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Normalmente gli anime/film tratti da videogiochi sono pessimi, media troppo distanti e un'immedesimazione minore rispetto al videogioco rendono un adattamento animato dignitoso quasi impossibile.
La soluzione adottata da Trigger per non collezionare un fiasco (ma nemmeno ottenere un capolavoro) è quella di mantenere l'universo narrativo del videogioco Cyberpunk 2077 ma cambiare completamente i personaggi e la storia.

L'universo narrativo è senza ombra di dubbio la parte migliore di questo anime, quindi un plauso va a CD Project per la sceneggiatura originale del videogioco: Night City è una distopia turbo-liberista comandata da mega-corporation in perenne lotta, è un posto dove puoi crescere molto a tuo rischio e pericolo, e anche di power-up ne puoi ottenere quanti ne vuoi a patto di pagare due costi: uno economico e uno di salute, ovvero un progressivo avvelenamento da cromo che ti rende prima dipendente da farmaci immunobloccanti e poi ti porta alla cyberpsicosi. Viene così tracciato un cammino che si riempie sempre più di sangue, eccesso e follia e finisce irrimediabilmente con un pallettone della MaxTac, le forze speciali di polizia, nella testa del cyberpsicopatico di turno.

Il buon apporto dello studio Trigger a quest'opera sta nelle animazioni: belle, fluide, particolarmente gore, ma abbastanza sobrie per questo studio, almeno fino a 2/3 dell'anime. Se fino a qui si rasenta la perfezione, purtroppo poi le animazioni scadono nel dover assecondare le solite esagerazioni fini a se stesse di Trigger, particolarmente brutte le animazioni dei numerosi veicoli che per una ventina di minuti vengono costantemente lanciati fuori strada trasformati in palline ribalzine di CG. Un pessimo risultato estetico, aggravato dal fatto di avvenire in una svolta che non aveva ragione di esistere, se non per il fatto di coinvolgere lo studio Trigger e quindi vedere inseriti a forza degli elementi da Mecha, anche se completamente estranei all'ambientazione.

Gli apporti peggiori all'opera dello studio Trigger oltre alle consuete esagerazioni, sono invece regia e sceneggiatura: la sceneggiatura è confusionaria, troppo veloce in alcuni frangenti, troppo lenta in altri, ci sono stacchi mal gestiti, cliché telefonati che sarebbero stati da evitare, specie per un pubblico che già conosce lo studio Trigger, si risolleva un po' all'ultimo episodio, trovando un finale giusto per l'ambientazione e per i personaggi della sua opera, e almeno qui il cliché è stato evitato.
La regia è invece abbastanza scialba, se la cava nei primissimi episodi e nelle parti action dei primi 2/3 di anime, ma poi risulta non pervenuta, si risveglia ogni tanto in qualche momento gore, ma perde il proprio treno ogni volta che un personaggio compie delle scelte fondamentali, e sono questi i momenti in cui il regista dovrebbe dare il suo tocco.

Spezzo una lancia infine a favore dei personaggi, quasi tutti buoni e bene inseriti nel proprio contesto, particolarmente pregevole è il personaggio di David Martinez, il migliore protagonista Trigger fin qui visto, David non è una trivella che sfonda tutto con la mera forza di volontà. Potremo seguire la sua partenza dalla povertà, le sue frustrazioni iniziali, il duro lavoro per emergere, la propria realizzazione e conseguente montatura di testa, per poi arrivare alla maturazione e a fare finalmente i patti con il mondo in cui vive, se questa maturazione sarà sufficiente per non buttare la propria vita come molti cyberpunk prima di lui, lo scoprirete guardando l'anime.