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<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>

"Kaze Tachinu" ovvero, "Si alza il vento", l'ultimo lungometraggio animato diretto dal regista Hayao Miyazaki. Con questo lavoro l'autore intende descrivere l'aria respirata in Giappone negli anni '30, attraverso la vita di Jiro Horikoshi, ingegnere aereonautico e inventore dell'aereo da caccia Zero, famoso per aver sorvolato le nuvole nell'attacco a Pearl Harbor. Rispetto ai film precedenti, ambientati in mondi fantastici con personaggi ideali, il regista rappresenta la nazione nipponica reale in una situazione difficile e in piena crisi attraverso personaggi credibili, dipinti in maniera realistica. La pellicola è cupa e seria (simile a "Mononoke Hime", anch'essa ambientata in un periodo storico, ma con presenza di personaggi fantastici) e non troviamo più l'ottimismo e il messaggio di speranza presente in molti suoi film.
Il tema del volo è ricorrente in Miyazaki (l'esempio palese è "Porco Rosso") e "Kaze Tachinu" è la celebrazione della progettazione e della tecnica aereonautica. Ricordiamo che il nome dello Studio deriva dagli aeroplani da ricognizione dei piloti italiani (Caproni Ca.309) durante la Seconda Guerra Mondiale, i quali hanno nominato "Ghibli" un vento caldo proveniente dal Deserto del Sahara. Il padre di Hayao era co-proprietario di una fabbrica di parti per aerei e da questa relazione deriva la sua passione. Per il "Dio degli anime" il volo è un qualcosa di magico, è la leggerezza, è il sogno tanto ambito dagli umani, è la liberazione dalla gravità, dalla realtà.

Con "Kaze Tachinu" l'autore porta in primo piano un tema inedito e interessante; mediante una domanda che il progettista d'aerei italiano Giovanni Battista Caproni pone in uno dei tanti sogni di Jiro: «Tra un mondo con le piramidi e un mondo senza piramidi, tu quale sceglieresti?». Questo, forse, è l'unico film in cui Miyazaki Hayao riesce a esprimere il suo concetto di arte e del rapporto che esiste fra autore e opera. Naturalmente Jiro Horikoshi identifica il pensiero del regista. Creare un lungometraggio animato o un aereo è la stessa cosa, nella misura in cui corrispondono all'ambizione di creare qualcosa di bello, come le piramidi. Più che altro interessa approfondire i processi inventivi della mente umana. Affascinanti e poetiche sono le scene dove il protagonista immerge completamente sé stesso nel lavoro, trascinato dalla sua compulsiva passione, tanto da estraniarsi dalla realtà e immaginare "l'opera ideale" in un mondo in cui tutto è possibile. L'arte per Miyazaki è la volontà di dare vita a qualcosa di bello e unico al mondo che sia frutto della propria epoca vissuta. L'autore ci racconta che, talvolta, la realizzazione di un sogno ha una ripercussione sulla realtà; costruire e progettare aerei militari ha un costo elevato e quindi comporta una popolazione più povera e affamata. Inoltre i velivoli di Jiro provocano morte e distruzione. Il protagonista è ben consapevole di questa scelta e anche se contrario alla violenza e alla guerra è imperterrito a continuare la sua strada e il suo destino. «Si alza il vento… bisogna tentare di vivere».

Il film rappresenta la tragedia di un uomo contraddittorio che tenta di vivere la sua epoca, il suo "vento", per ciò che si sente capace di realizzare, ovvero costruire aeroplani di buon gusto. Lo stesso Miyazaki produce i suoi film a seconda del clima del momento e del suo stato d'animo. Nel 2011 il Giappone ha dovuto fare i conti con il terremoto e maremoto del Tōhoku e la conseguente esplosione della centrale nucleare di Fukushima; questi eventi hanno condizionato "Kaze Tachinu", dove il futuro, per Miyazaki, non è così tanto roseo.

Nel racconto si sovrappongono scene reali e oniriche. Nei sogni di Jiro, Caproni è la guida mistica che lo accompagna nella sua vita e nelle sue decisioni. Un infinito e verde prato disteso con un cielo sempre azzurro raffigura il mondo del pensiero di cui Jiro è artefice e demiurgo, in cui hanno vita i suoi aerei.
Il protagonista è ritratto a tutto tondo, non solo nel lavoro e nel pensiero ma anche nel sentimento. Possiamo parlare della relazione tra Nahoko e Jiro; i due sono innamorati ma la realtà è dura: a lui è assegnato il compito di progettare il Mitsubishi A5M (prototipo dello Zero) e quindi può dedicare poco tempo all'amata, mentre lei, afflitta da tubercolosi, dovrà recarsi a un sanatorio lontano da lui. Non riuscendo a stare lontani, Nahoko decide di vivere sotto lo stesso tetto con Jiro e, anche se immerso da troppo lavoro, la coppia vive ogni istante con serenità e passione. Durante il collaudo di uno dei suoi prototipi la ragazza muore, lasciando un vuoto nel cuore di Jiro. In un sogno successivo Nahoko esorta Jiro alla vita. «Le vent se lève!... Il faut tenter de vivre».

In conclusione, secondo me "Kaze Tachinu" è un'opera di grande valore e importanza nell'animazione giapponese, e non solo. L'aspetto grafico è sublime e accompagnato da una colonna sonora fantastica. Colori vivaci, azioni fluide, disegni particolareggiati. Il ritiro dalle attività cinematografiche di Miyazaki dopo questo film sancisce l'inizio di una nuova epoca. Quest'artista rimane e rimarrà un esempio per le attuali e le future generazioni. Le sue immagini avvolte da una poesia prendono vita e raccontano di noi con sincerità. Le sue storie e i suoi disegni hanno fatto appassionare il mondo intero al linguaggio dell'animazione e grazie a loro abbiamo sul grande schermo racconti che non solo sono film d'animazione per ragazzi, ma anche per adulti, e che possono essere letti con un molteplice linguaggio in base all'età.