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ryo79

Episodi visti: 8/8 --- Voto 7
Facciamo un passo indietro...
Dato che la serie televisiva degli anni '70 non è mai arrivata in Italia, e oltretutto è difficilmente reperibile, vedo di fare un piccolo riassunto. Honey è una ragazza androide creata dal Dott. Kisaragi per essere sua figlia. Non è a conoscenza della sua vera identità e frequenta le superiori come una normale ragazza. Dopo la morte di suo padre ad opera dell'organizzazione criminale Panther Claw, Honey scopre la verità sulla sua vera natura e che possiede delle capacità molto particolari. Infatti nel suo corpo è installato un dispositivo che le permette, pronunciando le parole «Honey Flash!», di trasformarsi in una super eroina dai capelli rossi, dotata di grande forza e agilità. Ma questo non è tutto. Questo congegno è capace di creare vestiti e oggetti dal nulla permettendole di assumere fattezze diverse (sempre femminili), ognuna delle quali ha delle particolari abilità. Sfruttando questa sua capacità, e utilizzando il nome di Cutey Honey, la ragazza decide di combattere l'organizzazione Panther Claw e la sua leader Panther Zora. Ad aiutarla ci sono il vecchio Danbei Hayami e i suoi due figli Seiji e Junpei.

Una nota sugli episodi
Originariamente la serie doveva essere composta da dodici episodi, ma venne terminata bruscamente solo dopo otto. La storia era stata concepita per essere divisa in tre archi narrativi di quattro episodi ciascuna. Mentre i primi quattro episodi riscossero un grande successo, gli altri quattro, che avrebbero dovuto costituire il secondo arco narrativo, non suscitarono altrettanto interesse nel pubblico, il che convinse la Toei Animation a non finanziare gli ultimi quattro episodi, lasciando così la serie senza un finale vero e proprio.

Commento
Cutey Honey è probabilmente il personaggio più divertente, sensuale e accattivante nato dall'immaginazione di Go Nagai. Dopo vent'anni dalla sua nascita, Honey viene ripresa in questo nuovo capitolo che è un sequel in linea temporale della serie degli anni '70. La trama dell'anime era stata concepita per essere suddivisa in tre archi narrativi, composti da quattro episodi ciascuno, purtroppo però venne cancellata dopo i primi otto episodi. Un vero peccato, perché, nonostante la sceneggiatura molto lineare, questo "Shin Cutey Honey" aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo prodotto. Fondamentalmente si tratta di una serie di fantascienza con forti contenuti cyberpunk, ricca di scene d'azione, inframezzate da spassosi siparietti comici, molti contenuti decisamente osé e una prosperosa protagonista che ogni due per tre si ritrova completamente nuda. Ma tralasciamo per un momento la tendenza a finire svestita della protagonista per parlare della trama.

L'inizio è quantomeno spumeggiante. Si parte da un paio di ladruncoli che tentano di fare una rapina in banca che però finisce male (dato che sia dipendenti che i clienti della banca sono più armati di loro), costringendo i due a lanciarsi in una rocambolesca fuga in macchina per le strade cittadine. E' qui che facciamo la conoscenza del giovane Chokkei, che rischia di essere investito dai rapinatori in fuga, che altri non sono che i suoi genitori. Chokkei è un giovane idealista e ci spiega che in questa città tutti hanno commesso qualche crimine (persino i suoi genitori non sono certo degli angioletti), ma spera in un futuro migliore grazie al suo idolo, il sindaco Light. I guai iniziano durante il discorso del sindaco, quando un gruppo di motociclisti (che sembrano usciti direttamente da "Ken il guerriero") irrompono nella scena attaccando il sindaco e la sua segretaria, la signorina Honey Kisaragi. Chokkei, senza riflettere, si lancia contro un motociclista per difenderli e, proprio mentre sta per vedersela brutta, salta fuori il vecchio Danbei, che grazie a un misto di pugni a razzo, tecniche ninja e un attacco missilistico in piena regola, mette in fuga gli assalitori.

