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Alto era l'hype questa stagione con l'arrivo della versione animata del best-seller "Sword Art Online", fortunata novel scritta da Reki Kawahara, conosciuto anche per "Accel World". Adattato dalla A-1 Pictures, ha subito riscosso molto successo, diventando l'anime evento del momento, attirando infiniti fan per via del genere: MMO (Massive Multiplayer Online).

Ed è proprio di un MMO che parla quest'anime, ambientato in un non troppo lontano futuro dove assieme ai giochi per PS e X-Box spuntano fuori caschi per realtà virtuale, con cui puoi direttamente collegarti al tuo avatar, e guidarlo personalmente in fantastici e dettagliatissimi mondi fantasy. Qui comincia la trama, all'apertura dell'Alpha di Sword Art Online, il gioco più atteso del momento: i giocatori connessi rimarranno intrappolati nel gioco senza possibilità di fare log-out, ostaggi di un dispositivo nel casco in grado di frigger loro il cervello, dove la morte in-game comporta la tua morte nel mondo reale. Come uscirne? Completare il gioco, scalare i cento piani e sconfiggere tutti i boss. Di certo non è una trama che brilla per la sua originalità... ma va bene.
Ci troviamo dunque di fronte ad uno scenario agghiacciante, dove i giocatori nel mondo reale, privi di sensi, vengono trasportati all'ospedale, dove nel gioco il GA (Game Admin) spiega ai player il suo contorto piano di morte, e dove, nelle prime due settimane di gioco, perdono la vita più di 2000 persone. Interessante... cioè, va bene, è tutto il resto che non va bene!

Benvenuti in "Sword Art Online", l'anime più sopravvalutato di sempre, anche più di "Wing".
Si sente spesso parlare in giro di quest'opera ultimamente, ci sono infiniti post di persone che narrano di come questa serie abbia cambiato loro la vita, di come nel tetro mondo che è l'animazione giapponese spicchi questo capolavoro come un raggio di sole all'inferno, e non hanno tutti i torti, perché questo è un anime psicologico, uno dei migliori, ed è in grado come pochi di farti vivere i personaggi, come se stessi giocando veramente con in gioco la tua vita.
Non scherzo, è successo anche a me, che non nascondo di aver giocato a giochi simili; in particolare mi sono rivisto in quei poveracci disperati che, dopo aver drammaticamente perso tutto, si tolgono la vita. E infatti, dopo tredici episodi di 'sta roba ho avuto seriamente l'impulso di lanciarmi da una finestra.

Faremo la conoscenza di Kirito-kun, il protagonista della serie, un otaku, un nerd, un ragazzo chiuso appassionato di videogiochi, i cui scaffali sono zeppi di libri sull'informatica, ed oltretutto, uno dei pochi beta-tester. Questo in teoria; Kirito infatti è il protagonista più figo e potente di sempre, armato del suo mantello nero e delle due bat-spade, capace di fare esplodere il 'mob' più potente facendogli l'occhiolino, tanto 'sgravo' da poter essere comparato con Alucard di "Hellsing". E qui tutto il pathos svanisce nel nulla... fate ciao-ciao con la manina! Ma fosse solo questo!

Presentato come MMO, "Sword Art Online" non riesce a fare il suo dovere, nonostante i bei disegni che delineano un fantastico mondo fantasy in cui si combatte con le spade, ma di MMO c'è poco o niente. Questo per la presenza di "skill uniche", abilità speciali donate a random tra i giocatori, in grado di renderli pressoché invincibili; pensate un po', Kirito è uno di questi! E' come se in un qualsiasi MMO uno si fa il mazzo per 'livellare', si licenzia per stare a casa ad 'expare' sui 'mob', si riempie di Redbull per non dormire, spende tutti i soldi di genitori ed amici per farsi l'equipaggiamento, e dopo due anni di nerd assoluto incontra il 'niubbetto' appena entrato, 'blessato' dalla 'skill unica' che lo 'oneshotta'... ah, bello! Proprio equo!
Sarebbe più corretto dire che "Sword Art Online" è un party con rimandi agli MMO, dato che i giocatori non competono tra di loro, ma, visto che comunque risulterebbe accettabile e all'autore piace rovinare i suoi romanzi, la storia prende l'unica piega che non doveva prendere: "Sword Art Online" è un harem. In ogni episodio il nostro spavaldo eroe Kirito-kun farà la conoscenza di un ragazzo/ragazza/uomo/donna/anziano/bambino/mob/boss/ecc. che finirà per innamorarsi di lui, e come il genere harem comanda, lui non se ne accorgerà.
Benvenuti in "Sword Art Online", la storia delle persone che rimasero intrappolate in un dating-sim.
Se avessero fatto un anime dove milioni di persone rimangono intrappolate in Facebook, costrette ad allevare animali, armate solamente della chat fuffa di Java, dove muori se la tua fattoria fallisce, probabilmente sarebbe stato uguale, ma più divertente.

