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LaMelina

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
Soma Akira fin da bambino è convinto che gli occhiali hanno il potere di realizzare i sogni delle persone, conferendo forza e coraggio a chi li sfoggia con ardore e fiducia. Come tributo al suo credo, una volta entrato al liceo prende in eredità dai suoi senpai il Meganebu, il club dell'istituto Hima dedicato alle lenti, assieme a Yukiya, suo amico di infanzia e ingegnere dalle molte idee (come gli occhiali coi tergicristalli!), e Hachimine, fissato degli choux creme e fratello di due vecchi membri del gruppo. Con l'obiettivo di inventare degli occhiali a raggi x capaci di guardare attraverso i vestiti delle ragazze, meta irraggiungibile per molti adolescenti ancora virgulti nel grande giardino dell'amore, Soma & Co cercano di diffondere il verbo delle lenti correttive. Oggetto della diffidenza dei loro compagni di scuola, che li vedono come una manica di spostati che compiono esperimenti pericolosi nel loro laboratorio dalle pareti di un manicomio, o della società che vuole ridimensionare le aspirazioni adolescenziali mascherandole con la consuetudine, il Meganebu diventa un baluardo di speranza nel quale possono risplendere i sogni da conquistatori dei giovani. Inconsciamente Soma finisce col divenire quasi un punto di riferimento per gli altri membri del club, come il piccolo Mitsuki e il grande escluso dagli occhiali finti Hayato, che si affidano al suo estro creativo e alla sua forza d'animo per rendere il loro mondo colorful, come da titolo recita l'ending di Sako Tomohisa.

Come cambia il mondo se lo si guarda attraverso la lente degli occhiali: ad un quasi cieco si schiude la natura che nella sua tana di talpa non riusciva a scorgere, e ad uno con 10/10 diottrie cose e persone assumono le fattezze di giganti sfocati. Basta indossare un paio di occhiali e il mondo acquisisce forme fantastiche e l'aspetto di tutti i giorni un colore nuovo. Una delle invenzioni più geniali che sia mai stata partorita dalla mente umana, ormai entrata nella quotidianità di tante famiglie, è la protagonista di questo anime, che fra montature quadrate e rotonde, pezze per la pulizia e vetri appannati, rende giustizia ad uno degli accessori più utili per l'uomo. In Giappone li chiamano megane (眼鏡 "specchio per vedere") e più di una volta nell'animazione nipponica è possibile percepire il culto che c'è dietro di essi, tanto che ormai è stata coniata una categoria a parte, quella dei "megane" appunto, i/le ragazzi/e che ne indossano un paio. In Meganebu gli occhiali sono posti sotto una luce differente rispetto al solito: mentre infatti nella maggior parte dei casi vengono citati come accessorio che rende carina una fanciulla già altamente feromonica o intellettuale un giovane uomo, saggio un anziano o topo da biblioteca una cozza, in questa serie ambientata nella città di Sabae nella prefettura di Fukui, rinomata per l'industria ottica, i megane diventano la spada di un cavaliere, l'arma che conferisce il potere di lottare contro il proprio destino.

"Un giorno creerò degli occhiali che permetteranno di vedere così lontano... Anzi no, degli occhiali che ti fanno vedere qualsiasi cosa nel mondo!"

Dal punto di vista tecnico c'è un chara design molto carino e che strizza l'occhio alle fangirl, cercando di portarle dalla propria parte anche spargendo profumo di shonen ai nell'aria. Per una volta si preferisce privilegiare i personaggi megane conferendo loro una caratterizzazione originale senza scadere nei classici cliché. Alcune scelte nell'ambientazione non sono immediatamente comprensibili, come il rendere le pareti esterne del liceo Hima e le risaie uno specchio che riflette il cielo; ma se li si inserisce in un'ottica per cui il mondo riflesso e filtrato dagli occhiali del Meganebu è fantastico, allora trova un senso la spettacolarità conferita ai luoghi.

In un anime che fa della comicità il suo punto di forza e del nonsense il suo fregio, un significato così importante viene quasi oscurato dalla dinamica degli episodi e dalla stupidità di cui a volte i protagonisti peccano. I personaggi sono infatti talmente caricaturali che spiccano fin troppo sul palcoscenico, a maggior ragione perché le persone "normali" vengono disegnate con la testa rettangolare dal volto bianco, una monotona divisa e il carattere massimizzato. Probabilmente con una struttura di corto avrebbe reso miglior giustizia all'intrattenimento; nonostante la presenza di scene esilaranti che ti strappano una risata continua dall'inizio alla fine, ci sono puntate in cui la noia sguazza beata e il desiderio di porre fine alla visione ti serpeggia dentro. Soprattutto in quegli episodi in cui si cerca di darsi un contegno ed essere più seri non sempre si riesce a raggiungere l'obiettivo. Insomma Meganebu fra alti e bassi si è lasciato guardare. C'è molto potenziale sprecato perché si poteva senz'altro fare di più, facendo compiere all'anime quel passo che lo avrebbe reso discreto. Riesce in ogni caso ad essere simpatico, divertente e pure utile con tutti quei suggerimenti e consigli sull'uso e la scelta giusti dei megane. Da portatrice di lenti non ero mai riuscita a guardare ai miei occhiali come un punto di forza, li ho sempre visti come qualcosa che mi faceva sfigurare o mi annebbiava il mondo quando era assente; con Meganebu sono riuscita a rivalutare me stessa e la mia montatura nera, acquistando un po' di fiducia quando la indosso. Difendere noi e le nostre convinzioni, ciò che ci appassiona e ci rende quelli che siamo, perché pensare che il proprio mondo possa un giorno aver fine è quanto di più triste esista. E se la nostra arma sarà un pugnale o un paio di occhiali sta a noi la scelta. Per adesso basta urlare assieme al Meganebu: NO MEGANE, NO LIFE!