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sergix00

Episodi visti: 11/11 --- Voto 10
Dopo "Haikyuu" e "Run with the Wind", avrei giurato di non trovare più uno spokon di mio gradimento. Sono tutti dei copia e incolla, stereotipati, privi di pathos, infantili, pieni di cliché e chi più ne ha più ne metta. Ma "Ping Pong The Animation" non solo mi ha smentito, ma completamente spiazzato. Anche se il lato sportivo lo esegue benissimo, rappresentando il tennis da tavolo in tutta la sua bellezza, non è quello che rende quest'opera un capolavoro. In questi undici episodi ho guardato personaggi "umani" vivere, tra alti e bassi, dubbi e certezze, felicità e tristezze, rabbia e serenità, ambizioni e nichilismo. Insomma, il signor Yuasa è riuscito a raccontare storie di vita attraverso il ping pong e una regia fenomenale, realizzando una vera e propria opera d'arte. Applausi.


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kirk

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9,5
Dopo aver letto una recensione molto favorevole, mi sono convinto a cercare per leggere il manga intitolato “Ping Pong”... ma, mentre mi accingevo alla ricerca, mi hanno consigliato di provare prima l’anime, secondo la persona che me lo ha consigliato nettamente superiore.
Quel che è certo è che lo ho divorato nonostante avesse due grandi difetti: il character design dei personaggi (ma, quando mi dicono che ne vale la pena, sorvolo su questo difetto) e il regista, per il quale nutrivo molti preconcetti. Da questo momento mi avvicinerò alle opere di Masaaki Yuusa con maggiore obbiettività.
Comunque, alla fine non leggerò il manga, perché ho già trovato che l’anime sia perfetto.

Io adoro gli spokon, ma adoro quelli ben fatti, quelli come “Ashita no Joe” o “Slam Dunk”, in cui nei pugni e nelle palle da basket c’è vita, c’è sforzo, c’è anime, sangue, persone. E in “Ping Pong The Animation” c’è tutto questo, e riesce a concentrarsi in solo undici episodi e - per Dio! - il regista riesce ad essere sperimentale senza rovinare tutto, come è invece successo ad esempio ad Anno ne “Le situazioni di Lei & Lui”.
Persino lo sport scelto, che ci sembra marginale, quasi un gioco per bambini, quasi uno sport non agonistico, può andar bene a raccontare grandi cose. Non mi ricordo chi fosse il filosofo che ironicamente si chiedeva: “Come si può creare una grande opera parlando di una pulce?” Sì, qui ci sono tante pulci, personaggi con difetti, grandi difetti... non eroi, eppure riescono a diventare grandi, come le nostre emozioni, ed eroi.
I personaggi vengono dipinti come portatori di una propria filosofia di vita: Smile, che è fortissimo, eppure è disposto a perdere per non fare del male all’avversario, in fondo a lui interessa solo divertirsi; Peco, che gioca per vincere, ma non si impegna a sudare per migliorare; e ancora China, che cerca riscatto; Kazama, che pensa solo ad allenarsi e a vincere, lasciando in ombra tutte le altre cose, amicizia, amore, rispetto per gli altri... Insomma, ci sono tanti personaggi che, partendo da queste basi, faranno la loro strada per diventare migliori non solo come giocatori ma anche come persone.
Eppure, ciò senza forzature: ragazzi che tramite lo sport e le persone che incontrano diventano uomini.

Tra l’altro, si può ancora vedere quest’opera gratuitamente su VVVVID, ma non si sa per quanto, visto che tale piattaforma naviga in cattive acque.
Vi consiglio perciò di approfittarne già oggi e non aspettare domani.


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Dreamweaver99

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Nella storia delle narrazioni, sia in letteratura che nel fumetto che nella settima arte, si è sempre cercato di valorizzare quello che in gergo tecnico viene chiamato “high concept”: spunti di trama che sono in grado di sollecitare la fantasia del fruitore, incuriosendolo e spingendolo a guardare il film o leggere il libro della situazione, come se fosse necessario partire da un biglietto da visita originale per fruire di un'opera, anche se questa non si rivelerà altrettanto originale e soddisfacente man mano che la storia si dipana nel racconto.

È quindi inevitabile che non tutte le grandi opere abbiano le stesse possibilità di essere prima di tutto iniziate, se il biglietto da visita sembra banale o poco stimolante, perché significherebbe un salto nel vuoto per tutti... a meno che non avessimo a disposizione informazioni di altro genere.

Ebbene, “Ping Pong The Animation”, uscito nel 2014 per lo studio Tatsunoko Production, è uno di quei casi in cui c’è bisogno, a mio parere, di informazioni “laterali”, perché la sinossi è molto ordinaria e non invoglia (specie per quelli come me che non sono interessati allo sport), ma l’anime trae la sua forza in uno svolgimento straordinario di quel biglietto da visita.

Dato il titolo, “Ping Pong The Animation”, si può facilmente immaginare che si tratti di uno spokon: il genere di anime dedicato ai vari sport: dal calcio alla pallavolo, fino al baseball e altri.

E da lì viene anche da chiedersi: “Per guardare uno spokon, è necessario apprezzare quel tipo di sport?” La risposta breve è: “No”, ma, se vogliamo essere più articolati, il bello dell’animazione come medium per lo sport è che - non solo - si parte dagli strumenti contenutistici e registici a disposizione in film in carne ed ossa come “Rocky” o “Tokyo Fist”, ma ha anche i mezzi per “epicizzare” lo sport attraverso l’aggiunta di scene extradiegetiche che danno alle partite uno sfondo onirico o sovrannaturale, con fulmini che accompagnano la palla in movimento per rappresentare una velocità estrema, oppure le trasformazioni dei giocatori. Dal contesto, lo spettatore capisce che scene del genere non avvengono realmente nella storia, ma sono nella mente del giocatore o in come vengono immaginate dai registi.

Si tratta insomma di un virtuosismo stilistico, se vogliamo, difficile da ricreare in un’opera live-action senza che si tratti di un blockbuster ad altissimo budget, e che sicuramente attira i giovani che hanno l’occasione di concepire uno spokon come un surrogato degli anime di combattimento con superpoteri, ma che può anche essere uno strumento narrativo interessante, in grado di comunicare qualcosa a livello espressivo e veicolare sottotesti.

“Ping Pong The Animation” parte da una scelta dello sport in questione non banale, se vista con un occhio imparziale, ma che può non essere considerata proprio, perché ad un italiano potrebbe sembrare addirittura ilare e pretenziosa, vista la nostra visione tipica di questo sport come qualcosa di sempliciotto, da praticare come passatempo.

Eppure, quest’opera con soli undici episodi (una durata molto sotto la norma per una serie d’animazione in generale) funziona anche come strumento di divulgazione dello sport stesso, perché ne dà un’immagine più o meno verosimile, dove ci vengono mostrate mosse usate in un reale contesto professionistico/olimpionico e descritte con gli altrettanto reali termini tecnici, e ci viene data l’immagine di uno sport più dinamico e riflessivo, nelle mosse che a volte sembrano quasi acrobatiche e richiedono un allontanamento dal tavolo di gioco, ma anche nei ragionamenti che i giocatori fanno durante le partite, che vediamo nei loro pensieri o in quelli degli spettatori sugli spalti.