Parlando col nipote, nonno Danbei si accorge che la segretaria del sindaco porta lo stesso nome di Cutey Honey, la leggendaria combattente a cui era molto affezionato. Senza pensarci un secondo il vecchio Danbei corre subito dalla signorina Kisaragi, rendendosi conto di non essersi sbagliato. «Certo! Sei proprio tu! Ne sono sicurissimo!! Honey, finalmente ti ho ritrovata.» «Lei mi sta scambiando per qualcun'altra, non l'avevo mai incontrata prima di stamattina.» «No! Riconosco il tuo volto, la tua voce... e le tue mutandine. Non posso assolutamente sbagliarmi, tu sei la mia Honey.» e, mentre sono sotto attacco, e Danbei è in seria difficoltà, Honey recupera la memoria e si trasforma in Cutey Honey, salvando così la situazione. Nei primi quattro episodi seguiamo l'affascinante Honey che, grazie alla sua abilità di trasformarsi come vuole, si infiltra in mezzo al nemico e, un avversario dopo l'altro, sgomina tutti i malvagi di turno fino ad arrivare allo scontro finale con Dolmeck. Ed è proprio durante questo scontro che la nostra eroina scopre che Black Maiden, il braccio destro di Dolmeck, è in realtà la sua antica nemica Panther Zora. Il primo arco si conclude con questa rivelazione e, nonostante termini con un finale aperto, può essere considerata una storia autoconclusiva.

Il secondo arco narrativo (dall'episodio cinque all'otto) sembra svolgersi qualche tempo dopo la fine del quarto episodio (si vede a occhio che Chokkei è più grande) e vede Honey, con l'aiuto di Chokkei e del vecchio Danbei, alle prese con i criminali che infestano Cosplay City che, da quando Dolmeck è morto, si fanno sempre più audaci. Honey dovrà vedersela con dei criminali influenzati da Zora che, da dietro le quinte, cerca di spianarsi il terreno per lo scontro finale con la sua vecchia nemica. Questi quattro episodi non riescono però a mantenere lo stesso ritmo dei precedenti, dando l'idea di essere solo una specie di intermezzo. Forse per questo motivo non hanno riscosso molto successo, portando alla cancellazione della serie e lasciando i fan a bocca asciutta a causa di un finale che non è mai arrivato. Nonostante il calo a livello narrativo, la seconda parte riesce comunque a mantenere viva l'attenzione con dei bei combattimenti e qualche gag decisamente azzeccata. E purtroppo qui si concludono le avventure di Honey e dei suoi compagni e della loro lotta per salvare Cosplay City.

Nonostante la serie sia stata stroncata così prematuramente, gli autori sono stati capaci di realizzare degli ottimi personaggi. Ovviamente a catturare tutta l'attenzione è Honey, non tanto per la sua capacità di trasformarsi come vuole indossando i panni e le capacità di chiunque voglia, ma più che altro per il fatto che tutte le volte che si "cambia d'abito" (chissà come mai) per qualche istante rimane come mamma l'ha fatta (o dovrei dire come babbo l'ha costruita?) per la gioia di tutti gli spettatori (personaggi dell'anime inclusi). Oltretutto la ragazza è così disinibita che combatte tranquillamente senza aspettare di essersi rivestita (sempre per la felicità degli spettatori). A fare da spalla a Honey ci sono il giovane Chokkei, suo nonno e più avanti si aggregano anche i suoi genitori (tutti chiaramente ispirati a personaggi di altre opere di Nagai). A combattere Cutey Honey ci sono una sequela di cattivi che sembrano usciti direttamente da "Devilman" (con tanto di trasformazioni mostruose), composta per la maggior parte da prosperose e disinibite avversarie che non si fermano davanti a nulla pur di raggiungere il loro obbiettivo.

Fra tutti i personaggi, quello che risalta di più (dopo Honey ovviamente) è il vecchio Danbei. Infatti il nonno cyborg ha in dotazione praticamente tutte le armi usate dal Grande Mazinga, Mazinga Z e Goldrake (ovviamente in versione Danbei). E così non sorprendetevi di vedere questo arzillo vecchietto attaccare i nemici con i suoi pugni a razzo, il raggio Danbei, il fulmine diabolico, l'alabarda Danbei, il grande tifone e così via, in una sequela di attacchi che lo rendono una citazione ambulante dei più grandi robot nagaiani. Ma le citazioni non finiscono qui... tanto per fare qualche esempio: alla fine del primo episodio appare un gargoyle con l'aspetto di Devilman; nel secondo fa la sua comparsa una ragazza identica a Sayaka di "Mazinga Z" (che non fa una bella fine, ma ha un suo perché); nel sesto, Honey si trasforma in un personaggio identico a Koji Kabuto e finisce per collaborare perfino con Akira di "Devilman" (che la ringrazia per lo spettacolino della trasformazione); e infine, nell'ottavo episodio, appare pure il professor Kabuto (o almeno ci somiglia), lo scienziato che ha trasformato Danbei in un cyborg (e qui si spiega da dove arrivano le armi in stile Mazinga).

