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Godaime Hokage

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Nel guardare "Il giardino delle parole", ci si rende conto che la storia è completata e perfettamente integrata dalla colonna sonora.
Il suono malinconico del pianoforte si intreccia al cadere della pioggia che fa da cornice alla vicenda. Anzi, la pioggia è una coprotagonista. Perché è nei giorni di pioggia che Takao, il protagonista del film, salta la scuola per andare in un giardino tipico giapponese a Shibuya, va a sedersi al riparo di un gazebo ligneo e passa il tempo a disegnare scarpe. Il suo più grande desiderio infatti è diventare un calzolaio e creare scarpe su misura. Per realizzarlo, lavora part-time, così da mettere da parte i soldi per la specializzazione nel settore. Un giorno, però, la routine di Takao viene sconvolta: quando arriva al gazebo, vi trova una donna, che passa il tempo a leggere, mangiare cioccolata e bere birra. Inizialmente tra i due regna un silenzio imbarazzante. Ma quando il loro incontro si ripete ad ogni nuova giornata di pioggia, qualcosa si sblocca e pian piano cominciano a parlare. In realtà, è più che altro Takao a parlare di sé. La donna lo ascolta, ma non racconta nulla della sua vita, non gli dice neanche il suo nome. Eppure Takao ha la sensazione di averla già vista da qualche parte e glielo dice. Lei inizialmente dice che non si conoscono, poi in parte cambia versione, probabilmente si sono incontrati da qualche parte. infine risponde con un tanka:

Il rombo del tuono,
nel cielo nuvoloso.
Se dovesse piovere,
resterai con me?

Takao non sa come replicare.
Ma ogni giorno si ritrova a pregare che piova, così da andare al parco per rivederla. Quando la stagione delle piogge finisce, i due non hanno più modo di vedersi. Ma qui il destino ci mette lo zampino.
E Takao scopre così che la donna è la professoressa Yukino, che insegna nella sua scuola. Viene quindi a conoscenza della triste vicenda della professoressa, colpevole solo di essere oggetto dell'infatuazione di uno studente, la cui fidanzata gelosa, insieme alle sue compagne di classe, ha deciso di vendicarsi, mettendo in giro delle voci false sulla docente e facendole arrivare persino ai genitori. La giovane donna, vittima di mobbing, ha sviluppato una repulsione per il luogo di lavoro, per questo motivo si rifugiava nel giardino di Shibuya; inoltre è sopraggiunta una problematica al gusto, probabilmente a causa dello stress subito. Gli unici sapori che riusciva a percepire erano quelli del cioccolato e della birra. Per questo mangiava e beveva queste cose durante gli incontri con lo studente.
Ma, grazie a Takao, alla sua gentilezza e alle sue premure, come quella di preparare il pranzo per entrambi e consumarlo con lei al solito gazebo, pian piano Yukino è riuscita a risentire i sapori, a superare la paura di tornare a scuola e a trovare il coraggio per prendere una decisione: dimettersi e tornare nel suo paese di origine, per ricominciare tutto da capo.
Tutti questi fatti sconvolgono Takao nel profondo. Si rende conto di essersi innamorato di questa giovane donna, triste e indifesa, ma allo stesso tempo capace di raccogliere i suoi sfoghi e le sue aspirazioni. Arriva a fare a botte a scuola contro le persone che le hanno rovinato la reputazione e infine prende il coraggio a due mani per confessarle i suoi sentimenti. Lei sembra respingerlo; dopotutto ha ventisette anni e lui sedici, per giunta è una sua insegnante. Eppure, tutto ciò che lei desiderava dal loro primo incontro era solo che piovesse ogni giorno per rivederlo. Pertanto non gli è così indifferente come sembrava. Il momento della rivelazione è di una drammaticità elevata. Il pianto dei due è accompagnato dalle lacrime del cielo.
Yukino Yukari ritorna alle sue origini e Takao resta da solo. Ma non si dà per vinto. E decide che, una volta diplomato e specializzato, andrà a cercarla, per poter finalmente coronare il suo sogno d'amore.

Il rombo del tuono,
nel cielo nuvoloso.
E anche se non piovesse,
resterò con te.

Tutta la narrazione è corredata da una nota di tristezza e malinconia: la pioggia, il suono del pianoforte, lo scandire del tempo che scorre durante la stagione delle piogge, la ricerca di un futuro migliore, il rifuggire il presente funesto. Takao proviene da una famiglia monogenitoriale: la madre sta con un uomo più giovane di lei di dodici anni e se ne va di casa per ripicca, quando il fratello maggiore di Takao decide a sua volta di andare a vivere con la sua fidanzata. Takao studia, lavora, fa le faccende, prepara da mangiare. Vive la vita di una persona adulta, ma ha solo sedici anni. Yukari ha un profondo disagio psicologico, che somatizza con la perdita del gusto e con l'ansia di mettere piede a scuola. I due si trovano e si compensano, si aiutano a vicenda e si sostengono. Grazie a Yukari Takao persegue le proprie inclinazioni e lotta per il proprio futuro; grazie a Takao Yukari riesce a superare la paura di affrontare la scuola, gli allievi e i colleghi, la mancanza di sostegno da chi invece avrebbe dovuto perseguire e punire le colpevoli di diffamazione, solo per evitare lo scandalo.
E quando lei va via, gli lascia dentro un immenso vuoto. Il finale è dolceamaro, come tutta la vicenda.
Eppure piacerebbe anche a me ritrovarmi in quel giardino giapponese di Shibuya e incontrare qualcuno come Takao. Perché trovare qualcuno che resti con te, con la pioggia o sotto il sole, è il più grande dei tesori.


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HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Attenzione: la recensione contiene spoiler

La storia di un rapporto particolare, non facile da spiegare e prima di tutto da capire e comprendere.

Una ragazza, professoressa a ventisette anni, e un ragazzo adolescente di quindici anni si apprestano a diventare prima conoscenti e poi amici. Una storia delicata, soave, lenta nel ritmo e nello svolgimento, un po' come tutte le opere del maestro Shinkai. Entrambi soffrono di grande depressione e vorrebbero avere qualcosa o qualcuno che li completi. Questa depressione/malinconia è rappresentata simbolicamente dalle giornate di pioggia durante le quali i due non vanno a scuola rispettivamente per insegnare e studiare, ma si recano al parco per contemplare la bellezza dello stesso e contemplare e coltivare le proprie ambizioni. A questo punto nasce a poco a poco un rapporto un po' strano ma comunque ardito, un po' alla maniera stifteriana, che ci fa immergere in un dipinto ad olio e acquarello e che fa venire voglia di fondersi con l'ambientazione della vicenda, per assistere a quando accade. La natura del parco sembra infatti viva, reale, e questo è grandioso, perché caratterizza la trama in un modo a dir poco spettacolare. I personaggi sono di conseguenza naturali e spontanei, e interagiscono come se appartenessero al parco e non alla scuola. Ma purtroppo devono fare i conti con la realtà, ovvero che lei è già troppo "agé" per uno come il protagonista e che è scandaloso che una ragazza della sua età non sia ancora sposata e che passi da un uomo a un altro un po' come viene fatto credere nel corso della vicenda. Da suo canto questo viene osteggiato nella coltivazione del suo sogno da suo fratello e poi dai compagni, che lo ritengono un fallito, poiché avviare un'attività da artigiano/calzolaio è considerato poco o per nulla remunerativo. Ma i due non si arrendono, e nonostante il loro evidente stato di depressione riescono alla fine a confessarsi i loro sentimenti e a portare avanti le loro ambizioni.

Come detto, la grafica è grandiosa, spettacolare, realistica, fatta a mano, e i colori prendono vita nell'ambiente, dando appunto questo effetto realistico che sembra provenire da altri tempi. La colonna sonora è molto leggera, in linea con lo spirito della trama, e questo dà un senso di pace e serenità anche allo spettatore. I messaggi all'interno sono chiari: "Mai arrendersi", "Le differenze sono soltanto nella nostra testa" e "Avere il coraggio di essere chi si è e di dichiararlo apertamente, perché non c'è niente di peggio che vivere di rimpianti e di sentimenti ed emozioni non espressi e/o non dichiarati".
Le scene che più mi hanno preso dentro a questo cortometraggio sono senz'ombra di dubbio quelle ambientate nel parco, dove i due si incontrano più volte e si scambiano informazioni, ma, se ci pensiamo bene, ogni scena ha la sua importanza e contribuisce allo sviluppo, svolgimento ed epilogo della trama. Questo, in particolare, è la scena più importante, soprattutto perché ben caratterizzato dalla sigla di chiusura, la quale dimostra di essere una delle più toccanti e vibranti.

Una delle pecche che riconosco a questo anime movie è proprio il fatto che sia troppo corto, avrebbero dovuto farlo più lungo, per permettere una comprensione degli stati d'animo, delle emozioni e dei sentimenti dei protagonisti, anche per permettere una più approfondita analisi, sintesi, rielaborazione, collegamento e quindi la creazione di basi cognitive, connettive, psicologiche più profonde, complete ed esaustive. Ciononostante, rimane comunque una storia ben costruita e progettata bene, e i sentimenti e le emozioni sono rappresentati "a pennello" e scatenati dalla lettura di un "tanka" che suona come una profezia e costituisce il climax/leitmotiv dell'intera vicenda:

“Il rombo del tuono,
nel cielo nuvoloso.
Se dovesse piovere,
resterai con me?

Il rombo del tuono,
nel cielo nuvoloso.
E anche se non piovesse,
resterò con te.”

Certo, non raggiunge il livello di "Weathering with You", "5 cm al secondo" e "Your Name.", ma si avvicina a questi esempi.
Voto: 8


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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Dopo “5 cm al secondo” mi ritrovo volutamente a visionare “Il giardino delle parole”, e devo ammettere che mi sono sentito nuovamente in discreta “difficoltà”.
In più, pensando alla storia (qualcuno storcerà il naso osservando che non c’è una storia in questo cortometraggio di quarantacinque minuti), l’anime mi ha fatto venire in mente una canzone di un sommo cantautore di qualche anno fa e di cui riporto di seguito il testo che, pensandoci bene, dà uno spunto di riflessione in parallelo su questa opera di Shinkai del 2013.

“In un mondo che/Non ci vuole più/Il mio canto libero sei tu/E l'immensità/Si apre intorno a noi/Al di là del limite degli occhi tuoi/Nasce il sentimento/Nasce in mezzo al pianto/E s'innalza altissimo e va/E vola sulle accuse della gente/A tutti i suoi retaggi indifferente/Sorretto da un anelito d'amore/Di vero amore.
In un mondo che (Pietre, un giorno case)/Prigioniero è (Ricoperte dalle rose selvatiche)/Respiriamo liberi io e te (Rivivono, ci chiamano)/E la verità (Boschi abbandonati)/Si offre nuda a noi (Perciò sopravvissuti, vergini)/E limpida è l'immagine (Si aprono)/Ormai (Ci abbracciano)/Nuove sensazioni/Giovani emozioni/Si esprimono purissime in noi/La veste dei fantasmi del passato/Cadendo lascia il quadro immacolato/E s'alza un vento tiepido d'amore/Di vero amore
E riscopro te/Dolce compagna che/Non sai domandare, ma sai/Che ovunque andrai/Al fianco tuo mi avrai/Se tu lo vuoi/
Pietre, un giorno case/Ricoperte dalle rose selvatiche/Rivivono, ci chiamano/Boschi abbandonati/E perciò sopravvissuti vergini/Si aprono, ci abbracciano
In un mondo che/Prigioniero è/Respiriamo liberi/Io e te/E la verità/Si offre nuda a noi/E limpida è l'immagine ormai/Nuove sensazioni/Giovani emozioni/Si esprimono purissime in noi/La veste dei fantasmi del passato/Cadendo lascia il quadro immacolato/E s'alza un vento tiepido d'amore/Di vero amore/E riscopro te”

A mio avviso il grande pregio di questa opera di Shinkai è ancora una volta la poesia tradotta in immagini e in dialoghi, come per la canzone di Battisti è la poesia in musica “leggera” (si fa per dire). E con questa affermazione potrei chiudere la recensione... Scherzo, voglio tediare il povero sfortunato lettore con altre considerazioni.

Evito qualsiasi forma di accenno alla splendida realizzazione grafica: immagini che da sole ispirano poesia pura e che “raccontano” la storia integrando i dialoghi, gli stati d’animo dei protagonisti, il tutto ispirato al simbolismo “spinto” della cultura giapponese, che è così lontana e diversa dalla nostra Weltanschauung “occidentale” basata sul razionalismo determinista e speculativo.

La storia è piuttosto semplice e si consuma nell’arco di pochi mesi: dall’inizio della stagione delle piogge all’autunno del medesimo anno. Narra di uno strano rapporto, dapprima di conoscenza, tra un ragazzo di quindici anni, Akizuki, studente, e una donna di ventisette anni di cui inizialmente e fino al termine della stagione delle piogge non si sa molto, neppure il nome, se non alla fine del cortometraggio, Yukino.
Per puro caso si incontrano in un parco pubblico della città, dove si rifugiano per trascorrere del tempo, avulsi dalla loro realtà quotidiana. La peculiarità della trama è che si incontrano solo durante le giornate di pioggia e senza mettersi d’accordo. Consapevoli di ciò, continuano a incontrarsi sempre sotto lo stesso gazebo fino all’estate e, man mano che trascorrono il loro tempo assieme, approfondiscono la loro conoscenza, condividendo i loro pensieri, il cibo, la passione e i sogni di Akizuki.
Fino all’estate... Ripreso l’anno scolastico, e riprendendo le precipitazioni, si ritrovano nuovamente per un’ultima occasione nel parco, dopo che Akizuki ha avuto modo di conoscere qualche dettaglio della storia di Yukino, comprendendone la profonda sofferenza patita. L’epilogo è prossimo: a casa di Yukino, Akizuki rivela i suoi sentimenti a Yukino, che sulle prime lo respinge in malo modo, salvo poi inseguirlo per le scale del palazzo per chiarirsi con lui e facendogli capire che la loro storia non sarebbe stata accettata dalla società in cui vivono.

Mi rendo conto che ho ‘spoilerato’ a grandi linee la storia (o presunta tale), e me ne scuso. Ma sono ancora una volta le immagini simboliche del cortometraggio a dare sostanza all’anime. Come in altre opere simili, abbiamo come filo conduttore la pioggia stagionale, un luogo “sacro”, ovvero il parco o giardino (in contrapposizione alla città, caotica e poco umana), la società o le convenzioni sociali, la letteratura e il tema della fabbricazione delle scarpe.

