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Tatsuhiko Takimoto è l'autore che si cela dietro al marchio "Welcome to the NHK". Nel 2002 decide di trasferire la sua esperienza da hikikomori su carta, sperando di trovare nel crescente aumento del fenomeno tra i giovani giapponesi lo spunto per raggiungere il successo. L'idea e la sua forma vengono accolti con calore dal pubblico, permettendo così all'opera di venire trasposta in manga (nel 2004, disegni di Kendo Oiwa) e in anime, nel 2006, grazie allo studio Gonzo.

Il giovane Tatsuhiro Sato vive da quattro anni nel suo piccolo appartamento, dopo aver abbandonato la scuola e senza avere alcun lavoro. Questo è comunemente definito NEET (acronimo inglese che indica una persona che non studia e non lavora) ma sul ragazzo pesa un gravoso e delicato stato psicologico, profondamente radicato nelle debolezze dell'ego, che gli impedisce di uscire dalle protettive mura del suo appartamento: questo lo rende un hikikomori, un ragazzo che vive in uno stato di auto-confinamento per tenere lontano il dolore procuratogli dal mondo esterno. Come se questo non bastasse, nella mente di Sato si sta profilando l'ipotesi di una cospirazione che si nasconde dietro la tv nazionale Giapponese, la NHK, che sfrutta gli anime per creare falsi ideali nelle menti dei più giovani, facendo in modo che da grandi sbattano contro la dura realtà diventando così degli hikikomori.

I primi episodi servono a mostrare - per sommi capi - lo stile della serie, contraddistinto da una vena tragicomica e da un protagonista dalla psiche fragile, in grado di passare da stati d'euforia a profonde crisi di depressione, mentre fanno la loro comparsa i personaggi comprimari e vengono illustrate diverse "fissazioni" tipiche degli otaku - le più frequenti vittime del fenomeno - passando da "normali" passioni per i maho-shoujo e le sction figure alla sfrenata smania per i MMORPG, arrivando anche a toccare argomenti che smuovono l'opinione pubblica, come il lolicon e gli "off-line meeting".
In questo modo la serie cerca di trovare con efficacia dei punti di contatto con lo spettatore, sia attraverso le tematiche offerte sia nei personaggi e nelle loro dolorose esperienze di vita, in modo da coinvolgerlo maggiormente a livello emotivo.
In tutto questo le risate ovviamente non sono la raison d'être dell'opera, sono solamente un abile sotterfugio per raggiungere facilmente lo spettatore e alleggerire in modo incisivo un'atmosfera che altrimenti sarebbe risultata fin troppo pesante e distruttiva.

Infine, in questo scenario ben studiato e architettato, si muovono i personaggi che permettono a "Welcome to the NHK" di sfoggiare tutta la sua profonda natura psicologica e riflessiva, ben dosata ed orchestrata. Attraverso le disavventure di Sato si potranno scoprire piccoli frammenti del passato e della vita attuale dei comprimari, e verranno mostrate le problematiche comuni di cui soffrono rendendo la loro caratterizzazione incredibilmente umana. Ma ovviamente lo scettro per la fragilità e le complessate riflessioni va a Sato e alla comprimaria Misaki la quale, grazie al suo aspetto delicato e al parzialmente intuibile passato tragico, va a inserirsi nel cuore del protagonista quanto dello spettatore, risvegliando un istinto protettivo grazie all'empatia creatasi.
Queste ricercate mentalità si offrono facilmente a pensieri contorti e disturbati, oltre che ossessivi, e a uno spettatore comune potrebbero apparire forzati. In realtà questa capacità di farsi ossessionare dalle cose più assurde e le elucubrazioni mentali contorte, in grado di dare vita a sali-scendi emotivi estremi e rapidi nel loro cambiamento, rappresentano in modo crudelmente fedele ed efficace il delicato stato mentale che difficilmente potrebbe comprendere chi non conosce queste problematiche da vicino.
A suggellare le profonde caratterizzazioni con la storia non basta il lento svelarsi dei personaggi e dei loro passati, ma è la lenta ma continua crescita personale di ognuno degli stessi, che si mostra più congrua e lineare per i comprimari e più travagliata e disconnessa per il protagonista, sottolineando così anche la maggiore delicatezza psichica di quest'ultimo. Le situazioni che permettono questa crescita danno vita anche a importanti riflessioni sulla vita e sui propri comportamenti, rendendo così il tutto ancora più profondo e radicato in modo differente per ogni spettatore.

