Recensione
Mahōka Kōkō no Rettōsei
5.5/10
"I don't believe in magic usually, usually" (The Blue Stones da "Magic" - album "Black Holes" - 2015)
Ho scoperto questa serie osservando la classifica sul sito di AnimeClick.it dell'inizio del mese di luglio delle light novel più lette in Giappone: così, andando a cercare tra le opere derivate da "Mahōka Kōkō no Rettōsei" del 2008, ho appurato che dalla serie di novel di Tsutomu Satō sono stati tratti molti manga e anime. Incuriosito da questo successo, ho iniziato dalla prima serie di "Mahōka Kōkō no Rettōsei" ("The Irregular at Magic High School" - ridotto in "Mahouka") del 2014, composta di ben ventisei episodi e prodotta dallo studio Madhouse.
Già dalla visione di questa prima serie si intuisce che le premesse iniziali su cui si basa l'opera cambiano e mutano, snaturando in negativo la natura della storia.
Alludo al tema della discriminazione: l'ambientazione in un futuro prossimo (anno 2094-2095), in cui la Terra non ha la conformazione geopolitica di oggi e in cui tra gli umani "normali" ne esistono alcuni dotati di particolari poteri "magici" che possono essere utilizzati in guerra tra le varie Nazioni, al pari delle armi di distruzione di massa, quali le armi nucleari o quelle chimico/batteriologiche, determina anche una suddivisione in categorie degli esseri umani che ha come corollario la divisione per specializzazione, che poi si tramuta in discriminazione, e quindi conflitto tra umani magici e non. Anche all'interno dei soggetti "eletti" si valutano le capacità magiche, e l'educazione è differenziata tra coloro che raggiungono certi standard e quelli che non riescono.
Ed è su questa seconda "discriminazione" che si ha l'incipit della sceneggiatura: i protagonisti, Tatsuya e Miyuki (solo in apparenza fratelli e con un rapporto piuttosto forte al limite del morboso, soprattutto da parte della sorella Miyuki), frequentano una scuola per maghi, e il primo è collocato nella classe in fascia 2 (quella per i non particolarmente dotati) e la seconda in fascia 1 (quella degli "eletti"). Il primo arco è dedicato proprio all'inserimento dei due fratelli della rinomata scuola (definito primo liceo, dei nove speciali esistenti in Giappone), in cui lui diventa oggetto di discriminazione dei compagni di fascia 1.
Ma ben presto e progressivamente si scoprirà la verità sulla vera natura di Tatsuya, che fa dell'understatement il suo credo, per non apparire per quello che è: un soldato di alto grado capace di utilizzare la magia a scopo bellico da "ultimate weapon", praticamente quasi imbattibile nel combattimento, anche corpo a corpo, e capace di annientare chiunque e qualsiasi cosa.
Questa caratteristica, unita al fatto che non si scompone davanti a nulla e risulta praticamente refrattario ad ogni suggestione amorosa che il gentil sesso gli riserva per il suo modo risoluto "da uomo che non deve chiedere mai" (sigh!), lo fa assomigliare a una sorta di Terminator con l'espressività di un ferro da stiro. L'unica persona che riesce un po' a tenerlo a bada e a condizionarlo è proprio la sorella Miyuki, con la quale ha una relazione piuttosto forte (attenzione, non intima, sebbene almeno all'inizio non vengono risparmiate allo spettatore alcune scene in cui lei lo irretisce anche sessualmente, e arrossisce ogniqualvolta gli chiede un parere su come è vestita).
Nei tre archi narrativi che i ventisei episodi narrano, come ho già anticipato, il tema della discriminazione viene meno quasi completamente: tutti gli aspiranti maghi osservano con la dovuta deferenza Tatsuya e la sorella per come riescono a dimostrare la loro forza, che per il primo si potrebbe definire "onnipotenza", tanto è vero che più volte ho avuto la sensazione di vedere un'altra serie anime, "Eminence in Shadow", dove il protagonista "over powered" soggioga tutto e tutti prima con la sua capacità di analisi (non a caso Tatsuya è definito "mago stratega") e poi con i suoi illimitati poteri, tanto da rendere inutile e privo di mordente qualsiasi combattimento in cui è coinvolto, tanto la sua superiorità è schiacciante, fino alla capacità di resuscitare i morti...
