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10.0/10
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NON RESTATE CHIUSI NEL BOZZOLO

SPOILER
SI PARLA LIBERAMENTE DELL'OPERA

"La mia maetel" è un'opera straordinaria ma molto esigente perché richiede un lettore che sappia estrarre dal testo 'cose interessanti'. Se quest'opera passa sotto gli occhi di una persona con poca sensibilità finisce invece inosservata, persino infastidisce il lettore medio, tanto da ricevere reazioni violente. Forse non è un caso che un opera come questa venga bullizzata perché incompresa da un mondo violento esattamente come il suo protagonista. È non è un caso che di fronte ad un lettore di questo tipo l'opera si chiuda a riccio tenendo per se i suoi tesori.

Per apprezzare al meglio lo splendido lavoro di Hiroya Oku bisogna tenere a mente qualche aspetto socio-pragmatico del Giappone attuale, in particolare la distinzione -non poi così tanto trattata nei manga- tra "vita reale" e "vita virtuale". Sotto questo aspetto il fenomeno degli hikikomori non può dirsi esclusivamente giapponese perché sta prendendo sempre più piede in Italia nella noncuranza generale. Eppure è una questione eminentemente umana.

Quindi l'asticella posta da quest'opera è alta e non tutti riescono a saltare... ma entriamo nell'opera.

"La mia maetel" è per concezione, trama, disegni, impatto visivo e messaggio, un opera da 10 e lode!!!!!!

Di cosa parla?
Parla della costruzione di relazioni interpersonali, di quanto esse siano al contempo facili e complesse, ma soprattutto parla di come la rete virtuosa o sfilacciata di relazioni che riusciamo a tessere sia in realtà IL TERMOMETRO del nostro rapporto con la vita (sano o patologico a seconda dei casi)!!!!
Oku affronta uno dei suoi temi preferiti: "l'esser felici di stare al mondo e l'esser infelici di stare al mondo". L'autore ha creato i suoi personaggi per farli oscillare tra queste due polarità: l'amore per la vita da una parte e la mancanza di voglia di vivere (il male di vivere) dall'altra. Vi sembra poco? No affatto ovviamente, si tratta di un'opera ambiziosa, praticamente filosofica. Oku tratta di quello che Nietzsche ha chiamato il "dire si" e "il dire no" alla vita. Già perché in quanto esseri umani tutti noi abbiamo un rapporto di amore e odio con l'esistenza e Oku che lo sa bene ci gioca in modo magistrale: amiamo la vita per esempio quando ne godiamo per cose che ci fanno "sentire vivi" e di conseguenza in queste circostanze proviamo sentimenti di gratitudine per la nostra esistenza. La vita qui è un dono.
Altre volte invece proviamo disgusto, odio e distanza dal mondo e ci dissociamo dagli altri specie quando sentiamo che il mondo è ingiusto e crudele. In questi casi la vita viene percepita come un incubo. Un vero e proprio inferno. Vivere è ne più ne meno che una fatica. La vita sembra quasi una maledizione... La volontà degli altri e i piani del fato infatti talvolta "stridono" con la nostra volontà, e a noi non sta più bene... in certi casi può essere molto doloroso e si finisce sopraffatti dal dolore... e se l'orrore prende il sopravvento l'essere umano reagisce chiudendosi a riccio. In un bozzolo difensivo. Proprio come è accaduto all'hikikomori che Oku ha voluto protagonista di questo manga.

"La mia maetel" è un'opera sospesa su tutto questo, tra la gioia di vivere e il peso dell'esistere. La sua gravitas è quella di una paradossale insostenibile leggerezza.

Il protagonista dell'opera, Shintaro, è infatti un ragazzo sopraffatto da sentimenti di odio verso la vita, chiuso nel suo bozzolo, che nega la realtà e si rifugia in una vita virtuale (fatta di manga e chat online). Si chiude nella sua stanza poichè il mondo è giudicato sostanzialmente indegno di essere da lui vissuto. Secondo Hiroya Oku però Shintaro non è destinato a morire isolato nella sua stanza. L'autore ha per lui altri progetti. Shintaro potrebbe comportarsi diversamente se ci fossero le giuste circostanze, potrebbe vivere come e forse meglio degli altri. Potrebbe sbocciare... "La mia maetel" è infatti l'opera che racconta la metamorfosi di Shintaro da uomo che ha detto di "no" alla vita a uomo che finisce per dire nietzscheanamente "si" alla vita, cioè a uomo che finalmente impara ad apprezzarla nonostante le sue oggettive difficoltà e violenze. Per raccontare questa storia non servono 50 volumi e nemmeno 20. Ad Oku ne bastano 3. Una metamorfosi in 3 atti. Soluzione al contempo etica ed estetica.

