logo AnimeClick.it

9.0/10
-

L’esistenza umana la immagino come un segmento che, come ci insegnano a scuola, inizia in un punto A e finisce in un punto B. Nella mia idea, però, non presenta un’omogeneità assoluta, bensì alcune oscillazioni, ovvero i momenti topici della vita di ogni uomo, quelli in cui il termometro delle emozioni – sia positive che negative – raggiunge i suoi picchi più alti. Tali oscillazioni possono presentarsi in forme diverse: l’incontro con l’amore della propria vita, il conseguimento di un grande obiettivo, il coronamento del proprio sogno e via dicendo. Per chi vive la propria esistenza in maniera più umile e dimessa – come il sottoscritto –, l’oscillazione può anche essere rappresentata da un evento “minore”, come il completamento di un videogioco, la lettura di un libro appassionante o la conclusione di un anime. A tal proposito, la mia esistenza ha subito un violento scossone al termine di quel grande capolavoro che è “Anna dai capelli rossi”, la cui visione mi ha letteralmente cambiato la vita: non a caso, per la mia tesi magistrale, ho scelto proprio una frase di Anna da accompagnare alla dedica. Immaginerete bene, quindi, quanto io possa essermi esaltato all’uscita del remake animato di quello che, ad oggi, considero a mani basse come uno dei miei anime preferiti in assoluto. Per tali ragioni, mi sono approcciato alla visione di “Anne Shirley” ricolmo di speranze e aspettative che, per fortuna, non sono state disattese.

Canada, seconda metà del XIX secolo. Gli anziani fratelli Matthew e Marilla Cuthbert decidono di adottare un maschio orfano che li aiuti con il lavoro nei campi. Recatosi alla stazione per prendere il nuovo membro della famiglia, tuttavia, Matthew si trova di fronte una chiacchierona ragazzina dai capelli rossi, Anne Shirley. A causa di un disguido, l'orfanotrofio ha, infatti, inviato una ragazza e non un ragazzo come richiesto. Matthew decide, quindi, di portare la piccola Anne alla propria casa e consultarsi con Marilla sul da farsi. Anne è una ragazzina dalla spiccata fantasia, che trasforma un semplice filare di ciliegi in fiore in una "candida via della gioia" e che, ancora ignara dell'errore avvenuto, non riesce a contenere la letizia di aver abbandonato l'austerità dell'orfanotrofio per andare a vivere a Green Gables, la famosa casa dei Cuthbert nota per i suoi verdi abbaini.

"Penso che siamo sempre attratti da chi ha bisogno di noi".

Come molti di voi sapranno, le versioni animate incentrate sulla storia di Anne Shirley traggono ispirazione dalla serie di romanzi dal titolo “Anne of Green Gables” della scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery. Nell’arco di circa trentatré anni, l’autrice originaria di Clifton scrisse ben undici romanzi dedicati al personaggio di Anne Shirley, di cui il primo pubblicato nel 1908, al termine di un triennio di stesura, e l’ultimo nel 1938, quattro anni prima della sua dipartita. La serie animata originale, ovvero la trasposizione meisaku del 1979 diretta da quel colosso dell’animazione giapponese conosciuto al secolo col nome di Isao Takahata, adattava unicamente il primo degli undici romanzi scritti dalla Montgomery, servendosi di un totale di cinquanta episodi. Il risultato fu una serie dalla narrazione lenta ma non noiosa, che sapeva, e riesce tutt’oggi, a coinvolgere completamente lo spettatore e a farlo affezionare ai personaggi della storia, compresi quelli secondari. La trasposizione animata pubblicata tra la primavera e l’estate dell’anno corrente, dal titolo “Anne Shirley”, invece, adatta i primi tre romanzi della serie, pur presentando la metà degli episodi della serie originale, appena ventiquattro, numero che, in verità, rispecchia gli standard degli anime prodotti in Giappone al giorno d’oggi. In questa differenza di cifre, se così vogliamo chiamarla, risiede tutto lo scarto tra la serie storica “Anna dai capelli rossi” e quella contemporanea “Anne Shirley”.

"La vita non permette a nessuno di restare infelice per sempre".

