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Quello di "Sword Art Online" è uno dei brand dell'animazione nipponica più noti e in voga dell'ultimo decennio, sotto il quale troviamo romanzi, manga e anime a profusione. Personalmente avevo seguito la prima serie di "Sword Art Online", ma dopo una partenza promettente mi aveva deluso e annoiato, ragion per cui non ho più visto o letto nulla fino al qui presente "Sword Art Online Alternative: Gun Gale Online", attirato da un ragionamento del tipo: "Questa nanetta in rosa col mitra si vede dappertutto ultimamente, chissà come sarà 'sto anime che ha così tanta visibilità"...

L'anime in questione è ambientato qualche tempo dopo il primo "Sword Art Online", in cui un programmatore pazzo aveva tenuto in ostaggio migliaia di videogiocatori nel suo MMORPG virtuale, causando il decesso di molti di loro fino alla liberazione avvenuta grazie all'eroe di turno.
La nuova storia vede per protagonista Karen Kohiruimaki, una studentessa giapponese col complesso dell'altezza: Karen è infatti molto più alta della media delle ragazze giapponesi, anzi, svetta anche sugli uomini. Per questa ragione decide di crearsi un avatar dalle sembianze minute in uno dei tanti MMORPG virtuali, realizzando in un gioco quello che vorrebbe essere nella realtà.

Subito ci imbattiamo nella prima forzatura della trama. Karen infatti non è una videogiocatrice esperta, e finisce a giocare a Gun Gale Online unicamente perché, dopo decine di tentativi con altri giochi, solo in questo le viene associato un avatar piccolo e 'puccioso'. Pare infatti che in questo Giappone del futuro in ogni videogioco esistente non si possa creare liberamente il proprio avatar, ma questo venga generato in automatico. Unica regola fissa: l'avatar avrà lo stesso sesso del suo proprietario, per il resto il giocatore non ha libertà di scelta, al punto che l'avatar generato non è nemmeno rifiutabile. In pratica il giocatore avvia il gioco, questo gli crea un avatar, e da quel momento in poi dovrà utilizzare quello, non può nemmeno cancellarlo per farsene associare uno nuovo! Quale sviluppatore inserirebbe un'opzione del genere, col serio rischio di perdere giocatori perché si trovano associati ad avatar non di loro gradimento?

Superata questa forzosa premessa, Karen comincia a giocare su Gun Gale Online col suo avatar dalle fattezze bambinesche, che lei ingentilisce ulteriormente colorandola di rosa e attirando le attenzioni dei molti feticisti che popolano quell'ambiente. In un server con migliaia di giocatori la nostra protagonista è l'unica con un avatar di bambina e l'unica che abbia adottato una colorazione vivace, mentre tutti gli altri sono abbigliati in stile militaresco. Giusto un pelo improbabile.

Questa comunque era solo l'introduzione, per il resto la trama racconta di... Karen che gioca in un MMORPG virtuale e diventa una giocatrice bravissima, grazie al fatto che il suo avatar per qualche ragione è più 'sgravo' degli altri, anche di chi gioca da molto più tempo di lei (addirittura nel gioco ci sono militari veri o cacciatori che usano la simulazione per esercitarsi). Manca un obiettivo alla "Sword Art Online", dove il protagonista lotta per uscire dal gioco: per metà serie questo "Sword Art Online Alternative: Gun Gale Online" ci mostra le partite virtuali di una fortissima giocatrice di TPS (Third-Person Shooter) online, oppure il suo familiarizzare con altri giocatori anche nella realtà, dove viene mostrata differenza tra avatar e persona reale (tipo una squadra di donnone guerriere nella realtà sono delle ragazzette kawaii, e cose così). Per trovare uno scopo alla protagonista, la sceneggiatura introduce, da metà serie in poi, l'improbabile situazione che vede una delle amiche virtuali di Karen dichiarare di voler morire nella realtà se sconfitta nel gioco, e la protagonista che partecipa a una Battle Royale per "salvarla"... insomma, l'ennesima situazione raffazzonata e poco credibile che porta la serie stancamente verso un banale happy end...

In definitiva, che dire di questo "Sword Art Online Alternative: Gun Gale Online"? Faccio davvero fatica a comprendere le ragioni del suo successo, la serie si trascina stancamente senza idee originali o personaggi che colpiscano, il design mi sembra davvero anonimo, tutti i personaggi a parte l'avatar della protagonista sono anonimi e dimenticabili. Non è una serie brutta, questo no, e ho apprezzato che nonostante le premesse non scada mai nel fanservice più bieco, ma è uno di quei prodotti fini a sé stessi, che magari segui anche fino in fondo, come ho fatto io, ma che poco dopo dimentichi senza rimpianti. Di "Sword Art Online" almeno qualcosa mi è rimasto, di questa copia sbiadita dubito farò fatica a ricordarmi tra qualche tempo. Ecco perché ho scritto questo pezzo, è una sorta di promemoria...