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"Papakiki" è uno slice of life che mi ha incuriosito, sicuramente sottovalutato da me per via della sua contaminazione "lolicon", con un occhio strizzato all’harem, e con una chiara contaminazione ecchi, senza per questo scendere mai nel dettaglio.
Di questa serie mi ha interessato la storia, che differiva dalla solita tendenza (di genere), difatti, quando trovo anime di questo tipo, in cui convivono generi come harem, commedia, slice of life, mi aspetto di trovare un prodotto di solito banale (o banalizzato).
Iniziata la visione di "Papakiki", invece, ho trovato un piacevole prodotto che ha conquistato il mio gusto, ribaltando le aspettative; dalla trama mi aspettavo due alternative: o il solito anime melenso che prova a fare qualche ilare sketch o la commedia harem con gag comiche di scarso livello. Decisamente invece ho trovato una serie ben strutturata, che ambisce a raccontare una storia di sentimenti puri e i piccoli drammi del quotidiano di una famiglia atipica.

La storia parte con Yuta che si riavvicina alla nuova famiglia (allargata) della sorella maggiore: senza scendere nel dettaglio e con l’aiuto di qualche flashback, ripercorriamo in breve la storia dei due fratelli rimasti orfani, e qui scopriamo in breve il disagio di Yuta a confrontarsi con la famiglia di Yuri. Deciso a conoscere meglio le sue nipoti, accetta non di buon grado la proposta della sorella di badare a loro per un breve periodo: qui accade la tragedia che porta Yuta a ripercorrere la strada che anni prima Yuri aveva intrapreso per lui. Le vicende di questo nuovo nucleo famigliare mettono a nudo le problematiche dei legami che si vengono a creare. La storia scorre bene e senza mai essere noiosa, la commedia è funzionale, mai banale, mentre non capisco l’harem, per quanto sussista una componente ecchi; la presenza delle sorelle minori ovviamente trascina il tutto nel lolicon, eppure riesce a non essere la componente principale, mentre la sceneggiatura fa bene il suo lavoro, anche se alcuni dialoghi a volte mancano di piglio, a mio avviso.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati e tengono banco in questa commedia, partendo dal protagonista, inizialmente poco affine a relazionarsi con le proprie nipoti, ma che matura colmato fino all’orlo di responsabilità e problemi, uscendo alla fine a ritrovarsi uomo e padre.
Altro bel personaggio è la senpai di Yuta (per cui lui ha una cotta), l’aiuta non poche volte a uscire da situazioni che potrebbero sfociare nel drammatico, a volte solo consigliandolo, ma comunque standogli vicino; sicuramente il miglior personaggio di tutto l’anime, in quanto è completamente fuori dalle righe e, per quanto dichiari il suo interesse per Yuta, non palesa mai quale veramente esso sia, se non con lo spasmodico piacere di essere in compagnia delle nipoti di quest’ultimo. Non volendo togliere nulla agli altri personaggi, penso che sia troppo anticiparli: troveremo l’amico belloccio ed estroverso, sempre pronto ad aiutare Yuta, ma le vere protagoniste della storia saranno le tre sorelle, personaggi mai complessi ma allo stesso tempo poco stereotipati, che si fanno scoprire poco per volta.

La tecnica di animazione risulta piacevole, anche se a volte si ha sensazione che sia troppo statica; non mi ha esaltato, comunque possiede una buona gamma di colori e caratterizzazione dei visi, anche se qui una maggiore prospettiva avrebbe dato valore in più a tutta la serie. Peccato per la scenografia a volte scarsa o banale, con dei fondali meglio definiti si sarebbe apprezzato meglio il pathos di alcuni dei momenti più belli dell’anime.

In conclusione, la serie è ben realizzata, anche se ci sono parecchi dettagli che vengono a mancare a un occhio clinico, ma mi piace il modo delicato di toccare alcuni argomenti: non è melenso, non è drammatico, la commedia fa sorridere senza essere grottesca. In definitiva, un buon prodotto.