Nuova settimana e nuovo articolo dell'Italian Indie Comics Award! Oggi vi parleremo de' Le Saghe di Seelhoë, opera di Roberto Fabris.
 
Roberto Fabris è un medico di un paese vicino Padova ed ha 55 anni. Disegna per hobby nei momenti liberi, ma è una passione che ha avuto sin da bambino. È completamente autodidatta ed ha iniziato a sviluppare quest’amore per il disegno a 12-13 anni, quando rese i suoi primi disegni delle vere e proprie storie a fumetti: all’inizio ovviamente disegnava di getto, con una biro e su qualsiasi supporto cartaceo a disposizione ma successivamente riuscì a fare un passo importante in avanti grazie ad un suo zio geometra che gli regalò delle penne a china Rapidograph (usate dallo stesso zio per il disegno tecnico) permettendogli di disegnare facendo prima le bozze a matita e poi le chine. Il segno di tali penne a china era sconsigliato per fare fumetti ed il tratto era molto freddo e preciso, ma i vantaggi i in termini di diminuzione di errori nella resa nel disegno erano tali che Roberto se ne impratichì e ne fece il suo strumento di disegno preferito. Proprio questo però fu la sua rovina visto infatti che gli elevati tempi di manutenzione di tali penne non gli permisero più di disegnare nei suoi piccoli ritagli di tempo facendo crollare la sua produzione. Il colpo di grazia gli fu dato quando gli scassinarono la macchina portandogli via dall'interno la borsa in cui teneva gli schizzi di una quindicina di tavole.. quasi cinque anni di lavoro andati in fumo! Quando però sembrava essere arrivata la fine per le sue aspirazioni da fumettista un suo amico gli consigliò di provare le nuove tavolette grafiche digitali e da lì fu amore a prima vista: grazie alla riduzione dei tempi morti dati dal processo digitale Roberto riprese con grande lena a disegnare dando un vero sprint alla propria produzione e diventando l'autore completo che è oggi. 
I suoi riferimenti artistici principali sono alcuni grandi maestri del fumetto quali Moebius, Milo Manara e Vittorio Giardino. Per quanto riguarda lo storytelling e la sceneggiatura apprezza molto Greg (Bernard Prince, Comanche, Luc Orient) e Frank Miller. Ama tutta la produzione BD ed i supereroi della DC, soprattutto Batman (del quale è un gran collezionista), ma se dovesse scegliere le sue preferite sarebbero: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Watchmen, gli episodi di Bernard Prince disegnati da Hermann, il ciclo completo di L.E.G.I.O.N./R.E.B.E.L.S., The Killing Joke, XIII, Largo Winch e Valerian e Laureline.

Ecco di seguito la trama de' Le Saghe di Seelhoë:
 
Alla periferia della spirale galattica, lontano dalle principali rotte di navigazione, si trova un sistema solare con una fama piuttosto sinistra. Molte navi sono scomparse in quel settore senza lasciare traccia. Chi ha buon senso lo evita; i criminali talora vi si rifugiano per sfuggire alla giustizia. Dei temerari che vi si sono avventurati e hanno fatto ritorno alcuni hanno perso il senno. Altri raccontano di essersi imbattuti in fate, elfi o altri esseri fantastici. Altri ancora infine giurano di non aver notato alcunché di straordinario... Ma il loro umore è cambiato, e spesso si isolano per giorni in luoghi deserti, con lo sguardo perso nel nulla, come chi al risveglio insegue impalpabili ricordi di un sogno che svanisce. È un sistema solare avvolto da una fitta coltre di mistero. Il suo nome è Seelhoë. Qui giunge Ian, un soldato proveniente da uno dei pochi mondi ancora civilizzati, che si innamora di Esin, figlia del re degli Elfi, fata dai grandi poteri e dal pessimo carattere. Le Saghe di Seelhoë è la storia delle loro avventure e della loro storia d'amore.

Le Saghe di Seelhoë è un’opera che vede come suo grande punto di forza l’intreccio tra due generi amatissimi, quali il fantasy e la fantascienza classica. L'autore infatti ha cercato di ricreare un'ambientazione fantasy (la storia è ambientata su un pianeta dove tutta la mitologia irlandese è realtà e vede come protagonista una fata del regno degli elfi) in un contesto puramente sci-fi (vi sono infatti viaggi spaziali, lotte tra vari pianeti, scontri tra fazioni per controllare l'universo, navicelle spaziali, armi ad energia e molto altro) che richiama apertamente l’amore che l’autore ha per Guerre Stellari. Da queste basi scaturisce un'opera di tutto rispetto che riesce a mischiare come si deve le carte affrontando le diverse complessità dei due generi in maniera armoniosa e dettagliata facendo presto appassionare il lettore alle bizzarre avventure della nostra coppia di amanti al limite di due mondi.
 

