logo AnimeClick.it

-

Nella filosofia politica è ormai opinione più o meno condivisa, a destra come a sinistra, che un eccessivo clima di benessere, portato da governi democratici, presto o tardi indirizzi al tramonto la civiltà, così drogata di piacere da perdere di vista valori e morale, legittimando di fatto la debolezza dello stato e la conseguente corruzione del governi. D'altro canto, però, non sono pochi i governi autoritari nati con le migliori intenzioni e forti del quasi totale supporto popolare che, pur attuando riforme più significative di una democrazia corrotta, poi finiscono anch'essi nell'irrigidirsi nel proprio potere assoluto, perdendo di vista gli obiettivi primari e condannando i loro popoli a lunghi periodi di stagnazione e immobilità politica ed economica. Se nell'arco di meno di un secolo, oggi, nel mondo reale, la politica internazionale ha designato senza appello la democrazia come miglior governo possibile tra quelli imperfetti, a suo modo di vedere adattabile a qualsiasi situazione sociale a prescindere dalle culture e dalla Storia dei popoli, chissà se tra qualche millennio la si penserà ancora così. Si tratta di dibattiti e riflessioni che faranno discutere per sempre storici e politologi, come dimostra, in un lontano XXXVI secolo spaziale, il tenente Yang Wen-li dell'Alleanza dei Pianeti Liberi, protagonista di quella che, per chi scrive, è la più adulta e matura produzione animata di sempre.

Fedele, lunghissima serie OVA (la più lunga della Storia: 110 episodi) che traspone il ciclo di romanzi scritti tra l'82 e il 1987 da Yoshiki Tanaka, "Legend of the Galactic Heroes" è scontro materiale, psicologico e ideologico, tra due punti di vista: quello di un giovane ammiraglio imperiale, Reinhard von Müsel, deciso a far tornare alla gloria un impero secolare ormai sulla via del tramonto; e appunto quello di Yang Wen-li, appartenente a un'Alleanza delle Repubbliche Unite, quest'ultima ormai preda di corruzione e degrado. Il secondo, privo di ambizioni ma dal grande genio strategico, sceglie la vita militare solo perché è l'unico modo per mantenersi: avrebbe voluto in verità fare lo storico di professione, tanto che il suo hobby è contestualizzare nella sua epoca l'intera Storia dell'uomo. Quello di Yang è un punto di vista in perenne evoluzione, che vuole capire il mondo: si rende conto che democrazia e dittatura non sono altro che governi che nascono, vivono e muoiono alternandosi continuamente e adattandosi alle situazioni culturali, storiche e geografiche, e non sa capire se, con il grande potere militare di cui presto entrerà in possesso, è giusto assecondare l'uno o l'altro; se mantenere in vita la democrazia ormai agonizzante di una sua Patria ormai ridotta al marciume, pur di tramandarne i valori ai posteri, o consegnarla ai nemici imperiali ora che questi stanno concentrando il loro potere in un giovanissimo genio, Reinhard, attorniato dai più capaci soldati dell'Impero, che sta rivoluzionando il sistema e trovando, pur al costo della sua dittatura, un'unanime acclamazione popolare, uno di quei sovrani illuminati che nascono una volta ogni mille anni. Il punto di vista di Reinhard, il "Marmocchio Biondo", invece, è quello di un giovane nobile indignato dai soprusi e dall'ipocrisia dei suoi simili, che mirando al potere assoluto, alla corona del Kaiser, intende riformare da zero l'assetto dell'impero, renderlo più giusto ed egualitario verso i cittadini, improntandolo all'ordine, all'onestà e alla meritocrazia. Per i suoi scopi dovrà però essere pronto a versare sangue (e molto), eliminare i suoi avversari politici per edificare solide fondamenta al suo potere, vincere le battaglie con l'Alleanza per fortificare la sua autorità, fare i conti con la sua coscienza riguardo ai milioni di corpi che cadranno sotto di lui. "Legend of the Galactic Heroes" è la storia di due eroi, diversi tra loro ma dalla grande caratura morale, le cui vite e battaglie, protagoniste assolute nel turbolento flusso della Storia, si incrociano influenzando le sorti dell'intera galassia.

