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8.5/10
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Ho ripescato questa serie originale del 2006 incuriosito dalle numerose recensioni presenti sul sito su un prodotto che per gli argomenti trattati rappresenta uno dei miei generi preferiti.
E così ho iniziato la visione. Se dovessi riassumere l'opera in poche parole potrei scrivere: "originale"... nella sua esposizione, non tanto nei suoi contenuti e, soprattutto, "ambizioso" e "coraggioso".
Si tratta di un'opera non frutto di trasposizione, ma concepita come anime in 23 episodi e trasmessa nel 2006. Il regista è Shuko Murase e lo sceneggiatore Dai Sato (tra le tante opere: "Cowboy Bebop", "Wolf's Rain", "Eureka Seven") la produzione è stata a cura dello Studio Manglobe (non più esistente da qualche anno).

Scriverne a distanza di ben 16 anni fa specie al pari del numero di recensioni, segno che nel bene e (poco) nel male si tratta di un prodotto che ha lasciato il segno...
"Ergo Proxy" appartiene al genere sci-fi, cyberpunk, futuro distopico, filosofico, psicologico, mistero in cui partendo dall'occasione di "sviscerare" un classico dei generi sovra citati quali il rapporto uomo-esseri artificiali più o meno senzienti (idea iniziale dell'opera) vira sulle riflessioni sull'origine e sull'esistenza umana utilizzando un linguaggio visivo e parlato metaforico e profondamente citazionistico che mette a dura prova la capacità di comprensione e concentrazione dello spettatore.
Ci si ritrova immersi in una sorta di viaggio onirico e simbolico (a tratti quasi psichedelico), attraverso un anime che presenta episodi lenti, in apparenza scollegati, ricchi di "indizi" più o meno celati tra le immagini e i dialoghi anche criptici, cupo e misterioso... un'opera che, limitatamente alla mia piccola esperienza sul tema, non ha trovato ancora eguali...
Mi manca la visione di "Neon Genesis Evangelion", lo ammetto (recupererò appena possibile), ma se vogliamo fare un paragone molto azzardato "Ergo Proxy" ha cercato di "scimmiottare" in originalità i mostri sacri della fantascienza lontano passato quali S. Kubrick e R. Scott: il primo soprattutto per la visionarietà e il secondo per parte dei contenuti.
Il tutto mixandolo in un meltin pot di generi che spaziano dalla filosofia esistenzialista alle fiabe (Pinocchio e Alice nel paese delle meraviglie), alla storia e all'arte (vedi gli automi ispirati alle statue realizzate da Michelangelo nella Sagrestia Nuova in onore di Lorenzo i Magnifico e il cui tema è il "tempo consuma tutto")... canzonando anche i generi di prodotto tanto in voga in questi anni quali i giochi a premi (in un particolare episodio solo in apparenza filler) e i parchi divertimento (allegoria della finta felicità dell'esistenza umana in una realtà artificiale e consumistica?).
Quindi "Ergo Proxy" sembra più un'odissea, una metafora che contiene una riflessione sulla vita dell'uomo, sulla sua continua tensione all'eternità e ai suoi più o meno goffi e inutili tentativi di ergersi a "divinità" per superare i propri limiti e errori...

Benché l'umanità abbia creato per necessità una realtà di apparente benessere e felicità in un ambiente terreste distrutto e reso ostile dall'uomo stesso, i personaggi dell'opera, inclusi i autoreiv (gli androidi che a seguito del virus "cogito" diventano più o meno consapevoli di sé, similmente agli umani), sono a vario titolo "irrequieti" (come in "Harmony" di Project Itoh), insoddisfatti di ciò che vivono e possiedono e anelano alla conoscenza di tutto ciò che loro manca: la verità. Ma anche quando pensano di averla scoperta, devono interfacciarsi con i limiti di comprensione tipici dell'essere umano, in un loop senza fine. E il finale è paradigmatico di questa concezione: dopo gli indizi inseriti nell'episodio del quiz, la divinità tanto attesa non avrà alcuna sembianza e parvenza divina...

Descritto in questo modo "Ergo Proxy" potrebbe essere definito un capolavoro. Per quanto lo abbia apprezzato, devo riconoscere che l'anime mi è sembrato più un tentativo di sincretismo di generi e di visioni ontologico metafisiche che appesantiscono in maniera, anche letale, l'opera, mettendo a dura prova la pazienza e il desiderio di continuare nella visione.
Soprattutto la notevole serie di citazioni e riferimenti che da un lato contribuiscono alla sua atmosfera di "ricercatezza", dall'altro rappresentano anche la pretenziosità dell'anime, un aspetto negativo proprio per l'eccesso di numero e complessità dei riferimenti che spesso danno l'idea che gli autori si siano concentrati più su questo aspetto formale, che su quello sostanziale del messaggio che volevano trasmettere...
Dal punto di vista grafico, l'anime risulta molto curato. Le animazioni sono comunque di livello la grafica riesce a mixare bene i disegni con la CG. La fotografia si dimostra coerente con i contenuti dell'anime: tanto chiara nel descrivere la città felice da cui parte la narrazione e tanto cupa nel descrivere il mondo esterno.

Anche il linguaggio visivo ha la sua importanza nell'opera: mi riferisco al citazionismo del trucco degli occhi della bella protagonista Re-L che è simile a quello di Pris replicante di "Blade Runner" (e che inizialmente contrasta con il carattere austero del personaggio) o al costume con le sembianze del coniglietto che Pino (l'androide) indossa spesso nell'anime (riferimento a "Alice nel paese delle meraviglie") o alla metafora dell'apertura degli occhi del protagonista Vincent Law dopo alcuni significativi momenti...
Comparto musicale che mi ha veramente convinto: la opening "Kiri" dei Monoral è azzeccatissima, oltre ad essere di gusto e stile internazionale (il duo è comunque giapponese), nonché ben amalgamata con le immagini dell'anime: il ritornello "Come and save me" ripetuto fino all'ossessione sembra l'urlo di dolore dei personaggi dell'anime che non trovano pace ai loro tormenti esistenziali. L'ending "Paranoid Android" dei Radiohead non necessiterebbe di ulteriori commenti e rende bene la sofisticatezza dei temi trattati nell'animazione.

"Ergo proxy" è uno di quegli anime che tocca tanti temi impegnativi quali la ricerca del senso della vita, il libero arbitrio, la consapevolezza e l'autodeterminazione di sé, in cui i personaggi sono sfaccettati e abbastanza complessi con particolare riguardo ai tre protagonisti: V. Law, Re-L Mayer e Pino, che pur essendo un androide infettato dal virus, si evolve e cresce anche dal punto di vista affettivo come farebbe un bambino umano.
Merita di essere visto con un consiglio in linea con lo spirito dell'anime: "handle with care".