logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
Bradipo Lento

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Non invidio lo studio Diomédea quando ha iniziato a lavorare all'anime di "Domestic Girfriend": all'epoca il manga da cui è tratto non era ancora concluso ma erano già disponibili una ventina di volumi comprendenti circa 200 capitoli, e avendo a disposizione soltanto dodici episodi l'idea di rappresentare degnamente le parti più significative era una "Mission Impossible". Comprendo le ragioni di chi trova la caratterizzazione dei personaggi approssimativa o contraddittoria, e anche quelle di chi segnala buchi nella sceneggiatura o tagli eccessivi nella storia che lasciano spaesati: queste valutazioni le rimando a quando mi sarò letto il manga in modo da poter valutare correttamente il lavoro di Kei Sasuga, l'autrice dell'opera.
Tolti i punti deboli, cosa rimane di buono in questo anime? Per me sono da apprezzare la storia, i personaggi presentati e la buona resa della colonna sonora e delle animazioni.

L'idea alla base dell'opera è un colpo di genio: di triangoli amorosi è pieno l'universo degli anime e manga sentimentali, così come è altrettanto sfruttato il filone delle relazioni carnali (pseudo)incestuose degli hentai dove i protagonisti sono fratellastri che non hanno genitori in comune.
In "Domestic Girfriend" si mettono insieme i due mondi: abbiamo Natsuo (un ragazzo innamorato di Hina, la sua professoressa di inglese) che accetta la richiesta di Rui (una ragazza incontrata casualmente) che vuole avere la sua prima esperienza sessuale con lui ma non vuole iniziare a frequentarlo. Poco dopo Natsuo scopre che il padre ha intenzione di risposarsi e ha invitato a casa la sua fidanzata che si presenta con due figlie: proprio Hina e Rui che Natsuo conosce già. La nuova famiglia allargata inizia subito a convivere e fra i ragazzi divenuti fratelli (per la legge) si sviluppano nuovi sentimenti che dovranno iniziare a scoprire, affrontare e gestire; questo però è soltanto l'incipit di un racconto che, oltre agli eventi dei tre protagonisti, vede intrecciarsi anche altre storie interessanti.

Per quanto riguarda i personaggi è una delle poche volte in cui ho visto il protagonista maschile di un triangolo/harem che non si comporta come un pesce lesso davanti a tutte le ragazze che lo vorrebbero come partner, così come è raro trovare una coprotagonista come Rui che all'esordio sembra quasi una poco di buono ma che in seguito mostra di essere molto determinata. Oltre a Hina - più posata ma con una storia interessante nel suo passato - sono da segnalare anche le parti appena accennate di Momo (la ragazza che si è fatta la nomea di essere di facili costumi per il suo modo di fare, frutto di problemi passati), Miu (la presidentessa del club di letteratura schiva e apparentemente interessata al professor Reiji Kiriya) e Masaki Kobayashi, il proprietario del bar "L'Amant" che diventa una specie di confessionale.

La resa grafica dei fondali, della fotografia e le animazioni sono di buon livello; altrettanto si può dire per la colonna sonora che riesce a sottolineare i momenti più intensi degli episodi adeguatamente.
Le sigle sono un esempio di quelle che è bene non saltare durante la visione dell'anime, almeno non per tutti gli episodi: quella iniziale riesce a catturare sia per il brano musicale che per la grafica - nella canzone si alternano parti sussurrate e tranquille a momenti con un ritmo intenso, così come nelle animazioni ci sono parti quasi monocromatiche alternate a un'animazione quasi onirica. La sigla finale è incentrata su Rui e sembra quasi indicare quale sarà il suo futuro nella relazione a tre che sta iniziando.

In conclusione direi che se l'anime "Domestic Girlfriend" avesse avuto almeno il doppio episodi per sviluppare meglio le parti appena accennate avrebbe preso almeno un voto in più; nonostante tutto si tratta comunque di una serie che si guarda volentieri e che può spingere a recuperare il manga da cui è stata tratta per conoscere l'opera completa - cosa che per me è già successa con "Video Girl Ai" e "Sakyura Mail".


 1
VinMur92

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Il ritorno del malessere.

"Domestic na Kanojo" cerca di parlare di un tema delicato e decisamente attuale, in fondo capita tutti i giorni che la tua professoressa di liceo di cui sei innamorato diventi tua sorella, assieme alla ragazza con cui hai fatto sesso la prima volta.

Tra i sorprendenti personaggi innovativi troviamo il protagonista di School Days, solo che fa molto meno sesso, la best girl che è poi, quella che ovviamente è costretta a soffrire più di tutti ed infine, la sociopatica che non ne fa una giusta... e sì, la best girl ovviamente è Rui.
Il nostro protagonista Makoto, no scusate, Natsuo, è quel personaggio che solitamente mantiene in piedi tutta la visione, perché per 12 episodi non vedi l'ora che gli capiti qualcosa di brutto, ma protetto ovviamente da plot armor, tutte sfortune diventano fortune.

