Recensione
B.ichi
5.0/10
Recensione di GialluGamer97
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L’ho trovato un titolo sotto la media, che non mi ha suscitato particolare curiosità o interesse durante la lettura. A volte risultava addirittura noioso, e ho faticato a portarlo avanti. Presenta veramente tanti dialoghi, di cui molti inutili: altrimenti forse sarebbe potuta essere una lettura leggera e anche piacevole. Inoltre, le prime parti mi sono sembrate un po’ affrettate — una scelta inspiegabile, considerando che la serie è stata axata successivamente. Un dettaglio che ho trovato carino è l’uso dei nomi delle città e dei quartieri giapponesi leggermente storpiati, un tocco semplice ma divertente.
I personaggi sono carini, ma potevano essere sviluppati meglio. Il protagonista, ad esempio, è il classico buonista un po’ tonto: non fa ridere e spesso risulta irritante, anche se il suo potere mi è sembrato interessante. Mana, invece, è sicuramente il personaggio più simpatico e quello che ho preferito tra tutti. Le sue reazioni, quando sbraita o rimane sbalordita, ricordano moltissimo quelle di Nami di One Piece. Probabilmente ha persino ispirato la creazione di Maka Albarn di Soul Eater — come in generale molti altri elementi di quest’opera sembrano aver influenzato aspetti delle opere successive di Ohkubo.
Un altro personaggio ben riuscito è Nofix: un ottimo villain, folle al punto giusto. Già da questa prima opera si capisce quanto Ohkubo fosse affascinato dal tema della pazzia, ahah. Ma anche altri villain sembrano interessanti, come anche i loro poteri.
Lo stile di disegno è buono: si vede chiaramente che è un Ohkubo agli inizi, ma già in crescita. Per quanto riguarda il finale, non mi aspettavo certo una conclusione soddisfacente — sapevo che sarebbe rimasto aperto, quindi su questo c’è poco da dire.
In conclusione, è un’opera piuttosto vuota, inutile e facilmente evitabile: non lascia nulla e non aggiunge niente di nuovo. L’unico vero motivo per recuperarla è essere fan dell’autore e voler vedere le sue prime idee, poi riadattate e migliorate nelle sue opere successive.
I personaggi sono carini, ma potevano essere sviluppati meglio. Il protagonista, ad esempio, è il classico buonista un po’ tonto: non fa ridere e spesso risulta irritante, anche se il suo potere mi è sembrato interessante. Mana, invece, è sicuramente il personaggio più simpatico e quello che ho preferito tra tutti. Le sue reazioni, quando sbraita o rimane sbalordita, ricordano moltissimo quelle di Nami di One Piece. Probabilmente ha persino ispirato la creazione di Maka Albarn di Soul Eater — come in generale molti altri elementi di quest’opera sembrano aver influenzato aspetti delle opere successive di Ohkubo.
Un altro personaggio ben riuscito è Nofix: un ottimo villain, folle al punto giusto. Già da questa prima opera si capisce quanto Ohkubo fosse affascinato dal tema della pazzia, ahah. Ma anche altri villain sembrano interessanti, come anche i loro poteri.
Lo stile di disegno è buono: si vede chiaramente che è un Ohkubo agli inizi, ma già in crescita. Per quanto riguarda il finale, non mi aspettavo certo una conclusione soddisfacente — sapevo che sarebbe rimasto aperto, quindi su questo c’è poco da dire.
In conclusione, è un’opera piuttosto vuota, inutile e facilmente evitabile: non lascia nulla e non aggiunge niente di nuovo. L’unico vero motivo per recuperarla è essere fan dell’autore e voler vedere le sue prime idee, poi riadattate e migliorate nelle sue opere successive.
