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Bei disegni, bellissime musiche. Prima si assiste a episodi autoconclusivi, poi cominciano i cliffhanger che spingono a vedere l'episodio successivo. Della stessa regia, Shuko Murase, prima di Witch hunter Robin avevo visto Ergo Proxy e perciò il mio approccio con quest'anime era stato un po' prevenuto. Ma, contrariamente ad ogni aspettativa, W.H.R. ha retto il confronto e ha fatto di più, servendosi di tempi di narrazione molto più fluidi e coerenti. W.H.R. è un diesel, gli occorre un po' di tempo per carburare mai poi scorre bene, acquista velocità. Si entra nel mondo di Robin e si ci sta bene.

Lei, la protagonista, è una strega d'eccezione, i suoi occhi possono bruciare qualunque cosa. Anche gli esseri umani. Vestita immancabilmente di nero, con un abito curioso dai richiami ottocenteschi, Robin è la classica ragazza perspicace ma puntualmente ingenua, ancora affatto svezzata dalla vita e dalle sue realtà incoerenti. Lo spettatore cammina con lei, si corica con lei e si sveglia con lei, stanca e dormigliona come una persona qualunque, che si alza dal letto con i capelli arruffati. Una dolce, innocentissima ragazza che per lavoro dà fuoco alle persone corrotte dalle seduzioni della magia. Un interessante non-senso, una maga a caccia di maghi, elemento che con lo scorrere delle puntate fa infittire il mistero finché Robin, per sopravvivere, non è costretta a lottare e a fuggire. Anche da chi ama.
Consigliato.