Parto da quest’ultimo perché Akizuki, studente non proprio modello, aspira a diventare un artigiano delle scarpe. Lo fa in modo autodidatta e dedica buona parte del suo tempo (anche libero) ad assecondare il suo sogno. Quando si rifugia nel parco cittadino, fantastica sul suo sogno e disegna su un quaderno le scarpe che vorrebbe realizzare. Questa attività non passa inosservata a Yukino, che dopo qualche tempo regala a Akizuki un costoso libro sulla fabbricazione delle scarpe e lui, sentendosi in debito, le offre di poterle fabbricare un paio scarpe.
La sequenza in cui l’anime si concentra con minuziosa attenzione sui movimenti di Akizuki mentre prende le misure dei piedi di Yukino per iniziare a disegnarle le scarpe è quasi involontariamente sensuale, pur non essendoci un secondo fine “erotico” per entrambi. Semmai è un gesto di interazione più intima tra due persone che non si conoscono, ma che si affidano l’una all’altro con completa fiducia. Le scarpe restano in ogni caso una presenza continua, in quanto in molte inquadrature appaiono le scarpe autoprodotte di Akizuki, sia quelle calzate in varie occasioni da Yukino. Scarpe come metafora dello strumento del cammino di vita.

Il giardino è ancora una volta il simbolo del “porto sicuro” o luogo di meditazione e purificazione o luogo dove ritrovare o essere sé stessi. Mi sembra pleonastico evidenziare il sommo contrasto tra il caos della città che viene lasciato alle spalle nel momento in cui Akizuki varca i tornelli di ingresso a pagamento: entrare nel parco è come entrare in una casa, chiudendosi la porta alle spalle e trovare la pace. E lo stesso sembra valere per Yukino, sebbene fino al termine del film non si capisce bene cosa la possa tormentare: per Akizuki è chiaro fin da subito il motivo per cui frequenta il parco, non è lo stesso per Yukino. Che sembra soffrire di disturbi alimentari e che non è una gran cuoca a differenza di Akizuki...

Le immagini della pioggia, dei rumori della città e delle mirabili immagini del parco dei vari elementi (vegetazione, acqua, elementi di arredo del parco, ecc.) sono assolutamente lirici, ricchi di dettagli, quasi magici, e riescono a trasmettere la pace e la tranquillità di cui beneficano i due protagonisti. In una parola: sublimi!
La pioggia è il fil rouge (coadiuvata anche dalla letteratura) che dà origine e alimenta la storia: in questo caso la pioggia rappresenta la causa scatenante degli incontri: “Il rombo del tuono/nel cielo nuvoloso/forse pioverà./E, quando accadrà, resterai con me?”, afferma Yukino all’inizio degli incontri. “Il rombo del tuono/nel cielo nuvoloso/e anche se non piovesse/resterò con te”, risponde dopo qualche tempo Akizuki...

Infine, il tema delle convenzioni sociali e del contrasto per coloro che non si “adattano” alla perfetta macchina collettiva nipponica. Una eventuale storia di questo rapporto particolare tra una donna adulta e un ragazzino con dodici anni di differenza non sarebbe accettato. A maggior ragione il rapporto di interazione tra i due assomiglia a quanto descritto nella prima parte della canzone citata all’inizio della recensione.
Quello che si crea tra i due non è un amore romantico ma qualcosa che lo trascende, restando in un profondo rapporto di amicizia che entrambi portano avanti in modo quasi involontario e che si cementa man mano che si frequentano.
Il senso profondo della trama è: le persone si devono affidare sempre a qualcuno o qualcosa per affrontare la vita o devono trovare la risposta nel proprio io? Quanto si deve aver coraggio di essere sé stessi per affermarsi anche nella società e quanto ci si può spingere per essere coerenti con le proprie idee? In questo caso il parallelismo tra la ricerca e l’affermazione del proprio io (gli strumenti necessari per farlo) con le scarpe è quanto di più lirico ci possa essere, ed è riassunto nella frase di Akizuki: “Realizzerò delle scarpe che facciano nascere in lei il desiderio di camminare”.

Akizuki resta a mio avviso il personaggio meglio caratterizzato e coerente: dimostra una maturità per la sua giovane età incredibile e non rinuncia né a sognare né a vivere il suo sogno. Nella sua incoscienza tipica giovanile arriva anche a dichiarare il suo amore a Yukino, senza scomporsi a primo acchito alla prima brutta risposta di diniego ricevuta da Yukino: “Non devi chiamarmi signorina Yukino, ma professoressa Yukino, non trovi?/La prossima settima mi trasferisco/Torno nello Shikoku, dai miei/L’avevo già deciso da tempo/Vedi, io laggiù mi sono allenata a camminare sempre completamente da sola, anche senza scarpe/[…]Allora ti ringrazio di tutto.”
Il dialogo successivo sulle scale rappresenta il sunto dell’anime: Yukino, pentita di quanto detto e avendo realizzato quanto in realtà Akizuki tenesse a lei, accetta lo sfogo comunque profondo e maturo di Akizuki e per la prima volta manifesta la sua enorme fragilità di adulta al cospetto di un ragazzino di dodici anni più piccolo, che con poche e ficcanti parole le ha fatto cadere la maschera...
E col cielo che finalmente fa passare un raggio di sole nella pioggia incessante, Yukino si getta ad abbracciare Akizuki in un gesto di profonda e sincera apertura nei suoi confronti, piangendo a dirotto e urlando il dramma che aveva vissuto e la grandissima importanza che Akizuki aveva rivestito per lei, per affrontare una situazione per lei insopportabile. “Ogni mattina mi mettevo il tailleur cercando di andare a scuola/ma ero così spaventata/da non riuscire mai ad arrivarci/E in quel luogo speciale io sono.../sono stata salvata da te!”...

Yukino la si può solo comprendere pienamente nel finale.
Prima si può solo immaginare il disagio che sta provando in alcuni dialoghi: "Adesso che ho ventisette anni/non mi sento minimamente più saggia di quando ne avevo quindici/Forse sono l'unica ad essere rimasta sempre nello stesso posto"; "[...] in realtà io/la stagione delle piogge.../speravo non finisse mai"; rivolgendosi a Akizuki: "Vedi, un giorno/ho smesso di camminare come prima/ È accaduto d'improvviso/non sto parlando solo del mio lavoro".
La sua reazione dura e fuori luogo nei confronti della manifestazione di interesse da parte di Akizuki può essere solo spiegata con la forte somiglianza con la situazione che ha causato le sue dimissioni dalla scuola (l’accusa - ingiusta - di aver suscitato l’interesse morboso di un suo alunno). Yukino cerca ancora una volta la comprensione di Akizuki, ma il suo slancio dimostra in ogni caso il suo affetto per il ragazzo.
La chiosa finale dimostra ancora una volta la profondità d’animo di Akizuki, e la inusitata bellezza e lirica dell’anime... con uno spiraglio di speranza...

Nel parco, in pieno inverno e sotto una nevicata (il letargo delle emozioni?), Akizuki, dopo aver letto l’ultima lettera ricevuta da Yukino, lascia nel gazebo, nel posto dove lei soleva sedersi, le scarpe che le ha confezionato: “Ora mi ritrovo a pensare che forse anch’io mi stessi esercitando a camminare/E quando un giorno sarò in grado di arrivare molto più lontano.../andrò a trovarla” e, mentre lascia il gazebo, si vede Yukino che, mentre sta tenendo lezione a scuola, distoglie lo sguardo dal libro per fissare l’orizzonte e il cielo con i raggi di sole, pensando ad Akizuki.

“In un mondo che/Non ci vuole più/Il mio canto libero sei tu/E l'immensità/Si apre intorno a noi/Al di là del limite degli occhi tuoi/Nasce il sentimento/Nasce in mezzo al pianto/E s'innalza altissimo e va/E vola sulle accuse della gente/A tutti i suoi retaggi indifferente/Sorretto da un anelito d'amore/Di vero amore”


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kirk

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Mi trovo a recensire il mio terzo film di Makoto Shinkai dopo “5 cm al secondo” e “I bambini che inseguono le stelle: viaggio verso Agharta” e, come al solito, devo riconoscere che il film è fatto bene ma è incompleto. Non so in cosa, ma non mi soddisfa appieno, i disegni sono ben fatti e la storia per quanto irrealistica è improbabile ma non impossibile, quindi non posso accusare Shinkai di essere illogico.
Forse la colpa è quella di cui parla Yoshiyuki Tomino (il papà di “Gundam”): la mancanza di intimità sessuale. Tomino era più tranchant, diceva che quelle del regista sono “storie in cui un ragazzo e una ragazza tendono sempre le mani l'uno verso l'altra e, nonostante ciò, la mano del ragazzo non raggiunge mai il pube della ragazza".
Può sembrare da parte mia stonato riprendere questa frase, mi si potrebbe dire che non capisco il romanticismo dietro la storia, il tenue riverbero dei cuori che si conoscono, fanno amicizia, si innamorano... ma per descrivere un innamoramento non basta un abbraccio e qualche frase. La storia d’amore è vietata fra Takao e Yukari, studente e professoressa, adolescente e adulta, e Makoto si rivolge principalmente ad un pubblico di ragazze adolescenti, ma poteva osare di più.
Alcuni hanno criticato l’opera per la mancanza di introspezione psicologica e per il finale aperto: io non sono dello stesso avviso, in quarantasei minuti (un mediometraggio) si è fatto il possibile.
Come voto di incoraggiamento all’autore di diventare un autore più adulto, gli do sette.


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xrenx198

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Disegni stupendi, ambientazioni ben curate, oserei dire sublimi (quasi da sembrar vere!): questo penso che sia il vero punto forte dell'opera. In quanto alla trama, essa è davvero semplice, e il tutto si sviluppa in quarantasei minuti circa.
Ma c'è qualcosa di mancante secondo me.
Al di là del fatto che i personaggi sono praticamente "piatti", Shinkai decide di non fare neanche accenno al loro profilo psicologico, infatti sono i disegni a parlare, ad esprimersi. Sarà che quarantasei minuti non saranno bastati per lasciare spazio al carattere, al tratto psicologico dei personaggi, ma sicuramente sono bastati per trasmettere un grande messaggio: si può essere adulti, si può essere adolescenti, ma da qualsiasi buon sentimento tu sia mosso, allora l'età non conta.

Cosa che potrebbe sembrare scontata e/o la solita morale. Ma chi ha visto il film sa perfettamente che non è così. Non è il tipico finale "E vissero entrambi insieme, felici e contenti", il finale è tutt'altro, un finale amaro, ma che mette in evidenza l'amore sincero l'uno per l'altro, l'amore vero. Il desiderio di condividere.
Mette in evidenza anche gli imprevisti della vita, un amore impossibile in questo caso, ma che, come detto prima, resta sincero e puro.

Sono del parere che Shinkai abbia fatto un ottimo lavoro, tralasciando solo il fatto che non venga messa in risalto la caratterizzazione psicologica dei personaggi.
Ma, come dicevo prima, Shinkai ha deciso di far esprimere semplicemente i disegni. E allora lasciatevi trasportare dall'armonia, dalla delicatezza di quei disegni. Saranno loro a parlare, a raccontare la storia.
Una storia d'amore, un amore impossibile, ma, nonostante questo, capace di affascinare chiunque guardi l'opera.
Perché si sa, l'amore è qualcosa di affascinante, in tutto e per tutto. Se non di più!


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Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
"Il giardino delle parole" è uno dei tanti lavori del maestro Makoto Shinkai, che nel mondo dei seinen sentimentali è un vera e propria icona.

L'opera parla di un quindicenne di nome Takao, che spera un giorno di poter diventare artigiano fabbricante di scarpe e, per raggiungere il suo obiettivo, ogni giorno si adopera a disegnare prototipi di scarpe che poi prova a realizzare nell'intimità di casa sua. Nei giorni di pioggia, piuttosto che entrare puntuale a scuola, salta la prima ora e si dirige presso un giardino a disegnare le sue scarpe. Ma un giorno al suo solito posto incontra Yukino, una giovane donna di ventisette anni. I due continuano a incontrarsi per tutta la stagione della pioggia, e finiscono per legarsi l'uno all'altro; ma con l'arrivo dell'estate gli incontri che erano diventati routine iniziano a diminuire. L'estate, paradossalmente, porta con sé la malinconia...

L'opera di Shinkai mette in luce ciò che la società considera anomalo e di conseguenza sbagliato. Un ragazzo che insegue quello che all'apparenza sembra un mero sogno che tutti cercano di spezzare, ovvero fare l'artigiano fabbricante di scarpe, e la complicità tra due persone che nonostante la differenza d'età provano lo stesso sentimento di malinconia ed estraniazione dal mondo esterno, e tra cui non può non nascere un rapporto di "intimità". I due non sono opposti che si attraggono, ma simili che si comprendono e quasi si compatiscono, e che si trovano legati indissolubilmente dagli stessi sentimenti. Shinkai tratta il tutto con estrema delicatezza, tipica della sua penna, riuscendo a farti empatizzare con i personaggi nonostante la breve durata (quarantasei minuti) del film.

A mio avviso l'anime è leggermente meglio rispetto al manga, ma la ragione di ciò non è legata alla trama, che è leggermente diversa, dato che le due opere sono perfettamente bilanciate, ma alla musica. Le musiche che accompagnano le varie scene insieme alla canzone conclusiva dell'anime - "Rain", di Motohiro Hata - rendono l'opera ancora più piacevole e godibile.


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Onnivoro88

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Su due piedi dico che mi ha intrattenuto, ma non mi ha catturato.
Makoto Shinkai nelle sue opere chiaramente ha deciso di indagare le mille sfumature degli amori impossibili, contrastati, improbabili, ma che nascono in qualche modo magico e, tragicamente, dolorosamente, sono costretti a svanire o, forse, a cominciare davvero.

Il comparto audiovisivo è molto buono. Anche se non capisco una parola delle canzoni giapponesi, di certo il tono e l'intento sono chiari, e accompagnano benissimo le intenzioni del regista.

Da notare come un argomento tanto abusato come quello di storie tra insegnante e alunno in questo caso venga affrontato con le solite grazia e delicatezza tipiche di certo cinema, storytelling, nipponico.
Impossibile opporsi, moralmente, a un sentimento nato con tale sincerità. L'età in fondo cosa dovrebbe rappresentare davvero se non un mero dato anagrafico? Indubbio che hanno vite asincrone, per cui, nel concreto, come potrebbero far funzionare la storia non si capisce, ma in quarantasei minuti vediamo la genesi e il trasporto della coppia che si relaziona, la quale infine difende il diritto di essere felici, insieme, lasciando al domani le conseguenze.

Consigliato.

