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Nota in apertura: la recensione giudica tutto il capitolo di "Alicization", dal primo episodio (eccezionalmente di quarantacinque minuti) all'ultimo di "War Of Underworld".

"Sword Art Online" in versione anime era atteso da una prova di maturità, dopo gli ottimi progressi mostrati in "Ordinal Scale". Dopo due anni di lavoro, possiamo dire che la prova sia stata superata, nonostante alcuni passaggi abbiano messo a repentino questo successo. Proprio dalle note meno liete parte questa mia disamina.

Innanzitutto c'è stata una scelta del ritmo della narrazione troppo da montagne russe. Già in passato il club dei fan (a cui ormai apparterrò sinché gli anime non mi verranno a noia, quindi probabilmente il giorno della mia dipartita) ha dovuto ricorrere troppo spesso all'hashtag #readthenovel. Un'abitudine che, vista l'impossibilità di adattare anche solo il 70% degli scritti del buon vecchio Reki, sapevamo impossibile da estinguere, ma che speravamo cadesse un po' in disuso. Purtroppo, soprattutto sui dettagli dell'Underworld e su moltissimi pensieri dei personaggi, l'hashtag ha dovuto riattivarsi spesso.

Allo stesso modo, in alcuni passaggi più di fanservice come le scene di violenza, sono ancora rimasti i difetti delle passate stagioni. Va bene tenere alta la tensione in determinati momenti, ma dopo così tanto tempo il gioco è ormai prossimo alla noia. Per fortuna anche Reki stesso ha detto di non insisterci maggiormente: la carta dell'assalto sessuale sventato (giocata malissimo con Sugo, così così in "Phantom Bullet", bene invece con "il sigillo spezzato" da Eugeo, mentre era quasi mancante nella scena di Leafa e DIL) ha finalmente finito il suo lavoro.

Cattive notizie anche per l'eccessivo utilizzo del soft harem. Anche se ormai tutte le co-protagoniste, vecchie e nuove, hanno capito che nemmeno un disastro nucleare separerebbe Kirito e Asuna, spesso e volentieri ancora la produzione animata preme eccessivamente sul lato "dipendenza dal main character". Pure lo stesso Reki, sulla sua bacheca Twitter sempre attivissima per spiegare le scelte nell'anime, non n'è rimasto contento in alcuni frangenti (come in una scena con Liz e Silica). Tuttavia, va rimarcato che l'uso dell'umorismo, come nella bellissima sequenza del primo dialogo fra Sinon, Ronye e Tiese, ha alleggerito di molto la sensazione fastidiosa di quest'espediente.

Il problema forse maggiore è arrivato dallo spazio dato ai villain. Tolta Quinella (su cui c'è stata comunque un'accelerazione verso il finale che l'ha leggermente penalizzata), la caratterizzazione data a Subtilizer/Gabriel e PoH/Vassago poteva essere gestita meglio. Lo stesso Reki con i villain (non in questo capitolo, poiché tanti retroscena sono stati tagliati) è apparso in difficoltà, ma a peggiorare la sensazione nell'opera animata era un passaggio assolutamente da evitare. Su questo, almeno la controparte anime, ha dimostrato di doverci ancora lavorare.

Espresse dunque tutte queste note negative, possiamo finalmente passare alla sezione più lieta, che è molto più viva rispetto alla parte ombrosa: "Sword Art Online", pur nel periodo storico più difficile per una produzione anime e non solo, è rimasto sé stesso, nel bene e nel male. Sui punti espressi sopra poteva dar di più, ma su altri versanti ha dimostrato coraggio.

Il primo di essi era già stato inserito con "Ordinal Scale": l'aggiornamento tecnologico (come l'Augma utile con Yui all'inizio) rispetto ai libri è servito molto per alcuni sviluppi nella trama. Inoltre, la serie ha ridato spazio anche ai nuovi azzeccatissimi personaggi di Eiji e Yuna, che anche qui (seppur in leggero ritardo e per un tempo un pelino troppo breve) sono tornati in azione.

Anche la resa scenica di molti duelli, che forse proprio per questo in alcuni momenti sono stati un po' accorciati, ha dimostrato una bell'evoluzione. Certo, il nuovo contesto di Underworld, ricco di effetti grazie alla release recollection e ulteriori mosse, ha molto aiutato, ma ricreare quei passaggi in versione animata non è mai facile. Gli elogi di Reki stesso sono stati più che giustificati.

Stesso discorso per il lato musicale, che con le giustissime conferme di Yuki Kajiura alle OST e delle habitué alle canzoni LiSA, Eir Aoi e Haruka Tomatsu ha poi avuto un ulteriore step con le new entry Reo-Na (superba in "Forget-me-Not" e "Anima") e Asca (graffiante in "Resolution"). Esaltarsi per un'opening e commuoversi per un'ending con "Sword Art Online" è ormai un'abitudine bella e buona. Difficilmente su questo lato troverete di meglio.

Sul lato doppiaggio va registrato l'ottimo lavoro di Dynit sia nella maniera classica della prima parte (latecast con rilascio dei cofanetti a serie conclusa) che nel simulcast della seconda parte. Unici nei alcuni cambi di voci (ma non i casi di Suguha e di Asuna, per cui Francesca Manicone ha lasciato il posto alla bravissima Jolanda Granato poiché in dolce attesa, bensì quelli in corsa di Bercoulli e di Kikuoka) e il doppio ruolo dato a Patrizio Prata (che in un frangente ha dovuto lasciare Rilpirin poiché impegnato in un dialogo con Ishkahn, altro personaggio da lui doppiato). Errori che in una situazione ancora un po' da sgrezzare come il simulcast non sono comunque da condannare esageratamente. Perciò, tutto sommato, alla Dynit va detto solo grazie e un sentito "Continuate così, non solo con Sword Art Online".

Nota a margine finale, gli ottimi sviluppi dei due nuovi co-protagonisti. Alice ed Eugeo (seppur con qualche taglio) hanno mantenuto per gran parte lo spessore che possedevano nell'opera originale. Stesso discorso anche per i Cavalieri Integratori, con Bercoulli in primis, e per i maestri e allievi dell'Accademia come Azurika, Sortiliena e Ronye e Tiese.

Nonostante dunque alcune piccole occasioni perse, "Sword Art Online" anche in "Alicization" ha superato con un bel voto la prova, e ora si prepara ad un'era del tutto nuova. A breve infatti uscirà, in versione film, il primo adattamento di "Progressive" che, se seguito nel processo di resa in anime con più coraggio da Reki, potrà regalare tutti quei momenti che un appassionato restio ai libri si è sempre perso. Nel futuro poi, probabilmente fra qualche anno, ci sarà anche "Unital Ring", su cui gli ultimi episodi, orchestrati (in maniera un po' sbrigativa) proprio con questa logica, hanno dato moltissima curiosità.

Il brand non è per nulla avviato verso il tramonto, tutt'altro. Per un fan innamorato (come me e tanti altri) val davvero la pena prendere in prestito quella stupenda frase che Asuna ha detto a Kirito nel loro ennesimo suggello d'amore: "Nemmeno mille anni mi sembrerebbero lunghi se li passassi tutti con te". Noi fag, viste le tante dichiarazioni di Reki-san, ci accontenteremmo pure di venti...