Ma, parlando di strumenti contenutistici come menzionavo qualche paragrafo sopra, cosa viene narrato in questa serie? Si parla di rapporti, amichevoli e maestro-allievo, di ciò che si cerca nello sport e ogni partita è uno strumento di osservazione psicologica, anche di lotta e competizione tra esigenze differenti dei giocatori.

Parte tutto dalla scalata competitiva di due giovani amici del primo anno di liceo: Makoto Tsukimoto e Yutaka Hoshino, detti “Smile” e “Peco”: il primo incarna molto il classico nerd sulle sue, che vede lo sport non come scalata a tutti i costi ma come divertimento nel suo senso più puro e privo di pretese, mentre il secondo è invece una figura in apparenza più superficiale e frivola, che parte come un provocatore estroverso che vuole scalare, pensando di riuscirvi solo attraverso il talento.

Entrambi nel corso della serie acquisiscono sempre di più una crescita psicologica che li porta a rivedere i propri atteggiamenti e a seguire i loro sogni.

Si tratta di una serie per certi aspetti spregiudicata, perché offre la visione dello sport non come un completo “se vuoi, puoi”, ma una serie in cui contano sia il talento che il duro lavoro e dove non è possibile arrivare lontano senza che manchi uno dei due, e che può quindi scoraggiare equamente chi non ha voglia di sforzarsi, ma anche chi pensa di poter compensare la mancanza di talento innato con il puro allenamento.

E, se “Ping Pong The Animation” riflette su questa amara verità, ci offre anche la visione dei rapporti umani tipicamente all’orientale, dove si ricorre anche a maniere più dure rispetto alle classiche dolci parole motivazionali per spingere il giovane a dare il suo meglio, e che è, per alcuni aspetti, oggetto di critica, ma che rimane comunque austero rispetto all’immaginario occidentale, e che colpisce ancora di più se applicato a uno sport come questo, di cui vengono mostrati allenamenti aerobici simili a quelli che si fanno per sport più blasonati.

Un po’ tutti i personaggi vengono esplorati nelle motivazioni, e praticamente nessuno, anche gli avversari dei protagonisti, vengono mostrati come persone realmente cattive, se non in apparenza, ma un po’ tutti vengono mostrati come personaggi grigi, persino i protagonisti: Smile che agisce spesso come un robot, che arriva a compiere mosse spietate per arrivare ai traguardi, oppure lo sprezzante Peco con i suoi comportamenti presuntuosi. Insomma, due amici molto diversi tra di loro, la cui amicizia viene mostrata in una maniera tutt’altro che banale e che riesce a colpire per come riesca ad essere compresa senza bisogno di plateali manifestazioni d’affetto e stucchevoli momenti toccanti.

Lo spettatore riesce a percepire il loro affetto reciproco, la profondità di intenzioni e le decisioni, in una maniera molto giapponese di esprimersi, ma che avviene tranquillamente anche nelle nostre amicizie reali da Italiani, specialmente nei tipici comportamenti maschili.

Ogni partita è prima di tutto una battaglia psicologica, dove si mettono in discussione ciò che ognuno cerca nello sport, sia tra i giocatori che tra gli spettatori. Su questo aspetto, ne è forse l’esempio più eclatante Kong Wenge, giocatore cinese in cerca di riscatto in Giappone e orgoglioso di appartenere a una Nazione che è la più forte al mondo per questo sport, e che, anche per questo, viene nutrito di molte aspettative (anche subendole), che hanno un impatto sulla sua personalità a tratti arrogante e piena di pregiudizi.

L’utilizzo di sequenze extradiegetiche è, in quest’anime, non un mero strumento di intrattenimento, in grado di eccitare con gli effetti speciali, ma un mezzo per dare varietà alle partite, che traduce in forma l’indole dei personaggi, come l’immaginario robotico di Smile, che rappresenta il suo desiderio di spegnere sul campo la tranquillità e l'interferenza dei sentimenti a favore di una trance da macchina da guerra, da “eroe” spregiudicato.

Ma l’altro aspetto profondo di questa serie è la regia, ragionata ai livelli di un film in carne ed ossa e straordinaria, anche se volessimo estendere il paragone con un po’ tutti i contesti della settima arte, con una narrazione frammentata e post-moderna, piena di velocizzazione e rallenty, di flashback e improvvise velocizzazioni, ma soprattutto di un utilizzo ritmico degli strumenti tipici del fumetto: le diverse vignette in una singola pagina qui vengono tradotte in cosiddetti split screen, cioè inquadrature parallele unite in un’unica inquadratura con anche più di due-tre esemplari, che oltretutto si alternano continuamente in un senso movimentato e a volte imprevedibile, riuscendo comunque ad arrivare a strutture perfettamente ordinate e mai confusionarie, sfruttando per descrivere contrapposizioni nei primi piani dei personaggi, tra i diversi sentimenti dei personaggi, ma oltretutto beneficiano della quarta dimensione del tempo che, naturalmente, un fumetto dalle immagini statiche non può avere.

Questi split screen permettono infatti di seguire la pallina e i movimenti dei protagonisti (a volte anche in contemporanea alle osservazioni degli spettatori) con una prontezza e una fedeltà allucinanti, con un senso della misura pulito e che potenzia il senso di dinamismo dello sport, che ti immerge ancora di più in un senso di sperimentazione mai troppo invadente e che ad un certo punto sembra naturale allo spettatore nonostante la sua eccentricità, man mano che entri nel meccanismo.

A questo si unisce un tratto stilizzato (simile a quello di “Mind Game” e “Devilman Crybaby”, che infatti sono diretti da Masaaki Yuasa, dal tratto inconfondibile), che aumenta il senso di trovarsi all’interno di un fumetto portato nella settima arte, attraverso un’operazione che, probabilmente, avrebbe destato ammirazione persino nei futuristi.
Degne di nota sono anche le musiche energiche e la sigla di altissimo livello, dal suono punk che ricorda a tratti band come i Dead Kennedys e i Ramones, con un cantato simile a quello di Joe Strummer, un vero gioiellino in un capolavoro.

Tutte queste sfumature hanno permesso a “Ping Pong The Animation” di essere una serie matura e profonda (al di là di piccole sbavature come lo spam un po' naïf dell'inglese in molte scene o, come in tutti gli anime, alcuni episodi leggermente sottotono), pieno di "contemporaneamente": in grado sia di avere uno spirito inter-artistico che di ampliare gli orizzonti e le prerogative inimitabili del proprio medium di serie TV, è una pietra miliare sia spontanea, calda che cerebrale e sperimentale, che va oltre il proprio genere, rimanendo comunque fedele ai suoi stilemi e ai suoi principi, in grado di far diventare lo sport un’allegoria delle passioni in generale e del bisogno di prenderle sul serio, di lasciare un’impronta nella pratica di esse. È anche per questo che io, alieno a tutti gli sport fisici, sono riuscito ad amarlo fino in fondo.


