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Vedendolo nel catalogo Crunchyroll, ho voluto riprendere in mano una delle mie storie mecha preferite: si tratta di quello che conoscevo solo come terzo capitolo della saga “Robotech”; ovvero “Mospeada”.

“Robotech” non mi è mai andato troppo a genio, e diversamente dagli altri l’ho sempre considerato un’opera in tre atti in crescendo. Quindi, di fatto, la parte che meno mi piaceva è “Macross”, che è invece considerata un mito in Giappone e per molti otaku sparsi per il mondo.
Le canzoni pop di Yellow sono molto più orecchiabili di quelle di Lynn Minmay, anche se non mi piaceva il fatto che il giovane si travestisse da donna. Non ho mai amato a livello di massima i travestiti o i transessuali, ma Yellow ha forse rappresentato una svolta al modo di interpretarli: prima di allora l’effeminatezza negli uomini andava a braccetto con la malvagità: un esempio è Kamen Kamen di “Bryger”. Yellow, comunque, quando non si finge donna per sfuggire agli Inbit e sfruttare il pubblico dei suoi ammiratori, è maschio: mi è piaciuto quando nel finale può rivelare la sua natura, e canta non più con voce femminile ma con timbro maschile le sue canzoni con il pubblico festante.
Altro personaggio che ho molto apprezzato è Ray. Comunque, nessuno dei sei personaggi principali mi è spiaciuto: nemmeno Mint, una bambina di undici/dodici anni col chiodo fisso dello sposarsi con un bel ragazzo possidente... alla sua età ha già deciso di sistemarsi bene!

Come dicevo, la serie è godibile e ci sono varie riflessioni da fare: gli Inbit sono arrivati da un pianeta morente e hanno salvato l’ambiente terrestre dall’uomo. Agli umani ciò non interessa, ma gli alieni lottano con essi solo perché si sentono minacciati dai Terrestri. Gli uomini dello spazio negli ultimi episodi sono decisi a sconfiggere gli alieni, anche distruggendo il pianeta. La guerra ha le sue regole e distrugge tutto.

Per quanto riguarda le criticità, ho trovato che molti episodi, pur non essendo fuori luogo nel rappresentare il viaggio dei nostri eroi dal Sud al Nord America, lasciavano a desiderare come ambientazione: si trattava di stupire a tutti i costi. Il peggiore in questo senso è l’episodio 13, in cui Ray sogna una strana storia di cui non voglio svelare niente, ma che a me è parsa assurda: puro intrattenimento senza capo né coda.

Insomma, la serie si fa vedere ancora dopo quaranta anni, ma è tutt’altro che un capolavoro. Sette.