Recensione
Slam Dunk
6.5/10
Recensione di Irene Tempesta
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Per me "Slam Dunk" ha molte carenze, nonostante i pregi e la fama internazionale.
Se si cerca un manga sportivo leggero, scorrevole, ma soprattutto divertente allora "Slam Dunk" fa per voi.
Principalmente creato per far ridere, ma che punta i riflettori sulle regole del Basket, facendotelo conoscere nel dettaglio, bilanciando le spiegazioni in modo che non siano pesanti, lo sport si impara pian piano insieme al protagonista che parte appunto dalle fondamenta, per ritrovarsi sempre più visceralmente appassionato.
Nonostante i disegni bellissimi, che diventano spettacolari col proseguo dei numeri, questo manga non è esente da difetti: non vi è nessuna introspezione psicologica dei personaggi, sono tutti un po' abbozzati caratterialmente, senza approfondimenti se non quelli relativi ai loro ruoli di giocatori, si ma.... e poi??
Nessun personaggio ha un passato interessante o legami con altre persone al di fuori della squadra, a parte Hanamichi con la sua band di attaccabrighe, ma se scavo un po', scopro che non si sa davvero nulla dei suoi amici, sono semplicemente abbozzati caratterialmente ... e nulla più. Fortemente stereotipati.
Famiglia dei protagonisti? non pervenuta, inesistente! tutti sembrano vivere in una bolla ovattata, dove esistono solo gli allenamenti, le partite e di tanto in tanto le risse, questo è secondo me il difetto di "Slam Dunk"!
Parliamo di una trama molto semplice in fin dei conti, non particolarmente coinvolgente a livello emotivo: adolescenti che giocano a basket con passione, tra risse e scene comiche. Punto.
Ho letto altri manga sportivi, come "Rocky Joe" oppure "Forza Genki" o anche "The Climber", e ognuno di questi sapeva mostrare anche un altro, profondo mondo al di fuori della vita sportiva, vi era una intensa esperienza di vita, positiva o negativa che fosse, amori, amicizie, famiglie, che donava un bellissimo bilanciamento narrativo, per me ciò è stato fondamentale perché permette di non annoiarsi, in "Slam Dunk" tutto questo non c'è... portando a un senso di fastidiosa ripetitività.
Il protagonista Hanamichi Sakuragi ha innumerevoli difetti: è molto irascibile, litigioso, aggressivo, permaloso, vanitoso, terribilmente megalomane, egocentrico, impaziente, indisciplinato, estremamente infantile, capriccioso e spesso con atteggiamenti da vero demente! Funziona perché l'autore lo mette spesso in condizioni che lo mettono nel ridicolo, e questo crea inevitabilmente umorismo, gag comiche a non finire e devo dire che è stato divertente, ma scavando nel fondo della trama, a parte la sua crescita agonistica come cestista, nulla di più.
Anche gli altri personaggi sono enormemente stereotipati: il bel Kaede Rukawa, osannato dalle ragazze, eterno rivale di Sakuragi, di poche parole e grande talento che non fa altro che battibeccare con Hanamichi... e nulla più; il fratello di Haruko, Akagi, che è un bestione grande e grosso, il personaggio più giudizioso del manga, ma a parte questo, non ha altre caratteristiche; Miyagi, il più basso del gruppo, ma molto talentuoso, da sempre innamorato di Ayako, ma anche qui... nulla più; e infine Mitzui, che ha avuto un passato da teppista, ma che torna a giocare spinto dalla sua grande passione per la pallacanestro e la stima profonda per l'allenatore, a parte questo... nulla di più.
L'autore sa creare la giusta suspense nella parte sportiva, ma le vicende scorrono ripetitive: finita una partita, una breve pausa e ne comincia subito un'altra. Più il manga prosegue, e più si nota una certa ripetitività anche nello stile di disegno: un tripudio di immagini in primo piano dei cestisti durante le partite, delineati nei minimi dettagli, a volte quasi in modo sensuale, col loro sudore, con lo sguardo concentrato.
Le vicende sono tutte e solo incentrate sulle partite e le regole del gioco, dopo un po' trovo che tutta questa ripetitività stanchi. Si focalizza troppo sull'aspetto sportivo agonistico, tralasciando la profondità umana dei personaggi che sembrano in sostanza marionette senz'anima manovrate dalle mani dell'autore, che però devo dire ha saputo recuperare sotto questo aspetto nelle sue opere successive, "Real" soprattutto, che infatti mi è piaciuto molto di più rispetto a "Slam Dunk" e ho recensito qui insieme a un altro bellissimo suo manga "Vagabond". "Slam Dunk" va detto, uscì nel 1990, ed è il più famoso di Takehiko Inoue. In Giappone ha fatto cifre da capogiro, e anche qui in Italia ha avuto un buon successo, grazie alla versione animata su 7Gold ed MTV anni fa.
I disegni sono davvero notevoli: Takehiko Inoue già dalle prime armi si rivela un ottimo disegnatore (era assistente di Tsukasa Hojo e si vede!), molto meticoloso nell'anatomia, una cura maniacale dei dettagli con l'avanzare dei volumi, controbilanciati nella parte comica con uno stile caricaturale e stilizzato assolutamente conforme, i giocatori vengono minuziosamente rifiniti in ogni inquadratura. Si scoprirà poi essere un artista di altissimo livello soprattutto con "Vagabond" e "Real".
Ho letto gratuitamente con le biblioteche l'ultima serie composta da 20 volumi: ottima qualità e bellissime copertine, anche se purtroppo mancano le pagine a colori ove previsto.
Il mio voto va appena oltre la sufficienza perché è la trama a non essere sufficientemente interessante. C'è chi lo definisce capolavoro, ma non sono d'accordo.
