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Il fine giustifica i mezzi
Ma se i mezzi, in fondo, fossero già il fine?


[la presente recensione è da intendersi complessiva dell’intera serie: 2 stagioni + film]

“The Quintessential Quintuplets” è un harem. E come harem è anche abbastanza classico.
Sarebbe bastato questo a farmi scadere il giudizio perchè, sono sincero, non amo il genere: trovo difficile immedesimarmi nella storia del classico protagonista loser, emarginato, che irrealisticamente passa da una vita vissuta interamente in solitaria, a una in cui viene improvvisamente assediato senza ragione da numerose strafighe, che non si sa come riesce a frequentare in parallelo, far innamorare e tenere in caldo indefinitamente, fino alla decisione finale.

Eppure rispetto a tanti altri devo dire che “The Quintessential Quintuplets” è fatto bene e l’ho seguito con piacere.
Merito in primis del concept iniziale che, infatti, riesce a dare un minimo di credibilità alla formazione dell’harem: le spasimanti sono infatti 5 gemelle e Futaro, il protagonista, le conosce proprio per via del suo essere un solitario secchione. Essendo lui il primo della scuola e loro delle emerite baka a rischio bocciatura, viene ingaggiato dal padre per fare da insegnante privato a tutte le sorelle. Questo semplice espediente rende naturale il fatto che lui abbia modo di conoscere e di frequentare assiduamente tutte e 5 le dee contemporaneamente.
Altro aspetto molto positivo è la caratterizzazione delle sorelle che sono gemelle solo di nascita mentre caratterialmente sono diversissime: si va dalla dolce e timida Miku alla tsundere e diretta Nino, dalla subdola Ichika alla gregaria Yotsuba. L’unica marginale e poco approfondita resta Itsuki.
Altrettanto variegato e ben strutturato è lo sviluppo sentimentale delle sorelle, ognuna delle quali segue una strada differente: c’è quella che si è innamorata subito, quella che inizialmente lo odiava ma poi una volta innamorata diventa un inarrestabile treno dell’amore in corsa, quella che l’ha fatto in sordina fuori dai riflettori, ecc.

Altro punto degno di nota è l’aspetto grafico: le gemelle Nakano sono bellissime, delle strafighe da infarto, e la loro avvenenza strabordante è sicuramente una delle componenti del successo di quest’opera. Certo, ci sarebbe da chiedersi come sia possibile che delle gnocche da paura come queste non abbiano nessuno spasimante che ronzi loro intorno: Futaro ha completamente campo libero, tanto che sembra essere il famoso ultimo uomo rimasto in vita sull’isola deserta popolata dalle Amazzoni (che vinsero battaglie grazie alla loro f*ga).
Ma al di la del fatto che i disegni sono molto belli, la serie ha un grosso problema di chara: le sorelle sono diversissime e immediatamente riconoscibili. Hanno capelli di lunghezza diversa, colore diverso e voci completamente diverse. Tralasciando le scene in cui si camuffano con le parrucche, è praticamente impossibile confonderle e questo rende ridicole al limite dell’imbarazzo tutte le (tante) scene in cui Futaro e altri personaggi le scambiano continuamente, una per un’altra, come se fossero indistinguibili. Cioè arriva Yotsuba che ha i capelli corti arancioni e la scambiano per Itsuki che ce li ha rossi e lunghi fino al culo. Non ha senso.
Immagino che quelle scene rendessero meglio nel manga, essendo in bianco e nero, ma qui nell’adattamento, con questo chara, sono di un nonsense che lascia spiazzati.

A parte questo, devo dire che tutto quello che riguarda le sorelle è stato ben studiato e curato, anche se talvolta la serie ha degli strani “salti” di trama che vanno a omettere scene importanti che però, a volte, vengono ripresi successivamente nella serie oppure negli special.

Il punto debole della serie è invece Futaro.
Benchè il gran visir dell’harem sia per certi versi anche ben caratterizzato, per quanto riguarda il lato romance è una specie di black box: non si sa assolutamente nulla di quello che prova. E’ circondato da 5 bellezze mozzafiato innamorate di lui, e di questa situazione a un certo punto diventa pure consapevole, eppure non fa assolutamente niente di niente con nessuna. Non lascia trasparire alcun sentimento, alcuna intenzione di fare un passo avanti e accettare le avances di una di loro. Non c’è progressione, non c’è tormento, come se non fosse interessato a nessuna.
Il motivo di tutto questo penso sia stato l’obiettivo primario dell’autore di mantenere a tutti i costi il riserbo su quale delle sorelle sarebbe stata scelta come sposa. Per carità, obiettivo raggiunto, perchè in effetti fino alla fine era impossibile capire chi sarebbe stata scelta, ma raggiunto a quale prezzo? Al prezzo di rendere emotivamente coartata tutta la storia.

In qualche modo la trama di “The Quintessential Quintuplets” è rimasta vittima di se stessa: per non darci alcun indizio sulla prescelta, è stata coperta totalmente l’evoluzione sentimentale del protagonista e così ci è stata, di fatto, sottratta la componente romance, riducendo la trama a una serie di battibecchi, dichiarazioni, strategie tra le varie sorelle che si accapigliavano per ottenere i favori dell’amato, senza però ottenere mai da lui la benchè minima reazione. Scenette divertenti, per carità, ma che sembravano sempre fini a se stesse, infrangendosi ogni volta contro un muro di gomma impenetrabile. Tanto che quando poi Futaro va a fare la sua scelta, essa sembra venuta fuori letteralmente dal nulla, anzichè essere il coronamento di un percorso, e dunque personalmente non mi ha emozionato per niente.
Fino alla fine, infatti, lui sembrava non avere preferenze: dice esplicitamente che gli piacciono tutte e 5 e poi che non sceglierà nessuna, e per come sono poi andate le cose è parso addirittura che la scelta gliel’abbiano suggerita casualmente i suoi compagni, con la domanda “quale delle 5 hai imparato a riconoscere per prima?”. Tutto qui.
Così ne sceglie una, ma onestamente non ho capito se sia davvero innamorato di lei.
Insomma, una cosa ultra deludente, indipendentemente dal fatto che la prescelta fosse o meno la gemella per cui tifavamo noi.
In fondo in una romcom non conta tanto la conclusione, conta il percorso e quello non ce lo hanno fatto vivere appieno.

Resta comunque una serie piacevole, divertente, molto leggera, di quelle da vedere a cervello spento.
E a volte, si, questo è sufficiente.