La narrazione ricorda ampiamente il genere letterario di Tolkien grazie anche ai lunghi dialoghi che, oltre a dar modo al lettore di conoscere maggiormente i personaggi e di provare una sorta di empatia con loro, sono uno dei modi preferiti dall'autore per far avanzare la storia e raccontare l'azione. Questa particolarità è un richiamo ad un genere di fumetti anni '60-'70 che solo gli appassionati di fumetto di lungo corso potranno apprezzare sia come rimandi che come filosofia narrativa e la stessa cosa è valida per il disegno. Salta infatti immediatamente all'occhio come i disegni  nei primi capitoli abbiano un gusto decisamente retrò, dando a Le Saghe di Seelhoë quel tocco di vintage che nel moderno mondo dell’autoproduzione non siamo abituati molto a vedere. La cosa più  interessante però è che tutto questo non deve assolutamente sorprendervi: il primo capitolo dell’opera, “Il Padrone”, è un lavoro che è iniziato nel 1981 e che si è concluso solo tre anni dopo, nel 1984 e che quindi ha più di 30 anni! Stiamo quindi parlando di una delle prime autoproduzioni, se così la possiamo definire, e questo è testimoniato anche dal fatto che nella pagina Facebook dell'autore potete anche trovare una brevissima storia  addirittura antecedente, creata nel 1976. Questo particolare ci permette quindi di capire da quanto tempo quest'opera vada avanti e ci fa guardare con nuovi occhi ai disegni dell'autore in ogni storia permettendoci di ammirare come lo stile dell’autore si “modernizzi” con il proseguire della storia pur mantenendo sempre e comunque quell’impronta stilistica vintage che lo caratterizza fin dai primissimi capitoli.

Di seguito l'intervista all'autore:
 
Benvenuto Roberto, ora è il turno della tua intervista: pronto?

Pronto a scatenare l'inferno al vostro segnale.

Con che stile preferisci disegnare? Quali tecniche usi ?

Preferisco il bianco e nero, fino a qualche anno fa con la penna a china, da circa tre anni con la tavola grafica (una Wacom Bamboo), utilizzando però lo stesso stile di tratteggio. Eseguo gli schizzi a matita su carta (ho bisogno del contatto fisico matita-gomma-foglio), poi li acquisisco con lo scanner e passo le chine digitali utilizzando il software Manga Studio Debut. In passato ho provato a usare il colore (Pantone e pastelli), ma non sono molto bravo e il procedimento occupa molto tempo, anche con i colori digitali. Inoltre disegnare a colori comporterebbe la rinuncia al tratteggio delle ombre, che mi piace molto. Al momento uso i colori solo sulle cover. In futuro, se trovassi un colorista, chissà...

Cosa significa per te fare fumetti? Che cosa differenzia per te i fumetti da tutto il resto?

Fare fumetti mi offre la possibilità di raccontare le storie che vorrei leggere da lettore. Il bello è che il controllo sugli avvenimenti non è completo, quasi come se i miei personaggi a un certo punto avessero cominciato a muoversi di propria volontà. All'inizio l'eroe principale avrebbe dovuto essere l'umano Ian, ma un po' alla volta il ruolo di protagonista è stato conquistato dalla fata Esin. I fumetti uniscono alla possibilità di narrazione propria del romanzo un forte potere di impatto visivo legato alle immagini. In questo senso sono più simili al cinema, anche se le possibilità offerte dal disegno non possono al momento essere eguagliate da alcun effetto speciale cinematografico. Certo, manca la colonna sonora...

Cos’è che ti piace del tuo lavoro come fumettista? E cosa no? Raccontaci una cosa che ami e una cosa che odi del mondo dei fumetti e del tuo lavoro.

Non faccio il fumettista per lavoro, ma solo per hobby. La mia esperienza del mondo dei fumetti in senso editoriale è perciò molto scarsa e per lo più legata alla diffusione su web. Ho fatto un unico tentativo di autoproduzione su carta, con risultato deludente. Sono un solitario, non faccio parte di gruppi o collettivi di fumettisti.
Comunque, non tutto il male viene per nuocere. Non avere contratti editoriali mi lascia un'assoluta libertà di movimento, senza cadenze da rispettare, numero minimo o massimo di tavole da realizzare, filoni da seguire o un pubblico di cui dover cercare di soddisfare le esigenze. Creo innanzitutto per me, per dar voce e corpo alla mia fantasia. Certo, poi essere letti e apprezzati piace a tutti. In tal senso le difficoltà sono rappresentate dall'enorme quantità di proposte, alcune di altissima qualità, in cui è estremamente difficile ritagliarsi una sia pur minima visibilità, in un mercato che nel nostro paese, per quanto ne so, è piuttosto asfittico: i lettori italiani in generale sono pochi, i lettori seriali (nel senso di non occasionali) di fumetti ancora meno, spesso compatiti come nerd. Temo che da noi il fumetto si stia trasformando in una cultura di nicchia.
 

Com’è nata la tua opera? Quali sono i tuoi piani per essa?

