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micheles

Episodi visti: 25/25 --- Voto 7
"Kikou Soseiki Mospeada" è un anime del 1983 che narra le avventure di un gruppo di ragazzi in lotta contro gli Inbit, una razza di alieni insettoidi che ha invaso la Terra nel futuro. Mospeada è conosciuto in Occidente come la seconda parte di Robotech e questa associazione lo ha penalizzato molto in passato in quanto il paragone con Macross diventava inevitabile. Gli spettatori che si aspettavano una continuazione dello storia di Robotech/Macross venivano spiazzati da Mospeda: che c'entravano gli Invid con i Signori di Robotech? Solo anni dopo si venne a scoprire che Mospeada era in realtà una serie del tutto sconnessa da Macross. Rimaneva però il ricordo di una serie minore, di serie B. Rivedendo Mospeada adesso, a distanza di decenni, in versione originale senza interpolazioni americane, devo dire che l'ho rivalutato ampiamente. Anche perché ormai avevo dimenticato tutto della prima visione tranne l'aspetto degli Invid (in originale Inbit) e quindi l'ho rivisto come un anime completamente nuovo.

Per quanto narrativamente slegato, Mospeada va comunque considerato con un figlio della rivoluzione Macross, come Orguss subito prima di lui, Southern Cross subito dopo e molti altri mecha degli anni successivi. Mospeada mutua da Macross molte caratteristiche innovative: la grande importanza assegnata alla musica, la grande importanza assegnata alle storie sentimentali, i mecha trasformabili che sono praticamente aerei con braccia e gambe, la grande cura nel chara design, il concetto dello scontro culturale, con nemici alieni che tipicamente si innamorano degli umani. Sono tutte cose che in precedenza erano o assenti o diverse: in particolare nel robotico pre-Macross le storie sentimentali erano praticamente sempre a esito tragico e l'intesa interrazziale impossibile (l'utente esperto potrebbe portare il controesempio di General Daimos, ma anche lì il finale è quasi un'ecatombe, altro che intesa razziale). Mospeada prende molto da Macross, anche a livello visivo, del resto è un prodotto Tatsunoko che aveva collaborato alla realizzazione tecnica di Macross; tuttavia non è una semplice copia e presenta delle caratteristiche sue proprie. In particolare si tratta di una serie più leggera, che offre molti spunti comici.

La comicità è affidata a personaggi quali Mint e Yellow. Mint è una simpatica bambina, dell'età apparente di 11-12 anni, che per tutta la serie cerca di accasarsi con qualche possidente (è essenziale che abbia almeno una casa di proprietà!) a un certo punto ci riesce anche, ma nella puntata successiva si trova divorziata! È un personaggio fresco rispetto ai soliti bambini perfettini dei vari anime robotici; è anche più realistico visto che Mint non guida nessun mecha (tranne la jeep di Jim in una puntata) ed è molto simpatica nel suo atteggiarsi a femme fatale. Yellow non è un personaggio umoristico, ma si presta a moltissime gag grazie alla sua ambiguità sessuale. Yellow infatti, ex-pilota dell'esercito marziano, per sfuggire all'inseguimento degli Inbit si travesta da donna e inizia una carriera come cantante pop. Carriera di grandissimo successo visto che Yellow in abiti femminili e trucco è decisamente attraente: si sprecano quindi le gag su di lui/lei, è la scene di bagno con Yellow nudo sono innumerevoli. La figura del travestito non è sconosciuta nel robotico, mi viene in mente per esempio Kamen Kamen di Bryger: tuttavia questa è la prima volta che un travestito sta dalla parte dei buoni. Va detto comunque che Yellow è straight, anzi è un dongiovanni e varie donne si innamorano di lui durante la serie. Geniale è stata l'idea di farlo doppiare da due doppiatori: una donna quando canta e un uomo quando è in versione maschile.