Come ogni anime odierno che si rispetti, contiene quel poco di LGBT+ giusto per far capire ai Giapponesi che esiste l'omosessualità, quella dove il tipo è ovviamente una specie di oggetto da circo, effemminato, esibizionista, pittiddaro (pettegolo) ma che infondo è un gran figo, perché faceva parte della Yakuza (come se ci fosse qualcosa di figo) e perché, incredibilmente, ha un poco di cervello.
Le due classiche Gal vengono sostituite da i due migliori amici, che però non funzionano perché non fanno nulla per tutta l'opera, altri personaggi di cui non ricordo né nomi né volti cercano un po di spazio nel corso delle puntate ma cadono subito nel dimenticatoio.

Alla fine, arriva il malessere, ovvero, l'anime ti piace, l'hai guardato tutto in una sera, sei andato a letto tardi per finirlo... Perché?? Forse per la best Girl, forse perché il finto incesto sotto sotto piace un po a tutti.. chissà. Se qualcuno ha le idee più chiare, mi coinvolga e mi faccia sapere grazie.

Voto 7, un punto in più per l'opening di Minami che è una dea.


 1
esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5
Ehmm… dopo aver visto i dodici episodi di “Domestic Girlfriend”, mi sono “grattato” la testa e mi sono chiesto: perché?
Perché l’ho visto? Forse … Mea culpa…
Perché non mi sono fermato? Forse … Mea culpa…
Perché non riesco a trovare un messaggio o qualche riflessione dall’anime? Who knows?

Sono onesto: la prima impressione dopo la fine è quella di una storia tra il grottesco e l’insulso. Alcune scelte narrative mi sono apparse più applicate per l’effetto drama che per aderenza ad una realtà sebbene “artata”.
Allora, incuriosito dai troppi interrogativi per dare delle risposte al senso della storia, ho cercato in rete un po‘ di informazioni e mi sono soffermato su alcuni commenti al manga da cui deriva l’anime.
In prima battuta ho pensato che l’anime avesse “estremizzato” ed “enfatizzato” solo alcuni aspetti del manga al fine di aumentare solo l’aspettativa e attirare la morbosità degli spettatori. E ho scoperto che si tratta di un’opera un po’ (tanto) controversa di Kei Sasuga scritta in ben 28 volumi dal 2014 al 2020, che ha suscitato per la seconda parte e soprattutto per il finale reazioni estreme contrastanti tra i lettori (molte negative), nonostante l’asserito moderato successo ottenuto sia a livello nazionale sia a quello internazionale. In fondo l’anime, uscito nel 2019 e quindi prima del termine del manga, a detta di chi lo ha letto, ha come riferimento i punti salienti della trama dell’anime, condensandone velocemente in 12 episodi quasi tutto… Il risultato, forse deleterio, è quello di narrare il tutto troppo velocemente e in modo superficiale, facendo apparire un po’ tutti i personaggi “un po’ sopra le righe” e cerco di essere continente…
Altro limite è proprio la trama: anime o manga che sia, la storia è quella del triangolo amoroso che viola tutte le possibili “leggi e consuetudini” sociali. Credo di qualsiasi società...

Attenzione: questa parte contiene molti spoiler!

Si narra la storia tra un’adulta, Hina, e un ragazzo, Natsuo, ancora minorenne, aggravata dalla circostanza che è sia la sua insegnante, sia la sua sorella acquisita. Si aggiunge anche la sorella minore dell’insegnante Rui con cui Natsuo ha un rapporto completo molto “casuale” a inizio della storia per poi scoprire poco tempo dopo che Hina e Rui sono sorelle e che lo sarebbero diventate anche di lui per effetto del matrimonio tra i due genitori.
Quello che si consuma poi, dal momento in cui vanno a vivere tutti appassionatamente sotto lo stesso tetto, è una specie di “soap opera” in cui si aggiungono: la storia dell’amore di Hina per un suo ex professore sposato e ancora non separato/divorziato Shu (che poi si scoprirà anche amico intimo di Reiji, prof. di letteratura di Natsuo nonché poi suo idolo come scrittore sotto pseudonimo), una compagna di Riu, Momo, che passa per essere la mangiatrice di ragazzi e si invaghisce di Natsuo, che arrivato al “dunque” con lei si accorge delle cicatrici sul polso di lei (evidenze di un tentato suicidio per solitudine) e decide di non approfittarne, Masaki il barman che dispensa consigli sull’amore e sulle scelte di vita di coloro che si confideranno con lui, Fumiyia, l’amico confidente cui affidarsi in tutti i momenti di sconforto…

