglio e altre in peggio, ma solo in Evangelion visione dopo visione emergevano sempre più contenuti a cui non avevo fatto caso la prima volta. Per questo io non mi stanco mai di rivederlo, perché ogni volta riesco a guardare la serie con più profondità e a scoprire nuovi fantastici dettagli e magari anche interpretazioni diverse, che non smettono mai di stupirmi, rivelando la natura di quest'anime, simile a quella di un pozzo senza fondo. E tutta questa cura si riflette ovviamente anche sulla caratterizzazione dei personaggi, non solo sui loro complessi, ma anche e soprattutto sul loro realismo senza pari; essi, grazie a piccoli gesti e alle frasi sempre studiate e calibrate a puntino per ciascuno, acquisiscono una "umanità" davvero unica nel panorama dell'animazione. E a sostegno di questa mia teoria c'è un qualcosa, un altro grande merito che questa volta non va però alla GAINAX, ma all'adattamento italiano curato da Dynit: il doppiaggio.

Come tutti ben sappiamo, quello di Evangelion è fra i più riusciti di sempre, fra quelli italiani s'intende, e penso di sapervi dire il perché. I doppiatori italiani sono conosciuti in tutto il mondo per la loro bravura nel doppiare persone reali, cioè in film live con attori in carne e ossa, mentre sono risultati sempre abbastanza scadenti per il doppiaggio di un cartone animato. Ecco la mia teoria: siccome i doppiatori nostrani riescono meglio dove riescono a immedesimarsi in una persona "vera", in Evangelion sono riusciti a svolgere un eccellente lavoro perché Evangelion è, come dicevo prima, un anime che presenta personaggi fra i più realistici e naturali in circolazione, e questo appunto rende più facile l'immedesimazione da parte del doppiatore e di conseguenza l'adattamento della voce.

Beh, sinceramente, alla luce di tutta questa cura maniacale del dettaglio e dei contenuti, quanto peso potranno mai avere le solite piccole critiche mosse dagli haters quali "la trama ha dei punti oscuri", "personaggi così non esistono", "la gente si fa i castelli mentali" ecc.? Quello di una goccia in un mare probabilmente, questi sono dettagli ridicoli se paragonati al complesso. Poi forse molti non si sono resi conto che il lavoro svolto da Anno non è troppo dissimile da quello svolto da Kubrick per <i>2001: Odissea nello spazio</i>: la genialità sta nel sapere creare una struttura di base solida e con "punti oscuri" o "volti all'interpretazione" che sono comunque talmente registicamente curati e ispirati da neutralizzare la critica "non ha senso", quando invece si prefiggono lo scopo di mostrare qualcosa che va oltre l'apparenza. E appunto, alla luce di questo, perché su <i>2001</i> sono quasi - c'è sempre il quasi purtroppo, anche in opere che hanno segnato la storia cinematografica - tutti d'accordo per la nomina di "capolavoro", mentre per Evangelion invece bisogna fare tante storie? Ve lo dico io perché: Evangelion ha avuto un successo di critica e commerciale strepitoso, troppo grande, la GAINAX pure ci ha lucrato oltremisura, e questo lo porta ovviamente a essere odiato da molti quasi per un'invidia infantile. Scontato dire che sia un'opera di nicchia, l'avremmo tutti pensata allo stesso modo sulla sua qualità. Ah, e ci tengo a precisare, considero Evangelion superiore al capolavoro di Kubrick, perché per me, a differenza di quest'ultimo, Hideaki Anno ha saputo allestire un "palcoscenico" molto più grande e complesso, in cui, tramite delle solide e numerosissime caratteristiche di base, si possono collegare tantissimi elementi, i quali appaiono all'inizio diversi tra loro, e dare loro invece magari un significato univoco o comunque collegato. Per spiegarmi meglio, l'impressione che mi dà Evangelion è come quella appunto di un grande Albero della Vita, i cui rami sono più o meno tutti a contatto tra loro e provengono dal solido e poderoso tronco.