Utente132343

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Utente132343

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
"Il giardino delle parole" è un film di soli quarantacinque minuti, ma ciò è ben lontano dal rappresentare un difetto, perché a Makoto Shinkai sono più che sufficienti per raccontare una buona storia sentimentale. Uno spettacolo per gli occhi e probabilmente banco prova della produzione del successivo "Your Name.", a tratti considerabile uno spinoff del suddetto, dato che il regista si è divertito a metterne dei riferimenti.

La trama è molto semplice e immediata, due persone con età e vite molto diverse si incontrano nel luogo che entrambi hanno scelto per concludere la giornata e rilassarsi dopo il lavoro o impegni scolastici. Come se non bastasse il fatto che inserire il tempo atmosferico come elemento che influenza le vite dei protagonisti e li porta ad incontrarsi in momenti precisi è già di per sé un espediente narrativo geniale, la messa in scena di questi incontri fatti di poche parole, sguardi e gesti è coinvolgente e trattata in modo delicato.
Ancora una volta Shinkai vuole lasciarci con un messaggio, che non c'è barriera che possa impedire l'amore tra due persone, tanto meno l'età.

Utente127794
Utente127794

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Il regista Makoto Shinkai, del tanto parlato “Your Name.”, nel 2013 si imbatté in un mediometraggio narrante la storia di un ragazzo quindicenne, Takao, che in un giorno di pioggia, nel suo luogo preferito, incontra una donna intenta a bere birra e mangiare cioccolata di prima mattina. Da quel momento, i giorni di pioggia e quel luogo saranno il motivo dei loro incontri e del loro nascente interesse nei confronti di una persona tanto sconosciuta quanto familiare.

“Il giardino delle parole” non permette di approfondire lo sviluppo psicologico e una caratterizzazione sostanziosa dei personaggi, in contrasto con ciò che uno spettatore possa aspettarsi da un'atmosfera così malinconica, ma tremendamente reale. Non è un aspetto che sorprende e nemmeno criticabile, poiché è esattamente la durata di quarantasei minuti che prepara lo spettatore alla visione di personaggi un po' acerbi, come se fossero lo schizzo preparatorio di un disegno. Considerando l'age gap di dodici anni che intercorre tra i due personaggi, si può affermare che non si tratti di una relazione romantica e soprattutto, per personale riflessione, ridurre questo film a una mera coppia di innamorati lo snatura della sua essenza.
Se dalla parte di Takao si trova un'attrazione, un incanto verso la luce di Yukino, da parte di quest'ultima non si può parlare propriamente dello stesso: per Yukino, il ragazzo è come uno specchio su cui la sua figura viene riflessa, in Takao trova il conforto che nella sua vita non riesce a trovare e non ha mai trovato. Nei loro modi di essere, Yukino e Takao, nel profondo si sentono estraniati dal mondo, entrambi alla ricerca del loro posto per fuggire dai “diversi” e dal costante disagio interiore con cui sono costretti a vivere. Non sono opposti che si attraggono, ma simili che si capiscono intimamente; il loro legame sfonda la realtà circostante e si stanzia esattamente nei loro cuori, creando una complicità da brividi, nonostante il ragazzo sia ancora poco maturo da poterlo capire.

L'animazione è incantevole, ho gradito molto meno quella dedicata ai personaggi che crea un simil reale non tanto piacevole, ricordando un po' i personaggi di un videogioco, ma che per il paesaggio ha funzionato alla perfezione: la riproduzione del Shinjuku Gyoen lascia senza fiato, dal laghetto con i suoi dettagli, tanto da farlo sembrare reale, alla chioma che si stende su di esso e che scandisce il passare delle stagioni. Per il comparto sonoro, il rumore della pioggia misto alla matita di Takao mossa sul foglio crea una sensazione di appagamento, contornata da una colonna sonora ad hoc; ciò che, però, permette al film di emozionare ed essere così godibile sono le riprese guidate dalla mano di Makoto Shinkai, il quale riesce a racchiudere la malinconia nelle più piccole azioni.

Un film che nella conclusione si mostra più che sufficiente e che consiglio di vedere senza troppe pretese, ma con uno sguardo aperto e attento alle poche parole che Yukino e Takao si scambiano.


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WatchMan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6,5
Uscito nel 2013, Makoto Shinkai ci regala un mediometraggio che incarna le sue idee di fare animazione e, per chi non avesse mai visto un suo film, con questo potrà capire facilmente la sua identità.
Perfino in questo film Makoto Shinkai resta fedele al suo immaginario, e anche stavolta ci racconta una storia d'amore attraverso il suo stile puro e semplice. Non sarà un autore perfetto, ma sicuramente è quello del momento. Di certo quest'opera non vi farà cambiare opinione su di lui, se non altro serve a capire i temi principali che tratta nella maggior parte dei suoi lavori.

Con “Il Giardino delle Parole” notiamo come l'autore preferisca raccontare la storia per immagini, che sia uno squarcio della città giapponese avvolto nella natura, l'inquadratura dei piedi che avanzano o lo scrosciare della pioggia, che, unite a un ottima regia, trasmettono allo spettatore una sensazione di tranquillità e di quiete. A volte è sufficiente il rumore dei mezzi o della pioggia che cade al suolo, altre volte è accompagnata da una colonna sonora efficace che rende l'atmosfera magica, grazie anche a una grafica sublime. Qui c'è ben poco da discutere.

Il problema sorge nella brevità della durata del film e nei personaggi. Purtroppo la psicologia non è il suo obbiettivo primario, puntando perlopiù su un legame d'amore semplice senza troppi preamboli o strafalcioni. In un certo senso è diretto in quello che vuole narrare, ma perde di profondità se guardiamo i protagonisti. Ciò non vuol dire che Takao e Yukino siano due marionette, ma servono a far comprendere i sentimenti di due persone che nei sentimenti e nei problemi della vita sono stati toccati vicendevolmente, nonostante la differenza d'età.

Onestamente non ho capito perché abbia voluto modificare il finale rispetto al manga (che ho letto anni or sono prima di vedere il film), dove è decisamente migliore e lascia un significato più forte, però nel complesso, almeno dal mio punto di vista, è più che sufficiente.


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$upersonico

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

La parte che mi ha davvero emozionato di questo breve film di animazione è quando la giovane donna, mentre sta piangendo, reagisce e, scalza, corre dietro al ragazzo appena uscito dal suo appartamento, corre velocemente giù dalle scale, cade anche, si fa male, ma si rialza come una tigre e continua, non si ferma finché lo incontra di nuovo fino ad abbracciarlo, anche se lui, al momento, reagisce male, ferito per prima. In quel momento viene fuori tutta l'umanità del film, ecco, lì c'è amore, quello vero, genuino, con i suoi sbagli, ma veri, fino in fondo, in quel momento ripara lo stupido errore di quella insopportabile frase al minuto 34: "La prossima settimana mi trasferisco, torno nello Shikoku dai miei, l'avevo già deciso da tempo. Vedi... io, laggiù, mi sono allenata a camminare sempre da sola, anche senza scarpe".

Il finale aperto è in verità un doloroso addio, anche se così non dovrebbe sembrare; l'ultima frase del ragazzo, che, sconsolato, torna sotto la veranda di quel parco, portandole un dono (ma lei non c'è, insegna nella sua città), andando via, dice: "Ora mi ritrovo a pensare che, forse, anch'io mi stessi esercitando a camminare, e, quando un giorno sarò in grado di arrivare molto piu lontano, andrò a trovarla".

E qui io interferisco con il regista, perché, secondo me, invece, ci sono momenti in cui la vita deve fermarsi e permettere di condividere un sogno d'amore, perché alla fine non è solo una cotta, non è una 'sbandata', ma un incontro dove due cuori possono di nuovo battere forte e stringersi in un abbraccio dal piacere senza fine.

Purtroppo sappiamo che così non sarà, la scelta del regista di dividerli è terribilmente triste e spietata, e non dà quell'elemento utile, il riscatto che entrambi i protagonisti avrebbero voluto trovare quando si sono incontrati. Forse, nella storia, sarà anche vero, entrambi cercavano qualcosa, ma il sogno di una vita felice era lì, davanti a loro, insieme. Peccato che il regista abbia scelto questo finale, io l'avrei cambiato, ma non per una questione di lieto fine, ma per insegnare che, a volte, incontri di questo tipo sono dei tesori in mezzo al deserto che trovi una volta nella vita.


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vecchio Ojiichan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Il giardino delle parole", o meglio “Kotonoha no Niwa”, è un'opera originale del celebre Makoto Shinkai (noto ai “profani” grazie al film, campione di incassi, “Your Name.”). Se ad oggi siamo abituati a un'era fin troppo digitale, questa perla di soli quarantasei minuti ci mostra un mondo animato in cui, fortunatamente, la realtà iper-realistica non ha spazio.

La trama non è complicata e nemmeno lontana dal mondo e sognata in una notte inquieta. Makoto Shinkai ci mostra ciò che non notiamo camminando nelle strade affollate delle città, nel baretto all'angolo oppure, semplicemente, in un parco. Questo film scava nelle vicissitudini di tutti i giorni, la cruda ma talvolta romantica concretezza della vita.

La storia narra di uno studente, Takao, e una giovane e bella donna, Yukari, che si incontrano in un parco durante una mattina di pioggia. Nessun dinamico clamore, semplici parole. Le prime, le più significative, sono: "Il rombo del tuono nel cielo nuvoloso, forse pioverà e, quando accadrà, resterai con me?", versi di una poesia che fa da incipit all'intero arco narrativo. In quei brevi quarantasei minuti, vivremo emozioni quasi, addirittura, tangibili. I sogni di un giovane studente delle superiori e gli incidenti di percorso di una donna.

Guardando, anzi, dovrei dire, ammirando “Kotonoha no Niwa”, vivremo la semplicità di una caotica ma, in alcuni punti nascosti, tranquilla Tokyo. Nessun dettaglio è lasciato al caso.

Detto questo, credo che l'ultimo punto da lodare è la colonna sonora. Un magico ri-arrangiamento di "Rain", scritta da Senri Oe nel lontano 1988, di Motohira Hata.

Il mio voto conclusivo è 9. Perché non 10, visto ciò che ho scritto? Semplicemente perché quarantasei minuti non mi sono bastati.


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Mr Sorrow

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Il rombo del tuono
nel cielo nuvoloso
forse pioverà
e, quando accadrà
resterai con me?"

Tutto ha inizio con questi pochi versi. Parole dolci con una nota di rammarico e malinconia. Nessuno nasce per essere solo, tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci regga o che ci aiuti a rialzarci.
"Il giardino delle parole" del maestro Makoto Shinkai ci insegna (o forse rammenta) questo aspetto della natura umana. La storia ha tanti volti, ma solo due sono coloro che faranno parte di questa trama in modo reale. La storia racconta di un'amicizia quasi impossibile, di due personaggi tanto diversi eppure connessi. Sono quarantasei minuti che vanno vissuti, assaporati. Ecco cosa vi aspetta, godendo di quest'opera.

Dal punto di vista "tecnico", oserei dire, da semplice osservatore, impeccabile. Attraverso le animazioni e le scenografie, le emozioni sembrano quasi palpabili. Credo sia una pellicola senza tempo, da vedere e rivedere.


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alex di gemini

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
E’ la storia di un’amicizia molto particolare, quella tra un sedicenne, molto maturo per la sua età, e una giovane donna di ventinove anni. Amicizia nata casualmente, frequentando lo stesso giardino pubblico, nei giorni di pioggia. Entrambi hanno difficoltà a vivere: lui poiché ha poco amore per i libri ma molto per le scarpe e l’artigianato, e sogna di diventare un bravo ciabattino; lei ha forti problemi di timidezza. Il rapporto, su cui non ‘spoilero’, avrà importanti conseguenze per entrambi e sboccerà in un amore, contrastato e non privo di odio. Il finale è aperto, ma è inevitabile che sia così.
Pioggia, l’erba di un giardino, non ci si aspetterebbe che tali elementi possano dare un simil senso di tranquillità e serenità, e che una storia possa essere, nel contempo, uno slice of life e un viaggio dentro sé stessi. E’ impossibile descrivere l’atmosfera raffinata e silenziosa, ma gravida d’eventi, raccontata in questo film, il percorso psicologico dei personaggi, le difficoltà di raggiungere una vita normale e la difficoltà di rendersi conto che una vita normale, in fondo, non esista. Per non parlare del campo minato rappresentato dai difficili rapporti tra adolescenti e giovani uomini, tra studenti e insegnanti. Temi descritti magistralmente, tanto da non deludere chi abbia visto le difficili vicende tra Shinji e Misato in “Neon Genesis Evangelion” o abbia letto il romanzo “Kafka sulla spiaggia” di Murakami. Dato tutto questo, ci si aspetterebbe che quaranta minuti siano pochi, ma, in realtà, il tempo viene utilizzato magistralmente e la durata si rivela adeguata.
La grafica è splendida, dai vividi colori, e la regia curatissima. Il finale aperto, poi, è l’unico possibile.
Consigliatissimo.

Voto: 8


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BlackLotus

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Oggi sono qui per recensire "Il Giardino delle parole", mediometraggio del 2013 di Makoto Shinkai.

Trama: Takao è un giovane studente che si sta preparando per diventare un artigiano fabbricante di scarpe. Un giorno, mentre salta la scuola per andare a preparare schizzi in un giardino in stile tradizionale (giapponese), incontra Yukino, una donna giovane ma più grande di lui. Successivamente i due si incontreranno più volte, senza mai prestabilire l'appuntamento successivo, ma sempre e solo nei giorni di pioggia. Ad ogni incontro i due si aprono sempre più l'uno all'altra, ma la fine della stagione delle piogge si avvicina...

Allora, principalmente il film viene raccontato tramite la stagione delle piogge, che rende il tutto magico, e sentirne il suono rilassa. Il comparto visivo è ben fatto, i colori sono vivaci e accesi, e il tutto è reso molto realistico. Le ambientazioni sono tutte molto belle, soprattutto il parco riesce a farti immedesimare, a un certo punto ti senti lì insieme ai protagonisti.
Il doppiaggio italiano è di ottima qualità, con le buone Emanuele Ruzza e Chiara Colizzi.
Il film si presenta come uno slice of life come altri, ma andando avanti lo spettatore si renderà conto di avere davanti un piccolo gioiello, quarantasei minuti che passano come niente, e le musiche di sottofondo suonate con il pianoforte rendono il tutto più bello.

Vi consiglio di recuperarlo, non dura tanto e riesce ad emozionare nel finale, lasciandoci un po' con l'amaro in bocca, a dir la verità.


