“Non so bene il perché, ma questa città… è piena di tipi strani.”

Alzi la mano chi di voi si è sempre sentito più a proprio agio insieme a persone un po’ “fuori dalla norma”. La alzi, ora, chi si è sempre sentito “quello strano”, specialmente durante la prima adolescenza.
Bene. Chi di voi ha alzato la mano (e parliamone, siamo su AnimeClick, è probabile che siamo in tanti…!) è esattamente il tipo di lettore che potrebbe essere interessato a I Paesaggi di Chinami.
 

I Paesaggi di Chinami (Chinami no Fuukei) è un manga del 2007 nato dalla penna (e la matita) di Akiteru Nomoto, mangaka che a tutt’oggi ha pubblicato due sole opere in patria: una di queste è proprio Chinami, una piccola perla decisamente fuori dal mainstream proposta in Italia, non a caso, all’interno della collana Aiken di Bao Publishing.

Il volume, autoconclusivo, segue la protagonista Chinami nei suoi bizzarri incontri. Chinami è una bambina di undici anni, quell’età in cui tutto cambia, in cui le domande più varie e curiose tipiche dell’infanzia lasciano spazio a un certo cinismo, una “fretta” di essere grandi e maturi, di allontanarsi dal mondo della fantasia sfrenata tipico dei bambini e immergersi nella realtà tappandosi il naso. Ecco, Chinami non è da meno.
 

Fin da subito ci risulta ben chiaro come la bambina si senta inizialmente un po’ al di sopra degli altri personaggi con cui si interfaccia: la madre, unica figura genitoriale nella sua vita, non compare se non come voce fuori campo e viene prontamente zittita da una Chinami che sa benissimo di poter fare quello che vuole. E così quasi ogni altro personaggio, che sia un bambino o un adulto, riceve da Chinami un trattamento di curiosa sufficienza, come se la bambina volesse mettere le dovute distanze fra sé e “quegli strambi” che prontamente incontra.

Sì, perché il “talento” di Chinami è proprio questo: saper vedere quello che le persone attorno a lei inspiegabilmente non riescono a vedere, cioè le numerose stranezze degli abitanti della sua città. Proprio per questo, soprattutto nei primi capitoli, ci sembra che Chinami sia l’unica “normale” della città: come possono gli altri, sia i bambini che gli adulti, non stranirsi di fronte a tanta follia? Come può questa bambina essere l’unica a farsi domande? Quello che scopriamo procedendo nella lettura, tuttavia, è che è proprio questo a rendere Chinami tanto stramba quanto i suoi amati “svitati”, almeno agli occhi degli altri.
 

Sembra infatti che il manga sia sostenuto da una velata critica a un mondo troppo veloce e noncurante, forse definibile egoista: un mondo in cui è molto più comune schernire gli “strambi” di nascosto e da lontano invece che avvicinarsi a loro e scoprire il perché dietro alle loro azioni. Quand’ecco invece arrivare Chinami, che con la sua curiosità e spontaneità (malcelata da un fastidio chiaramente di facciata) arriverà a conoscere davvero gli svitati che popolano la città - e, così facendo, a conoscere se stessa.

Il manga si struttura quindi in capitoli ben distinti fra loro, in ognuno dei quali Chinami avrà a che fare con un personaggio e una storia diversi. Non tutti gli episodi risultano ugualmente in grado di catturare il lettore; tutti quanti, tuttavia, sono legati da un forse impercettibile senso dello scorrere del tempo. A un’analisi più attenta scopriamo infatti che l’opera segue Chinami durante un intero anno, con il passare delle stagioni scandito in modo definito: autunno, inverno, primavera, stagione delle piogge ed estate. Questo scorrere del tempo e delle stagioni non viene mai ostentato o dichiarato espressamente: lo troviamo infatti nei piccoli particolari, negli sfondi e nelle ambientazioni, in quei “paesaggi” in senso astratto che danno il titolo al manga. E così, senza farsi troppo notare, cambiano le stagioni, cambiano i paesaggi... e con essi, anche Chinami.
 

Non entro qui nei dettagli di ogni vicenda e lascio al lettore il piacere di scoprirle una per una; una piccola chicca a questo proposito, però, è costituita dalla stessa copertina del fumetto. A un primo sguardo forse eccessivamente semplice e di poco impatto, l’illustrazione di copertina nasconde in realtà un riferimento a ogni singolo capitolo. A voi quindi, una volta completata la lettura, il compito di riconoscerli tutti!

In definitiva, I Paesaggi di Chinami funge da piccolo romanzo di formazione e, per questo motivo, potrebbe essere particolarmente adatto come regalo a un bambino o un giovane adolescente (o a chi è particolarmente sognatore!).
 
Appena undicenne, Chinami impara senza neanche accorgersene una lezione a cui la maggior parte di noi arriva ben più tardi: essere aperti verso le stranezze degli alti ci permette di apprezzare anche le nostre, fino ad arrivare a capire che sono proprio queste ultime a renderci ciò che siamo. Chinami farà di più e, benché così piccola, trarrà da esse un sogno per il proprio futuro; a noi rimane l’invito, quantomai più chiaro, a fare delle nostre stranezze la nostra stessa forza.