Il primo “problema” della trama è la contraddizione/oscillazione evidente tra i momenti in cui i personaggi sembrano “assennati” e rassegnati a non poter ottenere o diventare ciò che vogliono e quelli in cui sembrano infischiarsene delle convenzioni morali e sociali per vivere come meglio credono. Su questo conflitto, e su quello latente tra le due sorelle di cui scriverò più avanti, l’autrice continua ad oscillare per portare avanti la storia, a mio avviso rovinandola e distruggendo i tre protagonisti del “triangolo”. Sentire Rui che si rivolge alla sorella Hina affermando, più o meno, “se non si è proprio parenti di sangue… perché non avere una storia con Natsuo?” va anche bene, ma ci vuole molto coraggio e coerenza per arrivare fino in fondo e vivere la storia alla luce del sole. Hina, all’inizio dell’”assedio” da parte di Natsuo (quando era ancora innamorata di Shuu, respinge il suo giovane studente con una bella metafora: lo costringe a seguirla nel mare partendo dalla spiaggia per fargli capire che una storia tra loro sarebbe stata un suicidio personale e sociale… Poi, dopo essersi convinta (?) che la storia “immorale” (definzione di Natsuo e Rui, evviva la coerenza, visto quello che volevano combinare) non avrebbe avuto seguito, si convince ad amare Natsuo fino al “colpo di scena” della scoperta da parte della scuola della loro tresca, con conseguente allontanamento “volontario” di Hina dai radar degli altri due protagonisti (sparizione vera e propria, dopo quella più “light” del voler andare a vivere da sola a seguito della scoperta della relazione di Natsuo con Rui). E con la scena finale in cui Rui provoca nuovamente Natsuo (travestendosi da Hina) e giurandogli che a seguito della scomparsa di Hina, non avrebbe più rinunciato a lui… e Natsuo che ci ricasca ... si ha non solo il classico finale “aperto”, secondo la migliore tradizione degli anime, ma anche la conferma dell'andamento a sinusoide del comportamento dell'oggetto del desiderio (Natsuo).

Passo al secondo aspetto di debolezza della trama: il rapporto tra le sorelle. Tra Rui e Hina si consuma il “conflitto” per conquistare un personaggio discutibile, cui lasciano proprio il potere di scelta, ben sapendo che uno sguardo, una situazione più o meno provocante, un bacio lo avrebbero portato dalla loro parte… Una sorta di giochino più o meno perverso in cui le sorelle sembrano "palleggiarsi" il fessacchiotto di turno... E tra le due, la più determinata sembra essere Rui, capace di sfruttare le occasioni, crearle quando necessario e coerente nel suo percorso, se così lo vogliamo definire, di “crescita”. E appare tanto decisa quanto “fragile” nel mostrare anche le sue debolezze nel suo perenne confronto con la sorella maggiore, passando dal preoccuparsi e fare in modo che non soffra fino a contenderle in modo esplicito Natsuo. Hina, almeno nell’anime, ne esce con le “ossa rotte”: fa la morale a Natsuo, se la fa fare per la storia con l’uomo sposato (?) da Natsuo e Rui e poi gestisce al peggio la situazione con Natsuo pagandone a caro prezzo le conseguenze. Definirla “infantile” e inadeguata sarebbe un complimento. Sul perché sia così debole non è dato a sapere, almeno nell’anime…

Natsuo? Mah, sembra l’uomo “zattera”: va dove lo porta la “corrente” (endogena/ormonale o esogena – vedi le femmine che gli ronzano intorno), ondivago e sempre con dei ripensamenti, anche se gli si può riconoscere una sensibilità e bontà d’animo che cerca di applicare ogni qualvolta sembra “lucido”. Ma il suo “tallone d’Achille” (la zattera e l’infatuazione fissa per Hina) lo porterà più o meno sempre a rovinare quello che di buono suo malgrado crea…

Gli altri personaggi? Contorno per giustificare i continui “avvitamenti” della trama della “soap opera”.

I momenti più piccanti di “Domestic Girlfriend”, ad eccezione di quello dell’incipit e di quello tra Hina e Natsuo sul finale, sono purtroppo “demenziali”. Rispetto a quelli di “Scum’s Wish”, sembrano veramente “buttati li” come fanservice e come gag comica, rendendo l’anime in quei frangenti una specie di B-movie che tanto andavano di moda negli anni '70-80…

Per come è congegnato, per me l’anime “non conclude” nel senso che è indecifrabile e pertanto, per quello che possano valere le mie parole, non ne consiglio la visione: non trasmette nessun senso “compiuto”, né critica al sistema e alle convenzioni, né di amore “against all odds and to the end” … nulla. Nemmeno il nichilismo iniziale di un anime alla “Scum’s Wish” e il percorso di “redenzione” dei protagonisti …
Nel manga la storia termina in modo che ha sollevato molte critiche dei fan: se la conclusione è quella che ho potuto leggere on line, non mi meraviglio sul senso di disagio che i lettori hanno provato nel leggere il manga e coloro che hanno visto l’anime.