Se aggiungiamo una sceneggiatura discontinua, la scarsa tridimensionalità dei personaggi, inclusi i due protagonisti, e molto aspetti non spiegati adeguatamente o lasciati all'intuito dello spettatore, tra cui i famigerati poteri "magici" che sono trattati con un approccio pseudoscientifico e non di favola (si parla spesso di CAD, dispositivi elettronici dalle svariate fogge per attivare i poteri magici), ma senza una vera spiegazione logica, "Mahouka" a mio avviso tende a deludere progressivamente lo spettatore per come tratta le vicende.
Reputo un po' insulsi i due archi narrativi dei giochi interscolastici tra i nove licei magici e quello del combattimento a Yokohama. In entrambi si introduce il tema di movimenti definiti "terroristici" di "umanisti" (persone normali non dotate di particolari poteri che avversano i maghi), che vogliono uccidere i cosiddetti maghi per i loro pericolosi poteri, passando per i cosiddetti villain, perché vogliono riportare l'umanità al loro status iniziale.
Ma vedere dei liceali combattere e uccidere per ragion di stato per il mantenimento dell'ordine pubblico è francamente eccessivo, soprattutto per la naturalezza con cui lo fanno e per la superficialità, o meglio, l'aridità emotiva e la mancanza di coinvolgimento con cui affrontano le missioni.
Di certo, a livello tecnico "Mahouka" sembra disegnato e animato bene rispetto ad altre opere coeve, con un chara design particolare e un po' piatto, con colori troppo chiari e con un'OST un po' anonima e non particolarmente coinvolgente.
"Mahouka" è un anime difficilmente catalogabile per genere: sembra un anime commedia scolastica sulla magia, per virare sul genere bellico e anche un po' mistery. Di per sé, parte da delle premesse interessanti, che tuttavia sono sviluppate con troppa fretta e inverosimiglianza, e che, alla lunga, possono deludere gli spettatori un po' esigenti. Peccato.
Ho scoperto questa serie osservando la classifica sul sito di AnimeClick.it dell'inizio del mese di luglio delle light novel più lette in Giappone: così, andando a cercare tra le opere derivate da "Mahōka Kōkō no Rettōsei" del 2008, ho appurato che dalla serie di novel di Tsutomu Satō sono stati tratti molti manga e anime. Incuriosito da questo successo, ho iniziato dalla prima serie di "Mahōka Kōkō no Rettōsei" ("The Irregular at Magic High School" - ridotto in "Mahouka") del 2014, composta di ben ventisei episodi e prodotta dallo studio Madhouse.
Già dalla visione di questa prima serie si intuisce che le premesse iniziali su cui si basa l'opera cambiano e mutano, snaturando in negativo la natura della storia.
Alludo al tema della discriminazione: l'ambientazione in un futuro prossimo (anno 2094-2095), in cui la Terra non ha la conformazione geopolitica di oggi e in cui tra gli umani "normali" ne esistono alcuni dotati di particolari poteri "magici" che possono essere utilizzati in guerra tra le varie Nazioni, al pari delle armi di distruzione di massa, quali le armi nucleari o quelle chimico/batteriologiche, determina anche una suddivisione in categorie degli esseri umani che ha come corollario la divisione per specializzazione, che poi si tramuta in discriminazione, e quindi conflitto tra umani magici e non. Anche all'interno dei soggetti "eletti" si valutano le capacità magiche, e l'educazione è differenziata tra coloro che raggiungono certi standard e quelli che non riescono.
Ed è su questa seconda "discriminazione" che si ha l'incipit della sceneggiatura: i protagonisti, Tatsuya e Miyuki (solo in apparenza fratelli e con un rapporto piuttosto forte al limite del morboso, soprattutto da parte della sorella Miyuki), frequentano una scuola per maghi, e il primo è collocato nella classe in fascia 2 (quella per i non particolarmente dotati) e la seconda in fascia 1 (quella degli "eletti"). Il primo arco è dedicato proprio all'inserimento dei due fratelli della rinomata scuola (definito primo liceo, dei nove speciali esistenti in Giappone), in cui lui diventa oggetto di discriminazione dei compagni di fascia 1.
