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I giovani amano l’interessante e lo strano, ed è loro indifferente che sia vero o falso

(Friedrich Nietzsche)


Soprattutto in tempi più moderni e contemporanei, è sempre più vivo lo sdegno verso tutto ciò che rischia di turbare ulteriormente un equilibrio già di suo precario, nel quale dobbiamo vivere ogni nostra esperienza.
Ed eppure, è proprio questa ritrosia che ci rende tutte queste "irregolarità" impossibili da allontanare del tutto, come se comunque dovessimo riconoscere una loro influenza in tutto ciò che facciamo, anche se minima e per questo apparentemente irrilevante.

Troviamo qualcosa di peculiare nelle nostre giornate fin da piccoli, e infatti è durante quell'età che siamo più disposti ad integrarli con tutto ciò che noi e quelli intorno a noi viviamo ... ma se così non fosse?

I paesaggi di Chinami è esso stesso un insolito incontro, almeno sul piano letterario, ma uno di quelli che però più mi piace andare a scovare.

Il tipico piccolo titolo che si porta dentro un mondo, e proprio per questo la capacità di aprire gli occhi di tutti, in qualunque momento e situazione.

Vari sono stati gli aspetti che più mi hanno smosso a volerlo recuperare, a cominciare non solo dalla premessa quanto dalla struttura: l'essere di fatto una raccolta di episodi è ciò che può sia far dubitare che, come nel mio caso, affascinare in virtù del suo equilibrio a metà tra l'avere una trama verticale e orizzontale al tempo stesso.

Soprattutto nell'ultimo decennio è andato sempre più a scendere il fascino che questo tipo d'impostazione aveva in origine, qualcosa che già la letteratura più "standard" aveva sfruttato brillantemente fin dalle epoche più antiche.
Io ne sono stato esposto per la prima volta grazie al Cinema e a determinati film, specie animati, che facevano vivere ai protagonisti più avventure nello stesso luogo ma in tempi e circostanze diverse, tutte apparentemente slegate ma in realtà funzionali a farli maturare, o comunque mostrare lo scorrere del tempo, e di contro della vita, in tutta la sua variopinta essenza, rivelando dunque un ordine di fondo con contenuti coerenti e concreti.

E la giovane Chinami si ritrova in tale contesto, anche se a differenza di altri protagonisti simili, specie quelli della sua stessa età, prende per prima l'iniziativa di immergersi in quell'insieme di bizzarrie tanto insensate da scatenarle una rabbiosa curiosità.
La sua missione è quella di mettere fine una volta per tutte a queste assurdità che minano all'ordine della cittadina, che si tratti di uno scabroso edificio eretto proprio di fronte casa sua, delle fantasie infantili di un suo compagno di classe, o addirittura di un sonnambulo che vaga con un palloncino legato al collo, e così via ...

Tutte situazioni in cui l'approccio più rigoroso e logico della ragazzina è in realtà perfettamente condivisibile, pur facendo risaltare subito l'eccessiva severità e maturità che la giovane non sa gestire del tutto.
Attraverso piccoli dettagli insiti nei dialoghi e nei confronti non solo coi bizzarri figuri, ma anche con quelli a lei più vicina, capiamo la sua condizione personale che sicuramente contribuisce alla comprensione del suo essere così inviperita, come fosse una Alice che invece di inseguire il Bianconiglio per capire come mai indossi panciotto e orologio lo volesse catturare per "ritrasformarlo" nel coniglio che dovrebbe essere.

Il microcosmo in cui queste esperienze si riversano è sapientemente costruito dall'autore grazie a un tratto semplice e pulito per enfatizzare al meglio il miscuglio tra reale e surreale, rendendo l'opera subito riconoscibile e intrigante, anche solo grazie al design di Chinami che, con le sue espressioni corrucciate e i conseguenti "tic" che ne derivano si presenta a suo modo irresistibile, spingendoci a volerle fare compagnia e sostenerla nell'indifferenza generale di chi non sembra condividere il suo interesse/affossamento per tali stramberie.

E proprio loro, i singolari individui fautori delle più assurde situazioni, accolgono quasi divertiti la sfida della ragazzina, intoccati dai suoi commenti o azioni nei loro confronti perché pienamente convinti e fiduciosi di ciò che fanno.

E forse, però, sta proprio in ciò l'aspetto che mi lascia non del tutto convinto del risultato complessivo dell'opera: la volontà dell'autore di espletare i significati dietro le azioni di questi individui, che appunto non avendo altro si affidano alla Stranezza, volendo contaminare apposta la realtà per trovare una qualche soluzione ai loro dilemmi o problemi.

Ma in tal modo, l'autore sembra voler far venire sempre meno il sottile mescelamento di Realtà ed Esagerazione che, in determinati episodi, lascia suggerire come una spiegazione non sia strettamente necessaria; a questa disamina prendono parte gli stessi personaggi coi loro dialoghi aperti in cui si confrontano tanto con lo "strano" quanto con loro stessi in relazione a esso o, più semplicemente, alle proprie vite.

Non a caso a un certo punto, senza fare troppi spoiler, un determinato personaggio rimarcherà come l'essere sé stessi comporti comunque il risultare diversi agli occhi degli altri, e se pensiamo che il tutto prende forma in una società da sempre ligia al conformismo assoluto come quella giapponese, allora diviene più chiaro come probabilmente l'intento dell'autore fosse quello di smuovere soprattutto i lettori del suo paese.

Ma rimango dell'idea che per esprimere ciò il dare una sorta di giustificazione all'aspetto più fantastico rimuova di molto il potenziale effettivo dell'opera, oltre alla marcata brevità di alcuni di essi che avrebbero giovato di una lunghezza un filo maggiore (pur mantenendosi nell'ottica del racconto breve, chiaramente).

Ad ogni modo tuttavia consiglio vivamente questo titolo che si conferma in sostanza un piccolo, grande racconto di formazione che riporta alla luce l'importanza delle contaminazioni più assurde nella vita, pur cercando di rimanere troppo cementato nella realtà per risultare completamente effettivo e peculiare come l'essenza che vorrebbe elogiare e (ri)affermare agli occhi di chi, ormai, non vuole neanche più provare a considerare la preziosità dell'insolito e dello strano, anche per mano propria.