Si parla di 110 episodi basati quasi interamente su dialoghi e battaglie spaziali tra gigantesche flotte di astronavi, con ogni puntata che mostra ora la fazione repubblicana, ora quella imperiale, discutere della situazione politica e militare in cui si trova, ipotizzare quali saranno le mosse nemiche, riflettere sui propri obiettivi, o anche solo combattere internamente, nella propria patria, contro intrighi di palazzo, colpi di stato o terrorismo da parte di terzi. Una lunga serie basata su interazioni tra personaggi e riflessioni sull'uomo, sull'etica dello Stato, sul come governare in nome del popolo (che non è sempre il frutto di libere elezioni, ma anche di un'autocrazia forte che elimina le fondamenta marce di un governo democratico impresentabile), ma spesso anche solo sulla vita personale dei due splendidi protagonisti, che vedono riflettere in essa le conseguenze delle proprie azioni. Chi scrive identifica l'opera per davvero, insieme al dimenticato Dougram, suo ideale precursore, come la più profonda mai partorita dall'animazione, dove la filosofia politica, quella vera, non è semplice apparenza per dare tono, ma è davvero il mezzo per far riflettere lo spettatore sul relativismo che governa le coscienze umane e i loro diversi punti di vista. Manca un qualsiasi tentativo di ricondurre le parti ai ruoli di buoni e cattivi: si raccontano le vite di due popoli estremamente diversi tra di loro, accumunati dall'orgoglio per la propria patria e il proprio governo, che lottano, uccidono, e all'occorrenza torturano o condannano a morte perché convinti dalla bontà della loro causa. I militari non sono solo sadici violenti, guerrafondai e approfittatori, ma anche e sopratutto persone del tutto normali, simpatiche, umanamente meritevoli, alle prese con la famiglia e le proprie amicizie: affettuosi padri di famiglia, onesti lavoratori, timidi soldati etc, che come chiunque altro possono avere scrupoli di coscienza in quello che fanno ma lo fanno lo stesso, perché loro per primi ci credono fermamente. Non c'è alcun artificioso e pretestuoso tentativo di fare la morale alle azioni di chicchesia, si viaggia nei territori di un ineccepibile realismo dei comportamenti.

Una tale, poderosa espressività che non può che soddisfare le sue ambizioni attraverso le caratterizzazioni e le interazioni dialogiche più memorabili: forte di un cast massiccio che non si vedrà più da nessun altra parte (la fine della serie regista al suo attivo più o meno 150 personaggi), "Legend of the Galactic Heroes" è pronto a consegnare all'altare della Storia individualità scolpite nella roccia, carismatiche al punto da imprimersi indelebilmente alla memoria, per mai più dimenticarsele. Se i due protagonisti principali, su cui si regge l'intera trama, sono indubbiamente Yang Wen-li e Reinhard, il macrocosmo di comprimari che gravita attorno loro raggiunge numeri e profondità impensabili, trovando individui capaci da soli, in virtù della loro fortissima personalità, di reggere ipoteticamente il peso di un'intera serie. Non si può non affezionarsi sinceramente a molti dei loro compagni in armi, all'allegro e riflessivo Rusty Attenborough, al timido Julian Minci, ma sopratutto ai sottoposti di Reinhard, tra un valoroso al contempo umile ammiraglio Wolfgang Mittermeyer, il suo ambizioso e ambiguo collega Oskar von Reuental o l'astuto calcolatore Paul von Oberstein (perfetta incarnazione del Principe machiavelliano nella sua assoluta mancanza di scrupoli nell'applicare la ragione di stato); ma sono solo le punte di diamante di un cast mastodontico e sempre caratterizzato in modo fantastico. Coerentemente con questo è perfetto il realismo nella costruzione dei rapporti interpersonali, così umani, privi di sensazionalismo o ricerca di facile spettacolarità, da bucare lo schermo creando un'empatia sempre sincera e devota. Shimao Kawanaka e, di riflesso, l'autore originale dei romanzi Yoshiki Tanaka, compiono un autentico miracolo di sceneggiatura nel tenere inchiodata l'attenzione dello spettatore in una lunga serie fittissima di dialoghi, il cui interesse risiede proprio in se stessi, nel conoscere le strategie che partoriranno le due parti, chi vincerà tra Reinhard e Yang nella loro battaglia generazionale, e sopratutto qual è, se è possibile stabilirlo, il punto di vista tra i due più condivisibile. Invece di inventare a casaccio un background politico/spaziale e far agire in esso gli attori, come se quest'ultimo non fosse poi così importante, "Legend of the Galactic Heroes" lo esplora minuziosamente, con lenti ritmi per permettere allo spettatore di non perdersi nella mole abnorme di date, luoghi e nomi: gli dà forma, poco per volta, con dialoghi e discussioni atti a caratterizzarlo, ma anche con veri e propri documentari storici, guardati dai personaggi per darsi una ripassata della Storia e della cultura dei luoghi. È quasi sconvolgente come la trasposizione di una lunga saga letteraria di 10 romanzi sbarchi in animazione senza perderci quasi in nulla, resa così bene, così approfondita, che presto si inizia a conoscere a tal punto le posizioni strategiche di città, stati e corridoi spaziali che è possibile capire o addirittura anticipare le strategie militari, ragionando, come farebbero i protagonisti, su quali saranno le conseguenze di ogni azione. Si raggiunge un livello di empatia e coinvolgimento raramente eguagliati. Medesima cura è rivolta alla caratterizzazione grafica delle due fazioni, ognuna ben rappresentata da abbigliamenti, rituali politici e addirittura inni nazionali, sopratutto l'Impero Galattico, plasmato sulle gerarchie sociali e il vestiario del regno prussiano del XIX secolo.

