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HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Qual è il senso della vita? Come riusciamo a dare il senso alla nostra vita? Quando riusciamo a dare il senso alla nostra vita? E poi dove, perché e quanto? Tante domande in disordine nella nostra mente alle quali questo cortometraggio dà una risposta, come non dà una risposta. La musica sostituisce i dialoghi, pure questa ci dà una risposta, come non ce la dà. Quindi è un'impresa piuttosto ardua giudicare il cortometraggio anime. Quindi dobbiamo obbligatoriamente connetterci con noi stessi e capire quando, come, perché, dove e quanto riusciamo a dare un senso alla nostra vita, e in questo dobbiamo lasciare che siano le immagini ad entrarci dentro e a suscitare e quindi a far scaturire qualcosa dentro di noi.
Poi, il titolo "Shelter", ovvero "Riparo", già dall'inizio ci dice tutto, ma poi, se ci fermiamo un attimo e ci riflettiamo, capiamo a cosa allude. Riparo, ma riparo da che cosa? Dal corso della vita? Beh, al contrario di quello che ci viene presentato, la vita non funziona, anzi proprio quello che ci viene presentato ci fa capire che la vita non può essere evitata in alcun modo. Anzi, bisogna portarla avanti in ogni suo aspetto, sia esso bello o cattivo, ed è proprio quello che alla fine la protagonista capisce e fa capire anche allo spettatore, quando intravede il proprio futuro e si risolleva con il messaggio che riceve dopo giorni e giorni.

La locandina mi ricorda un altro anime, "Weathering with You", a mio avviso altro successo spettacolare, soprattutto sia in termini di grafica che di trama, per non parlare poi della colonna sonora, la quale fornisce alle prime due un ulteriore tocco di leggerezza e dinamicità, fluidità, proprio perché in linea con l'oggetto della trama, ovvero degli spaccati di vita di tutti i giorni, dai quali apprendiamo le lezioni più importanti. Anche qui quindi la grafica è magnifica, sembra viva e ci fa immergere poi nel subconscio della protagonista e quindi nei suoi ricordi, sensazioni, emozioni. I personaggi appaiono semplicemente naturali, spontanei. I messaggi sono semplici e inequivocabili, basta solo usare più chiavi di lettura per meglio contestualizzarli, interpretarli e assorbirli.

"Non aspettiamo di far diventare i nostri sogni realtà" e "Non abbiamo paura che, una volta cominciato il cammino per realizzarli, questi non si realizzino". Un capolavoro di semplicità, leggerezza, quotidianità, tranquillità, pace, quiete e felicità, come "Weathering with You", "5 cm al secondo" e altri.
Voto: 10


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darash

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Sei minuti.
Il tempo di prepararsi un tè, la durata di “Bohemian Rhapsody”, oppure quello che basta a “Shelter” per rivoltarti il cuore sottosopra ed entrarci dentro, mentre tu sei troppo occupato a capire come riprenderti.

“Anche quando mi sento sola,
e quando sto per perdere ogni speranza,
questi ricordi mi rendono forte.
Non sono sola.
Grazie a te.”

Fantasia, dolcezza e nostalgia si fondono assieme in questo corto, accompagnate dalla musica che, come spesso accade, sa comunicare molto meglio delle parole e ci racconta la storia dell’amore tra un padre e sua figlia, un amore capace di superare le barriere del tempo e dello spazio, incurante di qualsiasi ostacolo. È grazie a questo legame che una nuova realtà, fatta di colori ed emozioni, può prendere il posto di quella vecchia, cancellando il buio e la solitudine; allora vediamo sconfinate distese di erba, cristalli scintillanti e profondi canyon rocciosi prendere vita da disegni, il processo creativo che tiene viva la mente e risveglia i ricordi, la nostra essenza più profonda. D’altronde, cosa saremmo noi senza i ricordi? Tristi involucri privi di anima, pallide ombre prossime a sparire nel nulla. Ricordare ci salva dall’oblio e ci permette di tenere in vita anche chi non c’è più. Credo sia uno degli insegnamenti che questo corto può lasciarci.
O forse no.
Il bello di “Shelter” è racchiudere in sei minuti talmente tanti significati che, ogni volta che lo si riguarda, ci si accorge di una sfumatura nuova, uno spunto di riflessione inedito rimasto nascosto per tutto il tempo, in attesa che qualcuno lo notasse.