Ma ben presto e progressivamente si scoprirà la verità sulla vera natura di Tatsuya, che fa dell'understatement il suo credo, per non apparire per quello che è: un soldato di alto grado capace di utilizzare la magia a scopo bellico da "ultimate weapon", praticamente quasi imbattibile nel combattimento, anche corpo a corpo, e capace di annientare chiunque e qualsiasi cosa.
Questa caratteristica, unita al fatto che non si scompone davanti a nulla e risulta praticamente refrattario ad ogni suggestione amorosa che il gentil sesso gli riserva per il suo modo risoluto "da uomo che non deve chiedere mai" (sigh!), lo fa assomigliare a una sorta di Terminator con l'espressività di un ferro da stiro. L'unica persona che riesce un po' a tenerlo a bada e a condizionarlo è proprio la sorella Miyuki, con la quale ha una relazione piuttosto forte (attenzione, non intima, sebbene almeno all'inizio non vengono risparmiate allo spettatore alcune scene in cui lei lo irretisce anche sessualmente, e arrossisce ogniqualvolta gli chiede un parere su come è vestita).
Nei tre archi narrativi che i ventisei episodi narrano, come ho già anticipato, il tema della discriminazione viene meno quasi completamente: tutti gli aspiranti maghi osservano con la dovuta deferenza Tatsuya e la sorella per come riescono a dimostrare la loro forza, che per il primo si potrebbe definire "onnipotenza", tanto è vero che più volte ho avuto la sensazione di vedere un'altra serie anime, "Eminence in Shadow", dove il protagonista "over powered" soggioga tutto e tutti prima con la sua capacità di analisi (non a caso Tatsuya è definito "mago stratega") e poi con i suoi illimitati poteri, tanto da rendere inutile e privo di mordente qualsiasi combattimento in cui è coinvolto, tanto la sua superiorità è schiacciante, fino alla capacità di resuscitare i morti...
Se aggiungiamo una sceneggiatura discontinua, la scarsa tridimensionalità dei personaggi, inclusi i due protagonisti, e molto aspetti non spiegati adeguatamente o lasciati all'intuito dello spettatore, tra cui i famigerati poteri "magici" che sono trattati con un approccio pseudoscientifico e non di favola (si parla spesso di CAD, dispositivi elettronici dalle svariate fogge per attivare i poteri magici), ma senza una vera spiegazione logica, "Mahouka" a mio avviso tende a deludere progressivamente lo spettatore per come tratta le vicende.
Reputo un po' insulsi i due archi narrativi dei giochi interscolastici tra i nove licei magici e quello del combattimento a Yokohama. In entrambi si introduce il tema di movimenti definiti "terroristici" di "umanisti" (persone normali non dotate di particolari poteri che avversano i maghi), che vogliono uccidere i cosiddetti maghi per i loro pericolosi poteri, passando per i cosiddetti villain, perché vogliono riportare l'umanità al loro status iniziale.
Ma vedere dei liceali combattere e uccidere per ragion di stato per il mantenimento dell'ordine pubblico è francamente eccessivo, soprattutto per la naturalezza con cui lo fanno e per la superficialità, o meglio, l'aridità emotiva e la mancanza di coinvolgimento con cui affrontano le missioni.
Di certo, a livello tecnico "Mahouka" sembra disegnato e animato bene rispetto ad altre opere coeve, con un chara design particolare e un po' piatto, con colori troppo chiari e con un'OST un po' anonima e non particolarmente coinvolgente.
"Mahouka" è un anime difficilmente catalogabile per genere: sembra un anime commedia scolastica sulla magia, per virare sul genere bellico e anche un po' mistery. Di per sé, parte da delle premesse interessanti, che tuttavia sono sviluppate con troppa fretta e inverosimiglianza, e che, alla lunga, possono deludere gli spettatori un po' esigenti. Peccato.
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