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Felpato12

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
"Ping Pong The Animation" di Masaaki Yuasa, anime del 2014 tratto dall'omonimo manga seinen, non può non stupire e lasciare a bocca aperta lo spettatore, per tre motivi in particolare: in primis la maturità, non solo quella dimostrata dai personaggi nel corso della storia, ma soprattutto quella con cui Yuasa tratta temi come l'amicizia, una su tutte quella tra Smile e Peco, un'amicizia che non è condita da parole dolci o affettuose, ma da un puro sentimento di affetto quasi mai esternato dai due; la determinazione a raggiungere il proprio obiettivo dimostrata da Kazama, che è disposto a superare qualsiasi ostacolo, pur di avere successo lì dove aveva fallito il padre; e infine l'accettazione della sconfitta mostrata da Wenge dopo il suo secondo incontro con Peco.

In secundis, la grafica molto particolare, oserei dire eccentrica, con le sue forme imperfette quasi deformate alternate ad altre che risultano essere estremamente lineari e senza sbavature, e un'animazione movimentata soprattutto durante i match, con la telecamera che si muove da una parte all'altra del campo, pur di seguire e non perdere di vista la pallina, il tutto fatto con grande precisione.

Infine, le musiche e la OST iniziale, che risuona costantemente nelle mie orecchie, in grado di infondere una grande carica a chi la ascolta.

Probabilmente tutto ciò non basta però a descrivere un'opera così matura come "Ping Pong The Animation", condita da innumerevoli metafore; uno spokon che ancora una volta vede lo sport non come protagonista ma semplice mezzo per raccontare della crescita dei suoi protagonisti.

"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"


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Arciboldo

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
"Ping Pong: The Animation" è stato il mio primo approccio con uno stravagante artista, che sto tuttora scoprendo, Masaaki Yuasa, che mi ha fatto fare un grande passo avanti nella scoperta di quelle serie più particolari, meno conosciute, e sperimentali, e in generale dell'estetica di Yuasa, che col tempo continuo ad apprezzare sempre di più.
Infatti credo che siamo tutti d'accordo che "Ping Pong: The Animation" sia una delle prime serie che si scoprono quando, da appassionato di animazione, si va oltre la superficie del mainstream e si scoprono tante perle meno note ai più, e, tra questo tipo di serie, è sicuramente una delle più famose, è anche sbagliato definirla "di nicchia".

E tutto questo è dovuto alla particolare impronta artistica di questa serie, che è il primo dettaglio che risalta a chi si approccia per la prima volta: il character design è grezzo, tremolante, a volte minimale e altre estremamente dettagliato, talmente fuori dai canoni da non curarsi minimamente di rendere belli esteticamente i personaggi, inoltre presenta una grande varietà di colori, uno dei tratti artistici distintivi del regista.
Questa particolare estetica si unisce ad una regia frenetica, ricca di inquadrature, prospettive assurde e split screen finalizzati a far capire ogni singola piccolezza allo spettatore, e ad un'animazione estremamente particolare e sperimentale, che si alterna a numerosi momenti statici, che però non rovinano il comparto visivo, anzi, rendono di forte impatto numerose scene.

Un altro dettaglio impossibile da non menzionare è il bellissimo comparto sonoro, al cui interno sono presenti numerose ed esplosive OST che si abbinano alla perfezione e rendono molto coinvolgenti le partite, ma anche delle musiche più calme che trasmettono un grande senso di malinconia e nostalgia.

Ma, tralasciando il comparto tecnico, che è l'aspetto su cui un po' chiunque si sofferma all'interno delle discussioni e recensioni, ciò che rende questa serie, a mio avviso, così speciale, è tutt'altro.
A partire dai meravigliosi personaggi, sono tutti uno più bello dell'altro, umani, con delle bellissime storie che caratterizzano il loro passato, degli obbiettivi, delle speranze, dei pregi e dei difetti, e ci vengono raccontati in una maniera tale, da farci empatizzare alla perfezione con ognuno di loro, farci apprezzare ogni minimo dettaglio, e provare anche pena nei loro confronti.
Non dimenticherò mai la sensazione di amarezza che ho provando vedendo la solitudine di Smile, la depressione di Peco o l'oppressione provata da Kazuma prima delle partite.
Per non parlare dei loro legami, in particolare quello tra i due protagonisti, una relazione a tratti atipica e inusuale, che, dietro un'apparenza di distacco, nasconde un profondo sentimento di affetto e amicizia.

In "Ping Pong: The Animation", lo sport, come in ogni spokon, è secondario ed è semplicemente un mezzo per raccontare delle fenomenali storie: in questo caso, racconta semplicemente delle storie di vita, di persone che tramite questo sport cresceranno, impareranno a conoscere sé stessi, e troveranno la propria strada grazie a questa disciplina a cui sono indissolubilmente legati sin dall'infanzia, e che li fa sentire vivi.
Dalle partite trasudano tutte le emozioni e i drammi dei personaggi, e si rivelano ben più che delle semplici partite, merito anche di Matsumoto in primis, e Yuasa in secundis, che sono stati capaci di rendere le partite così tanto coinvolgenti, emozionanti e oniriche, e che permettono di delineare la maturazione dei personaggi, a causa delle vittorie, ma anche delle sconfitte.

Quello del talento è uno dei temi principali dell'opera: ci sono giocatori talentuosi, che fanno di esso il proprio cavallo di battaglia, c'è chi lo ha e per questo non si impegna, o chi non lo ha, ma ama visceralmente la disciplina del ping-pong, etc.
A questo sono legati dei discorsi sulla vittoria e la sconfitta, che ho personalmente percepito come un qualcosa di importante e non allo stesso tempo.
I personaggi infatti migliorano sé stessi grazie alle vincite e alle disfatte, ma, parallelamente a ciò, il risultato della partita, ai fini della storia, è irrilevante, non essendo questa una semplice storia di sport, ma di vita.

Viene inoltre trattata molto bene la tematica del trovare la propria strada, che viene affrontata senza scrupoli o illusioni.
Nel finale (piccolissimo spoiler) si chiudono tutte le storyline dei personaggi, ormai maturati grazie alle loro esperienze narrate nei precedenti episodi: prendono tutti strade diverse, ma devono ancora affrontare molti problemi della vita.
Una delle tante cose che "Ping Pong: The Animation" ti vuole comunicare è che non raggiungerai mai la vita perfetta, e anche se i personaggi hanno superato le loro problematiche, non la raggiungeranno mai, perché la vita perfetta non esiste, saremo sempre costretti a soffrire, tuttavia dà anche speranza per un futuro migliore, e per affrontarlo dobbiamo sempre essere noi stessi, e fare quel che amiamo.

"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"


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selene90

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9,5
“Ping Pong The Animation”, tratto dal manga seinen di Taiyou Matsumoto, ha avuto la sua trasposizione anime nel 2014, facendosi velocemente apprezzare dalla maggioranza dei fan, forse anche grazie al grande nome che stava alla regia: Masaaki Yuasa.

Che Yuasa risulti indigesto a molti, è risaputo: il suo stile sperimentale, unito al chara design di Ito, caratterizzato da un tratto che si potrebbe definire deforme, allontana spesso il fan medio, ormai abituato al chara più moderno, con personaggi tutti occhi e niente naso.
Tuttavia, come già successo con le precedenti opere di questo autore, la potenza registica è tale, da occultare il poco appagamento dovuto a questa scelta stilistica.
Per chi è già passato attraverso titoli dello stampo di “The Tatami Galaxy”, “Kaiba” o “Mind Game”, apparentemente caotici all’inizio, sarà disposto a provare un anime apparentemente spokon, che in realtà nasconde al suo interno molto di più.