Un’opera che non stanca mai e rinasce ogni volta diversa da prima. Per me è qualcosa di fantastico.
Arrivati a questo punto, direi che aggiungere altro sarebbe superfluo; sperando di avervi incuriosito quanto basta, non mi resta che augurarvi buona visione.


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Joey il Padrino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Arte è una parola che al suo interno può assumere molteplici sfumature. La sua definizione è senza dubbio ancora oggetto di controversia, ma tutti saranno concordi sul fatto che sia un linguaggio, ossia la capacità di trasmettere emozioni e messaggi, senza un codice unico inequivocabile d’interpretazione.

Prima di giudicare “Shelter”, corto musicale del 2016 nato dalla collaborazione tra Crunchyroll e A1 Pictures, ho voluto far passare del tempo. All’epoca la regia di Toshifumi Akai e la colonna sonora di Porter Robinson mi avevano parecchio impressionato. Giudicare un’opera così breve ma ricca al tempo stesso mi era risultato impossibile. Troppe le sfumature, troppe le interpretazioni... andava lasciato passare del tempo, dovevo vivere nuove esperienze e dopo anni potevo finalmente riconfrontarmi con essa. Il risultato è stato lo stesso di molti: una nuova emozione, una nuova interpretazione. “Shelter” si candida fortemente al titolo di “corto artistico animato”.

Parlare di trama è riduttivo, ma necessario. Il video comincia con un dialogo nel freddo silenzio, con una ragazzina sola nella stanza intenta a leggere eventuali messaggi nella casella tristemente vuota da oltre 2500 giorni. All’improvviso, la cupa e silenziosa atmosfera viene squarciata dalla musica elettronica di Porter Robinson, che da sola descrive l’intera scena: paesaggi mozzafiato occupano lo spazio, colori accesi illuminano l’ambiente, ma soprattutto i bellissimi ricordi del padre, descritti nel testo della canzone, fanno breccia nel cuore dello spettatore. Poi, dopo questa carrellata di positività e creatività, arriva un finale agrodolce: la ragazzina, ormai diciassettenne, si ritrova sola in una navicella nello spazio, sostentata da misteriosi cavi d’acciaio e con il solo ricordo del padre che la tiene in vita nel vuoto assoluto. All’ultimo secondo, però, la casella di posta si illumina: c’è ancora speranza. Lui è con lei, non l’ha abbandonata.

La storia può presentare diversi livelli d’interpretazione, tutti plasmabili a discrezione dello spettatore. Si potrebbe inventare una storia legata a ciò che si è visto, ma anche su ciò che si è percepito, persino su ciò che può esser stato intuito. “Shelter”, in poche parole, proprio come un capolavoro d’arte classica, comunica con lo spettatore, trascinandolo nel suo mondo ma donandogli anche il libero arbitrio d’interpretazione. “Shelter” non ha bisogno di essere contestualizzato: comunica tanto bene a un europeo come a un melanesiano. Il messaggio di fondo universale, legato al fatto che il ricordo delle persone a cui abbiamo voluto bene ci accompagnerà sempre ovunque noi saremo, è universalmente condivisibile: diverso nelle sue rappresentazioni, ma presente in ognuno di noi. Del resto, c’è sempre nel mondo una persona pronta a farci sentire speciali almeno una volta nella nostra vita, a lasciarci ricordi indelebili che diverranno parte del nostro mantra.

Graficamente “Shelter” è spettacolare, un mare di immagini che passa dalla piatta, noiosa bonaccia della solitudine agli elevati picchi dei ricordi del padre, colorati e intensi, che si infrangono sullo spettatore. La musica, benché appartenente a un genere a me poco affine, è calzante e a pennello, concisa ed efficace nelle poche parole di testo.

Concludendo, “Shelter” sono sei minuti di pura introspezione. Bisognava far passare del tempo prima di giudicarlo, e quindi elevarlo ad arte visiva, ma era già palese a una prima visione che contenesse una qualche magia. Tra dieci anni, “Shelter” resterà comunque un punto di riferimento per l’animazione, dunque perché non fare un tuffo in questo oceano di emozioni?

ALUCARD80

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Quando sei minuti scarsi polverizzano la maggior parte dei lavori animati degli ultimi anni.