Per non fare torto a quest’opera, e per la mia manifesta incapacità di interpretarla, riporto quanto scritto nell'ultimo volume del manga, il 28, dall'autrice Kei Sasuga, a seguito delle critiche ricevute per il finale:

“Grazie per aver letto il manga fino alla fine. Sono l'autrice, Kei Sasuga di Domestic na Kanojo, la storia di Natsuo, Hina e Rui è ora giunta al termine. Questa serie ha ricevuto un sacco di attenzione per via dei suoi disegni provocanti, ma era la storia dell'idillio amoroso di Rui, l'amore di Hina e la vita di Natsuo. Quando scrivevo questa storia, sentivo che era mio dovere in quanto autrice renderli felici. Quando l'ho pensato, intorno al volume 8, la felicità di Hina altro non poteva essere che lo stare con Natsuo. Ho poi capito che la felicità di Rui dipendeva dal raggiungere un vero amore. Quindi alla fine, Rui ha ricevuto molto più del semplice stare con Natsuo: una figlia dal suo amato e una risposta soddisfacente alla sua proposta, l'approvazione dei suoi genitori, la benedizione dei suoi amici, una carriera di successo e la maturità che deriva dall'amore. Sono certa che alcune persone si chiederanno cosa diavolo abbia fatto, ma sono felice di ciò che ho realizzato. Nel capitolo finale, ho mostrato tutti nel loro momento più felice. Mi sono sentita davvero toccata dal fatto che tutti siano stati in grado di superare i propri momenti tristi. Per me, la felicità non vuol dire solo dei momenti belli e divertenti. Sono certa che vari problemi, dolori e sofferenze li attendano in futuro. Ma sono certa che incontreranno molte persone e con il loro aiuto supereranno questi problemi e ritroveranno ancora una volta la felicità. Ancora una volta grazie infinite per averli accompagnati per ben 28 volumi”.

Facile no? Bontà sua…

Utente147406

 1
Utente147406

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8,5
Questa è solo una piccola recensione, premesso che l'anime è la trasposizione solo di una parte del manga, un trampolino di lancio per leggere il manga.
Questa prima parte dell'anime è completamente fedele al manga, i disegni sono particolari, ma sanno catturare lo spettatore con quello sguardo provocatorio, anche il doppiaggio è fatto abbastanza bene, bella la opening, la storia di per sé è abbastanza insolita e originale, c'è da dire però che se non si legge il manga non si può appieno apprezzare l' opera.

Non è un genere che piace a tutti sicuramente, però per quelli come me che sono incuriositi da scene un po' piccanti, dobbiamo anche dire che quest' anime maschera uno slice of life che mostra molti aspetti di come vivere nella società d'oggi, con qualche insegnamento importante. Il finale del manga è discutibile, può anche essere criticato ed è giusto, però trovo ingiusto insultare la mangaka per un' opera che ha avuto una continuazione per 6 anni e anche con dei buone vendite.


 1
Kotaibushi

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5,5
Ho appena concluso la visone di "Domestic Girlfriend", e devo dire che ho più di qualche difficoltà ad inquadrare la storia. In sè è abbastanza godibile, nulla di trascendentale, ma comunque non mi sono annoiato, anche se ci sono più alti e bassi, ma credo che il vero problema stia nella storia stessa, infatti spesso prende pieghe troppo surreali, o "da film", perdendo contatto con la realtà con cui vorrebbe raccontare i fatti.

Inoltre i comportamenti dei personaggi, mi sono sembrati sempre troppo esagerati e teatrali rispetto al loro vero vissuto, in particolare la professoressa e il ragazzo che molto spesso risultano troppo ambigui e poco convincenti quando si parla dei loro sentimenti/decisioni. Vorrei soffermarmi ancora una volta sulla professoressa, e sulla questione dell'infatuazione per il ragazzo, che ho trovato abbastanza forzato o meglio, ho trovato un cambiamento troppo rapido dal giorno alla notte, quasi senza una vera motivazione, e per tutto il corso della loro "relazione" mi è sembrata sempre troppo forzata in tutti gli atteggiamenti. Per concludere non ho apprezzato nemmeno il finale, che ho trovato del tutto frettoloso e buttato a casaccio, tanto per dare una conclusione drammatica.

I personaggi, esclusa Rui, sono abbastanza piatti e standardizzati, anche complice di una pessima, quasi assente, caratterizzazione, in primis la già sopracitata Hina, che praticamente non ha un vero e proprio ruolo principale all'interno della storia, rimanendo spesso ai margini delle vicissitudini. Per quanto riguarda il ragazzo, fa il suo, ma risulta spesso noioso e scontato, oltre che abbastanza confuso sui propri sentimenti anche se ne afferma il contrario. Invece l'unica che ho apprezzato veramente è stata proprio Rui, è la sola che riesce a mantenere quella dose di veridicità al racconto, e ad avere un minimo di introspezione psicologica che rende le sue emozioni/reazione abbastanza giustificate.