Lo consiglio a chi ama i manga che parlano di sport e cerca una lettura molto leggera e divertente. Ma nulla di più.
Se si cerca un manga sportivo leggero, scorrevole, ma soprattutto divertente allora "Slam Dunk" fa per voi.
Principalmente creato per far ridere, ma che punta i riflettori sulle regole del Basket, facendotelo conoscere nel dettaglio, bilanciando le spiegazioni in modo che non siano pesanti, lo sport si impara pian piano insieme al protagonista che parte appunto dalle fondamenta, per ritrovarsi sempre più visceralmente appassionato.
Nonostante i disegni bellissimi, che diventano spettacolari col proseguo dei numeri, questo manga non è esente da difetti: non vi è nessuna introspezione psicologica dei personaggi, sono tutti un po' abbozzati caratterialmente, senza approfondimenti se non quelli relativi ai loro ruoli di giocatori, si ma.... e poi??
Nessun personaggio ha un passato interessante o legami con altre persone al di fuori della squadra, a parte Hanamichi con la sua band di attaccabrighe, ma se scavo un po', scopro che non si sa davvero nulla dei suoi amici, sono semplicemente abbozzati caratterialmente ... e nulla più. Fortemente stereotipati.
Famiglia dei protagonisti? non pervenuta, inesistente! tutti sembrano vivere in una bolla ovattata, dove esistono solo gli allenamenti, le partite e di tanto in tanto le risse, questo è secondo me il difetto di "Slam Dunk"!
Parliamo di una trama molto semplice in fin dei conti, non particolarmente coinvolgente a livello emotivo: adolescenti che giocano a basket con passione, tra risse e scene comiche. Punto.
Ho letto altri manga sportivi, come "Rocky Joe" oppure "Forza Genki" o anche "The Climber", e ognuno di questi sapeva mostrare anche un altro, profondo mondo al di fuori della vita sportiva, vi era una intensa esperienza di vita, positiva o negativa che fosse, amori, amicizie, famiglie, che donava un bellissimo bilanciamento narrativo, per me ciò è stato fondamentale perché permette di non annoiarsi, in "Slam Dunk" tutto questo non c'è... portando a un senso di fastidiosa ripetitività.
Il protagonista Hanamichi Sakuragi ha innumerevoli difetti: è molto irascibile, litigioso, aggressivo, permaloso, vanitoso, terribilmente megalomane, egocentrico, impaziente, indisciplinato, estremamente infantile, capriccioso e spesso con atteggiamenti da vero demente! Funziona perché l'autore lo mette spesso in condizioni che lo mettono nel ridicolo, e questo crea inevitabilmente umorismo, gag comiche a non finire e devo dire che è stato divertente, ma scavando nel fondo della trama, a parte la sua crescita agonistica come cestista, nulla di più.
Anche gli altri personaggi sono enormemente stereotipati: il bel Kaede Rukawa, osannato dalle ragazze, eterno rivale di Sakuragi, di poche parole e grande talento che non fa altro che battibeccare con Hanamichi... e nulla più; il fratello di Haruko, Akagi, che è un bestione grande e grosso, il personaggio più giudizioso del manga, ma a parte questo, non ha altre caratteristiche; Miyagi, il più basso del gruppo, ma molto talentuoso, da sempre innamorato di Ayako, ma anche qui... nulla più; e infine Mitzui, che ha avuto un passato da teppista, ma che torna a giocare spinto dalla sua grande passione per la pallacanestro e la stima profonda per l'allenatore, a parte questo... nulla di più.
L'autore sa creare la giusta suspense nella parte sportiva, ma le vicende scorrono ripetitive: finita una partita, una breve pausa e ne comincia subito un'altra. Più il manga prosegue, e più si nota una certa ripetitività anche nello stile di disegno: un tripudio di immagini in primo piano dei cestisti durante le partite, delineati nei minimi dettagli, a volte quasi in modo sensuale, col loro sudore, con lo sguardo concentrato.
Le vicende sono tutte e solo incentrate sulle partite e le regole del gioco, dopo un po' trovo che tutta questa ripetitività stanchi. Si focalizza troppo sull'aspetto sportivo agonistico, tralasciando la profondità umana dei personaggi che sembrano in sostanza marionette senz'anima manovrate dalle mani dell'autore, che però devo dire ha saputo recuperare sotto questo aspetto nelle sue opere successive, "Real" soprattutto, che infatti mi è piaciuto molto di più rispetto a "Slam Dunk" e ho recensito qui insieme a un altro bellissimo suo manga "Vagabond". "Slam Dunk" va detto, uscì nel 1990, ed è il più famoso di Takehiko Inoue. In Giappone ha fatto cifre da capogiro, e anche qui in Italia ha avuto un buon successo, grazie alla versione animata su 7Gold ed MTV anni fa.
I disegni sono davvero notevoli: Takehiko Inoue già dalle prime armi si rivela un ottimo disegnatore (era assistente di Tsukasa Hojo e si vede!), molto meticoloso nell'anatomia, una cura maniacale dei dettagli con l'avanzare dei volumi, controbilanciati nella parte comica con uno stile caricaturale e stilizzato assolutamente conforme, i giocatori vengono minuziosamente rifiniti in ogni inquadratura. Si scoprirà poi essere un artista di altissimo livello soprattutto con "Vagabond" e "Real".
Ho letto gratuitamente con le biblioteche l'ultima serie composta da 20 volumi: ottima qualità e bellissime copertine, anche se purtroppo mancano le pagine a colori ove previsto.
Il mio voto va appena oltre la sufficienza perché è la trama a non essere sufficientemente interessante. C'è chi lo definisce capolavoro, ma non sono d'accordo.
Lo consiglio a chi ama i manga che parlano di sport e cerca una lettura molto leggera e divertente. Ma nulla di più.
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