Dal lato tecnico l'anime può vantare dei bei disegni, un buon livello nelle animazioni e un character design decisamente in stile Nagai. Per quanto riguarda il doppiaggio italiano c'è da elogiare l'ottimo lavoro svolto da Francesca Fiorentini e Armando Bandini, che interpretano rispettivamente Honey e Danbei. La colonna sonora non è che sia delle più originali, dato che per gran parte ricalca il tema principale, che è anche la canzone d'apertura. La sigla si intitola semplicemente "Cutie Honey", è stata composta da Takeo Watanabe come opening della serie del 1973 ed era cantata da Yoko Maekawa. La canzone è piuttosto popolare in Giappone ed è stata interpretata da vari artisti. In questo nuovo anime viene utilizzata come opening dei primi quattro episodi la versione cantata da Les 5-4-3-2-1, mentre per gli altri quattro viene utilizzata la versione cantata in inglese da Mayukiss, che però non è una traduzione fedele del testo originale. Fra le musiche spicca anche la rockeggiante "Burning Up!", cantata da Saline (o meglio la sua doppiatrice Urara Takano) nel terzo episodio. Che dire di questa trasposizione animata della "combattente dell'amore"? A mio modesto parere è forse la produzione che esalta maggiormente lo spirito del personaggio creato da Nagai, con un ottimo mix di azione, comicità ed erotismo. Un vero peccato che non siano state realizzate tutte le puntate previste.


 7
God87

Episodi visti: 8/8 --- Voto 4
Prima incarnazione mai uscita fuori dai confini giapponesi della popolare eroina di Go Nagai, "Shin Cutey Honey" (o "Cutey Honey, la combattente dell'amore" nell'edizione Dynamic Italia) ha il poco nobile merito di umiliare la grandezza mitologica della serie televisiva degli anni Settanta, volgarizzandola al massimo e fornendo all'intero pubblico internazionale un'errata idea di cos'era e cosa rappresentò, nei Seventies, la provocante e (spesso) svestita combattente dell'amore.

L'originale, bisogna riconoscerlo, trovava ragione d'essere principalmente nella sua estetica, sublime, con cui si presentava idealmente come ritratto dell'epoca: i colori psichedelici tanto pop art; gli avveniristici elementi del paesaggio dalle forme astratte; l'elegante e malizioso design di Shingo Araki; le ottime animazioni; le stessa figura provocatoria e rivoluzionaria di Cutey Honey, ragazza androide capace, con la sua forza, di schiacciare da sola orde di nemici umiliando i suoi comprimari dell'altro sesso (non dimentichiamo che nasceva, in piena rivoluzione sessuale, in una società rigidamente maschilista come quella giapponese)... Tutti elementi che permettono tutt'oggi di apprezzare Cutey Honey come un favoloso monumento allo Zeitgeist del ruggente post-'68, infischiandosene di una trama che è puramente accessoria. Non c'è da stupirsi, quindi, che vent'anni dopo Toei decide di resuscitare nel circolo dell'home video una delle creazioni più importanti di Go Nagai, aggiornandola agli stilemi grafici con cui è concepita l'animazione anni '90. Cosa succede, quindi, se al rappresentante di un'epoca togli tutto facendo rimanere solo l'inesistente storia? Appunto, rimane quella, e il totale vuoto narrativo e di interesse fa di nome "Cutey Honey, la combattente dell'amore".

L'originale ci lasciava con Honey che doveva affrontare il nemico finale, Panther Zora. Invece di proseguire da lì, gli sceneggiatori principali Shizuya e Shimizu compiono un salto temporale in avanti di addirittura un secolo portandoci nella Cosplay City del futuro, con una Honey che ha già sconfitto il capo di Panther Claw e che, persa la memoria, è ora segretaria del sindaco della città. Presto però l'incontro con i discendenti della famiglia Hayami e l'apparizione di un mostruoso gruppo di criminali, capitanato dall'inquietante Dolmeck e legato al culto di Panther Zora, risveglieranno i suoi poteri. Cast quasi nuovo: Seiji e Junpei sono presumibilmente morti di vecchiaia, e ora la famiglia Hayami si compone dei loro discendenti, Daiko e Akakabu (provenienti da "Sukeban Boy", altro manga dell'autore da cui è tratto l'OVA uscito due anni prima), e del loro nipote Chokkei. Di vecchie glorie ritroviamo giusto la protagonista e nonno Danbei, trasformato da Juzo Kabuto, il nonno di Koji nel "Mazinger Z" cartaceo di Nagai, in un cyborg immortale dotato di armi avveniristiche (?). L'azione è il principale motore su cui si basa, ancora una volta, l'esilissima storia. Formula ripresa dall'originale, ma senza il suo carisma.