In conclusione, "Domestic Girlfriend" è una storia godibile, ma che punta troppo sull'aspetto drammatico, sottovalutando la perdita di veridicità che colpisce la storia, diventando a conti fatti una storia al pari di quelle da film.
Voto finale: 5,5.


 3
maxcristal1990

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Questo adattamento animato parla della storia di un ragazzo delle superiori di nome Natsuo. Innomorato della propria insegnante Hina, una volta perso le speranza visto che è sia la sua professoressa che già fidanzata, Natsuo a un ritrovo con degli amici conosce una ragazza di nome Rui. La stessa sera decideranno, sia perché la ragazza vuole provare a fare sesso spinta dalle chiacchiere delle amiche e visto che lui si lascia trascinare da lei, di perdere la verginità insieme. Dopo questo incontro, come pattuito, non avrebbero dovuto vedersi più! Il caso vuole che il padre di Natsuo, dopo un po' di tempo, decida di presentare la sua nuova ragazza al figlio nonché la madre di Rui e di Hina! Natsuo scoprirà in questo momento che la ragazza che gli ha fatto perdere la verginità e la professoressa di cui è cotto sono sorelle! Per accontentare il padre sarà obbligato a convivere con loro dopo il trasferimento nella stessa casa, facendo silenzio su l'accaduto! Questo, con i giorni, diventerà un intrigo amoroso tra i tre! Visto che Rui si innamorerà di Natsuo e Natsuo non sarà disposto a trascurare i sentimenti che prova verso la sua professoressa.
Questa trama la giudico veramente difficile da spiegare, meglio guardarlo che secondo me vale veramente la pena! Nella parte tecnica ho apprezzato molto sia le animazioni che i dialoghi. Si seguono molto bene e la grafica è ottima. La storia mi ha intrigato molto e la ho trovata molto interessante. Sconsiglio la visione a un pubblico sotto i 18 anni, a meno che non venga saltata la tredicesima puntata (non tutti l'hanno resa disponibile) che contiene un inedito di circa 3 minuti dove si mostra la scena di quando Natsuo ha perso la verginità con Rui! È vero che l'autore può sembrare un po' perverso e la storia è un po' surreale. Nonostante tutto ciò mi ha fatto un'impressione molto buona e mi ha suscitato molte emozioni. Consiglio di vederlo. Promosso.


 1
Miriam22

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
Ad un appuntamento di gruppo, a Natsuo, il nostro ineffabile protagonista, viene chiesto da Rui di appartarsi con lei in qualche altro posto. La ragazza non cerca particolari attenzioni o smancerie, semplicemente vuol far sesso, per la prima volta e con lui, proprio perchè lo crede un liceale inesperto e desideroso di esperienze come lei. Una volta conclusasi la faccenda, soddisfatti o meno ma persa la verginità entrambi, ognuno torna alla propria vita. O almeno così credono loro, perchè di lì a poco scopriranno di esser parte della stessa famiglia: il padre del ragazzo sposerà in seconde nozze la madre di Rui, putacaso sorella minore di Hina, insegnante di Natsuo di cui lui è segretamente innamorato da tempo.

La storia intriga, vero? Un esordio col botto direi, visto che si parte con l'acceleratore a mille. Già dalla prima puntata, scene disinvolte sul sesso fanno presagire una serie piccante. E i presupposti ci sarebbero tutti: il triangolo pseudo-incestuoso, il rapporto insegnante/allievo, la clandestinità. Ma tra tutti questi ingredienti non c'è coesione e manca il collante: i personaggi peccano di brio, mancano di mordente (a parte l'amico fidato di Natsuo, che quello meriterebbe un anime tutto per lui!).

Ricapitolando... lui è innamorato dell' insegnante, ma va a letto con la sorella di lei che sembra comunque non nutrire particolari interesse per il ragazzo (ma sarà poi vero?). Dal canto suo, l'insegnante non si capisce bene se ci fa o ci è... Ossia... si fatica a comprendere quali siano i suoi reali sentimenti verso il poveretto, il quale si dichiara innamorato perso, ma nei fatti... sembra non esserne poi così convinto. E allora durante la visione vien da chiedersi più volte... se questi benedetti personaggi si vogliono finalmente decidere a... "decidersi", e far prendere una piega più incisiva e convincente a tutta la storia.
Tra tutti questi personaggi è proprio l'insegnante quella che mi è piaciuta di meno, per la sua superficialità e soprattutto ambiguità, che solo alla fine si chiarisce un poco facendo comprendere meglio la sua posizione (e prendendo finalmente una posizione).
Gli altri son adolescenti incerti e un po' goffi, in balia dei loro ormoni e di sentimenti nuovi, perciò dalla loro hanno l'inesperienza e la giovane età. Quindi alla fine non possono che suscitarti tenerezza e farti spuntare un sorriso di solidarietà. Ergo... meno attenuanti per la "sensei".