La trama segue le vicende di due amici d’infanzia: Yutaka Hoshino (detto Peco) e Makoto Tsukimoto (soprannominato Smile), uniti dalla passione per il ping-pong. Se Peco risulta essere il personaggio vivace, gioioso, che vuole ad ogni costo vincere per diventare il miglior giocatore, Smile è il suo opposto, ombroso, freddo, apparentemente privo di ogni emozione (da qui il suo soprannome, ovviamente sarcastico).

Come già anticipato, “Ping Pong The Animation” non fa del suo fulcro lo sport, per quanto il ping-pong sia l’espediente con cui Yuasa intende intrecciare i destini e l’evoluzione dei suoi personaggi. Ma sono questi ultimi a risultare il pezzo forte: tutti sono magnificamente caratterizzati da una sceneggiatura perfetta, compresi quelli secondari, che evolvono gli uni grazie agli altri.

Yuasa prende lo sport e ne promuove una nuova immagine, diversa da quella degli spokon a cui siamo abituati: decostruisce letteralmente l’idea che basti l’impegno per raggiungere la vittoria. Dipinge il mondo sportivo come un mondo competitivo e feroce, che non prevede secondi o terzi posti, ma solo vincitori e sconfitti. Una sorta di lezione di vita che permette ai personaggi di mettersi in gioco fino alla fine, e di tentare il tutto per tutto pur di raggiungere il traguardo prefissato.
Il ping-pong è un pretesto, il ping-pong è un simbolo: Yuasa si focalizza molto sull’aspetto simbolista, attraverso il quale può parlare di vita, di evoluzione, di formazione. Il tutto accompagnato da una colonna sonora relativamente anonima, ma che risulta perfetta per accompagnare i momenti più importanti.
Ogni movimento, ogni partita, ogni espressione dei giocatori serve a far trasparire le sfaccettature dei giocatori e le loro emozioni. Ognuno ha un motivo diverso per vincere, ed è proprio attraverso lo scambio di battute che imparano a scontrarsi (a volte anche dolorosamente) con le speranze e i desideri altrui.

Altro punto focale della serie è la figura dell’eroe: ogni essere umano necessita della vicinanza di altri, e in particolare di almeno una persona importante nella propria vita. Proprio come Smile necessita di Peco, il suo eroe d’infanzia, che l’ha salvato in un momento di difficoltà e che gli ha insegnato come sorridere, proprio attraverso il ping-pong.

Inutile dire che consiglio caldamente l’opera a chi ancora non ha avuto modo di vederla (per altro è reperibile facilmente sulla piattaforma di VVVVID).

«Le persone talentuose che sanno esattamente chi sono non cercano nulla. Quelli che non sanno chi sono... sono loro che lottano più duramente per vincere, in modo da provare qualcosa.»


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Ataru Moroboshii

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Pur guardando fin da piccolo anime, non ho mai digerito veramente il classico chara design giapponese caratterizzato da occhi enormi, naso invisibile e zigomi altissimi. La prima cosa che salta all'occhio di "Ping Pong The Animation" è proprio l'accantonamento del classico chara design tipico della stragrande maggioranza degli anime. Il tratto di Yuasa, votato più alla fluidità delle animazioni che alla fotografia, se da una parte può sembrare troppo elettrico e distorto, dall'altro mostra invece delle proporzioni del viso più accurate e il dettaglio della muscolatura oculare, importantissima per l'espressività dei personaggi.

La trama, tratta da un manga, è una storia sportiva sul ping-pong, e anche essa differisce dai classici canoni degli anime sportivi. Per la fortuna di chi di tennis tavolo non è davvero appassionato, il ping-pong qui non è il centro dell'anime, quanto piuttosto il pretesto per raccontare i rapporti, la filosofia di vita e la crescita dei personaggi. Non soltanto dei due protagonisti Peco e Smile, ma anche degli altri atleti pongisti a cui è riservata una caratterizzazione buona quanto quella dei personaggi principali. Avremo quindi un variegato spaccato di giocatori, dal pongista che usa il ping-pong solo come passatempo, avendo già puntato su tutt'altro nella vita, al giocatore poco dotato ma molto dedito agli allenamenti, ai due grandi campioni affermati, uno nel punto più basso della propria carriera e uno invece nel suo punto più alto.
Ci sarebbero già abbastanza ingredienti per avere un buon anime, ma le scelte registiche di mostrare allegorie e flashback nei momenti giusti e di saltare invece la parte più prettamente sportiva, quando questa sarebbe risultata troppo ridondante, troppo tecnica o semplicemente non allineata ai fini della trama, eleva questa buona trama ad ottimo anime.

Ci sono comunque anche dei difetti: le partite risultano sempre a senso unico e già dagli allenamenti e dalle previsioni degli "esperti fuori campo" è possibile prevedere esattamente l'esito di ogni partita. Questa caratteristica ammazza un po' il pathos, con l'attenuante però che non è l'esito degli eventi sportivi ad essere sempre al centro della scena.

Due menzioni speciali vanno all'episodio di Natale, registicamente sublime, e all'episodio finale, capace di raccontare come non mai i mutevoli alti e bassi della vita e della carriera sportiva.
Per via delle sue tematiche reali, posso consigliare questo anime non solo agli amanti del genere sportivo, ma a tutti i curiosi disposti a vedere un tipo di animazione diversa dal solito, ma di ottima qualità.


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erika zago

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
"Ping Pong The Animation" è un anime tratto dall'omonimo manga di Taiyou Matsumoto, chiamato appunto "Ping Pong". L'anime è della stagione primaverile 2014, conta solo undici episodi e nessun seguito.

Ho voluto vedere questo breve anime, per rilassarmi con qualcosa di leggero. Non mi aspettavo proprio che mi avrebbe preso così tanto, da vederlo tutto d'un fiato una puntata dietro l'altra senza interruzioni. Quest'anime è stata un'esperienza, non avevo idea che il mondo del ping-pong potesse essere così ricco di particolari interessanti. Questo sport accompagnerà la vita dei due protagonisti, Tsukimoto, sopranominato Smile, e Hoshino, soppranominato Peco, facendoli crescere come persone e come atleti. I due protagonisti sono l'uno il contrario dell'altro: Tsukimoto è un ragazzo tranquillo e molto serio, che gioca a ping-pong solo per passare il tempo; Hoshino invece è un ragazzo molto solare e sicuro di sé, che gioca solo perché gli piace il ping-pong e odia perdere. Nel corso di quest'anime i due protagonisti affronteranno un percorso di crescita in tutti i sensi. Tsukimoto comincerà a prendere sul serio il ping-pong, grazie all'allenatore del suo liceo; mentre Hoshino capirà che non è il giocatore più bravo del pianeta. Questa scoperta lo porterà a pensare a quello che desidera davvero e quanto è disposto a impegnarsi per raggiungerlo. Un'altra cosa che ho apprezzato molto sono i personaggi secondari, tutti quanti sono ben caratterizzati, senza tralasciare nessuno; in un anime incentrato sullo sport o anche solo su combattimenti è facile mettere tanti personaggi uno dietro l'altro, sbarazzandosene poi molto facilmente e dimenticandosene. Qui invece l'autore ha voluto dare lo spazio necessario a ciascuno di loro, in modo tutt'altro che superficiale e a dir poco realistico.