La gente rimane sorpresa dai personaggi, rimane colpita da alcuni comportamenti reali e dalla loro accurata caratterizzazione, gli hater sono sempre pronti a dire che sono personaggi che più stereotipati non si può, ma io sono convinto che si sbaglino entrambi: i personaggi di "Sword Art Online" non sono stati caratterizzati. Sarebbe infatti più corretto aggiungere "slice-of-life" al genere, oltre che harem, ed è infatti uno dei più vuoti e ripetitivi slice-of-life di sempre: i personaggi non hanno carattere, si adattano alla situazione ed al momento giusto tirano fuori la figata della settimana per ammaliare lo spettatore, illudendolo che qualcosa sia stato fatto; i monologhi sembrano un discorso tra Renzi e Bersani, o un litigio tra due tronisti, che con aria spavalda si insultano ripetutamente con le due/tre parole che conoscono.
Ancora non ho parlato di Asuna, personaggio che dopo tredici episodi mi è più misterioso di prima, dato che ogni tanto ride o piange senza nessun motivo, ogni tanto si lancia contro i più giganteschi nemici ed ogni tanto rimane pietrificata alla vista del coniglietto di livello 1; insomma, cambia personalità più di Inori.
Non si è ancora capito se il casco possa provocare danni al cervello, perché al di là del tempo che 'sti tizi han passato in villaggetti medievali, questi ormai si credono i Cavalieri della Tavola Rotonda. Lo spettatore è quindi messo in crisi, non essendo in grado di distinguere i player dagli NCP (Non Playable Character), dato che dicono tutti le stesse cose. Chi? Perché? Domande che non troveranno risposta.

Fillers, fillers everywhere, sembra una raccolta di episodi autoconclusivi; c'è chi sostiene che la storia sia stata rovinata dall'adattamento dell'A-1 Pictures, ma non sia mai, sono pronto a giurare il contrario, la storia fa pena anche nella novel. Ebbene sì, ho letto i romanzi, ho cominciato il terzo arco, e sono convinto di saper scrivere meglio dell'autore, ma sono convinto che riusciresti anche tu, che mi leggi, perché 'sto qui scrive come se stesse raccontando una barzelletta ad un amico. Dunque, come diavolo ha fatto questo prodotto amatoriale ad avere così tanto successo e a vendere così tanto che all'A-1 Pictures hanno già programmato le prossime quindici serie tenendosi abbastanza soldi per farsi la piscina ognuno?

Tutto ciò che han mostrato e che verrà si può riassumere in una sola parola: fanservice.
Questo è "Sword Art Online": fanservice, le fantasie lussuriose di un autore otaku proiettate su carta, un modo infimo di dare al lettore ciò che vuole, illudendolo, attirandolo coi bei disegni, per creare l'ennesima macchina sputasoldi. E parlo dell'autore, perchè Kawahara ha fatto la stessa identica cosa con l'altro suo romanzo, dove il protagonista è l'unica persona al mondo ad essere basso, grasso, brutto, con quattro capelli in testa, un maiale in un mondo di unicorni, e pensate un po', ha un harem di signorine niente male!

Non vale 1, perché i disegni di abec sono belli, non vale neanche 2, perché anche musica ed animazioni della A-1 Pictures sono belle, quindi... 3?
Ordunque, eccoci al diciottesimo episodio, tralasciando il fatto che non ha fatto un solo passo dal 3 che gli ho affibbiato, ecco che spuntano un po' di novità. La caratterizzazione dei personaggi è sempre a livello infimo, per non dire nullo o sottovuoto, Kirito è sempre più ipocrita e se ne esce con delle sparate da pena di morte, l'unica caratterizzazione delle molteplici e sempre più ragazze rimane il "saper cucinare" e "spogliarsi a comando", tipico degli autori che non hanno mai visto una ragazza in vita loro, ma tra inutili incesti ed elfi dalla sessualità ambigua ecco una chicca di cui non ho parlato prima: i cattivoni.
Quei personaggi che dovrebbero essere potenti nemici pronti a mettere in difficoltà l'eroe, la cui caratterizzazione come al solito non si discosta dalle stereotipatissime strisce di una zebra, si rivelano delle macchiette parecchio spassose. "Cartoon", non troverei termine migliore per definirli, tra insensati deliri spastici e megalomani, i cattivoni di questo anime sono divertentissimi, ricordano appunto i vecchi antagonisti dei cartoni animati, come il Prof che trascina dietro il povero Mignolo tentando costantemente di conquistare il mondo, per poi andarsene sconfitto urlando "me la pagherete", o il Team Rocket che vola distrutto ancora una volta da una saetta di Pikachu, ma anche Dynamite Sam ed i suoi esaurimenti... insomma, divertenti. Certo, il fatto che codeste persone dovrebbero essere realmente cattive e suscitare angoscia nello spettatore crea un effetto incredibilmente trash, in perfetta sintonia con tutto il resto, il che non è proprio un punto a favore alla serie, ma di sicuro si fa apprezzare un po' di più da me. E' un peccato che questi cattivoni abbiano poco spazio, appaiono giusto per rendere più figo (?) Kirito-kun per contrasto; viene loro preferita infatti un'incessante caratterizzazione delle curve della sorellina di Kirito, perché figuriamoci se in un ecchi-harem mancano le imouto e i loro onii-chan.

Per concludere, e spero definitivamente questa volta, "Sword Art Online" è bocciato, una delusione totale; sono stato un illuso quando l'ho protetto per ben dieci episodi pregando per il futuro, non scherzo quando dico che nel mio piccolo riuscirei a fare di meglio, e che il suo successo è completamente immotivato ed ingiusto, quindi, per i veterani dell'animazione giapponese che decideranno di incamminarsi in quest'avventura lascio un consiglio: guardatelo come un ecchi-harem qualsiasi, con le aspettative sotto lo zero, magari lo apprezzerete più di me.