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giacgiac

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6,5
La capacità di coinvolgere il proprio pubblico è alla base del successo di qualunque artista, è necessario avere qualcosa in più, qualcosa di peculiare, un tratto distintivo che crei un collegamento diretto tra nome e immagine. Il giovane Makoto Shinkai è riuscito con notevole audacia e perizia a ritagliarsi una posizione di spicco nel panorama giapponese dell’animazione, grazie a uno stile del tutto peculiare che fa di una cura maniacale delle ambientazioni il proprio punto di forza.
Inizialmente grafico, grazie a una buona dose di esperienza guadagnata nel campo del disegno digitale, decide di licenziarsi dall’azienda in cui lavorava e di dedicarsi all’animazione. Si approccia ad essa nell’unico modo a lui familiare, usando esclusivamente computer e tavoletta grafica, aggiungendo una cospicua dose di lavoro di post-produzione e arricchimento di effetti grafici di ogni sorta, volti a rendere la scena quanto più reale possibile. Shinkai lima tutto, gli elementi in computer grafica hanno ombreggiature e rifiniture in 2D per rendere meno evidente possibile il contrasto, risultando in un connubio quasi perfetto nella maggior parte dei casi. È come un trucco di magia, se non sai che c’è, è molto difficile vederlo.
La cura dei dettagli è seconda forse solo a quella del colore: si percepisce una ponderata e oculata scelta dietro alle sfumature e alle tonalità di ogni filo d’erba, ogni riflesso sui vetri, ogni goccia di pioggia che batte su ombrelli e marciapiedi. Persino le ombreggiature dei volti e dei capelli mutano al variare dell’ambiente in cui i personaggi sono calati. Insomma, per usare una locuzione di moda in questi giorni, il lavoro di Shinkai è puro “color porn”.
Le animazioni sono curate, ma non in modo maniacale come i fondali. Sono generalmente buone, con qualche scena che brilla pure di virtuosismo tecnico e di dinamico realismo; tuttavia sfondo e personaggi sono sempre separati da una barriera invisibile che rende a volte un po’ troppo ovattato il primo e leggermente fuori contesto i secondi. Questo si nota soprattutto nelle scene più evocative, nel giardino di Shinjuku, sotto la pioggia; ironia della sorte, lo stesso distacco che serpeggia negli sguardi dolcemente melancolici dei due protagonisti, evidentemente desiderosi di un riscatto sociale di qualche tipo, ma troppo delusi - da sé stessi - per riuscire a concretizzare in azione queste sensazioni.

Sarebbe lecito ora chiedersi di cosa parli “Il giardino delle parole”, dopo tanto indugio sul lato tecnico. Ahimè, il più grande difetto del film sta proprio qui, manca di sostanza. Nonostante la durata breve, quello che Shinkai è riuscito a creare non è altro che un collage di situazioni evocative solo graficamente, ma non emotivamente. Un ragazzo col sogno di diventare calzolaio, una giovane enigmatica donna che parla per versi di poesie, la pioggia e dei sentimenti un po’ troppo sfuggenti e dispersi, troppo per poter dare spessore a un intreccio appena accennato e poco sviluppato. I personaggi risultano piatti e distaccati, complice anche l’amore impossibile - e improbabile, volendo usare un po’ di malizia - con cui Shinkai ama costringere i propri lavori.
“Il giardino delle parole” è come la pioggia primaverile: malinconico e affascinante. Se l’impatto grafico è l’elemento portante dell’intera carriera di Makoto Shinkai, il più emblematico dei limiti del modo di lavorare del regista sta proprio nell’incuria della sceneggiatura, dovuta al volersi accollare più aspetti decisamente gravosi della produzione di un film d’animazione, limite che in questo mediometraggio risalta in modo lampante. Così, proprio come un acquazzone primaverile, “Il giardino delle parole” passa, e si perde nel panorama del cinema d’animazione ad esso contemporaneo, concretizzando sì i pregi, ma soprattutto i difetti di un artista che è tanto bravo nel suo lavoro, quanto carente nel fare quello degli altri.


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MangaItalia

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Oggi sono qui a recensire un film-mediometraggio di Makoto Shinkai, ossia "Il giardino delle parole", in giapponese "Kotonoha no Niwa".
Prodotto dalla CoMix Wave Films e diretto da Makoto Shinkai nel 2013, giunse in Italia per un solo giorno di programmazione al cinema il 21 maggio 2014.

Trama: il protagonista di questa storia è Takao, la cui giovane vita gli ha già riservato delle spiacevoli sorprese, infatti vive da solo con il padre a causa di incomprensioni famigliari. Nelle mattine di pioggia Takao, invece di andare a scuola, si ferma alla fermata che conduce, di lì a poco, a un parco giapponese. Un giorno, in un gazebo nel parco, incontra una donna che beve birra e mangia cioccolata. Tra loro non servono molte parole, basta la presenza l'uno dell'altra...

Il film si contraddistingue per avere come tema portante le stagioni, ma soprattutto la pioggia, che in certi momenti sembra quasi vada contemplata, rendendo l'atmosfera magica anche solo per sentirne il suono. Il comparto visivo è di ottimo livello, i colori sono vividi e molto accesi. Il regista fa in modo che lo spettatore possa quasi interagire con l'ambientazione del film, rendendo il tutto molto realistico; ovviamente anche le altre ambientazioni o i paesaggi secondari sono resi dal regista in maniera superba, non mi riferisco solo al parco dove è ambientata la maggior parte della storia - mi sembrava giusto precisarlo.

Il doppiaggio italiano mi è sembrato all'altezza del compito, anche se non ho riconosciuto alcune voci. Il film dura complessivamente quarantasei minuti.

L'edizione italiana presenta due DVD, uno con il film e l'altro pieno zeppo di contenuti speciali. La custodia amaray presenta all'interno un calendario-cartolina e un booklet con varie informazioni sul film, tra cui storia, schede personaggi, curiosità e interviste all'autore. La qualità audio e video dei DVD è ottima, nessun problema riscontrato nella visione sul mio PC portatile. L'edizione nel nostro Paese è curata dalla Dynit, che devo dire ha fatto un'ottima edizione sotto ogni punto di vista, inserendo nei supporti diversi contenuti speciali che ora vado ad elencare insieme alle tracce audio disponibili: interviste al regista e al cast; storyboard; trailer cinematografico; filmografia di Makoto Shinkai; D-Trailers.
Tracce disponibili: italiano 5.1; giapponese 5.1 con sottotitoli in italiano.

In conclusione, il film, che all'inizio non sembra niente altro che il classico slice of life senza nessuna pretesa, si rivela essere un piccolo gioiello dell'animazione nipponica, con una storia con dei significati profondi e coinvolgenti che sanno emozionare, unito a delle ambientazioni quasi oniriche e musiche strumentali solo con il pianoforte.
Il film mi ha veramente colpito e mi è piaciuto tanto, e ne consiglio a tutti la visione. Voto: 8


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marisa87

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Disegni bellissimi, e paesaggi ovviamente curatissimi. La storia mi è piaciuta molto, anche se la sento incompleta... cioè, si conclude, ma ti lascia quella sensazione di sospensione, per l'incontro casuale tra i due personaggi, che poi casuale non è, con lei e i suoi demoni e la sua vita travolta da dilemmi e ingiustizia. Il rapporto tra i due è molto particolare e stranamente intimo, nonostante non conoscano nemmeno i loro nomi per gran parte della storia.
Lo consiglio, anche se non è all'altezza di altri lavori di Shinkai, ma merita comunque di essere visto. Davvero molto ben fatto.


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Doll_in_the_Hell

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
<b>Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler</b>

"Kotonoha no Niwa", o altrimenti "Il giardino delle parole", è un film d'animazione giapponese di Makoto Shinkai, già autore di "5 cm per second" e ormai famoso per "Your Name.".
L'opera, un compromesso fra un film e un corto, dura poco meno di cinquanta minuti, ed è datata 2013.

Il protagonista di "Kotonoha no Niwa" è Takao, un ragazzo dall'animo romantico e sognatore. Fin dall'inizio spiega che apprezza molto la stagione delle piogge, tipica del clima nipponico, e, durante i giorni in cui piove, preferisce saltare qualche ora di lezione o addirittura non andare a scuola, preferendo invece un giro nel parco pubblico al centro della sua città.
Qui incontra più volte Yukino (anche se il suo nome verrà fuori quasi alla fine della storia), una misteriosa e affascinante giovane donna che beve birra e mangia cioccolata seduta sotto la grondaia di un gazebo tradizionale nel parco. Nel corso delle varie conversazioni che avvengono fra i due protagonisti nel parco, Takao scopre che la donna la mattina non si presenta al lavoro, e che anche lei apprezza molto la pioggia e i temporali. Yukino invece, grazie al temperamento cordiale e genuino di Takao, apprende moltissime cose sul ragazzo, fra cui il suo sogno: diventare un calzolaio. La fine della stagione delle piogge però non dà più a Takao la scusa di passeggiare per il parco, e così per un po' perde di vista Yukino, ma accidentalmente la incontra di nuovo a scuola, dove scopre in parte la storia della donna.

I due personaggi principali di "Kotonoha no Niwa" sono entrambi molto interessanti e, pur sviluppandosi in soli quaranta-quarantacinque minuti, hanno una loro profondità e un loro spessore. Mentre Takao è un giovane pieno di sogni e forse un po' troppo spensierato, Yukino riesce fin dall'inizio a trasmettere allo spettatore l'inquietudine e il senso di inadeguatezza che essa stessa si porta dentro. Takao poi si dimostra fin da subito un personaggio molto sfaccettato, capace di sopportare con il sorriso una situazione familiare non del tutto stabile, e in cui si ritrova non per sua volontà, ma anche in grado di fare a botte con un suo senpai.
Yukino invece, in linea con ciò che il personaggio dovrebbe trasmettere, è più piatta e meno vivace, e riesce a uscire dalla sua personale depressione solo alla fine del film, nel secondo degli unici due momenti di comunione con sé stessa che offre allo spettatore.

Le tematiche dell'opera sono, a mio parere, molto importanti e ben trattate. In primo luogo l'abbandono di una mente giovane da parte dei genitori e la disgregazione familiare dimostrano la solitudine e lo sconforto di Takao, che, pur amando molto il fratello, riesce a parlare solo a Yukino del suo sogno di fare il calzolaio (complice il fatto che Yukino lo ascolta volentieri e che è del tutto estranea a lui e alla sua famiglia).
Vediamo poi come anche il mestiere dell'insegnante non sia per niente facile nella società giapponese, visto che la professoressa Yukino è costretta a dimettersi per via di falsità messe in giro da una studentessa, gelosa della bellezza di Yukino.
Yukino e Takao diventano quindi, in modi molto diversi fra loro, due emarginati che si sostengono e si salvano a vicenda. Infatti Takao aiuterà Yukino a superare il difficile momento che sta passando, mentre Yukino sosterrà Takao nel suo peculiare sogno di diventare un calzolaio, invogliandolo a fare del suo meglio, regalandogli un libro e addirittura prestandosi da modella per lui. Non è perciò vero, come viene detto del finale, che Yukino sia l'unica che viene "salvata".

Interessante poi come viene trattata la storia d'amore fra due persone con una grossa differenza di età (quindici-ventisette). Shinkai rende tutto molto casto, romantico e a tratti anche poetico, lasciando intendere agli spettatori che il filo che lega i due personaggi non si spezza sul finale, ma che la coppia, per essere tale, necessita solo di tempo. Ho inoltre molto apprezzato il fatto che l'autore crea un parallelo fra Takao e sua madre, che il fratello di Takao dice essersi accompagnata a un uomo con dodici anni meno di lei. La stessa differenza di età esiste fra la professoressa e Takao.

Magistrali invece, come sempre se si tratta di Shinkai, le ambientazioni e le musiche, che lo rendono e lo hanno reso così apprezzato, perché equivalentemente belle alle sue storie. Incredibili soprattutto il modo in cui la natura e i fenomeni metereologici vengono rappresentati, diventando quasi troppo perfetti per essere solo disegni in un anime.

Do un 8,5 pieno, e non arrivo a 9 solo perché il finale non mi è troppo piaciuto. Avrei voluto un flashforward o qualcosa di più relativamente al futuro di entrambi. Poco viene svelato negli ultimi due minuti extra (dopo i titoli di coda). Sicuramente l'autore ci fa capire che Takao e Yukino si rivedranno, e che Takao sta cercando di crescere per diventare un uomo all'altezza della sua amata professoressa, ma comunque un salto nel futuro non guastava.
Concludo dicendo che lo consiglio a tutti, come d'altronde ogni altra opera di questo nuovo, giovane Miyazaki.

DarkSoulRead

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Sfatiamo subito un luogo comune: Makoto Shinkai non è affatto il nuovo Miyazaki come molti sostengono, bensì un autore con un'identità propria dallo stile facilmente riconoscibile. Trova la sua giusta collocazione nei corto/mediometraggi, vista la sua narrativa lenta e poco incalzante che dopo un po' si fa fatica a seguire, e pare, a differenza di Miyazaki, che non riesca a spaziare nel campo delle emozioni, risultando monotematico e suscitando ad ogni suo film sempre le stesse sensazioni.
Detto questo, "Il giardino delle parole" è probabilmente la sua opera migliore, in quanto incarna alla perfezione la visione del cinema di Shinkai, con i suoi pregi e i suoi difetti. Tra i pregi spicca senza dubbio la ricercatezza estetica del regista, la delicatezza delle immagini che si confa a una narrativa dolce e leggera, e l'uso stavolta ponderato del voice over. Tra i difetti, la solita debole sceneggiatura con personaggi poco approfonditi e un'inconsistenza generale della storia.

Accenniamo la trama. Un quindicenne aspirante calzolaio, durante un giorno di pioggia, incontra in un parco una donna sui trent'anni e se ne innamora. Da lì, ogni volta che piove, i due si incontreranno al parco. La storia si svilupperà esclusivamente intorno al loro rapporto, con la quasi totale assenza di personaggi secondari. La relazione però risulta fin troppo fiabesca, e secondo me si doveva rimarcare maggiormente la differenza anagrafica tra i due, evidenziando il fatto che l'amore non ha età. Anche sul finale si doveva fare di più, invece Shinkai cade nel tranello dell'autoralitá, confezionando il suo classico epilogo senza forma, con alcuni fotogrammi riciclati dal film accompagnati da una musica nostalgica.

Tecnicamente siamo su ottimi livelli, la CG è la stessa utilizzata in "5cm per second" e ha il medesimo impatto visivo. Anche il comparto sonoro si amalgama alla narrativa, ricalcando alla perfezione lo spirito malinconico della pellicola.
In conclusione, "Il giardino delle parole" è una visione piacevole e che consiglio, quantomeno per farsi un'idea su uno dei registi nipponici più chiacchierati del momento.