La serie, a differenza della novel e del manga, adotta ritmi meno frenetici ed elettrici abbracciando un'atmosfera più tranquilla da "slice of life". In questo modo si ha un "Welcome to the NHK" leggermente diverso rispetto a quello degli altri media. Si perde quel pizzico di brio ma viene sottolineata con efficacia l'atipica quotidianità vissuta dagli hikikomori.
Il finale è particolarmente fedele alla novel originale, a differenza del manga, tuttavia la volontà di esaltare maggiormente le visionarie idee di Sato potrebbe fare storcere il naso, ma rimane comunque un'ottima conclusione, relativamente sobria e in linea con la serie e il suo cinico idealismo.

Lo studio Gonzo non eccelle nemmeno in quest'occasione, dando un comparto tecnico discutibile. I disegni semplicistici mascherano una cura minima, mentre le animazioni sono sfruttate poco dallo stile registico, ma quando richiedono una maggiore cura si nota immediatamente la bassa qualità complessiva. A sopperire a questa mediocre qualità ci pensa l'ottima regia che sfrutta uno stile pacato e tranquillo che ben abbraccia lo stile dell'anime, esaltando l'atmosfera da "slice of life" grazie alle ampie inquadrature e agli stacchi sui profili urbani, adattandosi in egual misura nelle scene più deliranti nella loro commedia.
Ad arricchire le introspezioni e le riflessioni scendono in campo sia i visionari mostriciattoli che rappresentano la "cospirazione" sia le strane visioni che accompagnano le divagazioni psicotiche del protagonista, dando un senso di irrealtà che sottolinea la natura tragicomica e offre al contempo gradite metafore.
Un ultimo elogio è d'obbligo verso il superbo character design che ben reincarna i personaggi: Sato è piuttosto sobrio e comune - ciò permette allo spettatore di calarsi al meglio nei panni del protagonista - mentre Misaki è fragile e delicata per colpire lo spettatore, infine i comprimari risultano ben affini ai luoghi comuni dei loro status sociali.

La colonna sonora vanta delle sigle che ben si allineano all'opera - un elogio va fatto alla prima ending, esilarante e psicotica - tra cui l'opening, il cui sapore estivo va a porre nello spettatore il giusto e atipico stato d'animo per godere appieno dell'atipica quotidianità offerta. I brani leggeri che arricchiscono le arie degli episodi sono delicati e semplici, ben affini all'atmosfera da "slice of life" riflessiva e intimista.
L'adattamento italiano è ben fatto e affine all'opera originale - i cui contenuti leggermente più soft rispetto alla novel e al manga sono da legare alla natura televisiva della produzione - e il doppiaggio risulta ben eseguito, seppur non perfetto, soprattutto se si considera la difficile interpretazione richiesta per i volubili personaggi.

Chi ha già avuto modo di approcciare "Welcome to the NHK" in versione novel o manga potrà comunque godersi appieno l'anime senza avvertire la minima ripetitività, grazie soprattutto all'atmosfera più tranquilla che dona nuova linfa al tutto. Invece a chi non ha ancora avuto modo di conoscere nessuna di queste trasposizioni non deve mancare quest'anime perché, grazie alla regia, all'atmosfera e alle delicate musiche che l'accompagnano, risulta una via di mezzo tra le altre due rivisitazioni offrendo temi leggermente meno violenti e una maggiore semplicità di comprensione.
Chiunque ha dentro di sé un piccolo hikikomori, in grado di condizionare in modo più o meno pesante la nostra esistenza. La paura verso il domani e il timore di rimanerne feriti sono delle cose naturale, presenti in tutti noi, e "Welcome to the NHK" propone di aiutarci a riflettere su queste tematiche con lasciti importanti e profondi.