Recensione
Versailles no Bara Movie
5.0/10
"La fretta genera l'errore in ogni cosa" (Erodoto)
La mia prima impressione a caldo dopo la visione dell'ultimo tentativo di trasposizione del celeberrimo manga "Le Rose di Versailles" di Riyoko Ikeda è la perplessità. Quasi impossibile astrarsi da qualsiasi confronto con la serie di 40 episodi di Nagahara e Dezaki degli anni 70 del secolo scorso, ma anche dal monumentale manga della Ikeda.
Di primo acchito mi è sembrato perlomeno insolito pensare di riuscire a sintetizzare in modo artisticamente valido e riuscito 14 volumi dell'opera senza scadere nella superficialità frettolosa di rappresentare solo i momenti salienti a scapito di molti personaggi e parti significative della trama.
Sforzandomi di omettere il confronto con la serie anime (altrimenti rischierei di formulare un giudizio ampiamente non lusinghiero), il film dello studio Mappa sotto la regia di Ai Yoshimura ("Oregairu", "Ano Hana", ecc.), sceneggiato da Tomoko Komparu con character designer Mariko Oka a mio avviso ha osato, e anche parecchio, cercando comunque di restare integralmente fedele alla storia del manga, che abbraccia un arco temporale di almeno trent'anni densi di avvenimenti di un periodo divenuto una pietra miliare della storia dell'umanità.
Riconosco alle autrici e alla regista il coraggio di provare a dare a "Gekijō Versailles no Bara" un taglio diverso (chissà se fosse il migliore possibile per un'opera della durata di due ore scarse?), concentrando la trama quasi esclusivamente sull'aspetto romance e, soprattutto, sui due personaggi cardine della storia: Oscar e Maria Antonietta. A discapito di tutto il resto nel senso più ampio del termine, utilizzando l'escamotage del pseudo-musical con canzoncine orecchiabili come artifizio di raccordo tra momenti estremamente diversi e per esaltare i punti della trama più rilevanti.
"Versailles no bara" in quest'ultimo remake assume i connotati di un melodramma shoujio in cui il leit motiv che spadroneggia senza limiti in tutta l'opera è l'amore romantico che come nel manga (e nella sua trasposizione di Nagahara e Dezaki) resta senza un lieto fine, spazzato dai tumultuosi eventi storici che scombineranno non solo le vite dei protagonisti ma la storia dell'Europa.
Conoscendo la storia di "Gekijō Versailles no Bara" dalla serie anime (rivista tra l'altro abbastanza recentemente), questo film omette di trattare i temi più impegnati e peculiari dell'opera originaria e della sua prima trasposizione.
In primis, su Oscar il film rinuncia alla rappresentazione della sua contraddizione identitaria di genere: nel film appare come una sorta di eroina integerrima molto idealizzata e in quei pochi momenti di fragilità che vive, vengono rappresentati come se fosse una tenera pulzella dalla emozione e relativa lacrima facile. Nel film si perde e si annacqua la fluidità del suo percorso di crescita e di cambiamento sia verso se stessa sia verso il mondo che la circonda (a sua volta in profondo cambiamento) adottando una narrazione "a scatti" o "a gradini" che tra una canzone e l'altra salta letteralmente "di palo in frasca". Su Oscar sembra essere del tutto assente quella tensione emotiva che rendeva il personaggio un unicum nel panorama degli anime, una sorta di manifesto latu sensu della lotta all'affermazione del proprio essere contro i pregiudizi, le convenzioni e le imposizioni esogene, in un contesto complesso e contraddittorio come quello della decadente società aristocratica frequentatrice della corte dei regnanti di Francia sull'orlo dell'abisso della rivoluzione da parte del cosiddetto "terzo stato".
L'ambiguità e l'androginia imposta che caratterizza il personaggio "classico" di Oscar, una sorta di "questione irrisolta e antitetica" tra la sua interiorità (identità) ed esteriorità (il ruolo imposto), che si manifestava anche nel suo voler essere fedele al dovere di soldato e all'autorità in contrapposizione con la critica morale alle vessazioni cui era sottoposto il popolo, in questo film sono del tutto assenti e di conseguenza appiattisce e trasforma il personaggio in una delle tante macchietta shōjo in balia dei sentimenti, al pari dell'altra protagonista: Maria Antonietta.
