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Poco da dire, questo è chiaramente uno dei migliori film prodotti dal Ghibli.
Non è realizzato dalla mano dell'amatissimo Hayao Miyazaki, bensì da Isao Takahata, e sul piano commerciale non ha avuto lo stesso successo di altre opere dello Studio, a suo tempo.
Nello specifico, uscì nelle sale in parallelo a "Il mio vicino Totoro", con il quale è in forte antitesi. Infatti l'uno è brioso e leggero, l'altro è una mazzata nello stomaco.
E' tratto dall'omonimo romanzo di Akiyuki Nosaka, e ciò che spaventa più di ogni altra cosa in "La tomba delle lucciole" non sono i bombardamenti aerei e la guerra in sè, ma l'indifferenza e l'insensibilità della gente. In questo lungometraggio assistiamo all'incapacità, da parte di Seita e Setsuke, di poter gestire nel modo migliore una situazione complessa e drammatica come quella che stanno vivendo. Ma entrambi molto giovani e ancora immaturi, ognuno dei due a proprio modo, vengono isolati sempre più in un ambiente dove la Seconda Guerra Mondiale ha portato via il senso di umanità, e questo è ciò che mi terrorizza di più.
Com'è dimostrato a più riprese, e tramite giochi d'espressività sottili, Seita prova un terribile senso di colpa per la piccola sorella.
Il maggior dettaglio grafico, in tutto il film è concentrato sui due protagonisti: le espressioni e le movenze sono studiate minuziosamente, ad un punto tale da sembrare quasi in carne e ossa. Le lucciole siamo noi: siamo effimeri. Sprigioniamo luce per un tempo breve, fino a che ci spegnamo.
Come film può risultare dal ritmo lento, e soprattutto è molto difficile da mandare giù, ma il suo valore in fatto di arte e di sensibilizzazione è evidente.
L'errore che è stato commesso a suo tempo, secondo me, consiste nel fatto che lo hanno reso accessibile a spettatori di tutte le età, mentre se dipendesse da me lo vieterei ai minori di 12 anni. Detto questo, credo si tratti di un lungometraggio che chi non conosce dovrebbe vedere.