Come avviene questa radicale trasformazione?
Cosa manca nella vita di Shintaro per fargli finalmente apprezzare il mondo? È solo pusillanimità? Debolezza? Mancanza di coraggio? È solo sovraesposizione al dolore? La risposta corrisponde esattamente a ciò che manca nella vita di ogni hikikomori, cioè sostanzialmente la felicità data dalla Bellezza e dall'amore. La Bellezza con la B maiuscola. Oku sembra sostenere che una vita priva di bellezza non sia degna di essere vissuta... Come dargli torto. Shintaro infatti è di per sé destinato ad una brutta fine e solo la bellezza lo potrà salvare.
Accade dunque così che la metamorfosi di Shintaro si compia grazie ad un incontro perfettamente opportuno. Shintaro incontra niente meno che la personificazione della Bellezza cioè "Maetel", la bellissima protagonista femminile dell'opera. Eccolo l'incontro. Ecco la bellezza che gli tende la mano, gentilmente, tirandolo fuori dalla sua solitudine. Se Shintaro rappresenta in modo iconico "colui che dice no alla vita", l'oppresso, la chiusura, l'incomprensione, la sofferenza ecc., Maetel invece è il suo esatto opposto: è la gioia di vivere in persona, la magnificenza, la solarità, il sesso, la forza, la vitalità, è tutte le ragioni per affermare che la vita è bella.. Maetel è semplicemente perfetta, come Mary Poppins, ma molto più sexy. È l'icona della Bellezza. È la vita e la vita è donna.

La narrazione corre veloce e Oku manda off screen molti eventi, narrando solo l'essenziale, solo ciò che davvero conta, ovvero le tappe inaggirabili di questa trasformazione.
Perciò chiedersi perché Maetel sia così bella o cercare concretezza nei suoi comportamenti è assurdo (ed è un'operazione che fa chi non ha compreso l'impostazione dell'opera). Chi sostiene per esempio che una donna come Maetel, bella e perfetta e dolce, non esiste nel mondo vero, sbaglia clamorosamente perché Maetel è la personificazione della donna perfetta sotto ogni aspetto, è un archetipo, come la venere del Botticelli, non una persona specifica raffigurata con fotorealismo. Si finisce per essere detrattori di un'opera che non si è davvero letto. Semmai sono le donne reali che dovrebbero assomigliare a Maetel, che dovrebbero avvicinarsi al modello ideale che essa rappresenta.

Ma torniamo a Shintaro.
Shintaro è un hikikomori. La realtà lo ripugna. Gli altri, tutti gli altri lo ripugnano perchè sono complici e artefici di un mondo ingiusto. Shintaro si comporta come un eremita, come un monaco che rifiuta il corpo, la vita mondana, incluse le gioie del sesso che sono secondo la psicologia postfreudiana gli impulsi più irrefrenabili dell'essere umano.
Shintaro rappresenta tutte le chiusure di cui l'essere umano è capace e a tal proposito trovo particolarmente appropriato che Oku si rivolga proprio al pubblico nerd dei lettori di manga per trasmettere questo messaggio che è molto più di un allerta e sfocia nella critica sociale. Oku ci dice, a ben vedere, che abbiamo tutti bisogno di Maetel. Proprio tutti. (E invece pioggia di fischi 🤦🏻 incomprensione, non accettazione della condizione umana)

Hiroya Oku sa bene che nel mondo dei lettori di manga, cioè nel suo potenziale pubblico, gli hikikomori abbondano (!!!!!!) allora ha deciso di fare suonare una fastidiosa sveglia denunciando ogni impulso di morte e la mancanza di solidarietà che affligge la nostra epoca.

Amore e sesso sono legati. Maetel non a caso è sexy (mentre Mary Poppins è asessuata. Nel linguaggio Disney il sesso c'è ma è sostanzialmente censurato. Con Oku per fortuna no!) ma dietro il sesso si evince come spesso capita in Oku che ciò di cui ha realmente bisogno un hikikomori è l'amore. Non il bel corpo di una prostituta. Maetel non è una prostituta, se fosse stata nella sua essenza una prostituta non sarebbe mai riuscita nel suo intento di SVEGLIARE ALLA VITA Shintaro... Perché dopo il sesso avrebbe chiesto del denaro o appagata, finiti i suoi bisogni avrebbe finito solo per amplificare il disgusto di Shintaro per la mancanza di valori nel mondo, avrebbe confermato la sua nausea... Shintaro invece, come tutti gli hikikomori italiani e giapponesi rivela un profondo bisogno d'amore perché in ultima istanza è stata proprio la mancanza d'amore a causare la sua chiusura a riccio!!!!!!!! Non si può scavare più a fondo di così. L'amore è al fondo del nostro rapporto sano o malato con la vita. Del nostro dirle di sì o di no. L'amore è quindi sia il veleno che la cura. All you Need Is love.

