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Le protagoniste di quest'anime sono Michiko e Hana, soprannominata dalla prima Hatchin, da cui il titolo della serie. Michiko è una donna bella, decisa e un po' "tamarra", rinchiusa in un carcere di massima sicurezza per una serie infinita di piccoli crimini. Hatchin è sua figlia di nove anni (all'oscuro dell'identità dei genitori), affidata alle cure di una famiglia adottiva tutt'altro che benevola.

Le vite delle due si intrecciano quando Michiko, dopo svariati tentativi, fugge di prigione per raggiungere sua figlia e poi con lei trovare Hiroshi, l'uomo che ama e padre della bambina. Le due iniziano un viaggio per il Paese tra litigi, incontri/scontri e fughe rocambolesche tra bassifondi e ambienti malavitosi dell’America Latina.

Le due protagoniste sono ben caratterizzate (psicologicamente e graficamente) e il burrascoso legame che si crea tra le due è molto realistico. Sin da subito viene ben inquadrata la personalità di entrambe, a cui si aggiungono tutta una serie di sfumature durante la visione degli episodi.

Michiko è come un felino selvatico, è libera, irriverente e ha un carattere forte, ma allo stesso tempo a modo suo è dolce e ha un inguaribile lato romantico. Hatchin ha vissuto l’intera infanzia con una famiglia che fa invidia a quella di Cenerentola, che la tiene con sé solo per i sussidi statali. Dopo la fuga con Michiko si trova ad assaporare una libertà che credeva preclusa e può finalmente agire secondo il suo sentire, senza doversi frenare per paura delle conseguenze. Nonostante gli screzi e i tafferugli entrambe iniziano a trovare nell’altra un luogo a cui appartenere. Il rapporto che costruiscono passo dopo passo è molto profondo e va oltre il legame di madre e figlia.

Nella ricerca di Hiroshi, che sa camuffare benissimo le sue tracce, le due affronteranno avventure di ogni tipo e, pur dando l’impressione di andare talvolta fuori strada, la ricerca dell’uomo è il faro del loro viaggio. Ci sono molti cambi di ritmo durante la narrazione, rendendo la storia godibile e mai scontata. Si passa dagli inseguimenti a sirene spianate e dalle sparatorie con la mafia a momenti di tranquilla quotidianità e flashback che permettono di approfondire personaggi principali e secondari. Quest'ultimi non fanno solo da cornice, ma contribuiscono attivamente alla costruzione dell'intreccio della storia.

Il finale è molto bello, ed è perfetto considerando il percorso di crescita fatto dalle due protagoniste. L’ho apprezzato molto, ed è la degna conclusione di una serie tutta al femminile, rocambolesca, vivace, con quel pizzico di malinconia nostalgica che tiene tutto insieme. Una bella rivelazione!