Diminuiscono di numero le trasformazioni della seducente protagonista, che escluso il suo aspetto "default" in borghese e in battle suit, sembra sapersi trasformare solo in Hurricane Honey, in una pacchiana versione corazzata/antropomorfa e in pochissime altre. Forse avranno influito quelli che, si apprenderà, saranno contrasti interni sorti tra Toei Animation e Dynamic Planning (società di Nagai, co-produttore dell'opera, che gestisce i copyright di tutti i suoi lavori), gli stessi che porteranno Toei a dotare l'eroina di una tuta da combattimento blu invece della classica rossa, artificio usato per differenziarla dall'originale come a suggerire un'opera più di remake che di seguito vero e proprio. Non ci è dato saperlo, quanto queste vicissitudini hanno influito sul risultato finale: si può solo giudicare quest'ultimo, che si risolve in un 'infighettamento' inopportuno di una serie animata cult.

Chi apprezza "Shin Cutey Honey" pone l'interesse sulle animazioni, effettivamente spesso fluide e rocambolesche, e sull'apparato citazionistico dell'opera, dove le armi robotiche di nonno Danbei e camei vari richiamano continuamente, in un gioco di omaggi, i consueti DevilMan, Mazinger Z e opere minori varie dell'autore (oltre al già citato "Sukeban Boy" vi è anche il cameo di personaggi di "Harenchi Gakuen"). Tutto simpatico e apprezzabile, come apprezzabile è l'opening, rilettura metal dell'indimenticabile sigla d'apertura originale (con tanto di ammiccamenti sessuali ripresi!), e l'uso nella trama di Akira Fudo e Juzo Kabuto, ma una serie progettata di 12 episodi (poi ridotti a 8, come vedremo, per il giusto insuccesso di vendita) non può basarsi solo su questo. Inevitabilmente privo di qualsiasi interesse narrativo, "Shin Cutey Honey" non riesce a reggersi in piedi, rispetto al predecessore, sui soli elementi di contorno.

Avevamo adorato il tratto dolce, elegante e allo stesso tempo arrapante di Shingo Araki nel '73; ora ci sorbiamo i classici profili mascolini, anonimi e ridicolmente cool dei peggiori lavori dei Nineties, con la bionda Honey che perde il look da ragazza acqua e sapone, ideale nel risaltare il suo carattere sexy in combattimento, per diventare una mignotta popputa. Sempre nel '73 "Cutey Honey" scioccava genitori e benpensanti con le sue allusioni sessuali, divenendo storicamente il primo ecchi animato grazie alle palpatine nell'opening, sporadiche e audaci scene di nudo ed erotismo più accennato che mostrato. La celeberrima scena della trasformazione, con cui la ragazza assumeva le fattezze della combattente dell'amore, la vedevano perdere completamente i vestiti rimanendo per un secondo totalmente nuda, simpatico gioco che contribuiva a instaurare una malizia innocua e a suo modo elegante con il pubblico. Nel 1994 la ragazza continua a ritrovarsi ignuda nell'indimenticabile "vestizione", ma la sequenza dura innumerevoli secondi in più, il tempo di mostrarla come mamma l'ha fatta indugiando con volgarità su mammelle e capezzoli bene in vista. Più esplicito, più cafone: rimangono le briciole della 'stilosità' originale, Toei decide che tutto deve essere più audace che mai, finendo con il traghettare il brand nei lidi del kitsch.

Scontato citare anche l'appiattimento generale delle musiche, passate dai motivetti catchy squisitamente anni '70 a buzzurre sonorità rock, e inevitabile anche, come se si potesse ingenuamente covare qualche speranza a proposito, la fine delle forme geometriche di alberi, nuvole, fiumi ed elementi dell'arredamento, resi in modo ordinario e senza gusto, addirittura pressapochisti, a sottolineare come buona parte del budget sia probabilmente andata alle sole animazioni.
Un finale assolutamente monco, risultato del mediocre successo in patria della miniserie, e il carisma tendente al sottozero dei vari villain (rispetto ai mascherati uomini di Panther Claw e, perché no, alle emissarie di Sister Jill) chiudono nel peggiore dei modi un'opera che sarebbe stato meglio evitare. I fan di Nagai potrebbero esaltarsi giusto per le poppe onnipresenti e gli omaggi all'autore, ma a chi ha amato il "Cutey Honey" del 1973 questo potrebbe non bastare.