Come ho detto, "Ping Pong The Animation" è un'esperienza, ti fa capire quanto è importante lo sport nella crescita dei giovani. Anche uno apparentemente insulso come il ping-pong.

Parlando dell'animazione, invece, gli sceneggiatori hanno voluto mantenere lo stile del creatore del manga Taiyou Matsumoto. Uno stile grezzo e sporco a cui la maggior parte delle persone non è di certo abituata e a cui può sicuramente non piacere. Sono sicura, però, che dopo i primi episodi subito vi abituerete. Vorrei parlare anche dei movimenti e delle partite, che ho trovato realizzate magnificamente: si sposano perfettamente con lo stile del disegno e sono in grado di far tenere il fiato sospeso. Cosa da tenere bene in considerazione, dato che l'anime parla di uno sport per cui molti si annoierebbero guardandolo.

Insomma, alla fine do a quest'anime un 9, perché sono rimasta molto colpita, ed era da un po' che non vedevo un anime che mi soddisfacesse e mi facesse emozionare a tal punto. Lo voglio consigliare a tutti, anche a chi è molto critico sulla bellezza dei disegni, perché penso che comunque ne valga la pena.


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Helena90

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8,5
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>

"Ping Pong the Animation" è una serie del 2014 prodotta dalla Tastunoko Production e diretta dal grande Yuasa. Un nome, una garanzia.
Questo anime mi ha sorpreso sotto molti punti di vista, perché, con il comparto grafico che si ritrova, - poraccio! -, non gli avrei dato nemmeno la sufficienza, ma per fortuna per me ciò che conta è anzitutto la trama, e così l'ho guardato tutto d'un fiato fino all'ultima bellissima puntata.

La trama segue la storia di rivalità/amicizia tra Tsukimoto, detto Smile, e Hoshino, detto Peco, amanti del ping-pong che, attraverso non poche difficoltà e partite, si trovano l'uno contro l'altro nella sfida finale per decretare il vincitore del torneo interscolastico. A ciò si giunge scoprendo pian piano il passato e le emozioni dei protagonisti ma anche dei personaggi secondari della serie, nonostante l'interesse dello spettatore ruoti esclusivamente intorno a Smile e Peco.
Personalmente ho sempre tifato per Peco. Ho digerito poco la figura di Smile, non perché non mi piacesse il suo essere chiuso in sé stesso, ma perché tutti lo reputavano più bravo di Peco, che gli aveva insegnato a giocare e ad amare il ping-pong, nonostante il fatto che lui non abbia mai mostrato alcuna capacità particolare rispetto a Peco. Quest'ultimo si è dimostrato invece molto più vero e meritevole di vincere: è uno spaccone che è sempre stato ricoperto di premi e odia perdere, ma, quando ciò avviene, si allena duramente per migliorarsi e ci riesce. Certo, alla fine ritorna la storia di Koizumi, ma Peco ha comunque meritato di vincere. Nell'episodio finale, la parte spokon viene decisamente messa da parte per far spazio alla valanga di emozioni che ti lascia...

Bellissimo il finale, consiglio caldamente questa serie.
Non lasciatevi ingannare dalla parte visiva (che è comunque veramente orrenda da risultare grottesca), perché quest'opera merita. Bello anche il comparto audio.


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traxer-kun

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
«Le persone talentuose che sanno esattamente chi sono non cercano nulla. Quelli che non sanno chi sono... sono loro che lottano più duramente per vincere, in modo da provare qualcosa.»

Ping Pong the Animation. Ovvero lo spokon secondo Masaaki Yuasa.
Se vista nell'ottica della flessione di titoli degni di nota che la sta trascinando in questi ultimi anni, l'animazione giapponese può dirsi arrivata a un punto morto. All'interno dell'ondata di produzioni omologate e iper-schematizzate che ci sta investendo in questo periodo, la ricerca stilistica e la coraggiosa innovazione che caratterizzavano l'industria fino agli anni Novanta sono sempre più un eco lontano, un fioco riverbero che riecheggia privo di forza in mezzo alla penuria di originalità; potersi gustare nel 2014 un prodotto come quello che mi accingo a recensire, vera e propria rivisitazione anticonvenzionale di uno dei generi più in voga nell'ultimo decennio, rappresenta dunque una piacevolissima scoperta.
Ma direi di procedere per ordine.

Ping Pong the Animation nasce nel 1996 dalla penna - anzi, dal pennino - di Taiyō Matsumoto, mangaka di culto che ha fatto di uno stile graffiante e ipercinetico e dell'estrema cura nella psicologia dei personaggi il proprio marchio di fabbrica. La serie di fumetti originale, che conta cinque volumi serializzati nel corso di due anni sulle pagine di Big Comic Spirits di Shogakukan, pur non essendo mai stata pubblicata nel Bel Paese, non ha in alcun modo penalizzato la trasposizione animata, che conta un più che discreto numero di estimatori forse in primis attirati, come il sottoscritto, dal nome del regista: Masaaki Yuasa. Questo personaggio - già visionario autore di opere celebrate dalla critica di tutto il mondo quali Kaiba, The Tatami Galaxy e Mind Game - è riuscito nell'ardua impresa di valorizzare pienamente il manga originale e di offrire anche qualcosa in più, intessendo una trama che in undici episodi, a dispetto di un soggetto tutt'altro che esaltante, colpisce al cuore lo spettatore grazie anche alla cura registica e all'estro creativo dello staff nel realizzare partite al cardiopalma alternate con somma maestria a momenti invece più riflessivi, che tratteggiano la psicologia dei personaggi in maniera a dir poco superba.

La serie, che a una prima occhiata si definirebbe uno spokon ma che in realtà ha più i caratteri di un racconto di formazione dallo sviluppo non canonico, narra la storia di due amici d'infanzia, Yutaka Hoshino detto "Peco" e Makoto Tsukimoto detto "Smile", uniti dalla comune passione per il tennis tavolo. Il primo, dotato di un indubbio talento e di un carattere solare e alquanto spaccone, crogiolandosi nei suoi numerosi successi sta iniziando a prendere lo sport sottogamba; il secondo, dal carattere tanto introverso e laconico da sembrare quasi privo di sentimenti (da cui il soprannome "Smile", ovviamente sarcastico), ha sempre vissuto il ping-pong all'ombra dell'amico, tanto da ritrovarsi oramai a giocare in modo del tutto disinteressato. Le cose tuttavia cambiano quando Peco si ritrova a sfidare Kong Wenge, giocatore cinese giunto in Giappone per ristabilire la propria immagine dopo essere stato escluso dalla squadra in patria: la totale disfatta subita lo riporterà immediatamente con i piedi per terra, e il successivo torneo scolastico delle superiori, al quale partecipano le migliori scuole del Giappone, sarà per i numerosi giocatori l'occasione per conoscere sé stessi, i propri limiti, le proprie aspirazioni per il futuro e soprattutto le vere ragioni che li spingono giorno dopo giorno a impugnare la racchetta.