Voto: 7


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Nana79

Episodi visti: 0/1 --- Voto 9
Un'opera d'arte.
Io odio letteralmente la pioggia, ma questo movie mi ha rivelato la parte più bella di essa. Sono rimasta letteralmente affascinata da questo film, credo di non aver mai visto finora niente di più entusiasmante che facesse parte del mondo degli anime. A parte i colori, i disegni, le luci, che sono eccezionali e si avvicinano non poco alla perfezione, la trama e la storia non sono per niente scontate, mai banali, davvero uniche.
I personaggi sono fantastici, ognuno con le proprie paure, nonostante la differenza d'età (che per i ragazzi a volte è un punto di svantaggio rispetto al genere femminile, in quanto gli uomini maturano più in là rispetto alle donne); Takao riesce a conquistare a suo modo e con la sua infinita gentilezza e dolcezza una parte del cuore di Yukino.
I paesaggi sono mozzafiato e incantevoli, a volte mi è sembrato quasi di poter toccare e di essere dentro la scena, per quanto fossero realistici i suoni e i disegni. Sono quelle opere che ti lasciano emozioni uniche.


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Velvet_Inbō

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Da spettatore poco pratico e sovente disinteressato mi sono imbattuto casualmente in questo lungometraggio dalle tinte sentimentali e malinconiche, ma che già dai primi minuti di visione ha attirato la mia attenzione particolarmente per l'eccezionale qualità grafica e la leggerezza della storia narrata (e quindi ho concluso la visione, altre volte non accade...). Posso dire senza dubbio che proprio la prima è il vero pregio dell'opera, e pure l'impianto fotografico è ad altissimi livelli e sa condensare perfettamente il paesaggio circostante con le sensazioni dei protagonisti, in un modo per la verità molto utilizzato in diversi altri anime di questo genere, ma sicuramente non con così tante particolarità e cura dei dettagli. La trama è risultata piacevole, nonostante, devo dirlo, l'abbondanza di luoghi comuni ricalcata da un consolidato impianto di animazione secondo il quale i ragazzini ragionano da adulti e gli adulti da ragazzini, e i fattori ambientali esterni (in questo caso il tempo atmosferico) incidono profondamente nell'animo dei personaggi; tuttavia, anche se la sceneggiatura non è eccezionale, la storia scorre in maniera fluida e piacevole, con un (classico) climax finale, discutibile ma altresì pregno di significati, che rende l'opera complessivamente godibile senza far troppo caso agli stereotipi.
Risultato: 7, anche se personalmente è un 7,5.

Utente970

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Utente970

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
E' il primo lavoro di Shinkai che visiono, e sinceramente sono perplesso. La ricercatezza, soprattutto visiva, del regista è indubbia, ma mi è parsa fine a sé stessa in certe parti. Nella prima metà del mediometraggio si può dire che la protagonista è la città stessa, con i suoi scorci naturali e una musica delicata ma alta e coprente. Takao, con un sogno classicamente atipico dal resto della massa, e soprattutto Yukino con la sua fragile misteriosità, sono due figure per buona parte del tempo sullo sfondo, come a vivere un racconto altrui o un prodotto più compresso di questo, che vede occupare i suoi quarantacinque minuti in modo non proprio necessario né ideale. Benché il contesto non sia per nulla complicato, solo nella seconda metà avremo modo di comprendere qualcosa sulla donna, e senza che si approfondiscano adeguatamente né la modalità né le persone vicine ai due. Non ho compreso nemmeno se vi sia un qualche significato nella identica distanza anagrafica tra il partner materno e i due giovani. Vi sono, mi spiace dirlo, anche scelte un po' infelici tra gesti e conclusione. Solo un giapponese può interpretare virile, educativo o romantico uno schiaffo a una donna, per quanto acida e dannosa essa sia. Francamente, oltre ad essere fuori personaggio con Takao, pacifico e molto maturo per i sui quindici anni, ha fatto risaltare un altro personaggio come quello per cui fare il tifo, e questo è un grosso autogol a mio avviso. Aggiungerei che la scena sulle scale, e quella poco antecedente ad essa, per quanto esse siano valide per far risaltare l'età comunque giovane del ragazzo, sono quasi inutili al fine della comunque invariata ma saggia conclusione. Inevitabile, del resto, visti gli elementi spinosi che, per quanto mascherati dallo stile di disegno, sono ammessi e non ignorabili. Per concludere, simbolismo o meno, lasciare (ipoteticamente) un certo oggetto in un certo posto è solo forzato.

Shinkai ha voluto fare qualcosa di bello, senza dubbio, ma ha calcato la mano nel far parlare le immagini e basta: tutto appare un po' distante dall'inizio alla fine, da interpretare, e questo va bene per un corto di quindici minuti, non quarantacinque. In questo modo sembrano esserci buchi.


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Lustley01

Episodi visti: 0/1 --- Voto 7
“Il giardino delle parole” (conosciuto in Giappone come “Kotonoha no Niwa”) è un film d'animazione giapponese del 2013 prodotto dalla CoMix Wave Films e diretto da Makoto Shinkai, regista e autore dell'opera. Il film, della durata di circa quaranta minuti, narra le vicende di uno studente di quindici anni, Takao Akizuki, che sogna di diventare uno stilista di scarpe. E' un tipo calmo, riflessivo e un po’ introverso che adora le giornate di pioggia, nelle quali marina la scuola per di dirigersi allo Shinjuku Gyoen col fine di dedicarsi alla sua passione. Un giorno, però, al parco incontra Yukari Yukino, misteriosa donna, solita anche lei andare allo Shinjuku Gyoen, ed è così che iniziano a frequentarsi. Takao si sente a suo agio parlandole, mentre Yukari, per quanto possa mostrarsi interessata e partecipe, non parla mai di sé. Solo successivamente si scoprirà che lei ha ventisette anni e che è un'insegnante, e da quel momento in poi il loro rapporto diventerà sempre più complicato. Il tutto ruota attorno a un sentimentalismo drammatico col fine di esprimere un messaggio: "La maturità non necessariamente è dovuta al raggiungimento di una determinata età adulta, siccome è invece frutto di esperienza e coscienza". Molti altri significati possono essere estrapolati, come ad esempio che la sfera affettiva è soggetta a continui cambiamenti che mutano la condizione umana, in quanto la ricerca dell'essenza non è nient'altro che nei sentimenti, complesse sensazioni e stati di coscienza seguiti da un avvertimento psichico positivo o negativo. Nel caso dell'amore, esso è contrapposto alla ragione, essendo un qualcosa di irrazionale e indefinibile, qualcosa che non certo si decide da un momento all'altro. Può essere suscitato da un'attrazione fisica (anche se in quel caso molto spesso si tratta di semplice attrazione unilaterale), ma soprattutto da un interessamento istintivo e improvviso (amore a prima vista), nel quale si trovano affascinanti anche le attitudini e il modo di esporsi. Un elemento fondamentale nel film è la pioggia, che assume un valore simbolico: essa è infatti lo specchio delle loro emozioni, in quanto definisce e descrive il loro essere.

E' stata una visione molto piacevole, eccezionale a livello grafico; sono rimasto un po’ deluso per la scarsa caratterizzazione degli altri personaggi della storia e anche da alcune approssimazioni sui protagonisti stessi, ma nel complesso mi ha dato una buona impressione. Un 7,5 tendente al 7.


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skywatcher

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Il Giardino delle Parole" è il primo lavoro di Makoto Shinkai che mi è capitato di vedere e sulla base di ciò che mi ha trasmesso ho deciso che presto recupererò anche gli altri.
Questo film breve ci regala un'esperienza visiva a dir poco eccezionale. La qualità dei disegni, dei fondali, delle animazioni, l'uso dei colori, delle luci, la regia... tutto è davvero incredibile: sembra quasi di sentire l'odore della terra bagnata dalla pioggia durante la visione.
La trama è semplice, quasi scarna. Il rapporto tra i due protagonisti Takao e Yukino evolve a seguito dei loro incontri nel giardino nei giorni di pioggia. In principio questi incontri sono discreti e silenziosi, ma la sola vicinanza fisica tra i due e il "non-detto" concorrono a creare un'atmosfera di grande fascino. La pioggia (l'altra protagonista del film) avvolgerà e sigillerà i due in un mondo apparentemente distante da quello in cui attualmente vivono, ma nel quale in realtà riusciranno a vedere (nel caso di Takao) e a ritrovare (nel caso di Yukino) le speranze e i sogni per il futuro.
Nonostante la trama non sia molto sviluppata, l'opera comunica comunque un senso di profondità. Le incredibili atmosfere invitano all'introspezione, senza necessità di elaborati dialoghi o concetti.
Riferendomi alla mie esperienza personale, penso che l'anime riesca pienamente a evocare quei particolari stati d'animo che spesso si vivono contemplando la pioggia, quando la mente si perde in pensieri e sensazioni distanti nel tempo e/o nello spazio.
Al comparto visivo di assoluta eccellenza si unisce una colonna sonora di ottimo livello, che dona ancora più profondità alle atmosfere così particolari ricreate nell'opera.
Il mio voto è un 8,5 che arrotondo volentieri a un 9 data l'incredibile viaggio visivo che ci regala questo film. Consiglio la visione a tutti quelli che in un anime cercano il potere delle atmosfere e che riescono ad apprezzare i silenzi quanto le parole.


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Hatake Rufy

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Quando ho sentito parlare di Makoto Shinkai, "futuro H. Miyazaki", ho subito messo in lista i suoi film e, dopo "5 centimetri al secondo", ecco che visiono "Il Giardino delle Parole".
Appena il film si avvia, gli occhi vengono catturati immediatamente dalla grafica: ottimi disegni e colori, luminosità pazzesca e calibrata benissimo, animazioni da massimo voto in pagella; il tutto seguito da un buon comparto sonoro, con canzoni di sottofondo molto delicate e apprezzabili.
La trama è molto sentimentale: il protagonista è Takao, un ragazzo che coltiva in sé un sogno, ovvero quello di diventare un fabbricante di scarpe; una mattina, si dirige in un parco (qui il comparto visivo mostra tutto il suo splendore) dove cerca tranquillità per fare qualche disegno e qui trova una giovane donna, che poi incontrerà diverse volte nello stesso luogo, senza darsi appuntamento, casualmente, nei giorni di pioggia. Ad ogni loro incontro, il rapporto si aprirà sempre di più.
Questa storia è molto bella, sentimentale e anche un po' drammatica, giusto quella dose che serve a far incrementare nello spettatore la voglia di concludere il film; lo sviluppo della storia si fa interessante, i personaggi iniziano ad aprirsi sempre di più e a mostrare i loro veri obiettivi. Qui si apre la fase finale del film, dove le lacrime non mancheranno, una piccola svolta che scombussolerà il rapporto dei due protagonisti.
Infine, "Kotonoha no Niwa" viene promosso a voti alti, buon comparto tecnico, buona trama e personaggi discreti, Makoto Shinkai mi dà un'ottima impressione ancora una volta e spero che le sue future opere siano di gradimento a tutti. Consiglio questo film a tutti.


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franci0227

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Questo è un' ottimo anime da vedere in un piccolo ritaglio di tempo (40minuti), quando si ha voglia di distrarsi un po'.
Ho messo nove e non un voto piu alto, perchè il finale non mi è piaciuto tanto, anche se, a dire il vero, il film era bello.
Le cose che più mi sono piaciute, oltre ai bellissimi paessaggi, sono il tipo di relazione tra i due personaggi, come il ragazzo insegue il suo sogno (e per farlo marina la scuola durente i giorni di pioggia, che lui aspetta con a nzia anche per incontrare Yukino).
Sono interessanti anche le frasi leggermente poetiche che i due si scambiano, che hanno un qualcosa di romantico.
Altra cosa bella è come la storia è interessante pur essendo focallizzata quasi esclusivamente sui due protagonisti (questo mette in evidenza la bravura dell' autore).
L' unica pecca del film è il finale, che a mio parere, sembra un po' vuoto, nel senso che ci manca qualcosa...


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Nyx

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Il giardino delle parole è una bella e particolare storia sentimentale definibile non propriamente originalissima a livello concettuale ma che riesce a distinguersi grazie ad idee e passaggi narrativi forse non sempre riuscitissimi ma sicuramente di un certo impatto e capaci d'incuriosire e restare in mente allo spettatore. La location principale è, come facile intuire dal titolo stesso, un giardino di un parco, accompagnato ed impreziosito quasi continuativamente da una fitta pioggia. La pioggia si rivelerà un elemento importante della narrazione e, complice un comparto tecnico assolutamente straordinario, aiuterà ad arricchire gli sfondi con luccichii e sfumature oltre che di un'atmosfera maggiormente suggestiva.

Il rombo del tuono, nel cielo nuvoloso, forse pioverà e quando accadrà... resterai con me?

Non posso fare altro che reputare quest'opera un ottimo prodotto sotto molteplici punti di vista, anche analizzando l'aspetto narrativo seppur - personalmente - mi abbia lasciato in qualche modo indispettito e deluso da taluni sviluppi conclusivi e da certi atteggiamenti dei due protagonisti. C'è una parte di me che è rimasta insoddisfatta, la caratterizzazione dei due personaggi principali è molto curata, atipica e imprevedibile al punto giusto da risultare decisamente realistica, eppur qualcosa non mi è piaciuto in loro; ma se dovessi cercare il neo maggiore andrei senza ombra di dubbio a tirare in ballo la piega delle battute conclusive dalle quali mi aspettavo uno sviluppo diverso, buonista o drammatico sarebbe andato bene comunque ed invece incontriamo qualcosa che si colloca a metà strada, qualcosa che appare anche in un certo qual senso troppo "vuoto". Il film mi è piaciuto, ma con qualche dettaglio differente mi sarebbe senz'altro potuto piacere molto più di così. Non sto cercando il proverbiale "pelo nell'uovo" ma quel qualcosa che (perlomeno dal mio punto di vista) fa la differenza tra l'opera ottimamente realizzata e il capolavoro vero e proprio. Ci siamo andati vicini...

Ho parlato di una realizzazione tecnica (a livello di grafica) sull'ordine dell'eccellenza ma lo stesso non posso dire del comparto sonoro con brani che ho trovato spesso poco appropriati e decisamente invadenti anche (ma non solo) a livello di bilanciamento del volume rispetto a dialoghi e rumori di fondo, in questo ambito il lavoro svolto non mi è piaciuto affatto arrecandomi addirittura una sensazione di netto disturbo.