Esaurite le lodi che meritano i suoi contenuti, "Legend of the Galactic Heroes" non può esimersi dal venire giudicato per i semplici orpelli tecnici e grafici, pratica abbastanza inutile visto che, se anche fosse tecnicamente realizzato male, rimarrebbe comunque un capolavoro per profondità narrativa. Fortunatamente anche in questo è inattaccabile, trovando una confezione all'altezza: oltre a un ineccepibile lavoro di doppiaggio da parte dei seiyuu giapponesi, può vantare un buon lavoro in animazioni (seppur, per ovvie ragioni, nulla di trascendentale: del resto a cosa servono in una storia che fa dei dialoghi il suo punto di forza?) e di un chara design di pregevolissima fattura, realistico e particolareggiato, anche se, vista l'enorme lunghezza della serie, spesso rimaneggiato dalle diverse filiali dei due studi Artland e Magic Bus, e la cosa si nota spesso in cambiamenti abbastanza vistosi, dove di punto in bianco i volti diventano più "plasticosi" e patinati (ma rimangono giusto quisquilie che nulla tolgono alla gioia estetica generale). L'accompagnamento musicale, d'altro canto, è di livello altissimo, forte non solo delle tracce musicali di Shin Kawabe ma anche dell'uso, per la sua quasi totalità, di composizioni di Mozart, Beethoven, Mahler, Nielsen, Hellmesberger, Brahms, Tchaikovsky e altri compositori classici/romantici con risultati facilmente intuibili nel rendere maestose le scene più importanti della storia. Da notare anche la maturità del regista del non risparmiarsi in scene di sesso o di violenza brutale e disturbante visto il tenore "adulto" della storia, ma questo era scontato essendo una produzione riservata all'home video privo di paletti di censura.

Opera d'arte nel senso più nobile del termine, mai così tanto oggi dove è fin troppo facile leggere la parola "capolavoro" accostata a qualsiasi cosa, "Legend of the Galactic Heroes" è un affresco indimenticabile di personaggi, ma sopratutto un trattato ricco, ricchissimo, di chiavi di lettura e riflessioni sul significato della politica, dei meccanismi del potere, dell'uomo, della Storia e dei pregi e difetti dei due principali regimi politici; riflessioni che risaltano proprio in quest'epoca, quando è ancora radicato l'assunto teorico di un assetto politico mondiale democratizzato, adattabile a qualsiasi situazione. Chi ama la politica e la sua filosofia inevitabilmente non può non reputare l'opera come la più stimolante, bella e riuscita mai dedicata all'argomento, che non sfigurerebbe, a mio parere, neanche se accostata a certi classici della letteratura: visione semplicemente irrinunciabile, spettacolare nella sua totale mancanza di prevedibilità che rende la storia appassionante e incerta fino alla fine, nonostante, per ovvie ragioni, riservata unicamente a un pubblico ben preciso, che sa cosa vuole, che non ha problemi con un ritmo estremamente lento e divulgativo e che intende tratteggiare, con dovizia di particolari, background e personaggi (e nonostante questo mai, neanche una volta, lontanamente noioso, addirittura si finisce col rimpiangere che duri "solo" 110 puntate da quasi mezz'ora l'una). Da guardare dopo il lungometraggio introduttivo che esce pochi mesi prima, il pregevolissimo, "My Conquest is the Sea of Stars", mentre del tutto ininfluenti sono, per quanto piacevoli, l'ammasso di prequel animati usciti a posteriori, che raccontano l'infanzia dei protagonisti, e il lungometraggio "Ouverture to a New War", che espande la storia dei primi due episodi.