Negli storici studi Tatsunoko Production l'inseparabile Nobutake Itō, alla sua quarta collaborazione con il regista insieme a una task-force di grandi nomi del settore, disegna e anima i personaggi con il suo solito stile dal tratto grezzo, minimalista e a tratti volutamente grottesco, riprendendo molto da vicino l'atmosfera delle tavole originali del maestro Matsumoto. Tuttavia in fase d'animazione si ritrova a dover fare i conti con i limiti di un budget non certo sontuoso, che nelle mani di qualunque altra persona avrebbe potuto essere alquanto instabile; ed è proprio qua che emergono con forza le capacità del regista, consapevole del basso valore artistico intrinseco del soggetto ma nondimeno dotato ormai da anni di una piena - quasi spaventosa, oserei dire - padronanza del mezzo.

Come ho già fatto intendere in precedenza il punto forte di questa serie si trova nei suoi personaggi, tutti magnificamente caratterizzati da una sceneggiatura corale pressoché perfetta. Diviso in tre macro-blocchi che attraverso l'affermazione di Smile ripercorrono il percorso catartico di Peco, l'intreccio dalle prime puntate lascia trasparire inoltre un leggero intento decostruzionista, che vede letteralmente disintegrare la classica storiella che con l'impegno si raggiunge ogni risultato: quello dello sport è un mondo spietato e animalesco, fatto di sacrifici e sofferenze, nel quale vige e governa la legge del più forte; una continua lezione di vita che si trasforma tuttavia in un pretesto per poter crescere e maturare esperienze. Il racconto sportivo-formativo canonico (seppur decisamente più maturo della norma) nasce dunque da uno svolgimento non canonico, che rispetto a una controparte cartacea piuttosto convenzionale beneficia dell'apporto istrionico del regista: forte della sua perizia estetica e del magnifico lavoro di direzione artistica a cura di Kevin Aymeric, Yuasa sfodera una regia ultra-dinamica traboccante di sperimentalismo e talento artistico, mettendo in scena un vulcanico amalgama di soluzioni innovative e impercettibilmente surrealiste.

Tra frammentazioni dello schermo in split screen per donare lustro all'animazione limitata e imprimere velocità alle altrimenti eccessivamente statiche partite, violentissimi cambi di ritmo e di tecniche di montaggio, fusioni tra diegetico ed extra-diegetico, fotogrammi infarciti di riferimenti postmodernisti, metafore visive, inquadrature dai risvolti quasi psicanalitici e via discorrendo, il risultato è un esperimento artistico non convenzionale che di fatto non ha precedenti nella storia del racconto spokon; con il suo estro e la sua inventiva, Yuasa conferisce all'opera una maggiore focalizzazione sull'aspetto psicologico e simbolista, che viene così valorizzato esponenzialmente; tutto, a partire proprio dal comparto tecnico-registico, fa parte di un unicum, un congegno armonioso e ben compensato, volto a rendere la massima potenza espressiva possibile, coadiuvata anche da un'evocativa colonna sonora assolutamente perfetta in ogni sua sfumatura, che con le sue sonorità elettroniche e intimiste riesce a toccare ogni corda del cuore.

Emblema di tutto ciò sono infatti le partite, che oltre alla dimensione puramente spettacolare del gioco ne nascondono un'altra più profonda, di sviluppo dei personaggi. Da ogni colpo, da ogni sguardo, da ogni movimento traspaiono le mille sfaccettature dei giocatori, le loro emozioni, i loro pensieri, il loro stato d'animo. Yuasa potenzia le partite trasformandole grazie al suo solito stile psichedelico in vere e proprie sedute psicanalitiche, che vedono così i personaggi "esplodere" in una miriade di colori e sensazioni, liberare la loro energia e rivelare il proprio inconscio: «Il mio sangue ha il sapore del ferro», dice Hoshino a Tsukimoto. Il sangue, simbolo di calore e passione (l'eroe), e il ferro, simbolo di freddezza e indifferenza (il robot), nonostante non abbiano nulla in comune sono indissolubilmente legati. Tutti attraverso il ping-pong cercano la loro strada, imparano, maturano, cadono e si rialzano, e infine riescono a volare. Perché tutti, dal primo all'ultimo, alla fine spiccano il volo.

L'anime stesso in ogni sua parte è un inno alla vitalità, al desiderio di riscatto e di traguardi, che trova la sua forza nella condizione reale dei personaggi, delineati con un'umanità sconcertante; un'umanità che traspare da ogni metafora, da ogni espressione, da ogni parola, capace di sprigionare un calore che arriva al cuore. Artistico ed emozionante, profondo e irriverente, capace di regalare momenti esaltanti e altri commoventi, Ping Pong the Animation è un piccolo affresco che rappresenta la vita in modo toccante e diretto, un'opera poetica che ancora una volta conferma il genio sregolato ed eclettico di un autore dal talento fuori dal comune che riesce a estrapolare il massimo da ogni dimensione, sia essa la più complessa e visionaria o - come in questo caso - la più canonica e abituale.


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Wiper

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
Eroe, appari! Eroe, appari! Eroe, appari!

"Ping Pong The Animation" è uno di quegli anime che a prima vista uno scarterebbe subito per via dei disegni, ma sbaglierebbe solamente.
L' anime è tratto dall'omonimo manga di Taiyo Matsumoto e si basa sulle scelte sportive di 'Smile' e 'Peko', due amanti del tennis tavolo. La trama è semplice, presenta dei flashback utili per conoscere i personaggi. I personaggi vengono, appunto, ben caratterizzati durante gli episodi: Tsukimoto (Smile) è un giovane che durante l'infanzia manifesta insicurezza e fragilità, ma grazie al suo eroe conosce e impara il gioco del ping-pong, diventando uno dei più forti, Hoshino (Peko) è l'amico, l'eroe di Smile, un talento puro.
L'anime in sé e per sé non annoia e non stanca, anche perché aiutato da un ritmo di narrazione incalzante.
La ending "Bokura ni Tsuite" è abbastanza piacevole.

Lo consiglio a tutti, in particolare a chiunque cerchi una buona storia veloce e sportiva; è composto da undici episodi, quindi provatelo, perché secondo me merita!

Utente25008

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Utente25008

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
"Ping Pong The Animation" è stata una vera e propria sorpresa. Non sono un amante degli sport e già non amo guardare le partite vere, capirete quant'ero felice quando un mio amico mi ha detto che dovevo assolutamente guardare "Ping Pong The Animation" perché meritava... Beh, ora non posso che ringraziarlo.

Di questa serie mi è piaciuto davvero un sacco lo stile di disegno. I personaggi principali sono ben caratterizzati e ogni match è a suo modo diverso ed entusiasmante. Le storie dietro i personaggi sono forti e ogni personaggio ha una valida ragione per comportarsi come fa. Non ci sono filler né buchi nella trama, e il finale è davvero bello ed epico. La OST non mi è piaciuta un granché, ma ho amato la opening.

Consigliato a chi cerca un anime veloce e accattivante, ma anche a chi ama il ping-pong.