Doppiaggio italiano, a opera di Dynamic Italia, deficitario: recitazione tremenda e sempre così inutilmente sovraccaricata da avere effetti addirittura grotteschi (da far sanguinare le orecchie la prova di Armando Bandini su nonno Danbei), per non tacere di dialoghi pessimi che sembrano molto innaturali e approssimativi, probabile risultato di un adattamento non perfetto. Non che uno migliore possa comunque cambiare il risultato assolutamente indifendibile dell'operazione.


 6
Micerino

Episodi visti: 8/8 --- Voto 6
"Shin Cutie Honey" è una piccola serie di OAV che narra le vicende di Cutie Honey, una ragazza cyborg che nella serie precedente a questi OAV ha vendicato il suo creatore ucciso dalle malvagie creature del male.
Ovviamente stiamo parlando di un mahō shōjo molto ecchi in bello stile, con una protagonista trasformista che ama particolarmente cambiarsi d'abito in bella vista, mostrando le proprie (censurate) nudità. L'otaku che c'è in me sta sanguinando dal naso pensando alle morbide forme che ballonzolano spesso, a volte troppo, davanti allo schermo. Ovviamente qualche sorriso non manca, vista anche l'eccessiva procacità delle immagini e la facilità con cui queste vengono mostrate.

Non aspettatevi, quindi, fine erotismo o velate allusioni: se c'è si vede, altrimenti non c'è.
I disegni, i tipici puliti ed essenziali di Go Nagai, padre di questa lunga serie di anime, non brillano per bellezza, ma la mano è riconoscibilissima e piacevole, soprattutto quando andiamo a ritrovare un Danbei (Danbei Makiba?) trasformato in cyborg e dotato di tutta una serie di armi "miniaturizzate" prese in prestito dal Grande Mazinga - e questo è un grosso punto a favore, almeno per me!

Musiche carine e allegre accompagnano le varie battute, le scenette demenziali e i duelli truculenti e sanguinosi, ma non eccellono per novità o caratteristiche, insomma, sono un po' piatte e senza anima, lasciando un po' di vuoto sia all'inizio sia alla fine dell'anime stesso.
Parlando della struttura degli OAV, va invece fatto notare come gli stessi siano divisi in maniera netta in due tronconi ben distinti: il primo, formato dai primi quattro "capitoli" che formano una storia completa, ma che non mi riescono a entusiasmare in quanto gli eventi si susseguono con una rapidità quasi da capogiro, facendo un po' troppi balzi di trama, e concludendo quelli che sarebbero potuti essere i momenti clou in modo eccessivamente precipitoso. La storia è comunque in toto lineare e senza sorprese, il momento in cui si conosce il cattivo (praticamente al secondo fotogramma, subito dopo il primo piano sulle possibili grosse Boobs dell'avversario di Cutie) già si può immaginare come può andare a finire… è un po' una delusione.

Si riprende, invece, Go Nagai, con gli ultimi quattro episodi che, a parer mio, meritano una sufficienza, in quanto sono quattro storie non troppo collegate, senonché da una sottile aura di storia comune, e che caratterizzano meglio i personaggi. Inoltre sono davvero belli alcuni camei in cui si ritrovano Koi Kabuto (fateci caso e cercatelo…), Akira Fudo (per i meno avvezzi [ma esistono?] forse è più noto come Devilman), e il magnifico Prof. Kabuto (padre di Mazinga Z), che non riescono comunque a salvare troppo la serie.

Insomma, una partenza lenta e poco concludente e un finale senza "finale", ma con qualche sprazzo di brillantezza. Forse la sufficienza non la meriterebbe, ma mi ha fatto venire voglia di spulciare tra le videocassette per rivedere, volentieri, il mitico Devilman…
Non c'entra molto, lo ammetto, ma è l'unica cosa che mi è rimasta dopo aver visto quest'anime.


