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Storia e finzione si intrecciano e sovrappongono in un fantastico susseguirsi di arte ed estro creativo, liberando l'orgoglio ed i sentimenti di un intero popolo.
Un Ispiratissimo Takahashi ci regala una tra le più sfavillanti, emozionanti e commoventi storie mai lette.

Nel Giappone del dopoguerra, quando gli animi sembrano ormai fiaccati dagli estenuanti anni del conflitto, grazie all'occupazione americana, le donne giapponesi iniziano a ritagliarsi un posticino nella società, rea di averle sempre confinate lontano dai riflettori.

Un gruppo di cameriere di un nightclub viene reclutato per vestire l'uniforme e far conoscere a tutto il paese il neonato campionato di baseball professionistico femminile. Ora sono loro a calcare il palcoscenico, sotto gli occhi di un'intera nazione, e la più lucente tra tutte è Tome Kano, "la bella donna dal braccio di ferro", destinata a divenire simbolo, non solo delle donne, ma della rabbia e delle speranze, andate in frantumi dopo la resa agli Stati Uniti, di ogni singolo giapponese.
Saremo partecipi di un'esistenza vissuta al massimo e dei sogni di una donna che si scontrano contro quelli della nazione più potente del mondo.

L'autore riesce a riprodurre un'atmosfera realistica e allo stesso tempo surreale. Si ha la sensazione di respirare il profumo di quegli anni e allo stesso tempo di gustarsi un film noir con Humphrey Bogart.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi, anche se, nella maggior parte dei casi, manca una introspezione psicologica che ne approfondisca le personalità. Mancanza, che potrebbe essere vista come un difetto, ma che in questo caso è più che legittima. Ogni personaggio che appaia in "Tetsuwan girl" vive infatti di luce riflessa. Tutti e tutto sembrano esistere solamente in funzione del sole chiamato Tome Kano, una fulgida, accecante fiamma, che illumina tutto e tutti.
Bellissima, caparbia, intelligente, magnetica e, sopratutto, dannatamente orgogliosa. Non è una brava ragazza, non è altruista, non compie buone azioni, ma ha una personalità così traboccante da abbagliare. O la si odia, o la si ama a tal punto da donarle la propria esistenza.

Takahashi cerca di scandagliare gli animi tesi del dopoguerra. L'orgoglio e la spocchia degli occupanti da un lato, la fierezza e la tristezza degli occupati dall'altro. Le ferite inferte all'onore del popolo giapponese sono tangibili, così come la rabbia del popolo per tutte le inutili sofferenze patite per una guerra persa.
Quello di Takahashi è un inno alla vita. Un'esortazione a viverla ardendo di amore e passione, combattendo per se stessi e per chi si ama, sino alla fine.

Riuscire a trovare gli aggettivi per descrivere il tratto di Tsutomu Takahashi credo sia impresa vana. Il suo dipingere è arte; può piacere o meno, ma sempre di arte si tratta. Personalmente, ritengo che questo autore sarebbe uno tra i pochissimi a potersi permettere il lusso di lasciare prive di balloon le proprie tavole. Se ne resterebbe incantati in ogni caso. Non c'è una singola vignetta realizzata con sufficienza. I fondali sono minuziosamente curati e le emozioni, le espressioni, i movimenti dei personaggi, vengono resi con pennellate di pura energia.

Inutile sprecare parole per un'edizione, quella curata dalla Star Comics, che per un titolo del genere ha commesso il delitto di omettere le pagine a colori.
La rilegatura è pessima e, ovviamente, non è dotata di sovraccoperte.
La speranza è che i diritti passino a qualche altro editore.