Recensione
Kanon
7.0/10
Chiho Saito è un artista ancora in attività, d’altronde ha solo 11 anni più di me (ha 58 anni), e anche se ha debuttato solo a 18 anni continua a lavorare senza sosta.
Per uno che vede le tavole che dipinge oggi (veramente belle) il tratto di un’opera come Kanon non può che sembrare immaturo ma era in linea con quello di molti shojo di quel periodo storico.
Qualcuno di voi può ribattere che è un josei, ma la sostanza non cambia.
Il tratto della Saito è molto simile in questo josei a Utena, la fillette revollutionaire, che inizia a pubblicare l’anno dopo: le trame invece divergono tantissimo e devo dire che in Utena il gruppo Be-papas alla sceneggiatura rovina i disegni dell’autrice. La storia non ingrana e tutte le elucubrazioni vendute dai giornali all’epoca erano dirette a giornalisti (giapponesi) e esperti del fumetto (anche italiani) per vendere un prodotto mediocre.
Cercherò di non spoilerare ma ho trovato molto più interessante questo Kanon dove ad una partenza semplice e abbastanza classica, un musicista va in Mongolia e trova Kanon che suona divinamente il violino, la madre della ragazza muore rivelandole che suo padre e vivo e dunque deve dirigersi in Giappone per rintracciarlo… ho trovato che il ritmo era incalzante, in pochi volumi con un’abilità di sintesi che non depauperava la narrazione la Saito ha messo in scena situazioni molto ben fatte.. purtroppo ho iniziato a storcere il naso al quinto volume. Diciamo che l’autrice ha messo in scena una situazione molto comune nelle corti dei faraoni (si so che non è facile capire di che parlo, la questa situazione non era un tabù per il faraone in carica…) e che comunque non mi infastidisce quanto mi ha infastidito in Andromeda Galassia Perduta il rapporto particolare fra fratello e sorella, si anche qui succede qualcosa di simile anche se i ruoli sono coperti da personaggi con una diversa relazione…
Comunque spero abbiate capito a quale misfatto mi riferisco.
Dopo il fattaccio l’opera dura un solo volume ma… come finale non mi ha convinto. Certo era l’unica soluzione logica perché eravamo in un campo minato e forse non si poteva gestire altrimenti ma io ho trovato il tutto molto raffazzonato: la Saito si era spinata oltre, facendo uno sviluppo indesiderato e ha dovuto correre ai ripari.
La corsa è finità e io non mi sento di date più di un sette a questo manga.
Per quanto riguarda l’edizione della Star era quella tipica di quegli anni della gestione Bovini/Kappa Boys, carta povera, niente sovra copertina, errori di battitura (compreso il 1 di 8 in bella vista quando la serie è di solo sei volumi…), tavole lette capovolte all’occidentale… ma il prezzo era onesto rispetto a quel che vediamo adesso che ti propongono volumi che sono oggetti del desiderio ma a prezzi da ladri!
Per uno che vede le tavole che dipinge oggi (veramente belle) il tratto di un’opera come Kanon non può che sembrare immaturo ma era in linea con quello di molti shojo di quel periodo storico.
Qualcuno di voi può ribattere che è un josei, ma la sostanza non cambia.
Il tratto della Saito è molto simile in questo josei a Utena, la fillette revollutionaire, che inizia a pubblicare l’anno dopo: le trame invece divergono tantissimo e devo dire che in Utena il gruppo Be-papas alla sceneggiatura rovina i disegni dell’autrice. La storia non ingrana e tutte le elucubrazioni vendute dai giornali all’epoca erano dirette a giornalisti (giapponesi) e esperti del fumetto (anche italiani) per vendere un prodotto mediocre.
Cercherò di non spoilerare ma ho trovato molto più interessante questo Kanon dove ad una partenza semplice e abbastanza classica, un musicista va in Mongolia e trova Kanon che suona divinamente il violino, la madre della ragazza muore rivelandole che suo padre e vivo e dunque deve dirigersi in Giappone per rintracciarlo… ho trovato che il ritmo era incalzante, in pochi volumi con un’abilità di sintesi che non depauperava la narrazione la Saito ha messo in scena situazioni molto ben fatte.. purtroppo ho iniziato a storcere il naso al quinto volume. Diciamo che l’autrice ha messo in scena una situazione molto comune nelle corti dei faraoni (si so che non è facile capire di che parlo, la questa situazione non era un tabù per il faraone in carica…) e che comunque non mi infastidisce quanto mi ha infastidito in Andromeda Galassia Perduta il rapporto particolare fra fratello e sorella, si anche qui succede qualcosa di simile anche se i ruoli sono coperti da personaggi con una diversa relazione…
Comunque spero abbiate capito a quale misfatto mi riferisco.
Dopo il fattaccio l’opera dura un solo volume ma… come finale non mi ha convinto. Certo era l’unica soluzione logica perché eravamo in un campo minato e forse non si poteva gestire altrimenti ma io ho trovato il tutto molto raffazzonato: la Saito si era spinata oltre, facendo uno sviluppo indesiderato e ha dovuto correre ai ripari.
La corsa è finità e io non mi sento di date più di un sette a questo manga.
Per quanto riguarda l’edizione della Star era quella tipica di quegli anni della gestione Bovini/Kappa Boys, carta povera, niente sovra copertina, errori di battitura (compreso il 1 di 8 in bella vista quando la serie è di solo sei volumi…), tavole lette capovolte all’occidentale… ma il prezzo era onesto rispetto a quel che vediamo adesso che ti propongono volumi che sono oggetti del desiderio ma a prezzi da ladri!