Il giardino delle parole è un'opera che merita di essere vista e mi sento di consigliarla a chiunque sia in cerca di sentimento e atmosfere calme e vellutate, in tal caso difficilmente ne resterà deluso.


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TUMBARU

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Questo medio-metraggio partorito dalla mente di Shinkai (Autore già di 5 cm per secondo) devo dire che mi ha veramente preso.
La grafica non c'è bisogno che ve lo dica io, è stupenda ai limiti dell'impensabile, in certe scene sembra di essere li, tipico di Shinkai.
Per quanto riguarda la trama invece, non è delle più emozionanti, però ti tocca perché quasi tutti nella vita abbiamo provato queste emozioni. Comunque io la trovo abbastanza scorrevole e matura, due persone che si differenziano solo per l'età trovano il modo di sostenersi l'un l'altra, a causa di una vita un po vuota fatta di fatica, solitudine e delusioni. Frequentandosi i due si legano a tal punto da provare qualcosa reciprocamente, purtroppo però, come prevedibile, l'età non lo permette.
Significativa la scena dove Takao si sfoga con Yukino dicendogli tutto quello che pensa.

Ad ogni modo, il finale, rimane molto aperto, onestamente, mi fa piacere così. Chissà se alla fine, impareranno davvero....a camminare da soli.


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Andrea8877

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Visionato nel 2013 e rivisto al cinema nel 2014, Il giardino delle parole è una delle migliori opere di Makoto Shinkai che ho visto.

La trama ruota attorno ad uno studente che nutre il sogno di diventare un artigiano di scarpe e una giovane donna, ma più grande di lui di versi anni, Yukino.
Entrambi si incontrano praticamente in ogni giorno di pioggia, sempre sulla stessa panchina dello stesso parco di Tokyo. I due non stabiliscono mai un appuntamento ma si limitano a un "il prossimo giorno che pioverà".

La trama di per se non è affatto complessa ma nel suo "piccolo" riesce ad intrattenere lo spettatore riservandogli parti dove il manifestarsi dei sentimenti lo si nota in maniera molto forte.I protagonisti li ho trovati discretamente caratterizzati e ci si lascia coinvolgere molto facilmente nelle loro emozioni. Forse il vero punto debole di questo film è la sua durata: 40 minuti non sono moltissimi, o meglio con più tempo si sarebbe potuto sviluppare meglio alcuni loro lati caratteriali o rendere le vicende un pochino più complesse, ma anche così è un film che riesce ad intrattenere molto bene.
Nulla da dire sull'aspetto grafico, semplicemente eccezionale,al limite del fotorealismo, nient'altro da aggiungere, fantastico.

Questa è un'opera che nella sua semplicità mi ha coinvolto molto e reputo ben narrata nonostante il suo limite di durata e che rivedo sempre volentieri. Sicuramente non è un capolavoro assoluto ma sicuramente lo reputo degno di essere visto.


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Kida_10

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6,5
"Il giardino delle parole" è l'ultima opera di Makoto Shinkai, autore che ormai non ha bisogno di alcuna presentazione vista la fama e la qualità raggiunte nelle sue opere precedenti come "5 cm per second", "La voce delle stelle" ecc.
Purtroppo in questo caso l'impressione che mi ha dato l'opera non è stata positiva come al solito.

Il protagonista di questo mediometraggio è Takao, un ragazzo di prima liceo che durante i giorni di pioggia salta la scuola per dedicarsi al suo sogno: diventare un artigiano fabbricante di scarpe.
Un giorno, mentre si reca sotto al solito gazebo per disegnare, incontra una giovane donna e ne rimane colpito; visto che è iniziata la stagione delle piogge, Takao si reca in quel luogo sempre più spesso, incontrando ogni volta questa persona di cui non conosce nemmeno il nome, fino a che fra i due non si instaura un rapporto assai strano... difatti nessuno dei due dà appuntamento all'altro, ma entrambi sperano che il giorno successivo piova per potersi incontrare.

La trama è molto semplice, per molti versi banale e soprattutto altamente prevedibile; i personaggi nel poco tempo che hanno a disposizione si dimostrano tutto sommato ben caratterizzati e, come anche il loro modo di interagire, sono realizzati realisticamente.

La vera bellezza dell'opera tuttavia non risiede nei suoi interpreti, bensì nell'aspetto tecnico; graficamente siamo di fronte a un vero e proprio capolavoro, ogni dettaglio è curato nei minimi particolari, le ambientazioni sono realizzate con una maestria tale da sembrare quasi reali con dei giochi di luce/ombra straordinari. Un dettaglio che mi ha particolarmente colpito è stata la realizzazione della pioggia, mai visto nulla di simile. Ottimo anche il design dei personaggi, seppur molto semplicistico.
Per quanto riguarda il comparto sonoro le musiche sono sicuramente azzeccate e riescono a ricreare perfettamente l'atmosfera desiderata; mentre la opening è assente, risulta di notevole impatto la sigla finale che si accompagna a un susseguirsi di immagini suggestive e rilassanti.

In conclusione, un'opera che tecnicamente rasenta la perfezione, ma che purtroppo non è riuscita a catturarmi minimamente con la trama.
"Tutto questo impegno nel realizzare dei paesaggi fantastici, penalizzato da una trama così banale, che spreco!": questo è stato il primo pensiero che mi è balzato in testa non appena ho concluso la visione dell'opera, ed è proprio questo il motivo che mi spinge ad assegnarle appena la sufficienza.


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Ascanaus

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
La prima volta che vidi "Il giardino delle parole" lo vidi al cinema, ma non avendo un certo "occhio" per questo genere di film, non prestai molta attenzione al film. Ora tempo dopo riguardando il film mi sorprendo di quante cose ebbi perso di questo film. Makoto Shinkai regista ormai più che famoso nell'animazione giapponese si è rinnovato con questo nuovo film, che considero il migliore dei suoi insieme a "5 cm per secondo". Anche in questo film la cosa che mi è piaciuta più del fil, a prescindere di trama, grafica o altro, è stata l'abilità di Shinkai di saper ricreare una situazione che potrebbe accadere a chiunque nell'arco della propria vita. Ora passiamo alla trama: Akizuki Takao è un ragazzo quindicenne che vive con il fratello, che si trasferirà nel corso del film, e senza la madre che è andata a vivere con il suo compagno. Il sogno di Takao è quello di produrre scarpe. Inoltre è abituato ad andare a marinare la scuola nei giorni di pioggia per recarsi al parco del quartiere di Shinjuku per lavorare ai suoi bozzetti delle scarpe che desidera realizzare. Un giorno incontra nel parco una donna 27enne di nome Yukari Yukino, donna con problemi di alimentazione che al primo incontro con Takao era abituata a bere solo birra e cioccolata. I due si incontreranno sempre più volte, a causa della stagione della pioggia, e instaurano un profondo legame: Takao aiuta Yukino a mangiare portandole la colazione da mangiare, mentre lei aiuta il ragazzo per la realizzazione delle scarpe. I due però non si incontreranno più fino all'inizio della scuola dopo le vacanze estive, dove Yukino compare come professoressa di letteratura pronta a lasciare la scuola per i propri problemi. Dopo il loro primo incontro a scuola Takao viene a sapere delle azioni compiute da una classe nei suoi riguardi e pensa di andare a vendicare Yukino andando a far botte con dei studenti della classe. Il giorno dopo Takao e Yukino si incontrano di nuovo nel parco, ma improvvisamente comincia a diluviare, così i due decidono di recarsi alla casa di Yukino. Qui i due mangiano e parlano insieme, entrambi sostenendo che quello si trattava del loro migliore momento nella loro vita, dopo di ciò Takao dichiara di essersi innamorata di Yukino, ma lei gli confessa che si trasferirà nella settimana a venire. Takao prende la confessione come un rifiuto e lascia la casa di Yukino. Proprio nel momente che Takao lascia l'abitazione Yukino ripensa ai loro momenti trascorsi insieme e scalza cerca di raggiungere il ragazzo, che confessa il proprio odio per lei, pensando che si fosse approfittato di lui come un passatempo e una distrazione. Alla fine del discorso di Takao, Yukino in lacrime abbraccia il ragazzo che a sua volta si mette a piangere. Il film si conclude con Takao che continua a studiare e realizzare scarpe e Yukino che lascia la città per insegnare nel suo paese natale. Nella scena finale compare Takao, in pieno inverno, che lascia il paio di scarpe che realizzò grazie a Yukino nel luogo dove si incontravano, augurandosi di rivederla un giorno.
Posso dire che come altri film di Shinkai la trama non è il massimo dell'originalità, ma la cosa che mi è piaciuta è la capacità del regista di far immergere lo spettatore nella storia con un'animazione da capolavoro e da doppiaggi fantastici (in questa parte devo lodare anche il doppiaggio italiano, che è stato incredibile), inoltre il finale è il classico "arrivederci" tipico dei film di Shinkai molto commuovente. Inoltre i protagonisti dopo essersi lasciati prendono da lezione il loro rapporto e continuano il loro cammino nella vita, questo cammino è stato probabilmente il messaggio forte del film, messaggio che lascia intendere che nonostante le cadute e i giudizi negativi si debba sempre andare avanti nella propria vita.
In sintesi il film è qualcosa di perfetto, un mix di emozioni molto forti che più volte si contrastano. Animazioni e musiche da 10 e lode. Non so che altro dire, se non che questo film si tratta di un capolavoro, anche se non proprio alla portata di tutti (come molte opere di Shinaki). VOTO FINALE= 10


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_Protector_

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Trama: protagonista della storia è Takao, un ragazzo il cui sogno è diventare calzolaio. La storia inizia spiegandoci che il giovane è solito marinare le lezioni nei giorni di pioggia, per andare in un giardino in stile tipico giapponese a esercitarsi nel disegnare scarpe. E' in tale circostanza che una mattina incontra Yukino, una misteriosa donna più grande di lui con la quale inizia a confidarsi. Senza neanche accorgersene, i due iniziano a incontrarsi spesso in quel giardino, arrivando a desiderare inconsciamente l'arrivo di una nuova giornata di pioggia... ma la fine della stagione delle piogge si avvicina.

Commento: la grafica è molto bella e realistica, il tratto del disegno l'ho trovato particolare (sembra disegnato interamente con gli acquarelli) ma molto delicato, perfettamente in armonia con la storia. Guardare questi disegni è veramente un piacere per gli occhi: i riflessi di luce, le ombre, sono tutte studiate per aggiungere armonia. Le musiche sono una più spettacolare dell'altra e adatte alle scene, in particolare ho adorato la OST finale, molto struggente, da far accapponare la pelle. La combinazione dei disegni con la musica è il vero punto forte di questo fantastico film.

Parlando invece della trama, è un film serio, non ha assolutamente lo scopo di divertire, piuttosto vuole trasmettere qualcosa e fare riflettere, quindi, se si sta cercando qualcosa per svagarsi, evitate di guardarlo. I personaggi sono quanto di meglio ci si poteva aspettare, caratterizzati divinamente.
"Il giardino delle parole" è a mio avviso un film poetico, in stile "Hotaburi no Mori e"; fortunatamente non cade nell'immorale: era un attimo, bastava un piccolo passo falso per rovinare (a mio avviso) un capolavoro. Il finale è molto maturo e estremamente toccante.
In sostanza, "Il giardino delle parole" è poesia, una poesia delicata e sublime. Se non lo si guarda superficialmente, le lacrime faranno capolino in un batter d'occhio.

Voto: non ho alcuna lamentela da sollevare. Sono sempre titubante a dare 10 alle cose, dato che per me il 10 rasenta la perfezione, ma, se guardato con il giusto stato d'animo e la giusta attenzione, direi che il 10 lo merita tutto.


 1
ErenJaeger

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Questo film non mi ha stupito tanto come mi aspettassi, però non è male. I due protagonisti mi sono piaciuti tanto e anche le loro personalità. I paesaggi sono spettacolari e la grafica è pazzesca, ma in un film personalmente a me importa più la storia che la grafica, e quindi come voto gli devo dare 7. La storia è carina, ma non è straordinaria da fare colpo. Anche se ammetto che verso la fine ha ingranato di più e infatti mi sono pure emozionato molto in una circostanza. Peccato che questo non sia il mio genere preferito, però consiglio a tutti di vederlo, perché non ne resterete delusi.


 1
Selpher

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"The Garden of Words" è il lungometraggio che più mi ha colpito negli ultimi tempi.
Iniziando la visione si è subito rapiti dalla strepitosa fotografia veramente non comune, ma continuando la visione ci si rende conto che l'opera ha molto altro da offrire. Una bellissima colonna sonora strumentale di alto livello accompagna tutta la narrazione, e l'ending del film è veramente piacevole. La trama, per quanto sia oggettivamente scontata, è assolutamente piacevole e scorrevole, ma soprattutto riesce a regalare allo spettatore momenti umani di grande spessore. Il vero pregio del film tuttavia è l'armonia con la quale fotografia, colonna sonora e trama danno vita a un'opera che riesce a trasmettere molto a livello emozionale.
Lo consiglio vivamente.


 6
AkiraSakura

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Makoto Shinkai non ha bisogno di presentazioni: si tratta di un giovane autore esasperatamente pompato dalla critica occidentale, la quale, una volta andato in pensione il buon Miyazaki-san, evidentemente ha bisogno di un nuovo artista dalle tematiche user-friendly da portare in auge davanti a tutto il mondo. Le tematiche del suddetto "Garden of Words", infatti, sono sempre le medesime del precedente "5 cm per second": amore adolescenziale, difficoltà di comunicazione uomo-donna, lontananza che divide i cuori (anzi, i cuoricini) delle persone, tormenti interiori (sempre di stampo adolescenziale). Insomma, l'autore vuole rendere l'idea dell'amore giovanile dilaniato dai ritmi della modernità, tuttavia scadendo nel patetismo e nella superficiale caratterizzazione dei protagonisti, degli autentici bambolotti depressi e inespressivi.

"Garden of Words" è un breve film di stampo neorealista che chiaramente si ispira allo stile di Isao Takahata, tuttavia senza neanche un briciolo del suo spessore intellettuale: si tratta della classica storiella d'amore cliché tra un adolescente e una donna adulta, nel contesto di una società alienante e opprimente, che induce la fuga dei due protagonisti in un luogo incontaminato e idilliaco - in questo caso il giardino che dà il nome al film.