A1-Pictures, in collaborazione con Crunchyroll, pone le proprie accorate, evocative e intense animazioni nelle sapienti mani di Porter Robinson e Madeon, capaci di comporre un motivo musicale che, senza mezzi termini, merita di finir dritto nel gotha delle colonne sonore di tutti i tempi.
Questo splendido cortometraggio si rivela immediato ed esplosivo, un vibrante capolavoro che sfonda ogni titubanza iniziale per perforare le difese emotive dello spettatore, senza remora alcuna.
Le inaspettate note dei due compositori spaziano da una non precisata disco-beat d’avanguardia a una electro-synthwave così incisiva da penetrare nel cervello con dolce prepotenza e non uscirne più, colpendo in pieno lo spettatore, che, frastornato, sorpreso ed emozionato, si vedrà letteralmente gettato in una sequenza di immagini, ricordi e visioni capaci di comporre un arco narrativo che di breve ha solo il minutaggio, poiché la sua estensione emotiva produrrà uno strascico interminabile e potentissimo, mettendo a dura prova gli animi più fragili ed emotivi.

Ed è su questo ritmo ripetuto, reiterato e pieno di speranza, che attraverso uno spettro di colori sia freddo che caldo, sia notturno che soleggiato, cominciano a farsi strada gioia e dolore: due fra i sentimenti più difficili da gestire per ognuno di noi, capaci di viaggiare su binari differenti e paralleli, vicini seppur lontani, rischiando spesso di sfiorarsi, ma raramente di incrociarsi. E quando questo accade, la magica animazione dello studio A1 produce scintille, fiamme e gocce d’acqua, vento e solida terra: emozioni che plasmano immagini di una grande e nostalgica città, o una rustica altalena pendente da un albero antico e possente, o cieli interminabili e azzurri, un tempo tersi, poi oscuri e nuvolosi, e infine colmi di minacce e tetri presagi.
È così. Gioia e dolore sono le due facce della medaglia del nostro cuore, antipodi che in questo video musicale escono dallo schermo sfiorandoci in modo più che personale, poiché, tramite l’accenno di una metafora fantascientifica e apocalittica, gli autori sondano il nostro animo a profondità inaspettate. L’uso della cromatica è eccezionale: colori caldi, freddi, cupi e baluginanti accentuano la comunicazione emotiva, tanto da rendere tangibile e realistico un astrattismo che sa di fragrante nostalgia. Bastano poche dinamiche inquadrature per sfiorare i recessi della nostra memoria, dove, seppur sbiaditi, giacciono i nostri ricordi d’infanzia che, disarmandoci, ci toccheranno nel profondo, senza distinzioni: immagini preziose di quando eravamo bambini, ciò che ci rimane delle persone a noi care, che magari oggi non ci sono più, o sono distanti, così distanti che per qualche motivo non riusciamo più a raggiungerle.
Quando questo genere di memorie torna a galla, è come sfogliare un vecchio album di fotografie, e non emozionarsi spontaneamente diventa impossibile. Il ponte relazionale che viene ad erigersi fra protagonista della storia e spettatore è puro e sincero; ci si immedesima, involontariamente, quasi inconsciamente. Si fantastica, si immagina, si compiono considerazioni; lo struggersi a causa di timori, speranze e teneri ricordi è qualcosa che non possiamo negarci.

Shelter, ovvero “rifugio”.
Una lettura della genesi di questo piccolo capolavoro può essere intrapresa a più livelli: una ragazza di quasi diciassette anni, giorno dopo giorno, per sopravvivere alla crescente e dolorosa solitudine da cui non può fuggire, si rifugia (appunto) in variegati mondi virtuali che strizzano l’occhio alla visionarietà di “Inception”, tramite un tablet avanzatissimo che le permette di controllare ogni cosa. Ma perché accade tutto questo? E da dove arrivano quei ricordi che le scaldano il cuore, ma, al tempo stesso, la fanno soffrire?
Eccolo, il rifugio: luogo dove nascondersi e sentirsi protetti, che sia virtuale o reale poco importa. Rifugio come fra le braccia di chi ci ha cresciuto e amato, un nido sicuro e confortevole sin dalla prima infanzia che presto o tardi dovremo abbandonare, magari con l’impulso, un giorno, di poter ricreare un’atmosfera simile, un focolare che protegga, accudisca e abbracci qualcun altro come fu per noi.
E infine, “rifugio” come ancora mentale ed emotiva per chi le persone care oggi non le ha più, un luogo nel cuore dove ritrovarsi, trasformando il dolore e la malinconia generate dal senso d’assenza in benzina da bruciare per carburare nuovamente, una spinta positiva che serva a proiettarci nel futuro con ottimismo e speranza.
Così, giorno dopo giorno, immersa in luoghi inesistenti che tuttavia le ricordano qualcosa di lontano e prezioso, la giovane ragazza protagonista del corto aggiungerà tasselli al grande mosaico mentale che non può ancora padroneggiare, scoprendo la drammatica, asettica e tecnologica verità che le verrà infine posta davanti agli occhi, senza filtri.