Gli altri personaggi del cast di Mospeada sono più tradizionali: Stig, il militare tutto d'un pezzo, con una storia sentimentale tragica sulle spalle; Ray, il ragazzo terreste che vive di espedienti; Hoquet, una motociclista in passato parte di una banda; Jim, meccanico militare un tempo vigliacco ma in grado di riscattarsi. A questi si aggiunge la bellissima Aisha, donna misteriosa e senza memoria che sembra avere qualche legame con gli Inbit... La storia racconta le avventure di questo gruppo di personaggi mentre viaggiano per le terre occupate dagli Inbit cercando di raggiungere Reflex Point, la base centrale degli alieni, che le forze alleate di Marte attaccheranno nel finale, che è imprevedibile fino all'ultima puntata. Molto interessante è il mecha design degli Inbit, granchioni meccanizzati con braccia, gambe e un solo occhio. Anche la loro società, una sorta di teocrazia basata su un culto manicheista è intrigante, per quel poco che ci viene detto. Si tratta insomma di una buona serie leggera, gradevole da seguire, con un'ottima realizzazione tecnica (segnalo il chara di Yoshitaka Amano e le musiche di Joe Hisaishi) che seppure non del livello di Macross si merita un bel 7 abbondante. La consiglio.


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God87

Episodi visti: 25/25 --- Voto 3
In un lontano 2050 la Terra è invasa da una crudele razza di alieni insettiformi chiamata inbit. L'umanità non si è però ancora arresa e, sul pianeta Marte, allena i militari all'uso delle mospeada, futuristiche moto da corsa all'occorrenza trasformabili in potenti armature meccaniche. Durante una missione la flotta della quale fa parte l'ufficiale Stick Bernard verrà distrutta dagli alieni: Stick sarà l'ultimo superstite e, atterrato fortuitamente sulla Terra, inizierà un lungo viaggio che lo porterà verso il Reflex Point, la base dei mostruosi alieni.

"Mospeada" è un anime dimenticato un po' in ogni angolo del mondo, anche se arrivato in più di un paese, Italia compresa, come parte dell'insulso Robotech, rimontaggio farlocco, made in USA, di tre serie Tatsunoko senza alcun legame tra loro: "Macross", "Mospeada" appunto, e "Southern Cross". Una serie mai commentata da nessuno, che oltretutto può fregiarsi del chara design di Yoshitaka Amano (l'illustratore della lunga e famosa saga j-rpg Final Fantasy) e delle musiche di Joe Hisaishi ha la mia audace curiosità: quanto segue è il resoconto di un incubo e servirà da monito per le future generazioni. Parliamo, senza dubbio, di una delle serie animate più brutte e involontariamente comiche mai create, addirittura tra le più trash se teniamo conto che dietro la sua realizzazione stavano i soldi di studio Tatsunoko, non certo l'ultimo arrivato.

In concreto "Mospeada" è, esclusi il primo episodio introduttivo e le ultime tre puntate, un memorabile susseguirsi di filler di ridicola fattura. Ogni puntata inizia e finisce nello stesso modo: il gruppetto di eroi capeggiato da Stick si trova in qualche luogo imprecisato (ora foreste, ora montagne rocciose, ora villaggi), è attaccato dagli inbit, fugge; poi, per qualche strano motivo, trovato un riparo cazzeggia per i fatti suoi prima di essere ritrovato dai perfidi alieni, e a quel punto decide di combattere, indossa i mospeada e vince in un secondo. La trama principale - se davvero si può definire in questi termini, visto che parliamo di cinque cretini che non fanno altro che dirigersi verso il dungeon finale - è come se non esistesse: oltre 3/4 della serie sono storielle assurde senza la benché minima finalità se non allungare il brodo con ogni spudorato mezzo, la base per alcuni dei riempitivi più demenziali mai visti.
Ad esempio quello dove gli eroi, inseguiti nella foresta dai soliti inbit, fanno una siesta prima pescando (!) e successivamente uccidendo un povero grizzly che passava da quelle parti - vigliacchi -; oppure quella in cui finiranno per sbaglio in anfratti della Terra abitati da dinosauri riportati in vita dai pestiferi alieni, o altra ancora quando sogneranno (si, avete letto bene) di affrontare un drago sputa-fuoco vestiti da cavalieri medievali.