Indubbiamente, il grande pregio di "Garden of Words" è la fotografia: dovessi valutarlo solo per quest'ultima assergnerei il voto massimo. Ho notato inoltre che lo stile registico di Shinkai si è comunque evoluto rispetto ai film precedenti, in quanto, questa volta, le inquadrature sui particolari sono molto ben dosate ed efficaci ai fini della comunicazione con lo spettatore: ad esempio, il primo piano dei piedi nudi della protagonista, inquadrati mentre la pioggia scroscia sullo sfondo, conferisce perfettamente alla scena quella sensazione di sensualità mista a malinconia che l'artista vuole trasmettere a chi sta al di là dello schermo. Non manca la solita ricerca del sense of wonder nel quotidiano di takahatiana memoria, accentuata dalla già citata ottima fotografia e da un buon montaggio. Anche il character design è molto migliorato rispetto agli standards di "5 cm per second", quindi questo breve film rappresenta a tutti gli effetti un'evoluzione dello stile di Makoto Shinkai, che, tuttavia, per quanto sia bravo tecnicamente, a mio avviso risulta una sorta di Federico Moccia giapponese nella sostanza. Arrivato ad una certa età, ormai non provo più empatia per un adolescente depresso con un edipo marcato che cerca la figura materna in una donna incontrata per caso in parco. Tuttavia, a molta gente questa cosa potrebbe piacere, quindi non intendo penalizzare il film anche per questo.

La trama ovviamente è ridotta al minimo sindacale; il tutto sa di già visto e la prevedibilità del finale e degli sviluppi della vicenda è a livelli stellari. Non mancano inoltre il pianto artefatto della protagonista femminile, che avevo già potuto ammirare senza alcun coinvolgimento emotivo in "5 cm per second", e il classico finale aperto con insert song commovente annessa. Ciò detto, il fotorealismo dei paesaggi comunque merita, ed è per questo motivo che la visione del film mi è risultata comunque interessante. Il talento visuale di Shinkai non si discute, anche se l'artista a mio avviso dovrebbe migliorarsi ancora molto a livello di contenuti, magari proponendo i temi a lui cari in modo meno artificioso, mieloso e patetico.

In conclusione, metterei un pollice in su per il discorso del tipo "love-hate-love" del protagonista nel finale: mi ha ricordato molto i gloriosi tempi in cui ero ancora dietro ai banchi di scuola, nei quali ascoltavo gli "Alice in Chains" in preda alle turbe amorose tipiche dell'età.


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cetix

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Sono giusto andata ieri sera al cinema a vedere Kotonoha no Niwa, film di Makoto Shinkai andato in evento nei cinema italiani a distanza di un anno dall'uscita in Giappone. Il film nel complesso è durato 45 minuti ma grazie all'evento del cinema ci sono state regalate interviste del regista e dei doppiatori, fornendoci spiegazioni su cosa Shinkai voleva farci provare e per di più regalandoci la visione del cortometraggio "Dareka no Manazashi".

Nel complesso l'anime è stato molto piacevole; degne tematiche, grafica eccezionale, personaggi ben caratterizzati.
Difetti che ho riscontrato sono stati: l'incipit troppo lento , anche se capisco che ciò voleva dare una giusta atmosfera, ma era sul serio troppo lento , al contrario poi tutto si è rivelato veloce e pieno di colpi di scena , ma ciò è avvenuto per gli ultimi sette/otto minuti del film, tempo troppo breve per prendere coscienza dell'evolversi della situazione, e per comprendere a pieno ciò che pensano i personaggi.
Sebbene il finale possa esser non piaciuto al pubblico , l'ho trovato carino , non lascia pienamente con l'amaro in bocca ma al contempo non ti fa sprizzare di gioia (non è un troppo ma non è neanche un troppo poco).

Il lavoro del doppiatori italiani è stato abbastanza discreto , se non per alcune scene, che a parere mio, non rispecchiavano perfettamente lo stato d'animo dei personaggi. Mi son quasi scese due lacrime quando ho sentito i doppiatori italiani di Satou e di Matsumoto che rispettivamente avevano le voci italiane di Taiga e Riuji di "Toradora" (anche se probabilmente non era intenzione dei doppiatori dare questa sensazione.)

Il mio voto complessivo non è un semplice 8 , preferirei specificare che lo considero più un 8,5 voto che considero molto alto per un film durato 45 miseri minuti , nel complesso però molto bello e lo consiglierei vivamente.


 2
Antoine

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Il voto in realtà è un 7.5. Ho visto "Il giardino delle parole" al cinema, grazie all'evento organizzato da Nexo Digital e Dynit.

Avevo determinate aspettative su questo film e sono state tutte soddisfatte. Si tratta di un'opera di breve durata, circa tre quarti d'ora, ma dal grande impatto visivo ed emotivo.

Dal punto di vista grafico, assistiamo a un'opera senz'altro ricercata nei suoi molti dettagli: dalla scelta delle location, rese in maniera realistica ma non fredda, all'effetto coinvolgente della pioggia, con i suoi suoni e le rifrazioni di luce meravigliose in un contesto tutto verde, ai dettagli dei personaggi (in particolare di Yukino). Ottimo il comparto musicale che accompagna tutto il film e sottolinea, senza mai essere eccessivo o fuori luogo, tutti i momenti più importanti della storia. Animazioni di prima qualità, character design semplice ed efficace.

La trama, se così la si può definire, è composta da stati d'animo e fugaci incontri, più che da eventi veri e propri. Succede "qualcosa" soltanto negli ultimi dieci minuti. Questo, però, non pesa nella visione, visto che il tutto è compensato dalle atmosfere, dal clima sereno, dalla poesia che caratterizzano gli incontri tra Takao e Yukino nel piovoso giardino giapponese. Tutto è ponderato sugli sguardi, i piccoli gesti, le parole (e le poesie). Molto bella la sequenza finale sulle scale di casa di Yukino.

Ho trovato davvero ben fatto il doppiaggio italiano e sono contento che si sia presa la decisione di rimarcare la differenza di età tra Takao e Yukino. Quest'ultima è doppiata singolarmente bene da Chiara Colizzi, la voce ufficiale italiana di molte attrici di primo piano (Nicole Kidman, Kate Winslet, Uma Thurman per dirne alcune). Da attrice di prima classe qual è, la Colizzi riesce a rendere davvero umana e reale una donna "semplicemente" disegnata, donandole un'incredibile dolcezza e riuscendo a coglierne tutte le piccole sfumature, i dubbi, la sofferenza (bellissimo il pianto e la confessione sulla scena delle scale di cui sopra). Quando dopo il film, hanno proiettato il backstage, confesso di essere rimasto un po' turbato dal sentire la voce di Kana Hanazawa, la doppiatrice originale, molto più giovane del suo personaggio e decisamente più frivola. Ma l'"orsacchiottosità" è purtroppo (secondo me) una moda giapponese sempre più diffusa (rimpiango le Megumi Ogata e le Megumi Hayashibara - per dirne due - del tempo che fu). Ottimo anche il doppiatore di Takao, Emanuele Ruzza (che non conoscevo): rende il ragazzo umano e pieno di aspettative.

In conclusione un bel film di atmosfere, adatto, però, solo a chi cerca un po' di poesia e di intimità in una storia che, a conti fatti, racconta più uno stato d'animo che uno svolgimento di azioni.


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npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Non sono mai stato un grandissimo sostenitore delle opere di Makoto Shinkai, sebbene i temi trattati e le ambientazioni descritte sono decisamente classificabili tra quelle che, in generale, incontrano il mio interesse. Ciò che rimproveravo alle opere di Shinkai ed in primis a 5 cm per second, la sua opera più conosciuta, era una certa mancanza di razionalità in alcune scelte narrative che si traducevano in una forte sensazione di irrealismo che a me non piaceva per niente. In questo Kotonoha no Niwa, invece, questa sensazione viene finalmente meno ed ecco che anch'io posso finalmente esprimermi positivamente verso un'opera dell'acclamatissimo autore giapponese.
Kotonoha no Niwa è un film di una quarantina di minuti che descrive l'incontro fra Takao, uno studente che sogna di diventare uno stilista e fabbricante di scarpe e Yukino, una bella donna più grande di lui la cui professione è inizialmente sconosciuta e che non menzionerò qui per non fare dello spoiler. I due si incontrano durante i giorni di pioggia in un parco e, nel tempo passato insieme, aprono pian piano il proprio cuore l'uno all'altro fino ad instaurare un legame molto speciale fra loro.
Ho trovato questo film davvero molto bello, poetico e romantico ma senza sfociare nell'irrazionalità e nel irrealismo: alla fine, infatti, i due dovranno fare i conti con la realtà e saranno costretti, volenti o nolenti, a rimanere ancorati con i piedi per terra. Questo forse non piacerà a chi ha amato personaggi come quello di Takashi di 5 cm per second, che si limitava ad una sorta di eterna devozione passiva e tormentata di un ricordo; Takao, invece, decide di andare avanti con la sua vita seppur nella speranza di poter incontrare ancora la sua Yukino in futuro. Il suo è, dunque, un atteggiamento attivo: sebbene abbia addirittura meno speranze di Takashi (che nonostante il suo grande amore aveva trasformato in un problema insostenibile un semplice rapporto a distanza), Takao continuerà a vivere e a seguire la sua strada, nel rimpianto di quello che poteva essere ma non con la rassegnazione autolesionista di 5 cm per second.
Una nota di merito, infine, va all'apparato grafico, veramente molto bello ed alla colonna sonora, decisamente all'altezza.
Questo film, insomma, mi lascia completamente soddisfatto. Era, forse, solo una questione di tempo prima che Makoto Shinkai riuscisse a dare alla luce qualcosa che incontrasse il mio gusto: il suo talento non è mai stato in discussione, ciò che in genere mi portava ad essere molto critico verso di lui erano certe scelte narrative troppo campate in aria che finivano, a mio avviso, per rovinare tutto. In questo film, invece, noto una certa maturazione di questo autore che va a cercare la lacrimuccia dello spettatore ma senza mai esagerare con le stravaganze. Vedremo nei suoi prossimi lavori se riuscirà a mantenere questo tipo di impostazione che, ripeto, a me è piaciuta davvero molto.


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Tomman

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Di Makoto Shinkai sono un grandissimo fan! Ho amato alla follia "5 centimeter per Second" e "The Place Promised In Our Early Days". Quindi, quando seppi della notizia dell'uscita di un nuovo suo film, feci i salti di gioia. Sono rimasto colpito? Assolutamente si!
Torniamo ancora una volta al tema della lontananza, di come due anime affini, per volontà del destino, sono destinate a restare separate per sempre (anche se nel finale, ci sarà un pizzico di speranza). Le animazioni sono fluide, si vede la perizia e la cura maniacale di ogni singolo particolare, come le gocce di pioggia.
Se non lo avete ancora visto, fatelo, non ne rimarrete delusi!


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nndoo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Kotonoha no Niwa è un lungometraggio della durata di 45 minuti circa e possiamo benissimo etichettarlo come uno dei migliori lavori del 2013. Protagonista della nostra storia è il giovane Takao, con la passione per il disegno e la creazione di scarpe. Durante una mattina uggiosa decide di saltare la scuola e recarsi in un tranquillo giardino per disegnare alcuni modelli di calzatura, ma è proprio qui che fa il suo primo incontro con una bellissima donna, Yukino.
I due pur non dandosi mai un appuntamento fisso si incontreranno spesso, sempre nei giorni di pioggia, e ben presto inizieranno a sviluppare un'intesa forte e sinergica. Si troveranno a parlare dei loro hobby e dei loro sogni.
Siamo di fronte ad un anime davvero eccezionale, pur non essendo un patito del genere sono rimasto veramente estasiato dalle atmosfere intime e surreali che si vengono a creare nel corso della proiezione. I disegnatori hanno saputo trasportarci all'interno di un mondo ideale che trascende lo spazio ed il tempo. I paesaggi, i colori, i rumori possono essere accostati a pennellate su una magnifica tela dall'atmosfera impressionista. Le musiche principalmente composte da basi per pianoforte non fanno altro che accompagnarci ancora di più in questo mondo fantastico. A questa eccellenza negli ambienti si accompagnano personaggi forti e ben caratterizzati. Il nostro giovane protagonista e i suoni sogni per il futuro, la nostra bella Yukino con i suoi problemi. Tutti questi elementi creano una perfetta armonia che fa de "Il giardino delle parole" un vero e proprio piccolo capolavoro.


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Jorujia

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Ciò che mi ha attirato di questo lungometraggio sono stati i disegni. Essi sono veramente super rifiniti e dettagliati e ciò si nota anche solo da come è stata rappresentata la pioggia.
La storia è molto leggera, con niente di particolare, ma secondo me coinvolgente.
I personaggi principali sono semplici: lui è uno studente che insegue il proprio sogno, mentre di lei non si viene a sapere niente fino alla fine. I due si incontrano casualmente in un giardino tradizionale in un giorno di pioggia, e da quel giorno continueranno a reincontrarsi (sempre in giorni di pioggia), finché non iniziano a conoscersi, e ad aprirsi di più.
La cosa che ho preferito di più in assoluto, è stata la musica. La musica si adatta perfettamente all'ambientazione e all'atmosfera del film, rendendolo sotto un certo aspetto magico. Per di più riesce a rappresentare perfettamente la pioggia.
Il voto complessivo è un 7 perché musiche e disegni eccezionali, storia un po' meno originale, ma pur sempre molto carina. Lo consiglio.

Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Va bene, la grafica è strabiliante ed al riguardo porterò sempre una grande ammirazione nei confronti di Makoto Shinkai, ma dopo il lungometraggio fantastico-mitico "Hoshi wo ou kodomo" - che ho altamente apprezzato, anche per i suoi riferimenti ghibliani - non mi sarei aspettato un ritorno al solito, vale a dire a "Byousoku 5 centimeter", che bene o male è stata la sua opera più apprezzata.

Sarà che gli anni son volati via e non sono più un diciassettenne, sarà che non provo molta empatia per un ragazzino feticista che vuole diventare uno stilista di scarpe, ma ho trovato il tutto davvero noioso.
Bene o male non accade nulla per l'intera visione (soli 40 minuti) e quando accade qualcosa è insopportabilmente ovvio.
La trama è semplice, vi è un - presuppongo - quindicenne che si incontra con una ventottenne, si instaura un feeling, non si parlano per settimane, si incontrano sempre nel medesimo luogo, nessuno, ovviamente, si aggira in quei luoghi e rimangono soli in modo da far sviluppare il pathos in modo migliore, alla fine comprendono, a causa delle proprie vuote e banali vite, di risultare totalmente assuefatti l'uno all'altra e l'una all'altro e, successivamente, il resto è immaginabile.
Immaginavo anche il pianto liberatorio finale che avrebbe consacrato la rinascita simile a quella dell'araba Fenice dei due che, divenuti colonne portanti a vicenda, hanno finalmente "imparato a camminare" da soli.

Praticamente di una banalità esaltante. Un vero peccato che una tale grafica sia adoperata per simili inezie.