Per quanto riguarda le animazioni, anche se non sono un' esperta in materia, mi sento di dire che le ho trovate luminose e ben curate. Sicuramente di mio gusto.
Un brevissimo mio commento anche sull'opening, un video di certo accattivante che ti invoglia a rivederlo ad ogni puntata.

Se consiglio la visione? Ma sì. In fondo la trama stuzzica e non t'annoi di sicuro perchè aspetti con curiosità l'evoluzione di storia e personaggi. Il finale è aperto e personalmente se ci fosse una seconda stagione un'occhiatina gliela darei.


 3
npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Una delle cose che più odio, è quella di dover recensire un anime di cui conosco la sceneggiatura perché ne ho già letto il manga. È molto difficile per me, infatti, sottrarmi all’influenza derivante dalla conoscenza della versione cartacea e dare un giudizio obiettivo. So bene che potrei risolvere il problema limitandomi alla mera valutazione numerica; però poi penso che non sono del tutto sicuro che la recensione del manga vedrà mai la luce, ed allora nasce in me un perverso senso del dovere che mi impone di spendere due parole almeno per la versione animata. E dato che discutere con il mio subconscio è tempo perso, cominciamo che prima finisco e meglio è.
Mi sono avvicinato a “Domestic Girlfriend” a seguito della lettura di un’altra opera della stessa autrice, Kei Sasuga, e cioè “GE – Good Ending”. Quest’opera m’era piaciuta davvero tanto, per cui per me è stato naturale cercare di recuperare anche la sua opera successiva; e, sebbene non raggiunga lo stesso livello del suo predecessore, ho apprezzato molto anche il manga di questo “Domestic Girlfriend”; il calo qualitativo, infine, raggiungeva il suo apice con questo anime, la cui colpa è quella di essere solo “carino”.
Ma andiamo con ordine e cominciamo con la trama. In un giorno qualsiasi Natsuo perde la sua verginità con Rui, una ragazza qualsiasi conosciuta in un Karaoke. Nessuno dei due nutre dei sentimenti nei confronti dell’altro; ognuno dei due considera l’altro come un semplice sconosciuto. Natsuo, invece, era segretamente innamorato di Hina, una sua insegnante. Quello che il ragazzo non sa, è che Rui ed Hina sono due sorelle; ma lo scoprirà molto presto in quanto suo padre sposerà la madre delle ragazze ed andranno a vivere tutti assieme.

Togliamoci subito questo dente allora: il manga è meglio dell’anime. So benissimo che questo non vuol dire assolutamente nulla, in quanto è così nove volte su dieci, e in quanto questo non pregiudica la realizzazione di una buona versione animata; anzi, a dire il vero, anche l’anime di “Domestic Girlfriend” è di buona fattura. A questo va aggiunto che io stesso non amo (anche se talvolta li faccio) fare il classico paragone manga/anime, in quanto li considero due prodotti diversi. Però qualcosa da dire sulla “conversione” stavolta c’è. L’aver deciso per un anime di dodici episodi aveva come conseguenza naturale il taglio di molte scene presenti invece sul manga; pur non essendo molto importanti, però, queste scene davano alla storia ed ai personaggi una maggiore profondità.
La sceneggiatura dell’anime, dovendo farci entrare tutto, diventa inevitabilmente molto veloce; tutti gli eventi più importanti sono stati rappresentati; quello che manca, invece, è la crescita ed il travaglio dei vari personaggi tra un evento e l’altro. L’effetto finale è comunque buono, ma inferiore rispetto a quello che avrebbe potuto essere.
La storia in sé è un classico triangolo amoroso con due varianti: il fatto che i tre protagonisti sono fratelli (diretti o acquisiti) e il fatto che all’inizio c’è subito una scena di sesso fra due componenti del triangolo. Per il resto abbiamo una sceneggiatura che, in assenza di momenti di approfondimento, ricorda molto quella di una soap opera che non si vergogna di mettere l’amore fisico nella vita delle persone. Personalmente ho sempre gradito questo tipo di storie ed anche stavolta posso dire di essere rimasto abbastanza soddisfatto da quanto ho visto.
Molto belli i disegni e molto bella anche la colonna sonora: sotto questi due aspetti l’anime viaggia davvero alla grande.

E siamo arrivati alla valutazione. Se non avessi letto il manga penso che sarei stato moderatamente soddisfatto e quindi propendo per questo tipo di giudizio. Non si poteva, in dodici episodi, fare molto di più; qualche episodio in più, però, avrebbero fatto rendere al meglio la storia di Kei Sasuga.