Hiroshi Kawamata, il regista della serie, e The Answer Studio si sono fatti carico di un duplice fardello alquanto pesante: non far rimpiangere l’anime firmato Isao Takahata, con cui inevitabilmente gli spettatori, specialmente quelli più attempati, avrebbero e hanno effettivamente fatto il confronto, e adattare in un numero irrisorio di episodi le circa mille pagine delle edizioni inglesi standard dei primi tre romanzi. A dirla così, sembrerebbe che Kawamata si sia trovato – per usare una metafora – a dover scalare il Monte Everest con il minimo dell’attrezzatura necessaria. Eppure, alla fine, il regista giapponese è riuscito a raggiungere la cima.

"Proseguire nel cammino della vita è qualcosa di straordinario. Devi scegliere la tua strada e andare avanti".

“Anne Shirley”, infatti, è un anime stupendo, imperdibile per tutti gli amanti del genere e no, che, innanzitutto, tiene fede all’atmosfera unica e magica della serie storica. Scientemente, Kawamata non mette mano all’ambientazione né tanto meno ai personaggi ideati dalla Montgomery – fatta eccezione per l’ottimo ammodernamento grafico –, perché rischierebbe di commettere un autentico sacrilegio. Ambientazione e personaggi sono due degli enormi pilastri dei romanzi della scrittrice canadese, ancor prima che della serie originale, e cambiarli sarebbe altamente controproducente. Dunque, questi due elementi restano invariati, così come la storia che, però, viene raccontata ad un ritmo decisamente più veloce rispetto a quanto accadeva nell’anime del 1979. Gli eventi da narrare sono tanti, quindi, bisogna tagliare e, soprattutto, lasciare del sottinteso, talvolta affidando allo spettatore l’interpretazione di ciò che accade sullo schermo. Per tale ragione, la storia raccontata docilmente e dolcemente nei cinquanta episodi della serie storica, nella nuova trasposizione animata, viene adattata in sole dieci puntate. Ciò si traduce in un quasi totale bypass dei momenti secondari della narrazione, quelli che, nella serie originale, maggiormente permettevano di legarsi ai personaggi, in favore di un quasi totale focus sugli eventi principali, che pure non possono essere trattati con troppa “lentezza”. In questo aspetto, risiede probabilmente l’unico difetto della serie, che, per via della sua fretta, smorza anche i momenti più toccanti della storia, riducendo il loro impatto emotivo sullo spettatore.

"Il mondo cambia e va avanti".

D’altro canto, il grande pregio di “Anne Shirley” è quello di consegnare ai posteri un adattamento animato di tutta la “fase universitaria” della vita di Anne, durante la quale la ragazza cresce fisicamente e matura mentalmente, esplora nuovi caratteri della propria personalità, va a vivere da sola e lontana da Green Gables, stringe numerose nuove amicizie, consegue importanti traguardi e scopre il significato della parola amore. Per chi non ha mai letto i romanzi della Montgomery e ha avuto la possibilità di conoscere le vicende di Anne soltanto tramite la serie originale, come il sottoscritto, questo sguardo sul futuro di Anne è al pari di una riscoperta del personaggio e della sua stessa storia, tant’è che non mi dispiacerebbe iniziare la lettura delle opere originali della Montgomery. Mantenendo la delicatezza della serie storica, “Anne Shirley” tratta temi topici dell’infanzia e dell’adolescenza di ogni essere umano: la scoperta del mondo al di fuori della propria piccola stanza, il confronto con l’altro, l’importanza della famiglia, la necessità di circondarsi di amici su cui poter fare affidamento nel momento del bisogno, la perdita di una persona cara, la crescita esteriore ed interiore, i fallimenti, i successi e la consapevolezza che le azioni hanno un peso e delle conseguenze su noi stessi e sulle persone che ci circondano.

"Esagerare è solo un modo poetico di immaginare le cose".

Come accade in “Anna dai capelli rossi”, dunque, anche in “Anne Shirley” l’esistenza umana viene raccontata senza veli, perché uno slice of life che si rispetti ha l’obbligo, a mio modesto parere, di mostrare qualsiasi aspetto della vita di tutti i giorni, anche quelli più crudi e realistici. La vita non è una fiaba in cui le cose vanno sempre come vorremmo, questo è ciò che ci insegna la storia di Anne che però, per fortuna, è dotata di una fantasia sconfinata, munita della quale è entrata nelle case di migliaia di spettatori sparsi per il mondo e ai quali ha fatto (ri)scoprire la sua favolosa ed irripetibile epopea.

"I diamanti e i saloni in marmo sono di certo splendidi, ma è meglio non averli, così c'è più spazio per l'immaginazione!".