Pur essendo quest'ultima rappresentata come una ragazzina (e poi giovane adulta) frivola e capricciosa, perde a sua volta il senso del dramma della sua triste esistenza caratterizzata dall'imposizione per ragion di stato del matrimonio con il principe dell'erede al trono di Francia e il dover assumersi delle responsabilità insostenibili per una ragazzina minorenne trovatasi a diventare il punto di riferimento di una nazione egemone. Parimenti si potrebbero scrivere ulteriori considerazioni in merito al rapporto di profonda amicizia che si instaura tra loro durante la loro crescita che nel film sembra più o meno velatamente assumere i toni di una sorta di un melodramma superficiale di dipendenza immatura.
"Gekijō Versailles no Bara" è un'opera "segno dei tempi"
Sono consapevole che su questo punto rischierò qualche critica, ma privando la trama dei riferimenti alla tridimensionalità dei personaggi e soprattutto anche al contesto storico e di ogni tensione ideologica che contraddistingueva l'opera originale, diventa un'opera estetica e teatrale, a tratti anche soap opera. Quasi una metafora dei giorni nostri in cui l'esasperazione del virtuale sul reale porta a far prevalere l'individualità sul contesto e a rappresentare una realtà superficiale di comodo, artefatta per camuffare o omettere più o meno artatamente il significato un po' rivoluzionario e anche di denuncia dell'opera originaria.
Di conseguenza l'aspetto tecnico viene privilegiato e il risultato è sotto gli occhi dello spettatore: colori pastello, sbarluccicosi, occhi coi brillantini scintillanti, sfondi dettagliati, cura piuttosto maniacale degli ambienti, atmosfere sempre edulcorate, sospiri piagnucolosi, ecc.
Concludendo, visto l'imperante revisionismo in atto a tutti i livelli a livello planetario, potrei provocatoriamente sostenere che "Gekijō Versailles no Bara" possa rappresentare un primo tentativo di riscrivere non tanto la storia dell'opera ma privarla del senso e del significato originario rimuovendo ogni istanza di rottura e di critica che ha rappresentato il pregio di tante opere manga e di animazione del passato...
La mia prima impressione a caldo dopo la visione dell'ultimo tentativo di trasposizione del celeberrimo manga "Le Rose di Versailles" di Riyoko Ikeda è la perplessità. Quasi impossibile astrarsi da qualsiasi confronto con la serie di 40 episodi di Nagahara e Dezaki degli anni 70 del secolo scorso, ma anche dal monumentale manga della Ikeda.
Di primo acchito mi è sembrato perlomeno insolito pensare di riuscire a sintetizzare in modo artisticamente valido e riuscito 14 volumi dell'opera senza scadere nella superficialità frettolosa di rappresentare solo i momenti salienti a scapito di molti personaggi e parti significative della trama.
Sforzandomi di omettere il confronto con la serie anime (altrimenti rischierei di formulare un giudizio ampiamente non lusinghiero), il film dello studio Mappa sotto la regia di Ai Yoshimura ("Oregairu", "Ano Hana", ecc.), sceneggiato da Tomoko Komparu con character designer Mariko Oka a mio avviso ha osato, e anche parecchio, cercando comunque di restare integralmente fedele alla storia del manga, che abbraccia un arco temporale di almeno trent'anni densi di avvenimenti di un periodo divenuto una pietra miliare della storia dell'umanità.
Riconosco alle autrici e alla regista il coraggio di provare a dare a "Gekijō Versailles no Bara" un taglio diverso (chissà se fosse il migliore possibile per un'opera della durata di due ore scarse?), concentrando la trama quasi esclusivamente sull'aspetto romance e, soprattutto, sui due personaggi cardine della storia: Oscar e Maria Antonietta. A discapito di tutto il resto nel senso più ampio del termine, utilizzando l'escamotage del pseudo-musical con canzoncine orecchiabili come artifizio di raccordo tra momenti estremamente diversi e per esaltare i punti della trama più rilevanti.
"Versailles no bara" in quest'ultimo remake assume i connotati di un melodramma shoujio in cui il leit motiv che spadroneggia senza limiti in tutta l'opera è l'amore romantico che come nel manga (e nella sua trasposizione di Nagahara e Dezaki) resta senza un lieto fine, spazzato dai tumultuosi eventi storici che scombineranno non solo le vite dei protagonisti ma la storia dell'Europa.