LynnBoass

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LynnBoass

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Inutile cercare le ragioni per cui motivare qualcuno a vedere questa serie. Mio consiglio sincero e caldo, che purtruppo ha ragione di esistere solo se vi fidate dello sconosciuto che sta scrivendo questo breve commento, è quello di lasciarsi abbandonare a una storia che racchiude molteplici tematiche senza pretendere nulla, desideri e ambizioni che maturano a seconda dei personaggi, ognuno dei quali caratterizzato alla perfezione, in modo dolce, comprensibile e genuino. Nessun particolare antagonista, tutti capaci di capire e maturare, disponibili al cambio e alla maturità.
Menzione particolare, se non siete ancora piacevolmente intrigati, va alla direzione della fotografia incredibilmente efficace, con tavole vive che sposano la vulnerabilità emotiva di ogni personaggio e la dinamicità degli scambi sul tavolo da ping-pong. Una perla che illumina lo scenario anime giapponese degli ultimi anni, colpito da note difficoltà.


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naej

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
E' veramente bella questa serie di carattere sportivo. Disegni originali e ruvidi ben si conciliano con una narrazione a tratti un po' surreale, ma non all'eccesso da rendere il prodotto sperimentale. Anzi, il tutto sembra pensato per un pubblico giovanile, nonostante la sua raffinatezza (anche la soundtrack non è male), restando focalizzato sui protagonisti della storia. L'essere tuttavia riusciti a sviluppare la storia con un percorso di crescita umana dei protagonisti rende questo anime qualcosa di migliore rispetto ad altri prodotti omologhi di carattere sportivo. Le vicende interiori, benissimo narrate senza quasi mai farlo esplicitamente, travalicano infatti il contesto sportivo e diventano metafora di lotta per la propria emancipazione e crescita. Nulla di meno ci potevamo aspettare da questa bella animazione di Masaaki Yuasa, ispirata a un manga di Taiyō Matsumoto.


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Rukia K.

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Ammetto che in un primo momento l'idea di iniziare un anime con una grafica tanto semplice mi fece riflettere molto se valesse veramente la pena cominciarne la visione o meno, tuttavia decisi di dargli una possibilità ed è per questa ragione che adesso mi trovo qui a elogiare questo capolavoro.

Questa serie di undici episodi ha come protagonisti due amici di nome Makoto Tsukimoto e Yutaka Hoshino. Il primo è un ragazzo passivo soprannominato robot per via delle sue espressioni calme e prive di emozioni, il secondo, invece, è molto vivace e ambisce a diventare il miglior giocatore di ping-pong del mondo. Entrambi possiedono un innato talento per questo sport, ma, per poter competere con gli assi delle altre scuole, dovranno comunque sottoporsi a duri allenamenti organizzati da Koizumi e Obaba, i loro istruttori. Altri personaggi di notevole importanza sono Kong, un abile giocatore proveniente dalla Cina, e Kazama, campione imbattuto del liceo Kaio.
Uno dei molti pregi di questa serie animata è rappresentato dall'elettrizzante sigla di apertura, che contribuisce a rendere più gradevole ed emozionante l'intera puntata. La storia inizia con un ritmo lento ma interessante, che va progressivamente a intensificarsi a mano a mano che si procede con gli episodi. Grande importanza viene data alle partite, rese ancora più coinvolgenti e spettacolari grazie all'aggiunta di particolari immagini atte a rappresentare ciò che spinge ogni giocatore a dare il massimo. Oltre a questo, lascia ampio spazio anche ad allenamenti e approfondimenti psicologici sui personaggi, attraverso una serie di flashback. L'unico apparente difetto di questo anime è la grafica, caratterizzata da tratti semplici che a prima vista possono sembrare sgradevoli, soprattutto per il fatto che ormai è raro non imbattersi in personaggi con occhi grandi e capigliature bizzarre. Tuttavia, gli sceneggiatori hanno saputo sfruttare queste particolarità rendendo ogni scena unica e impeccabile.

Prima di concludere, intendo ricordare a tutti di non giudicare questa serie solamente in base alla grafica, ma anche per la trama e i contenuti, perché merita di essere vista, in particolar modo se siete degli amanti del genere sportivo.


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npepataecozz

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
Confesso subito che, se questo "Ping Pong" non avesse riscosso, almeno su questo sito, un così forte apprezzamento da parte dell'utenza, non credo che mi sarei mai avvicinato a un anime del genere. Dalle poche immagini che avevo visto proprio su questa scheda, immaginavo si trattasse di uno dei tanti anime il cui scopo è quello di proporre il duro lavoro come la panacea di tutti mali, come uno strumento capace di trasformare un ranocchio qualsiasi in un aitante principe di bell'aspetto. Per questo motivo, anche se mi ero ripromesso più volte di guardarlo, c'è voluto un po' di tempo e un discreto sforzo per cominciarlo; i primi episodi, poi, hanno finito per alimentare il mio scetticismo e più di una volta mi son trovato a chiedermi: "Ma cosa ci hanno trovato di così bello?". In realtà, "Ping Pong" è un anime che, nonostante sia composto da soli undici episodi, richiede una certa dose di pazienza, perché soltanto col tempo svelerà la sua vera natura; una natura decisamente diversa da quella che m'ero immaginato.

L'anime racconta le vicissitudini di due ragazzi, il freddo "Smile" (così chiamato perché non sorride mai) e il gioviale Peko, da sempre innamorati del ping-pong. La trama descrive il loro approdo ai tornei scolastici e il loro percorso di crescita sportiva ed emotiva che li porterà a trasformarsi da semplici ragazzini a uomini e atleti.
Leggendo le poche righe che ho riservato alla storia, l'idea che ci si può fare di questo titolo è che esso corrisponda perfettamente all'idea che avevo inizialmente: un anime sportivo tutta fatica e sudore. In realtà, "Ping Pong" è questo, ma anche molto più di questo.

Innanzitutto la cultura del lavoro qui viene rielaborata in un modo che io ho trovato assolutamente condivisibile: il lavoro è importante, ma senza il talento non si va da nessuna parte. L'allenamento è necessario per dotare il corpo dei mezzi fisici necessari all'espressione del talento, ma, a parte questo, non svolge alcuna funzione miracolosa.
"Ping Pong", però, è un anime che celebra soprattutto il valore dell'amicizia e lo fa in un modo tutto suo, partendo quasi in punta di piedi all'inizio, per poi diventare l'elemento cardine sul finale. Amicizia in genere vuol dire interscambio tra due persone; in questo anime, invece, diventa invece un percorso di crescita individuale, da percorrere in perfetta solitudine.
"Ping Pong", infine, è un anime che ti inganna, che lascia crescere nello spettatore delle aspettative per poi sbugiardarle clamorosamente. So che dovrei essere più esaustivo nella spiegazione di questo punto, ma dovrei raccontare parte della trama per essere più chiaro di così. Se decidete di vederlo, poi capirete a cosa mi riferisco.

Una parte della mia recensione andrebbe dedicata al particolare aspetto grafico utilizzato per la realizzazione di questo anime. Pur cogliendo la sua bellezza tradizionale, non essendo un esperto in materia, ritengo sia più giusto astenermi e lasciare ad altri recensori più competenti il giudizio in questo campo. Quanto alla colonna sonora, la definirei come "essenziale".

