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Il mio rapporto con i film dello Studio Ghibli è sempre stato complesso, e per quanto io apprezzi le idee di Miyazaki, a volte tendo a preferire i film scritti da Takahata, che era forse un regista meno bonaccione e un po' meno utopista rispetto al collega.

Nel caso specifico, "Pioggia di ricordi" è senza dubbio uno dei migliori slice of life che ho avuto occasione di vedere, se non il migliore in assoluto, per molteplici motivi.
Fin dalla sigla di apertura colpiscono le musiche di alto livello. Esse sono parte integrante dello spirito di questo film. Tra le altre cose, fanno anche da colonna sonora all'ambientazione stessa, ovvero la campagna giapponese. L'espressività dei personaggi è molto vera: spesso e volentieri, gli anime e i manga raffigurano dei personaggi che in un certo qual senso sono attori, e in quanto tali recitano la loro parte. Per quanto in tal modo sia comunque possibile esprimere emozioni e pensieri in modo assai incisivo, qui invece ho avuto l'impressione che i personaggi non fossero degli attori, ma delle persone vere. Talmente vere che è facile per lo spettatore trovare frammenti del proprio vissuto, e guardare il film mantenendosi sulla giusta lunghezza d'onda. Ed è esattamente quello che un vero e proprio slice of life dovrebbe fare.
L'assoluta assenza di azione può rendere questo film un po' difficile da seguire. In un prodotto di questo genere la noia è sempre dietro l'angolo, ma, per quanto mi riguarda, non l'ho trovato noioso e la sua staticità non mi ha pesato. L'intreccio fra passato e presente rende il tutto più interessante, in più tale intreccio non è costruito al solo scopo narrativo, ma ha in sé anche simbolismi che fanno meglio intendere il mondo interiore di Taeko.
Interessante come viene esplorato e concepito il mondo agricolo, in contrapposizione a una metropoli come Tokyo: entrambi sono ambienti creati dall'uomo, ma nel primo è conferito maggior respiro alla natura. Da questa prospettiva, "Pioggia di ricordi" prende una piega ecologista, ma lo fa senza mai uscire dai parametri del proprio realismo, e ponendo la protagonista davanti a un bivio. Da un certo punto di vista è un romanzo di formazione, anche se il registro è più maturo in confronto al predecessore "Kiki - Consegne a domicilio".

La grafica è quella di alto livello a cui lo Studio Ghibli ci ha abituati, i fondali sono spettacolari e vi è quel character design morbido, semplice e aggraziato che ha caratterizzato anche i film diretti da Miyazaki. Per quanto riguarda le animazioni, si nota che sono datate e un po' altalenanti, ma non tanto da compromettere la visione di questo splendido lungometraggio. Naturalmente, se il genere non fa per voi, ve lo sconsiglio, ma secondo me questo è cinema d'animazione di grande pregio.