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“Home sweet home!” è una serie composta da quattro volumi, ad opera di Yu, di genere prevalentemente slice of life e mistery, con sprazzi di fantascienza, edita per l’Italia da Planet Manga.

La storia ci presenta un mondo distopico, totalmente equiparabile al nostro, se non fosse che il mondo è in guerra con nemici avvolti nel mistero.
Il tutto viene raccontato attraverso gli occhi e le menti di semplici ragazzini, che scoprono a loro modo, giorno dopo giorno, cosa vuol dire la guerra.
Fortunosamente essendo abitanti dell’isola di Aoshima, i nostri giovani protagonisti sono riusciti ad evitare l’epicentro del conflitto e ad risparmiarsi recrudescenze o effetti diretti dello scontro.
Tale circostanza cambia all’inizio del racconto, in cui a turno ogni Venerdì, una coppia di studenti sarà inviata a combattere, nonostante la loro tenera età.

Il tutto sarà lambito dai problemi che una guerra provoca sulla popolazione civile, cioè la mancanza di comunicazione con i propri cari al fronte, i viveri che iniziano a scarseggiare e la frustrazione e paranoia crescente che viene a nascere quando ci si sente in trappola, e che genererà l’irriducibile chiodo fisso “e se fossi io il prossimo?”, che danno un di più al racconto.

Il punto forte di questa storia è al contempo il suo punto debole, cioè il ritmo della storia, che risulterà altalenante e discontinuo.
La parte più coinvolgente riguarderà l’incedere senza sosta di questa chiamata alle armi, dei vari compagni di classe, che crea una suspence crescente, un’angoscia che pervaderà e appesterà l’aria che i nostri protagonisti dovranno respirare, senza sapere perché combattono, contro chi e a quale scopo; tale circostanza accompagnerà il lettore, che insieme ai principali comprimari, cercheranno di dirimere i dubbi su questa logorante guerra.
Tale punto di forza viene smorzato dal tentativo di caratterizzare i personaggi, o il rendere il tutto ancora più toccante, con momenti di vita quotidiana, mostrando scene di convivialità che ho vissuto come estranee e estemporanee, o tramite flashback e incisi, che rallentano il ritmo e danno poco all’economia generale dell’opera, il culmine di tale decelerazione è il contorno dato dai crucci amorosi tra i vari personaggi, che man mano acquisirà sempre più rilevanza e spazio nella storia, togliendo importanza alla trama principale, rendendola quasi di sottofondo.

La caratterizzazione dei personaggi l’ho trovata abbastanza sottotono, gioco forza visto il gran numero di studenti che frequentavano la scuola, e i pochi adulti che ricoprono ruoli secondari nella cittadinanza.
Gran parte del cast servirà per promuovere la trama, dove ogni studente rappresenta uno stereotipo vivente rispetto al tema della guerra, e al modo in cui ognuno la può vivere, oltre a tale ruolo, gli adulti avranno l’incombenza di dover rivestire vari argomenti riguardanti il ruolo di potere, o l’addetto al rifornimento di viveri, e dovendo servire solamente a tale scopo, non introdurranno mai una loro vera e propria caratterizzazione.
Infine i protagonisti, insieme ad alcuni personaggi privilegiati, saranno utilizzati per imbastire la sottotrama dell’amore adolescenziale, e con tale mezzo cercare di svilupparli e caratterizzarli, purtroppo tale ruolo non gli permetterà di brillare, e anzi non farà altro che far mostrare il fianco rispetto a tale situazione di terribile bidimensionalità, rendendoli molto fini a se stessi, a volte forzati e contraddittori.

Il tratto dell’autrice sarà molto carino, delicato e dolce, fatto che sarà molto in contrasto con il tema generale della storia, e che corroborerà questo senso di tensione, dato dal vedere i segni di una guerra, anche se nelle retrovie, rappresentato in maniera così melliflua e dolciastra.
La bravura dell’autrice è il mostrare lo stridore che chiunque proverebbe, al solo pensiero che dei ragazzi in tenera età, siano costretti a buttar via la loro vita, riuscendo a rappresentare con candore e dolcezza, alcuni momenti che fanno stringere il cuore.

L’edizione sarà senza infamia e senza lode, non disporrà né di pagine a colori, né di sovracoperta, i volumi saranno ben sfogliabili e leggeri, ma la carta risulterà di un grigio topo e tradiranno più di qualche trasparenza.
Carini alcuni approfondimenti riguardanti le ricette rappresentati nel volume, che faranno da ricettario di guerra.

In conclusione “Home, sweet home!” è una serie breve con una buona idea di fondo e che riesce a condensare in quattro volumi quello che voleva raccontare, purtroppo in parte sprecando quanto di buono aveva presentato, con un finale inverosimile e abbozzato, ma per lo meno con un finale.