 1
doctor Octopus

Episodi visti: 8/8 --- Voto 8
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Degli otto OAV che compongono questa serie, io preferisco i primi quattro, perché non solo formano una sola storia, come se fossero un film in quattro parti, ma perché hanno un principio e una fine che non è che un nuovo inizio (la sconfitta dei cattivi culmina con il ritorno di Panther Zora, la vecchia nemica di Honey degli anni'70, come essere demoniaco che s'impossessa della mente e del corpo dei criminali di Cospel City, che si trasformano non appena pronunciano il nome della madre di tutti i demoni). Inoltre, le tanto strombazzate apparizioni di Akira Fudo in versione teppista e del professor Kabuto in versione Archimede Pitagorico "allupato" tanto quanto Dambei, che avrebbero dovuto essere il pezzo forte della seconda serie di OAV, portano la miniserie a una non conclusione che stona non poco. Sia chiaro, mi piace che Akira Fudo appaia nell'anime, ma non a dispetto degli eventi che vengono interrotti bruscamente sul più bello! Io avrei voluto vedere Honey che affrontava Zora in maniera definitiva, invece l'ottavo episodio non solo sembrava presagire una terza serie di OAV (che poi non si è più fatta, perché in Giappone Cutey Honey è stata rilanciata in TV con una nuova serie regolare alla fine degli anni '90), ma perde anche quel tono horror che tanto mi piaceva, per sterzare nel grottesco e nel comico (Goldigger, l'ultima cattiva, è solo una super-criminale di quarta categoria, che poteva anche evitare di trasformarsi in mostra, tanto era stupida). Andiamo, chi vorrebbe vedere un professor Kabuto, il creatore di Mazinga Z che si fa fregare così stupidamente da una donna tanto scema come Goldigger ?
A parte questo, la serie mi ha divertito, ma poteva essere gestita meglio, perché se gli otto OAV erano un remake/sequel lanciato per festeggiare i vent'anni TV della serie originale di "Cutey Honey", si meritavano un finale e non una troncatura sul più bello! Divertente, inoltre, sapere che in originale, la voce di Honey è di Eiko Masuyama, l'attrice che non solo doppiò l'eroina nel 1973, ma che era, ed è tutt'ora la voce di Fujiko Mine di Lupin III.

Per quel che riguarda l'edizione italiana, non posso non complimentarmi con Francesca Fiorentini, che sarebbe emersa come voce italiana di Gwyneth Paltrow e di Charisma Carpenter, mentre Massimiliano Alto come Chokkey lo trovo tutt'ora fuori posto. Il nipotino di Dambei/Righel è un tredicenne e il signor Mazzotta Fabrizio affida alla voce maschile di "Ranma 1/2" questo ragazzino che non fa altro che gridare "Honey", manco fosse la versione maschile della piccola Lynn di "Ken il guerriero"? Forse, si poteva tentare di contattare Marco Vivio, anche se nel 1996 non era certo un trentenne, ma un attore adolescente, non credete? Quanto ad Armando Bandini che ritornava a doppiare Righel a distanza di anni... c'è forse da lamentarsi? Naaa, non credo!

Utente5795

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Utente5795

Episodi visti: 8/8 --- Voto 5
Di questa produzione OAV dedicata alla supereroina più sexy della storia del manga, creata dalla mente del diabolico Go Nagai, mi è piaciuta particolarmente la realizzazione tecnica, pulita, precisa e molto colorata, decisamente al passo coi tempi.

Per il resto... nulla! "Shin Cutey Honey" è un malriuscito tentativo di recuperare le goliardiche ed eccessive atmosfere del manga pulp che tanto ha segnato l'immaginario otaku, rivelandosi però unicamente fonte di sbadigli. La trama degli episodi è quanto di più semplicistico e prevedibile si possa immaginare... non dico che i manga di Go Nagai siano il top dell'originalità, anzi, lui usa spesso formule fisse, ma qui c'è una linearità eccessiva, senza sorprese e senza voglia di stupire. Pensate che il primo "ciclo" della serie si conclude in solo quattro puntate nella maniera più sbrigativa possibile. Anche la sceneggiatura è molto spomapata, costantemente in bilico tra presunte punte di maturità e da altri momenti più infantili e trascurabili. Assolutamente inefficace si dimostrano, negli episodi sette e otto di questa serie non conclusa (per via della scarsa popolarità), i cameo di Akira Fudo da "Devilman" e il Professor Kabuto da "Mazinga", quasi ridicolizzati e privati del loro fascino originale.

Decisamente una produzione da dimenticare, che non ha saputo omaggiare con giusto senno la creatura di Go Nagai.