 2
Mirokusama

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5
Non credo di essere una persona dai gusti raffinati o particolarmente ricercati; è rarissimo che non faccia parte della schiera di ammiratori di una serie che raccoglie grandi consensi così come è altamente probabile che, se sono tra i pochi amanti di una serie sconosciuta, è perché questa è veramente nota a dieci persone e non perché sia chissà quale tesoro nascosto. Per questo non nego che mi trovo in difficoltà a recensire “Domestic na Kanojo” (conosciuta anche come “Domestic Girlfriend” e a cui mi riferirò da qui in poi come “Domekano”) perché è una serie che ha raccolto grandi consensi ma che io ho faticato enormemente a capire, una serie che mi è piaciuta sì ma non come nelle intenzioni in cui nasceva bensì per le situazioni paradossali e ridicole che ha costruito e che l’hanno resa, ai miei occhi, una delle serie involontariamente comiche migliori degli ultimi tempi, un pregio che vale solo per me ma che rappresenta un difetto non da poco per un anime che si proponeva di raccontare tutt'altro.

Ma andiamo con ordine con qualche accenno di trama: protagonista della serie è Natsuo Fujii, un liceale innamorato da tempo della sua insegnante, la bella Hina Tachibana, a cui non si è mai dichiarato e che lei tratta con simpatia come se fosse un ragazzo qualsiasi. Coinvolto in un incontro combinato coi suoi amici conosce per caso Rui Tachibana, ragazza taciturna costretta controvoglia a partecipare allo stesso appuntamento con la quale nasce una sintonia che culmina, senza un apparente motivo reale, col passare la notte insieme e la relativa perdita della verginità di entrambi. Sembra l’inizio di una storia ‘particolare’ ma in realtà i due si separano immediatamente col proposito di non vedersi mai più e lasciare che quella notte resti un imprevedibile evento eccezionale. Il destino, va da sé, la pensa diversamente e riunisce i due ragazzi nel modo più contorto possibile: il padre di Natsuo, infatti, gli comunica la decisione di volersi risposare e la compagna di vita che ha scelto è nientemeno che la madre della sua fiamma, Hina, nonchè della ragazza con cui ha perso la verginità, Rui, che si rivelano quindi sorelle. Comincia così la convivenza ‘piccante’ di Natsuo con le sue nuove sorelle adottive, la donna che ama e la donna che dice di non amare ma con la quale non disdegna di fare le esperienze più diverse, non un quadro tragico se proprio mi è consentito dirlo ma che, nel risultato mostrato, assume toni più drammatici di quanto si potesse immaginare.

Già, perché il primo scoglio in cui mi sono imbattuto nel tentare di comprendere le meccaniche di “Domekano” è stato proprio questo: in che genere devo inquadrare questa serie? Il manga originale è pubblicato Su Weekly Shonen Magazine, dovrebbe essere uno shonen nel target di riferimento ma è pregno di situazioni che lo fanno sembrare un manga per un pubblico adulto; allo stesso modo la trama ricorda quella di una commedia romantica demenziale con tutte queste coincidenze assurde ma il tono della narrazione e i tormenti dei personaggi richiamano un dramma sentimentale molto più pesante. Com’è e come non è, la soluzione finale trovata per risolvere questo dilemma è la ‘geniale’ quanto salvifica via di mezzo: rendiamo la storia un dramma sentimentale dove i personaggi passano il 90% del tempo a struggersi e dannarsi per un amore che loro in primis sembrano voler ostacolare a tutti i costi e, allo stesso tempo, lo arricchiamo con situazioni ecchi e assurde tipiche delle commedie di genere per non farci mancare niente! Il risultato è una serie che ripropone cliché degni dei migliori b-movie erotici dei tempi d’oro a base di sbirciate maliziose tra porte mai, e dico mai, chiuse e approcci carichi di vergogna tra persone che hanno fatto sesso tra loro ma che si imbarazzano se l’altro li deve lavare perché sono impossibilitati a farlo o deve prendersene cura perché sono malati. Aggiungiamoci una caratterizzazione dei personaggi a dir poco volubile che, nel tempo di un singolo episodio, li porta a cambiare più volte idea sui loro sentimenti e anche il partner con cui esprimerli e il riassunto dei contenuti della serie è presto fatto: un minestrone involontariamente comico che vorrebbe raccontare l’evoluzione di uno o più rapporti sentimentali con un occhio realista magari e non legato agli stilemi tipici dell’animazione giapponese ma che si riduce a raccogliere situazioni paradossali, personaggi inutilmente insicuri a seconda del momento e scene piccanti che strizzano l’occhio agli amanti del fanservice senza però caderci completamente dentro per salvaguardare l’impressione di una serie impegnata e non di un harem ecchi di bassa lega. Tante sono le scene che mi hanno portato a sviluppare questo giudizio tanto che mi sembra quasi ingiusto ‘rovinare’ l’eventuale visione analizzandole nel merito ma, nel caso qualcuno se lo chiedesse incuriosito, posso preannunciare senza ricamarci troppo su che non mancheranno baci rubati, seguiti da reazioni sdegnate ma con bacio di risposta annesso, supposte malandrine prescritte al momento giusto (perché oh, vuoi mettere il fascino di una rettale panacea rispetto a compresse, soluzioni solubili o sciroppi?), attività onanistiche private rese più accessibili di un concerto di piazza, scambi di persona che, a ripensarci, mi viene ancora da ridere, e decisioni geniali prese sul momento che variano dall'invito al suicidio senza motivazione alcuna fino ad amplessi riparatori rifiutati nei momenti più intimi e indicati ma misteriosamente inevitabili nelle occasioni pubbliche che chiunque riterrebbe più inappropriate; la gamma del ridicolo insomma, di cui io ho fatto solo un breve riepilogo, trova ampio sfoggio per tutti i gusti e le salse e non mancherà di stupire chiunque deciderà di dare fiducia alla serie.

