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8.5/10
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Inutile che lo dica: “ReLife” è uno di quegli anime da vedere una sola volta, ma che riescono a segnarti per sempre. Devo ammettere che a me ha coinvolto personalmente proprio per tematiche e rassomiglianze alla mia vita personale, ma, in generale, per chi ama questo genere di opere, opere di crescita, basate sulla gioventù, sulla spensieratezza, sulla difficoltà della vita e sul peso delle nostre azioni, “ReLife” è proprio un gioiello da avere in archivio.

Non starò a riassumere la trama, presumo che, se siete qui, siate interessati a sapere che tipo di pareri altri possono condividere su questo anime e quanto siano differenti dai vostri.
Perché, infatti, “ReLife” prende da diversi punti di vista. Una persona abbattuta dalla vita che finalmente trova un barlume di speranza, un nuovo inizio in un contesto nuovo ma in realtà vecchio. I personaggi principali, non neghiamolo, sono sei: Kanzaki, Oga, Kariu, Yoake, Onoya e ovviamente Hishiro. E inaspettatamente, nonostante si parli di un nuovo inizio per il main character, la storia si focalizza molto anche su questi personaggi, facendoci conoscere aspetti del loro carattere, storie e atteggiamenti che mai ci saremmo aspettati da un tipo di opera che si solito si concentra sul suo personaggio principale e al massimo il partner di quest’ultimo. I primi cinque episodi sono volati, e subito dopo ci siamo immersi nella vita e nei problemi di questi ragazzi, giovani e adulti, e di come le loro vite si intreccino fra di loro in un contesto giovanile.

Kariu mi ha colpito molto, in quanto personaggio ricco di carattere e per niente scontato, che ha facilmente alimentato numerosi episodi della prima stagione; Oga, anche se con meno screentime personale, si è sempre riuscito a ritagliare un pezzo di spazio per essere notato e valorizzato, in quanto non risulta mai lasciato al caso o banale nelle sue azioni.
Yoake, principalmente, è quello che mi ha stupito di più. Un personaggio complesso, con due lati di sé stesso che più volte vengono mostrati al pubblico ma mai a tutti i personaggi: uno sereno, affidabile, un po’ sadico ma altruista, e un altro serio e attento, attento più che mai all’oscurità all’interno delle persone, di cui lui sembra ben conscio, e che alimenta una sua voglia di cercare le persone giuste che possano interagire e arricchire l’essenza propria e altrui.
Kanzaki, il personaggio principale, può essere valutato guardando complessivamente tutti gli episodi, quindi lo lascerò a chi di turno sta leggendo, ma una cosa che mi ha fatto piacere riguardo al suo personaggio sono state le reazioni genuine e realistiche che egli ha avuto nel corso della serie, sin da quando era un neo-assunto nella sua azienda. Egli non ha mai agito in maniera spropositata e non ha mai realizzato grandi cambiamenti da solo, eppure è stato sempre in presenza fondamentale nella vita degli altri ed è riuscito a cambiare la sua, superando poco a poco le sue vecchie incertezze.

Un ultimo commento lo vorrei fare sul comparto tecnico. Lo studio non è nulla di speciale, ma gode di numerose ending diverse, cosa da non poco, e soprattutto una buona colonna sonora che arricchisce i momenti clou in molte scene. E poi, le scene chibi e comiche sono stupende!