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Questo è il secondo fanta-western che leggo, dopo "Outlaw Star", e devo dire sono rimasto deluso. La stampa di questo manga è data come completata e a cercare un po' in giro non è che si trovino tante informazioni che spieghino bene la situazione editoriale. Tratto in inganno dall'aspettativa di leggere una storia compiuta mi sono invece accorto, man mano che leggevo, che c'era sempre meno tempo (o spazio, parlando di pagine) per spiegare i vari colpi di scena che esplodono qua e là per poi arrivare alla fine senza avere nessuna risposta. Non mi dilungherò quindi sugli aspetti della trama, svolta tra l'altro con dialoghi davvero scarni e banali, soffermandomi maggiormente sulle mie impressioni riguardanti il disegno.
Innanzi tutto, visto che ho citato "Outlaw star" (di due anni precedente a quest'opera di Satoshi Shiki), credo di poter affermare senza troppi scandali che i personaggi di "Riot of the world" sono stati plasmati a partire da quelli dell'opera sopra citata. Parlo in primis del protagonista Billy "The Kid", implacabile pistolero in tutto e per tutto simile a Gene Starwind e alla sua prima nemica (che poi diventa sua compagna) Ziggy "Rocket Queen", esemplata invece sulla figura della criminale Hilda "Ghiaccio Bollente". La prima cosa che mi ha colpito è la loro somiglianza nella resa grafica. I corpi sono esili e apparentemente fragili, un tantino sproporzionati, quasi sempre bardati di tutto punto con abiti di qualche taglia più grandi e conditi con vari accessori come pezzi li metallo a mo' di armatura, bandane, bende da pirata e mantelli. Sono tutti elementi che compaiono spesso in opere di questo genere ma qui vengono, a mio parere, aggiunti uno dopo l'altro tanto per riempire le vignette, tant'è che spesso nelle scene di combattimento l'occhio è distratto e fa fatica a capire cosa succede, appunto perché i corpi nelle loro movenze sono quasi sempre nascosti da arzigogoli vari. I volti sono spigolosi e dotati di grandi occhi e le figure femminili, in particolare, sono dotate di grandi occhi ingombranti. Le capigliature, che nella caratterizzazione di un volto e spesso dell'intero personaggio hanno grande ruolo, sono qui rese con l'accostamento di tante ciocche spinose, non già folte per via di un uso ridotto ed elementare del chiaro-scuro e che non fanno che aumentare bi-dimensionalmente le facce nelle loro misure.
I personaggi così disegnati sono calati in ambienti dove vale lo stesso giudizio che ho dato all'abbigliamento. Ci troviamo infatti a muoverci in quello che sembra in tutto e per tutto un ambiente western, con tanto di sceriffi a vigilare qua e là, ma appena ci spostiamo, ad esempio nel covo del nemico, siamo colpiti da un grande edificio in stile gotico medievale che stride visibilmente con tutto il resto (ricorda quasi la diroccata abbazia di Mont Saint Michel in Francia). Per non parlare poi della chiesa con classicheggiante cupola rinascimentale che si vede a pagina 26 del quarto volumetto!
A giudicare da caratteristiche come queste dei paesaggi sembrerebbe, nonostante le divergenze eclatanti, di trovarsi un passato non meglio identificato, se non fosse che appaiono anche segni di una tecnologia superiore a quella odierna che ci proiettano subito ad un lontano futuro. Due soli esempi: una delle protagoniste principali, Ziggy "Rocket Queen", ha una benda all'occhio, ma non un occhio normale, bensì un'organo cibernetico non utile a vedere ma a sparare un potentissimo raggio laser; verso la fine uno dei personaggi è colpito a morte e viene portato fra le rovine di quella che, a giudicare dalle facce sconvolte dei personaggi, sembra essere un'antica città perduta mentre invece è solo un insieme di grattaceli, e qui viene curata da un incredibile computer in gradi di resuscitare i morti.
Insomma, elementi antichi, moderni e futuristici sia nella caratterizzazione dei personaggi che nell'ambiente circostante che, amalgamati nelle dosi sbagliate, ci danno una bella insalata mista alquanto indigesta. Troppi particolari incongruenti e troppi pochi dialoghi, perché quelli che leggiamo non li considero tali dato che sono solo dei botta e risposta svuotati di qualsiasi delucidazione importante sugli eventi o sulla personalità dei protagonisti, personaggi senza spessore psicologico (e anche grafico!).
Spero di non avervi tediato. Ovviamente consiglio questo manga a chi è appassionato del genere e vuole semplicemente aggiungere un tassello alla sua libreria, caldamente sconsigliato invece al restante pubblico. Grazie, a presto!

Nota bene: a pagina 38, nel primo volumetto, viene citata testualmente con tanto di firma una frase di Marlon Brando, rintracciabile tranquillamente su internet. Più avanti, in una targa sopra ad un'entrata, si legge "Dvorjak op.95" (Synphony of the New World) e subito sotto "Film The Man". Ho provato a cercare e ho trovato un film degli anni '70 che si intitola "The man", ma chissà...
E' simpatico notare qua e là questi sfoggi di cultura, ma quando sembrano così casuali è meglio che non ci siano.