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Izaya_Orihara

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Kotonoha no Niwa" (The Garden of Words tradotto in inglese, Il giardino delle parole in italiano) è un lungometraggio nipponico di genere sentimentale dalla durata di 45 minuti circa, uscito nella stagione primaverile 2013 dallo studio Comix Wave Films e diretto da Makoto Shinkai (autore abbastanza famoso per le sue precedenti opere - sempre lungometraggi - tra cui possiamo annoverare l'ormai amata "5 cm per second" e l'ormai discussa "Viaggio verso Agharta").

Trama: Takao è un giovane studente quindicenne che si sta' preparando per entrare nel mondo del lavoro come artigiano fabbricante di scarpe, la sua unica passione. Un giorno, durante la stagione della pioggia, il nostro protagonista salta la scuola per recarsi su una sosta comprendente una panchina coperta nel parco (in stile giapponese - per approfondimenti, vedere l'immagine) e incontra Yukino, una donna giovane ma più grande di lui. Successivamente, sempre nella stagione della pioggia, i due si incontrano più volte e piano piano instaurano un rapporto, seppur non si conoscano abbastanza.

Io in genere odio questo genere di prodotti - che sia un lungometraggio, una serie TV, un manga e qualunque cosa riguardante un prodotto "sentimentale" - e proprio per questo mi accingo a scrivere la recensione su questo film che mi ha piacevolmente sorpreso. Sono stato ammaliato dalla magnificenza di questo film, per la sua storia senza pretese, per come la narrazione sia fantastica e priva di difetti e per come ti riesce a toccare con scene incise di tristezza e sentimento. Tutto è reso alla perfezione, tutto è fantastico, e nulla da negare che in questi soli 45 minuti mi sono "commosso" e ho trovato il film stupendo. I miei elogi ad un autore che mi ha fatto "piacere" un film di un genere che non mi piace. Mi appresterò a seguire le sue altre opere, magari ritrovando in loro un capolavoro semplice ma ben fatto come questo. Inoltre, anche gli altri aspetti sono più che positivi. L'animazione è alquanto ottima, non ci sono mai pecche nei disegni e abbiamo vari colori che abbelliscono il tutto. Le musiche, fantastiche, riescono ad immergerti nelle situazioni, a volte toccanti e a volte felici. Un film più che premiato per la sua magnificenza, pertanto lo consiglio a tutti.

Utente10093

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Utente10093

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"Kotonoha no Niwa" è un breve film dalla turata di circa 45 minuti, partorito dalla geniale mente di Makoto Shinkai, autore di altre opere di un certo spessore quali "5 Cm Per Second" o "Viaggio verso Agartha".

Ho appena visto questo lungometraggio, e che dire, mi è piaciuto un casino.
La storia parte senza molte pretese, con una trama molto semplice e lineare; nonostante questo, riesce comunque ad intrattenere e a commuovere lo spettatore con scene meravigliose e piene di sentimento.

Questo piccolo capolavoro si basa principalmente nell'analizzare la psiche dei due personaggi principali. Uno è Takao, quindicenne a cui interessa ben poco la scuola, ma con una grande passione e un talento nel realizzare calzature. L'altro è Yukino, ventisettene totalmente insoddisfatta della propria vita, che trascorre le sue giornate al parco trascurando il lavoro. Yukino rimane nel mistero fino alla parte conclusiva di questo lungometraggio.
Un giorno Takao, decide di saltare la scuola e di dirigersi al parco dove trascorrere la mattinata ad abbozzare qualche modello delle sue calzature. È proprio li che fa la conoscenza di Yukino, e da quel momento ha inizio una storia che ci farà rimanere attaccati allo schermo fino alla fine della visione.

Ad accompagnare quella che è una storia meravigliosa, va anche un impeccabile grafica, che ci presenta ambienti e animazioni fantastiche e molto realistiche.
Altro aspetto positivo che ci accompagna nella visione, è l'ottima qualità delle colonne sonore, adeguatissime a momenti toccanti e a volte malinconici.

Per concludere mi sento di consigliare "Kotonoha no Niwa" a tutti coloro che non hanno ancora avuto il piacere di vederlo. Voto finale: 9

Rygar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Il saper ricreare atmosfere suggestive e surreali pur essendo parte del mondo contemporaneo e della realtà, il saper tuffare lo spettatore all'interno di mondi affascinanti e sublimi, il saper commuovere lo spettatore con scene di una delicatezza unica, talvolta spietatamente reali, talvolta fantastiche, talvolta semplicemente quotidiane, è la costante di un genio del calibro di Makoto Shinkai, ormai affermatissimo produttore di meravigliosi film d'animazione (da "5 cm al secondo", a "The Place Promised in Our Early Days" fino a "La voce delle stelle"), la cui qualità è divenuta un nuovo standard per le produzioni per il grande schermo. Quest'ultima produzione, "Kotonoha no Niwa" (Il giardino delle parole) è l'ennesima conferma del suo grandioso talento, ed è davvero arduo riuscire a trovare le parole adatte per descrivere la bellezza sublime di quest'opera.

"Kotoha no Niwa" è un film della stagione primaverile 2013 della durata di circa 46 minuti.

Trama: Takao Akizuki è uno studente delle superiori di 15 anni dotato di uno straordinario talento nel realizzare le calzature. La madre è andata a convivere con un altro uomo e ben presto anche il fratello lo lascerà per andare a convivere con la sua ragazza. Nonostante questo suo talento, i suoi amici ed insegnanti ritengono che non potrà combinare nulla di buono nella vita e che il suo sogno sarà destinato ad infrangersi. Una mattina però, in piena stagione delle piogge, decide di saltare la scuola e dirigersi nel parco per abbozzare alcuni disegni per delle scarpe da donna, ed è sotto un gazebo che incontra Yukari Yukino, una misteriosa ed elegante ragazza di 27 anni che beve a stomaco vuoto. I primi incontri sono piuttosto silenziosi, tuttavia, con un tanka (ossia una tipologia di poema giapponese), Yukino si congeda da lui, convinta che non si sarebbero più rivisti. La stagione delle piogge è inclemente, e questo consentirà ai due di potersi incontrare nuovamente, riuscendo a costruire uno splendido legame. La stagione delle piogge e la poesia tanka si trasformano così in uno scenario incantevole che aprirà le porte della storia.

Grafica: un tripudio per la vista in ogni suo ambito. Ambientazioni di una bellezza a dir poco surreale, alternate con tinte acquerellate e colori più vividi, tutto è enfatizzato con spettacolari giochi di luce (non ho mai visto in una serie animata una pioggia tanto commovente). Le animazioni sono perfette, dotate di una fluidità straordinaria ed enfatizzano ogni singolo istante del film. Il character design è meraviglioso. L'iperdettaglio è presente in ogni singolo fotogramma. Lodevole.

Sonoro: sublime in ogni ambito. L'opening è assente, in compenso è presente un ending a dir poco perfetto per il film, delicato e commovente. OST toccanti. Effetti sonori perfetti. Doppiaggio encomiabile.

Personaggi: non si poteva chiedere di meglio per ciò che concerne i personaggi. I protagonisti sono caratterizzati splendidamente, con profondità e con grande introspezione. Ottima l'interazione tra tutti i protagonisti. È presente una grande evoluzione dei protagonisti.

Sceneggiatura: che lavoro incredibile è stato compiuto per la realizzazione di questo film! Quanta cura e quanto amore per i dettagli trasale in ogni fotogramma! La gestione temporale è perfetta: chiara, semplice, continua e lineare, sembra che conduca per mano lo spettatore in un luogo fantastico, per poi congedarsi da lui con un commovente sorriso. Il ritmo s'attesta su livelli medi, né frenetico, né statico, perfetto per il film. È presente una scena di violenza. Il fanservice è assente, in compenso sono presenti delle meravigliose inquadrature che esaltano una sensualità pura, innocente e delicata. I dialoghi sono perfetti.

Finale: può essere descritto in una sola parola. Meraviglioso. Il finale è estremamente maturo e toccante, completo in ogni sua parte e commovente come poche altre opere. Le lacrime scorrono in segno di rispetto per un'opera incredibilmente bella. Un encomio.

In sintesi: Kotonoha no Niwa è una poesia sublime, dotata di una delicatezza platonica, capace di accarezzare soavemente le corde del cuore e suscitare dolci sentimenti di pura commozione. "Sublime" è la parola ricorrente in quest'opera. Questo film è un meraviglioso capolavoro d'animazione degno d'entrare nelle migliori produzioni di ogni epoca, e naturalmente, nell'olimpo dei migliori anime in assoluto. Consigliato ai veri intenditori d'animazione. Gli otaku lascino perdere.


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KratosNoir

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Film bellissimo. Degli antichi versi di letteratura giapponese che rivivono nei nostri giorni, una storia d'amore e di vita che tocca l'anima. Disegni impeccabili, mai visti di cosi belli in vita mia. Personaggi ottimi, profondi e storia raccontata lentamente e scandendo ogni momento cosi come deve esser letta una poesia. Non nascondo che mi sono uscite le lacrime. Forse sono stato colpito più del normale perchè da otto anni vivo una storia d'amore molto simile a quella dell'anime. Consiglio a tutti di vederla, peccato che queste piccole gemme d'animazione non arrivino da noi se non grazie all'ottimo lavoro degli appassionati. Capolavoro.


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hideki20

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Dopo la grande delusione per "Viaggio Verso Agartha", in cui ho trovato personaggi e trama di poco spessore, con "Kotonoha no Niwa" (The Garden of Words) finalmente ritrovo, con mia grande gioia, il vecchio Makoto Shinkai, autore di capolavori come "Byousoku 5 Centimeter", "The Place Promised in Our Early Days", "Hoshi no koe" (La voce delle stelle) e "Lei e il suo gatto". Con quest'opera Makoto vuole stupirci per l'ennesima volta di come padroneggia l'arte dei colori, della fotografia, dell'animazione e della narrazione, infatti riesce a creare una storia dolce e leggera come il miele.

Trama: Takao (15 anni) è un liceale che aspira a diventare un fabbricante di scarpe. Un giorno di pioggia salta la scuola per andare in un giardino in stile tradizionale (giapponese) per disegnare dei modelli di calzatura; li incontra Yukino, una giovane donna (27 anni).
Successivamente i due si incontreranno più volte, ma sempre e solo nei giorni di pioggia. Ad ogni incontro i due si aprono sempre più l'uno l'altra. Ma la fine della stagione delle piogge si avvicina.

Il tema trattato è sempre molto familiare a Makoto Shinkai, ovvero la lontananza di due mondi, in questo il mondo dell'adolescenza e quello degli adulti. Questo punto in comune con gli altri lavori del maestro renderà felice tutti i fan di Makoto (per me è stato così). L'accuratezza dei particolari nelle inquadrature sono a livelli maniacali, come a cercare di scusarsi della mostruosità creata precedentemente con "Viaggio Verso Agartha".
I tempi della narrazione della storia sono lenti, ma senza mai annoiare, mentre sul finale ci sarà un'esplosione generale, come una bomba che dopo il lento conto alla rovescia esplode di una deflagrazione rocambolesca.

Quindi "Kotonoha no Niwa" merita assolutamente di essere visto. L'unica pecca è il finale, si che è esplosivo, ma dura troppo poco; è come se andate a vedere uno spettacolo di fuochi d'artificio e dopo il primo razzo lo spettacolo è già finito. Come ci rimarreste? Ma, nonostante questo, continuo ad amare tutti i lavori di Makoto Shinkai, Agartha a parte.


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Vagabond90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
"Viaggio Verso Agartha", il lungometraggio immediatamente precedente a "Kotonoha no Niwa", doveva essere per Makoto Shinkai un vero banco di prova, in quanto di fatto è stato il suo primo vero e proprio lungometraggio: personalmente mi aveva molto deluso, forse perchè vi avevo riposto troppe aspettative, e mi era parso un collage mal riuscito di temi sparsi dello Studio Ghibli, con un risultato finale che sa di già visto e scontato. Con "Kotonoha no Niwa", invece, si vede come il regista abbia sviluppato un filone tematico originale e a se stante.

Takao, studente liceale quindicenne, coltiva per passione un hobby da calzolaio, disegna scarpe e le realizza artigianalmente. La sua vita cambierà quando in un giorno di pioggia - il primo di una lunga serie durante la stagione delle piogge - saltando la scuola, incontrerà, in uno degli ormai pochi polmoni verdi di Tokyo, una giovane donna affascinante. Tra i due, seppure sconosciuti, nascerà un rapporto di amicizia spontanea e casuale, e Takao si recherà al parco saltando la scuola ogni mattina di pioggia, sempre più desideroso di rincontrare la misteriosa donna, munito di un blocchetto su cui realizza i suoi disegni di scarpe.

L'opera, fondamentalmente di genere sentimentale, analizza la psiche di due giovani persone, in due momenti differenti della loro vita: per quanto riguarda Takao, si tratta della vita del liceale, caratterizzata da tutte le contraddizioni di quella particolare età. Takao tuttavia è un "giovane adulto", la scuola per lui non ha significato, lo lascia emotivamente apatico poichè è un mondo che non gli appartiene e sente lontano, la sua ambizione è quella di poter coltivare anche in futuro la sua passione per la fabbricazione artigianale di scarpe e di farne la sua ragione di vita. La signorina Yukino invece, ventisettenne emotivamente in crisi per insoddisfazioni professionali e personali, è smarrita e cerca di ritrovare una bussola nella sua vita. Nonostante i due, nei loro incontri nel giardino, siano di poche parole, i loro gesti, gli sguardi e anche la sola presenza dell'uno e dell'altra hanno un'incidenza precisa nell'esistenza di entrambi e costituiscono una spinta costante e quotidiana per andare avanti.
Il sentimento che provano l'uno per l'altra è chiaramente diverso, Takao è profondamente innamorato, la signorina Yukino invece è riconoscente a Takao per avergli ridato la forza di "camminare", di averle salvato la vita.
L'effetto complessivo è quello di una storia malinconica, ma al tempo stesso piena di vita. Forse la durata ridotta di soli 45 minuti però non consente di analizzare nella loro integrità i sentimenti dei personaggi protagonisti, la mia impressione è che ci sarebbe voluto più tempo perché questi sentimenti venissero analizzati più a fondo.

La grafica come al solito è sensazionale e già da sola restituisce un prodotto meritevole di essere visto, i volti dei personaggi sono estremamente caratterizzati, così come il taglio degli occhi, gli sguardi e la loro gestualità. Tutto è iperrealistico, però rimango ancora un po' perplesso sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi, mi sarei aspettato qualcosa di più sotto questo punto di vista.