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Catulla

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Le opere di Matsumoto sono sempre risultate di profonda attualità: quello che egli ci insegna tramite la serie Cosmo Warrior Zero è che la diversità viene spesso vissuta come dramma piuttosto che come fonte di arricchimento dei popoli; diversità oggi è contrasto ed emarginazione.

Sempre nel 2001 oltre alla serie Cosmo Warrior Zero e allo special sulla giovinezza di Harlock viene prodotto un altro special incentrato sulla figura del vicecomandante della Karyu, Marina Oki.
L’episodio speciale, della durata di circa 20 minuti, raggruppa le vicende della serie che riguardano la ragazza, approfondendone tramite la sue voce narrante gli antefatti.
Marina Oki nella serie Cosmo Warrior colpì l’equipaggio della Karyu e lo stesso capitano Zero per la sua instancabile attività, la carriera accademica eccellente nell’ambito dell’aviazione militare e l’aria misteriosa che la circondava. Inoltre la sua resistenza fisica non era passata inosservata a Zero, che notò che nel vicecomandante c’era qualcosa di diverso dagli altri esseri umani.
Marina Oki all’inizio della serie si presenta come una donna fredda e misteriosa, che non ha altro scopo che quello di procedere avanti con la carriera, come se fosse sola e lontana da tutto e da tutti.

Il motivo della sua solitudine viene spiegato proprio dallo special incentrato su di lei, ripercorrendone le vicende che riguardarono la sua vita, dalla nascita in un pianeta lontano e sconosciuto agli uomini fino alla sua missione sulla Karyu, il posto dove si rifugiò per terminare la sua esistenza.
Un pianeta vittima dell’esaurimento delle risorse: Futuria, il pianeta originario di Marina; l’incubo che perseguita l’umanità all’avanguardia delle sue scoperte: l’esaurimento delle risorse a causa del loro eccessivo sfruttamento; la precarietà degli esseri umani che da esse dipendono; la loro imperfezione che ne fa esseri limitati nel tempo e nello spazio: ritroviamo in 20 minuti i temi fondamentali dell’opera di Matsumoto, condensati nella figura di una donna e nella sua tragica storia, in cui si intreccia anche un amore profondo per la Terra, nuovo pianeta adottivo, e per chi la abita.

I livelli tecnici dello special non sono per niente alti, diciamo invece che si attestano su un livello mediocre. Gran parte dell’episodio speciale è composta da scene interamente ripescate dalla serie a scopo riassuntivo, mentre le poche scene inedite non sono di ottima qualità.
Il character design, a parte qualche gradevole fotogramma, lascia molto a desiderare, mentre scopo della regia è quello di lasciar spazio alla narrazione uditiva degli eventi, con un percorso lineare che si svolge senza interruzioni. Le musiche sono quelle della serie OAV, ma dominano di più le note cupe e malinconiche a causa della tristezza della trama.

Lo special, in conclusione, sarebbe potuto essere svolto in maniera molto più travolgente e appassionante per i temi profondi che vi vengono trattati, per il dramma personale che riguarda una delle protagoniste di rilievo della serie Cosmo Warrior Zero. Invece ci si è limitati a un ripescaggio e a un montaggio di spezzoni tratti dalla serie OAV che non apportano altre conoscenze ai fan dell’opera se non un ordinato resoconto della storia di Marina.

I valori veicolati sono molti: <i>“Che creature singolari questi umani… normalmente sono esseri ricolmi di odio e di rabbia. Ma è incredibile constatare come nelle situazioni critiche, riescano a superare anche l’odio e le divisioni più marcate, e a unire le loro forze, al di là delle loro distinzioni di razza.”</i> E’ un pensiero che non ritroveremo più nelle opere di Matsumoto, uno spiraglio di ottimismo che si oscura dopo la serie Cosmo Warrior Zero e dopo questo special e che come tale doveva essere trattato magistralmente, piuttosto che essere solo accennato.

La visione dello special è consigliata a chi ha già visto la serie OAV poiché potrebbe spoilerarne molti contenuti rovinandone la bellezza. Questo special non evoca emozioni che potrebbero indurre un fan a guardare la serie da cui è tratto, ma riassume in maniera superficiale dei contenuti profondi: e’ per questo che merita la sufficienza.