La mancanza d'amore fa infatti grossi danni alla vita, sia nel virtuale che nel reale. È questo il messaggio più importante di "la mia maetel".
Se non ci fosse Maetel, ovvero l'amore, la vita di Shintaro sarebbe senza alcun senso, triste e piena di isterismi, di astio, senza possibilità di redenzione, confinata nei ricordi negativi e irrimediabili di una persona che ha negato come autodifesa persino l'amore genitoriale. Pur dicendo infatti parole terribili rivolte a suo padre, Shintaro in realtà piange disperatamente la morte dei suoi cari, il suo cuore è colmo di sofferenza e ha paura di innamorarsi perché rischia di soffrire ancora, rischia di subire altri crudeli colpi dalla vita. Ma se sei chiuso nella tua stanza e l'unico interlocutore è tuo padre finisci per scaricare su di lui tutto l'astio. Eppure è suo padre che gli regala Maetel. L'amore di cui ha bisogno non è slegato dall'amore paterno e materno (non è un caso che all'occorrenza Maetel sappia fare anche da madre).

E non è nemmeno un a caso che in questo manga (e in altri di Oku) una creatura come un cane costituisca un'arma di seduzione e di risoluzione. Si tratta del cane 🐕 che maetel introduce nella vita di Shintaro. Il cane, animale capace di "amore incondizionato e interminabile". Vedi Hachiko per esempio. La cagnetta si chiama "Sakura", animaletto bisognoso di cure e portatore di amore (Ps, c'è un cane in ogni opera di Oku).

Non posso starvi a spiegare proprio tutto, ma dovreste ormai aver capito il legame tra hikikomori, il nietzscheano "dire no alla vita", l'accesso alla bellezza, la gioia di vivere, il sentirsi vivi, gli impulsi e il sesso, l'affetto.......

Shintaro dice: "le donne a tre dimensioni non vanno bene". Ma Maetel che è una donna ideale e, in quanto tale, ha "due dimensioni", per questo va benissimo. Anche se Maetel non fosse mai esistita davvero e fosse tutto frutto dell'immaginazione di Shintaro, Shintaro troverebbe comunque una soluzione per accettare la vita in Maetel, e amando qualcosa di virtuale comunque non sarebbe solo.

Maetel è per Shintaro la donna che avrebbe sempre voluto avere, è l'amore che cerca nella vita ma che non ha ottenuto e per questo shintaro non è un "vincente" come dichiara nel primo capitolo, ma un perdente, e l'incontro con la sua maetel serve a fargli realizzare questa cosa, a fargli sviluppare la consapevolezza dei suoi errori.... perché solo così, lavorando sul suo fallimento come persona, potrà in futuro diventare veramente un uomo. La sveglia è suonata, e si chiama, dicevamo, eros, amore.

HIROYA OKU non è un autore che nasconde il sesso, a lui piace disegnarlo e raccontarlo come elemento vitale. Il suo percorso artistico è segnato dal nudo e a volte dal porno. Non c'è da stupirsi se nel suo simbolismo, nel suo linguaggio artistico, il protagonista finalmente arriva a fare sesso. Non c'è da scandalizzarsi se viene raccontato con calma, attraverso tante tavole. Senza nessunissima fretta. Shintaro fa sesso perchè per la prima volta vive. Ma ciò non autorizza ovviamente a ridurre tutto a sesso. "La mia Maetel" non è un semplice Hentai. Resta il fatto che a Oku piacciano le donne, come d'altronde a Woody Allen. Sogna l'amante perfetta. Sono artisti che non ne fanno mistero. Fatevene una ragione. Se Freud ha costruito sul sesso la sua carriera perché non potrebbe farlo pure Freud?

La domanda che "la mia maetel lascia" al lettore a conclusione dell'opera non è però erotica ma poetica: si può dire di aver vissuto veramente se non si è mai amato?
E voi cosa risponderesti?
Cosa state facendo nel mondo? Della vostra vita? Vi sentite vivi o state solo sopravvivendo? Siete fonte di amore come Maetel e Sakura o cosa?

Signori, "la mia Maetel" non sarà forse il manga che tutti dovrebbero possedere ma sicuramente è il manga che tutti dovrebbero CAPIRE se vogliamo davvero avere un mondo migliore.