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micheles

Episodi visti: 10/47 --- Voto 5
La seconda metà degli anni ottanta è un periodo durissimo per il robotico, genere che quasi scompare dalla televisione. Praticamente gli unici mecha che restano sono i Transformers e affini. "Revenge of Chronos" rientra tra gli affini. I protagonisti dell'anime sono robot trasformabili (in aerei, automobili, eccetera) autocoscienti e chiaramente senza pilota. Sono robot così umanizzati che possono ammalarsi, hanno bisogno di cibo, sanguinano se sono feriti, eccetera.

"Machine Robo: Revenge of Chronos" si distingue dalla prima serie dei Transformers perché non ci sono umani e non c'è la Terra: tutta la serie si svolge nel pianeta Chronos, invaso dai malvagi Decepticon (ops, sorry, volevo dire Gyandlar!). Come per i Transformers, l'anime nasce da una serie di giocattoli pre-esistenti, i Machine Robo della Popi/Bandai, usciti nel 1982, originariamente robottini della dimensione di una scatola di fiammiferi. È interessante notare che i Machine Robo precedono i Transformers, il cui brand nasce nel 1984 (prima si chiamavano Microman). I Transformers hanno comunque la precedenza come anime. È chiaro che il successo dell'anime dei Transformers ha portato alla realizzazione dell'anime dei Machine Robo, che ne è una copia spudorata. Personalmente però preferisco l'anime dei Machine Robo rispetto a quello dei Transformers, e questo per vari motivi: non ci sono gli umani, molto più spazio è dedicato a espressioni formulaiche (quelle frasi altisonanti e molto ridicole che fungono da incipit delle battaglie fin dai tempi di "Daitarn 3"), ci sono più trasformazioni e scene ripetute. Tutte cose che piacciono ai bambini e che attingono dalla tradizione precedente del robotico. Ciò detto, "Revenge of Chronos" rimane un anime di serie B, scontato, banale e privo del benché minimo coinvolgimento. Può piacere a bambini che non hanno visto nulla di meglio, ma per me che sono cresciuto con i drammaticissimi robot nagaiani i Machine Robo non dicono nulla, come non mi dicevano nulla i Transformers. Manca il dramma, manca il sangue e non c'è nulla della 'giapponesità' di un Mazinga o di un Goldrake in questa serie. Sembra pensata per il mercato americano e potrebbe essere stata realizzata là, anche se non si tratta di una coproduzione come i Transformers.

La serie prosegue per quarantasette episodi senza nessuno sviluppo significativo, e si conclude con un colpo di scena scontatissimo (il cattivo è parente stretto del protagonista, ma guarda un po'). Anche dal punto di vista delle animazioni si tratta di una serie realizzata al risparmio, come di consueto per le opere della Ashi Productions. Mi sono visto le sei6 puntate iniziali e le quattro finali, un numero più che sufficiente di episodi per bocciare la serie. È comunque migliore dei Transformers e di altri serie di questo periodo, come gli Sceriffi delle Stelle e Capitan Gorilla. Evitabile, a meno che non siate fanatici del look tipico della seconda metà degli anni ottanta (e io non lo sono).