Conoscendo la storia di "Gekijō Versailles no Bara" dalla serie anime (rivista tra l'altro abbastanza recentemente), questo film omette di trattare i temi più impegnati e peculiari dell'opera originaria e della sua prima trasposizione.
In primis, su Oscar il film rinuncia alla rappresentazione della sua contraddizione identitaria di genere: nel film appare come una sorta di eroina integerrima molto idealizzata e in quei pochi momenti di fragilità che vive, vengono rappresentati come se fosse una tenera pulzella dalla emozione e relativa lacrima facile. Nel film si perde e si annacqua la fluidità del suo percorso di crescita e di cambiamento sia verso se stessa sia verso il mondo che la circonda (a sua volta in profondo cambiamento) adottando una narrazione "a scatti" o "a gradini" che tra una canzone e l'altra salta letteralmente "di palo in frasca". Su Oscar sembra essere del tutto assente quella tensione emotiva che rendeva il personaggio un unicum nel panorama degli anime, una sorta di manifesto latu sensu della lotta all'affermazione del proprio essere contro i pregiudizi, le convenzioni e le imposizioni esogene, in un contesto complesso e contraddittorio come quello della decadente società aristocratica frequentatrice della corte dei regnanti di Francia sull'orlo dell'abisso della rivoluzione da parte del cosiddetto "terzo stato".
L'ambiguità e l'androginia imposta che caratterizza il personaggio "classico" di Oscar, una sorta di "questione irrisolta e antitetica" tra la sua interiorità (identità) ed esteriorità (il ruolo imposto), che si manifestava anche nel suo voler essere fedele al dovere di soldato e all'autorità in contrapposizione con la critica morale alle vessazioni cui era sottoposto il popolo, in questo film sono del tutto assenti e di conseguenza appiattisce e trasforma il personaggio in una delle tante macchietta shōjo in balia dei sentimenti, al pari dell'altra protagonista: Maria Antonietta.
Pur essendo quest'ultima rappresentata come una ragazzina (e poi giovane adulta) frivola e capricciosa, perde a sua volta il senso del dramma della sua triste esistenza caratterizzata dall'imposizione per ragion di stato del matrimonio con il principe dell'erede al trono di Francia e il dover assumersi delle responsabilità insostenibili per una ragazzina minorenne trovatasi a diventare il punto di riferimento di una nazione egemone. Parimenti si potrebbero scrivere ulteriori considerazioni in merito al rapporto di profonda amicizia che si instaura tra loro durante la loro crescita che nel film sembra più o meno velatamente assumere i toni di una sorta di un melodramma superficiale di dipendenza immatura.
"Gekijō Versailles no Bara" è un'opera "segno dei tempi"
Sono consapevole che su questo punto rischierò qualche critica, ma privando la trama dei riferimenti alla tridimensionalità dei personaggi e soprattutto anche al contesto storico e di ogni tensione ideologica che contraddistingueva l'opera originale, diventa un'opera estetica e teatrale, a tratti anche soap opera. Quasi una metafora dei giorni nostri in cui l'esasperazione del virtuale sul reale porta a far prevalere l'individualità sul contesto e a rappresentare una realtà superficiale di comodo, artefatta per camuffare o omettere più o meno artatamente il significato un po' rivoluzionario e anche di denuncia dell'opera originaria.
Di conseguenza l'aspetto tecnico viene privilegiato e il risultato è sotto gli occhi dello spettatore: colori pastello, sbarluccicosi, occhi coi brillantini scintillanti, sfondi dettagliati, cura piuttosto maniacale degli ambienti, atmosfere sempre edulcorate, sospiri piagnucolosi, ecc.
Concludendo, visto l'imperante revisionismo in atto a tutti i livelli a livello planetario, potrei provocatoriamente sostenere che "Gekijō Versailles no Bara" possa rappresentare un primo tentativo di riscrivere non tanto la storia dell'opera ma privarla del senso e del significato originario rimuovendo ogni istanza di rottura e di critica che ha rappresentato il pregio di tante opere manga e di animazione del passato...
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