Se già i filler sono sceneggiati da ubriachi, la caratterizzazione degli eroi e le loro azioni sono quanto di più demenziale si sia potuto assistere in quarant'anni di animazione. Dei personaggi che compongono il gruppo ben quattro non hanno reale motivo per rischiare la vita in quest'odissea: i nostri beniamini rischiano sempre di morire in ogni episodio e non si capisce cosa li spinge a farlo, addirittura si portano appresso una povera bambina di 12 anni, Mint, fregandosene dei pericoli che può correre solo perché gli mette allegria. Tra i tanti meritano menzione per idiozia Yellow e Ray: a dispetto del nome il primo si veste completamente di viola e è così effeminato che nei villaggi si spaccia per una cantante, utilizzando una voce femminile nelle sue canzoni folk (che poi è volgare pop!) salvo parlare con quella maschile per errori di doppiaggio (sic!); il secondo è uno scapestrato nullafacente che segue il gruppo apparentemente solo per provarci con la bionda Hoquet. Momento topico: lei lo rifiuta con cattiveria e stanno a riderci sopra insieme.

Ci sarebbe molto altro da aggiungere, tipo parlare di quando Yellow precipita nudo in una cascata e ne esce vestito, di Stick che prende lezioni di nuoto con i vestiti addosso, di Haquet che si ferisce a una gamba e la benda gliela avvolgono intorno ai pantaloni... Se siete goliardici c'è di che divertirsi. Con una strana ricorrenza, poi, quando metà gruppo combatte contro gli inbit - sempre nell'ultimo minuto della puntata, ricordate? -, gli altri spesso e volentieri si stanno a divertire per i fatti loro, addirittura in un episodio ne approfittano per fare scoppiare i fuochi d'artificio (?!) brindando al nuovo anno mentre vedono i compagni in lotta. Non dimentichiamoci poi che il tostissimo cast possiede una resistenza notevole a qualsiasi temperatura (rimangono in canottiera nelle montagne innevate e seduti con tranquillità sotto un acquazzone), un senso dell'umorismo a livello delle scimmie, una pronuncia inglese eccezionale e un'etica alquanto opinabile, capaci, come sono, di piangere come un eroe quello che fino a un minuto prima era un recidivo assassino, o di reputare vigliacco un povero soldato che fa il suo lavoro di ricognizione.

Le regole della ragione, ma anche della biologia e della fisica, sono puntualmente riscritte, puntata dopo puntata, dalla sceneggiatura di Tomita, e la sovversione del creato sembra colpire anche le ambientazioni geografiche, con un continente americano che è composto unicamente da deserti infuocati e montagne innevate. Certi scenari poi, tipo il villaggio/supermercato dentro i ghiacci, addirittura sembrano scavare dall'immaginario fantasy - Yoshitaka Amano sarà mica sceneggiatore non accreditato?!
Meritano infine menzione, ai sensi dello sCult, gli ultimi tre risolutivi episodi, aka quando dopo venti puntate di nulla abbiamo un marasma di avvenimenti pazzeschi (numerosi nuovi personaggi, nascita di più storie d'amore, la riorganizzazione di un intero esercito da zero, un super attacco in larga scala etc.) che un qualsiasi sceneggiatore degno di tal nome avrebbe snocciolato, con i giusti tempi, in almeno cinque o sei puntate. Per finire le sigle, coerenti con la tradizione trash, riescono a ben sintetizzarne il contenuto dell'opera: la prima funestata da un ridicolo canto in falsetto, la seconda una canzoncina rurale da sagra del villaggio.

Da salvare unicamente il tratto di Amano, semplice, definito e molto piacevole; le musiche, per quanto si parli di quattro brani discreti ripetuti ad nauseam, e le decenti animazioni. "Mospeada" è pienamente figlio di "Macross", di cui condivide il mecha design (il Legioss è praticamente identico a un qualsiasi valkyrie; gli inbit invece a tutti gli effetti degli aura battler di "Dunbine"), l'aspetto visivo e sopratutto il numero, questa volta però eccessivo a livelli insopportabili, di brani j-pop ripetuti anche quattro volte a episodio, tutti di qualità, ma guarda un po', orripilante.

"Mospeada" è una serie che il mio cuore, più che robotico, vorrebbe segnare come genere comico. Vederlo in quest'ottica, infatti, garantisce notevoli soddisfazioni, al punto che non spiacerebbe, dopo questo precedente, avere anche a disposizione un voto trash per cult così incredibili. Un'opera che si spera, in definitiva, continuerà a rimanere confinata all'oblio che si conviene alle porcate epocali. L'OVA conclusivo "Love, Live, Alive" altri non è che il primo music video della Storia, un concerto di Yellow che funge da occasione per un recap dei tratti salienti della storia, accompagnati da canzoni j-pop.