L'idea delle "Saghe" è nata molti anni fa, probabilmente sull'onda di libri che mi hanno stregato quando ero giovane, fra cui il Signore degli anelli di Tolkien e la Trilogia galattica di Asimov, oltre al ciclo cinematografico di Star Wars. Fondamentale anche la scoperta di Fate, un bellissimo libro splendidamente illustrato da Brian Froud e Alan Lee, che mi ha fatto innamorare dei racconti del piccolo popolo e da cui ho attinto a piene mani per il bestiario delle mie storie. Ho cercato di creare un fumetto che fondesse elementi di due generi che mi hanno sempre affascinato: la fantasy e la fantascienza.
Circa i miei piani per l'opera, non ho progetti particolari, se non quelli legati alla prosecuzione delle storie. La serie è formata da episodi di varia lunghezza, sufficientemente indipendenti e leggibili da soli, ma collegati fra loro da rimandi. Con l'ultimo episodio ("Requiem per un traditore"), completato a giugno scorso, si è innescata una serie di eventi che si svilupperà in un ciclo di altri quattro episodi.
Non ho invece al momento programmi di pubblicazione su carta. Continuerò a pubblicare le tavole in maniera aperiodica sulla pagina Facebook e sul blog ospitato da Shockdom, sperando di guadagnare un minimo di visibilità. Sto progettando inoltre di tradurre in inglese la serie, da presentare eventualmente su una nuova pagina Facebook dedicata.


Cosa ami della tua opera? Perché i nostri lettori dovrebbero votarla al nostro Award?

Ogni scarrafone è bello a mamma sua... La mia opera mi piace... perché è mia!
Scherzi a parte, della mia opera amo il suo sapore di avventura classica, quasi retrò, tipo le storie di Flash Gordon, per intenderci.
Lo so, il trend attuale privilegia un genere più problematico, a volte truculento, in cui il protagonista, più che a un eroe, assomiglia a un antieroe, se non addirittura a un cattivo tout court. Le Saghe non saranno
mai mainstream, questo lo so. Ma il loro mood così retrò per qualcuno potrebbe quasi rappresentare una novità. Di sicuro sono un prodotto fatto con passione sincera, assolutamente privo di calcoli o stratagemmi paraculi: non cerco di compiacere nessuno a parte me stesso.
Provate a leggerle. Se vi saranno piaciute votatele. Comunque già il fatto che il mio fumetto sia stato preso in considerazione per questi Award per me è un successo.

 
La tua opera ha un gusto abbastanza retrò, qualcosa che magari nel mondo dell’autoproduzione non siamo abituati a vedere molto spesso.

Hai ragione. Adoro il retrò, il sapore dei vecchi classici su cui ho cominciato ad amare i fumetti. È probabilmente una questione anagrafica, dipende dall'epoca e dall'ambiente in cui sono cresciuto. Credo che parte del sapore retrò dipenda anche dal fatto che le prime storie sono state realizzate ormai molti anni fa, quando ero più giovane e gusti e stili erano diversi. Poi per vari motivi sono rimasto senza disegnare per diversi anni, e solo dal 2013 ho ripreso a fare storie in modo regolare. Mi sembra che negli ultimi episodi (da "10 diamanti per Eilynn" in poi) il mio modo di fare fumetto sia un po' cambiato, ma è indubbio che l'impianto classico è sempre presente. È vero, non si vede molto spesso, ma ciò potrebbe comunque rappresentare un aspetto di originalità. Poi può piacere o meno, ma qualche sparuto aficionado ce l'ho anch'io (i miei "25 lettori"!).

Una cosa assolutamente chiara è il fortissimo legame che hai con la tua opera, la grande passione che hai col mondo del fumetto. Quanto c’è di te dentro questo progetto che porti avanti da così tanti anni?

La passione è l l'unica cosa che mi permette di perseverare a disegnare nonostante il poco tempo e la mia lentezza. Ho 55 anni e ho passato così tanto tempo con i miei personaggi che fanno parte in un certo senso della mia famiglia. Anche se per parecchi anni li ho trascurati a causa del lavoro, dei figli da crescere, dell'altra mia grande passione, la musica, che per un po' li ha messi in secondo piano.

Qual è la cosa che ti spinge sempre a continuare ancora adesso?

Ho una storia da raccontare, e penso che sia una bella storia e ne valga la pena. Ho bisogno di vederla completata. Che poi qualcuno la legga, la apprezzi, ripeto, è importante ma secondario. Adesso ho un po' più tempo e la disponibilità del mezzo digitale mi facilita il lavoro rendendolo più veloce. L'appetito vien mangiando: ho ripreso a disegnare con la stessa passione di quand'ero adolescente e non riesco a smettere. Non voglio smettere. Mi piace troppo !

Ringraziandoti per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: saluta il tuo pubblico!

Come saluto finale voglio ringraziare di cuore chi avrà la pazienza di leggere in tutto o almeno in parte gli episodi di questa serie. "La quale", come scriveva il Manzoni, "se non v'è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l'ha scritta, e anche un pochino a chi l'ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s'è fatto apposta."

Che cos'è l'IICA?

L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti . Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).

Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!