Ma non è solo questo il motivo delle antipatie che si è tirato: un'altra caratteristica che svia lo spettatore verso impressioni più "terra terra" è il concept di base e il genere di anime, ovvero la presenza di un "ragazzino complessato" come protagonista e la struttura di "una serie di robottoni come tante altre". Quindi vanno tutti a pensare "Eh no, come fa una serie così 'standard' all'apparenza a essere definita un capolavoro? I fan si fanno troppi film".
Spiegato l'arcano. E pensare che all'inizio anch'io avevo questo genere di pregiudizi verso gli anime "di robottoni" e quindi anche verso Evangelion, solo che con il passare degli episodi mi pareva piuttosto evidente come quest'anime si distaccasse dai suoi simili. Solo due fette di salame sugli occhi porterebbero lo spettatore a non accorgersi di una cosa tanto palese; e, a proposito, mi ero dimenticato di dirlo, valgono le stesse fette di buona carne per gli ultimi due episodi, con il finale che viene reputato "insensato" a prescindere, perché appunto una serie di robottoni non può andare tanto in profondità con i concetti. Quindi Evangelion viene bollato in questo modo senza neanche impegnarsi per trovargli un senso, cioè a questo tipo di "hateboy" non viene mai il dubbio che gli sia sfuggito qualcosa e che magari sia lui a non avere ben compreso un messaggio, e non l'anime che ha delle mancanze. Questo è un tipo di arroganza che non sopporto.

C'è poi un altro argomento molto discusso, ovvero la catalogazione di Evangelion come shounen o come seinen: come complessità e profondità della serie, questa deve essere per forza considerata come un seinen, eppure la questione si fa un po' ambigua perché il target a cui è rivolto Evangelion è fatto principalmente dagli adolescenti.
Quindi che si fa? A mio avviso può essere considerato come un "seinen rivolto agli adolescenti", tutto qua, forse un caso più unico che raro nella storia degli anime.

Concludendo, c'è poco da fare: per comprendere il senso e la qualità di Evangelion non potete limitarvi a una sola visione, nessuno che io conosca è mai riuscito a dare un senso a tutto, perlomeno agli elementi principali, dopo una singola visione, quindi in questo caso non potrete avere la presunzione di parlarne con saccenteria, a volte la via più dignitosa è il silenzio. E inoltre non basta guardarlo "da lontano" o con superficialità: Evangelion non va visto, va vissuto, dovete entrare nei personaggi e cercare di percepire le loro stesse sensazioni, solo così lo si potrà apprezzare appieno. Soprattutto dalla seconda metà della serie in poi è fondamentale la massima immedesimazione.

Come se tutti i pregi che ho elencato non bastassero, a elevare ancora di più quest'opera è il fatto che essa è uno degli anime che più di tutti ha fatto la storia per quanto riguarda l'animazione giapponese, in egual misura con Gundam direi. Ha rivoluzionato sin troppo, questo Eva, dal metodo di pilotaggio dei mecha alla complessissima trama. Dal numero degli episodi che, grazie al suo "formato ridotto" rispetto a molte altre serie, ha mostrato come si potesse fare un lavoro tanto serio e ambizioso anche con una ridotta quantità di puntate, dando via all' "animazione seriale" - da questo momento in poi infatti la stragrande maggioranza delle serie sarà costituita da "pacchetti predefiniti" di episodi, che possono essere 12-13 (metà di 26), 26 o in casi più rari 50-52 (doppio di 26) -; alla profondissima caratterizzazione dei personaggi, che da qui in avanti ha dato luogo a millemila dilemmi esistenziali negli anime. Infatti gli "io sono io", tre parole che rinchiudono l'essenza di Evangelion e sono anche le più ripetute, sono iniziati a spuntare come funghi, così come le "pippe mentali".
Quindi senza Anno e soci oggi non potremmo contare su questa grande quantità di anime più seri e introspettivi, che sono spesso anche i migliori.

Giudizio finale: voi ci credete nella "perfezione"? Io sì, e sono pochissimi gli anime che possono fregiarsi di tale titolo, ma non Evangelion: questo va oltre questa definizione, perché è qualcosa che va oltre il normale concetto di anime cui siamo abituati, quindi ritengo sia inappropriato "limitare" la qualità di Evangelion all'interno di questo aggettivo che non è niente più di una semplice parola scritta; per questo il mio voto sarebbe 11.
Insomma, la Divina Commedia sta alla letteratura come Evangelion sta agli anime.
E dopo avere finito di vedere Evangelion non può che pervaderci un senso di tristezza, non tanto per la fine in sé, quanto per la consapevolezza di avere appena vissuto un'esperienza unica nella vita, che probabilmente mai più si ripeterà in questo campo.
Detto questo, non mi rimane altro da dire che queste ultime parole.

A Hideaki Anno, Grazie
A <i>Neon Genesis Evangelion</i>, Addio
A tutti i ragazzi che hanno avuto la pazienza di leggere fin qua...
Congratulazioni