Fiducia che quantomeno può essere ben riposta nel lato tecnico della serie che, senza rubare l’occhio, risulta comunque godibile e più solido della storia che racconta. “Domekano” è un anime in 12 episodi prodotto dallo studio Diomedéa ed è una trasposizione dell’omonimo manga di Kei Sasuga, adattamento molto breve e, probabilmente perché non conosco l’opera prima, non privo di qualche taglio visto che il manga originale è ancora in corso e addirittura, ma potrei dire anche incredibilmente se gli ingredienti sono sempre quelli che ho descritto prima, arriva a contare oltre venti volumi al momento in cui scrivo! La regia della serie, funzionale alla storia ma senza guizzi particolari, è affidata a Shōta Ibata mentre il character design è opera di Naomi Ide che decide di discostarsi leggermente dal tratto originale della Sasuga e ci regala dei personaggi che, detto in modo sbrigativo per rendere l’idea, “sono belli ma non ballano”; esteticamente insomma sono gradevolissimi, sia Rui che Hina così come le altre ragazze della serie sono molto carine, ma le buone impressioni si fermano praticamente solo a quel punto. Da segnalare, sempre nel campo grafico, una ‘curiosa’ caratteristica della serie che fornisce ai personaggi portatori di occhiali da vista delle lenti talmente spesse, non ho la certezza ma è un’ipotesi a questo punto, che impediscono la visione dell’occhio vero e proprio, una cosa che mi ha colpito senza particolare motivo, come la sua stessa presenza alla fine. Non è stato semplicissimo venire a sapere l’autore delle musiche della serie, che si è rivelato poi essere Masato Kouda, e sembra quasi una coincidenza il fatto che, personalmente, la colonna sonora di “Domekano” mi abbia lasciato abbastanza indifferente ma non voglio spingere troppo su questo tasto perché sono consapevole che, di fronte a serie che non convincono o nelle quali si fatica a dare un senso logico agli eventi narrati, è difficile restare impressionati da musiche e recitazione dei personaggi; lo stesso doppiaggio infatti mi è sembrato discreto al massimo nonostante ci abbiano lavorato nomi abbastanza noti del panorama giapponese odierno come Maaya Uchida o Yōko Hikasa, che ho apprezzato in tantissime produzioni più o meno recenti. Ma in quest’analisi a tratti sconfortante non mancano fortunatamente anche le note liete che, in questo caso, sono rappresentate dalle due sigle della serie; l’opening in particolare, “Kawaki wo Ameku” di Minami, è in assoluto una delle migliori della stagione invernale appena trascorsa, un pezzo forte, trascinante, cantato con particolare enfasi e che forma un connubio col video talmente ben riuscito che, detto francamente, mi sembra quasi sprecata visti i contenuti che si ritrova a proporre. L’ending, “Wagamama” di Alisa Takigawa, non raggiunge lo stesso livello ma è comunque una delle, poche, cose riuscite della serie, un brano più dolce, meno aggressivo dell’opening ma non per questo meno apprezzabile.

La domanda fatidica giunge infine: vale la pena vedere “Domestic na Kanojo”? La mia risposta è, chiaramente, negativa ma, nonostante questo,devo dire che non riservo a quest’anime un giudizio completamente ostile: per quanto lo ritenga fallimentare per le intenzioni che si proponeva non posso negare che sia stata una visione divertente e mai noiosa grazie all’ assurdità delle trovate che man mano si susseguivano in un copione che avrebbe dovuto far presagire ben altro; tenendo conto anche di una qualità tecnica nella norma e, soprattutto, il fatto che la mia sia una delle poche voci fuori dal coro nelle valutazioni complessivamente positive che ha ricevuto questa serie, il consiglio migliore che posso dare a chi fosse interessato a “Domekano” è di ‘provare per credere’, come diceva un noto spot di un’epoca in cui gli espedienti visti in questa serie erano all’ordine del giorno in film che avevano una critica decisamente più negativa rispetto a quella di cui ha goduto, tutto sommato, questa serie.