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Non so perché, ma più le opere sono note più io divento diffidente. E quando le leggo finisco che le trovo brutte, scontate, aventi tutte le caratteristiche che non vorrei mai leggere. Con i manga la mia idiosincrasia per il mainstream non si è manifestata per parecchio tempo, ma qualche tempo fa, dopo essermi trascinata una vecchia serie famosa che non ingranava mai, che aveva a mio parere un sacco di difetti e che pure aveva un sacco di recensioni positive, la diffidenza è ritornata. Diffidenza che avevo anche all'inizio di Fullmetal Alchemist, e a dire il vero il primo volume sembrava dare ragione ai miei timori. Mi sembrava che l'autrice non avesse la più pallida idea di dove stesse portando i suoi protagonisti, i capitoli erano lunghi, la sceneggiatura quasi interamente costituita da inforigurgiti, lo stile di disegno non mi piaceva. Non un bel quadro. Ma, contrariamente alle mie aspettative, il manga è migliorato. Già dal secondo volume, chissà come, questi difetti erano quasi spariti, e nei successivi le cose andarono ancora meglio. Certo, continuo a trovarvi alcuni difetti, ma ciò nonostante trovo questa serie godibile e degna di essere letta. La storia, ad esempio, è a mio parere molto originale, anche considerando l'evidente documentazione dell'autrice. Trovo che verso la metà la Arakawa perda un po' di vista la ricerca dei fratelli Elric per concentrarsi troppo sugli Homunculus e vari intrighi politici, ma ciò nonostante si ha sempre la curiosità di sapere cosa succederà e la tensione non scema, anzi aumenta. Alcune trovate o singole scene mi hanno davvero colpita per il loro ardire; abituata ad alcuni shonen stucchevoli, in cui le tante mazzate non riuscivano ad esprimere affatto la violenza della situazione, sono rimasta davvero sorpresa. Ora capisco perché molti pensano che Fullmetal Alchemist sia seinen; forse lo è davvero.

Altra cosa che mi ha lasciata sorpresa e soddisfatta è che i vari combattimenti presenti, udite udite, avevano una ragione di essere. I protagonisti non combattono solo perché è un manga d'azione e la mangaka ha deciso così, ma perché i loro valori e gli avvenimenti lo richiedono. Non a caso anche i dialoghi hanno un ruolo importante nella vicenda, forse anche i più dei combattimenti. Grazie a questi i personaggi esprimono le loro idee, fanno capire al lettore e agli altri personaggi le ragioni dei loro gesti, si confrontano gli uni con gli altri senza necessariamente ricorrere alle "maniere cattive". A proposito dei personaggi: l'introspezione psicologica è molto buona, anche e soprattutto dei cattivi, ma alcune cose mi lasciano perplessa. Ad esempio, trovo che i personaggi buoni siano troppo buoni. La Arakawa getta sempre ombre sul loro passato, li fa torturare dal rimorso, gli fa fare le più disparate atrocità; ma loro rimangono buoni. Anzi, i loro scheletri nell'armadio li fanno sembrare ancora più buoni; cosicché mi risultano idealizzati ed inverosimili. Difficile decidere quali dei tanti protagonisti sia il più Gary Stu/Mary Sue (nel gergo delle fanfiction, i personaggi superipermega perfetti). Si accettano scommesse, ma onestamente darei il premio "Gary Stu del Manga" a Roy Mustang. Il suo sogno è diventare il Führer di Amestris, e fin qui tutto bene. Ma lui NON desidera diventarlo per mera ambizione personale: vuole farlo per evitare che si svolgano altre guerre sanguinose in cui perderebbero la vita tanti innocenti. Questa spiegazione a livello della storia è ben giustificata dalla sua precedente esperienza, ma rimane lo stesso un comportamento finto che difficilmente nella realtà troverebbe spazio. Per quanto riguarda il premio Mary Sue la scelta è dura; più o meno tutte se la giocano ai playoff, perché tra militari, alchimiste casalinghe e ragazzine che nel loro campo sono più brave di gente decisamente più vecchia di loro abbiamo l'imbarazzo della scelta. Non è un punto positivo; anzi, è un vero e proprio peccato, perché nonostante tutto l'introspezione psicologica è ottima.

Altra cosa che da un lato mi lascia contenta e da un lato non mi soddisfa è il tratto della Arakawa. Trovo, ad esempio, che questo sia il manga dove i combattimenti siano disegnati meglio tra quelli che ho letto; spesso sono soltanto un'accozzaglia di linee e macchie di inchiostro dove non si capisce nulla, ma in Fullmetal Alchemist è facilissimo seguire tutte le battaglie. Dall'altro lato, però, i personaggi mi danno un'impressione di pinguedine che trovo fastidiosa. I visi sono rotondissimi, i corpi mi sembrano sempre cicciottelli, anche se so che in realtà sono magri. Penso che siano meglio i corpi privi di spigoli di Hiromu Arakawa piuttosto che quelli tutti spigoli e nessuna rotondità di, ad esempio, Ai Yazawa, ma vederli mi dà fastidio. Per il resto ottima la capacità di disegnare le espressioni, anche con l'armatura di Al, e buone anche le inquadrature.
Alla fine dovrò rimangiarmi la mia opinione sui mainstream, almeno per una volta.