“Shelter” compie un giro di sei sofisticati minuti fra sogni, tecnica sopraffina, metafore apocalittiche e tuffi al cuore, per ricordarci come le persone a noi care che oggi non ci sono più rimarranno al nostro fianco e non ci abbandoneranno mai, fino a che le terremo custodite con amore e gelosia all’interno dello scrigno che risiede nel profondo del nostro animo, celebrandole e rispettandole, mettendo in pratica i giusti insegnamenti che ci hanno tramandato con amore, pazienza e generosità.
Nonostante i contrasti. Al di là dei litigi. Oltre ogni diverbio, che diviene futile, quando ogni cosa termina, ed è ciò che dovremmo tenere sempre a mente.
È come un’eredità spontanea, che tutti, presto o tardi, bene o male, scopriremo di desiderare: il completamento di una catarsi che questo gigantesco ma breve esercizio artistico riesce a elargire.
Le lacrime finali della giovane adolescente dai capelli color cuore acceso sono invero le nostre, poiché, in tutta onestà, questo “rifugio” non è forse l’abbraccio di chi amiamo, che costantemente desideriamo o ricerchiamo, nonché il luogo più anelato e rassicurante al mondo?

“Shelter” mi è stato consigliato da una persona sensibile e straordinariamente empatica, che ne aveva compreso non solo il potenziale, ma anche apprezzato il valore emotivo, e per questo la ringrazio sentitamente.
Ora, io lo consiglio a voi con la medesima accortezza: a prescindere dai vostri generi preferiti, cercatevi il video e assaporate ogni secondo, perché ne vale davvero la pena.
Un capolavoro sotto tutti i punti di vista, una gemma preziosa da non perdere assolutamente.


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Miriam22

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
È un video musicale, una collaborazione tra Porter Robinson & Madeon e lo studio d'animazione giapponese A-1 Pictures.

È un magico connubio tra animazione e musica, con ritmi ed effetti sonori cadenzati alla perfezione per ogni stacco d'immagine ed effetto grafico.

La trama? Consiglio di non leggerla prima, ma di buttarvi ignari nel vedere il video così come ho fatto io. Leggetevela dopo. In questo modo potete assaporare appieno le sensazioni che vi arrivano di primo acchito e andare poi a verificare cosa avete colto di quello che gli autori volevano raccontare. In questi pochi minuti potreste vedervi un sogno, un ricordo, una fantasticheria, una realtà virtuale o una visione post-mortem. Largo alle emozioni e alla propria fantasia!
Quello che io ci ho visto è un mondo parallelo, una delle realtà possibili. Ma, a prescindere dall'interpretazione personale che uno può avere, di sicuro visione e ascolto fanno sperimentare allo spettatore sentimenti di gioia, nostalgia, leggerezza e struggimento. Sensazioni che ti investono nell'incalzante susseguirsi di immagini e sonorità. Niente male in soli sei minuti.


 5
darkest

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
“Shelter” è il frutto di un incontro multi-culturale tra Porter Robinson&Madeon e lo studio d’animazione giapponese “A1 Picturers”. Una perla assolutamente da vedere, una perfetta unione tra musica e animazione. Sia la storia che i disegni sono stati seguiti personalmente da Robinson, creatore della canzone. I disegni e la storia si amalgamano perfettamente con la musica. Felicità, tristezza, frustrazione... Con questo piccolo cortometraggio di soli sei minuti, tutti questi sentimenti si uniscono, uscendo fuori uno dopo l’altro.

Ma di cosa parla? “Shelter” presenta lo scenario di un mondo post-apocalittico. La protagonista, una ragazzina di nome Rin, è stata mandata, tramite una navicella spaziale costruita da suo padre, nello spazio, allo scopo di salvarla dalla fine ormai imminente. Molta tristezza incontriamo in questi sei minuti: il mondo immaginario creato da Rin e, soprattutto, i suoi ricordi. Ma il colpo di grazia ci è dato con il finale, in quanto vediamo Rin sulla navicella con una strana espressione: un leggero sorriso accompagnato da una lacrima.

Consiglio vivamente “Shelter”, non è solo un semplice anime, ma è una dimostrazione di quanto un anime possa essere globale.
Voto: 9,5/10