Insomma, "Ping Pong" è un ottimo prodotto, molto solido e che si fa apprezzare molto alla distanza. A mio avviso è un tipo di anime che non intrattiene, a volte annoia, ma che è concettualmente molto profondo. Su queste basi spetta a voi la scelta di guardarlo oppure no.


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eliim

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
Non avendo mai particolarmente amato gli anime sportivi, non avrei mai pensato che un titolo come "Ping pong The Animation" potesse interessarmi. Ho deciso di visionarlo dopo aver letto le recensioni positive, e devo ammettere di non essermene pentita. E' un anime breve, che diverte pur introducendo interessanti spunti di riflessione; riesce a tenere abbastanza alta l'attenzione dello spettatore.
Il primo impatto, devo ammetterlo, è stato negativo: character design non di mio gusto e troppo rozzo, attenzione eccessivamente puntata sulle sfide di ping-pong. Dopo i primi due-tre episodi però mi sono dovuta ricredere. Una volta che ci si abitua, il design dei personaggi appare azzeccatissimo e in linea con la storia, e la storyline prende una piega più incentrata sull'analisi della psicologia dei personaggi che sul ping-pong (per quanto esso faccia da filo conduttore durante tutta la vicenda). Le animazioni sono carine e soprattutto particolari.
Ho trovato il finale forse un po' sbrigativo, ma d'altra parte da una serie di soli undici episodi non ci si possono aspettare miracoli. Comunque, nonostante la relativa brevità, la serie riesce nell'intento di analizzare pensieri e sentimenti dei due personaggi principali in maniera piuttosto approfondita, e anche i personaggi "di contorno" vengono presentati abbastanza dettagliatamente, ognuno con la propria storia e il proprio obiettivo da realizzare. Carino il tema dell'eroe e il suo sviluppo dall'inizio alla fine della serie.
Per quanto riguarda le musiche, la opening e alcune soundtrack sono gradevoli, la ending non mi ha detto nulla di che.
Consiglio sicuramente la visione di quest'anime che, per quanto leggero (personalmente preferisco i generi più "pesanti"), è in grado di intrattenere e far riflettere. Non me la sento di dare né 10 né 9, dato che non rientra propriamente nei miei gusti e non lo considero una pietra miliare dell'animazione, ma si merita un buon 7 e mezzo arrotondato a 8.


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Slyder

Episodi visti: 11/11 --- Voto 10
"Ping Pong The Animation": un capolavoro? No, un Capolavoro...

"Ping Pong The Animation" è l'anime della vita. In soli undici episodi tocca una grande varietà di temi, affrontandoli nei migliori dei modi, presentando e sviluppando ben due (più tre) personaggi principali, il tutto accompagnato da un apparato tecnico che rasenta la perfezione.

Trama: verranno raccontate le vicende riguardanti Tsukimoto, detto Smile, Hoshino, detto Peko, e il loro percorso di vita attraverso il ping-pong. Contemporaneamente verranno mostrati i percorsi di altri personaggi, che essi siano secondari o semplici comparse.

Personaggi: i protagonisti assoluti sono Smile e Peko, amici d'infanzia, così uniti ma con un carattere diametralmente opposto. Da una parte Smile, freddo, impassibile, calcolatore, un robot. Dall'altra Peko, esibizionista, arrogante, un esaltato. Due personaggi che si completano a vicenda, che si supportano a vicenda, che si fidano l'un l'altro, che amano il ping-pong, che vivono per il ping-pong. Rappresentano anche due tipi di sportivi, validi infatti non solo per il ping-pong ma per qualunque sport: Smile il giocatore freddo e calcolatore, ma che alla fine mette l'amicizia al primo posto, e Peko il giocatore che vince perché si diverte a giocare al gioco che ama. Infatti tutto il percorso di Peko sarà segnato da questa logica.
Si aggiungono inoltre tre personaggi di grande importanza, ognuno sempre simbolo di un particolare tipo di giocatore: Kazama, oppresso dalle grandi aspettative riposte in lui dalla famiglia, Akuma, emblema della differenza tra chi ha talento e chi non lo ha, e Wenge, ripudiato dalla patria e desideroso di riscattarsi, non vedendo altro che questo obiettivo che lo rende cieco a ciò che è di fronte a lui.
Importante è la figura dell'eroe, filo conduttore di tutta la serie. Chi è l'eroe? L'eroe è una figura personale, colui che ci salva dai momenti di difficoltà, colui in cui crediamo, diverso da persona a persona. Nel caso di Smile l'eroe è sicuramente Peko, la persona che lo difese dai bulli e che lo fece cominciare a giocare a ping-pong, facendolo sorridere per la prima volta. L'eroe rappresenta l'impossibilità dell'uomo a vivere, a combattere, a divertirsi da solo, senza un amico al nostro fianco, rappresenta quindi la debolezza dell'uomo nella sua solitudine.
Oltre a questi sono presenti molti personaggi secondari ognuno con una propria storia. Egami, sconfitto al suo terzo anno da un primino (Smile), comincia a viaggiare per cercare la sua vocazione finché non ritornerà ad assistere l'anno dopo alle medesime eliminatorie dove capirà il suo amore verso il ping-pong. Sanada, invidioso di Dragon per il suo incredibile talento per il ping-pong e per la sua fortuna di avere accanto una ragazza come Yurie - invidia che si trasformerà in quest'ultimo caso in rabbia, viste le poche cure che Dragon dedica alla ragazza. Kazama Ryuu, Butterfly Joe e Obaba, con la loro storia che ricalca quella dei loro tre allievi. Ota, il ragazzo a cui piace il ping-pong, ma che si vede scavalcato dai primini nella lotta per entrare nella rosa dei titolari e dallo sportivo che deve sacrificare tempo per aiutare la famiglia.

Apparato Tecnico: partiamo dai disegni, il punto debole secondo molti di questo prodotto. Chiariamo subito, i disegni di Yuasa non sono assolutamente un difetto, anzi un pregio. Infatti lo stile dei disegni è inimitabile, carico di una espressività unica del suo genere. Unito alla regia sublime e a un comparto tecnico eccezionale, con musiche adeguate ad ogni situazione presentata.


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Kida_10

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
"Ping Pong the animation" è una serie del 2014 composta da undici episodi di durata canonica, tratta dall'omonimo manga di Taiyou Matsumoto.

La storia ruota attorno a due amici d'infanzia, Peko e Smile, che sin da piccoli giocano insieme a ping-pong; per Peko questo sport è una vera e propria ossessione e passione, mentre per l'amico è più che altro una sorta di passatempo. Tutto inizia quando i due decidono di partecipare al torneo interscolastico, dove dovranno confrontarsi con dei veri e propri professionisti e mettere in gioco tutto quello che hanno per aggiudicarsi la vittoria.

La trama è molto semplice e realista, difatti in questo caso, a differenza dei classici anime sportivi, l'impegno non è sempre sufficiente per ottenere la vittoria. "Ping Pong The animation" è sicuramente una serie atipica, e ciò che la rende un piccolo capolavoro sono i suoi personaggi e di essi la forte introspezione psicologica; seppur le competizioni sono importanti, quello che ci viene mostrato maggiormente è in realtà la crescita e la maturazione da parte dei due protagonisti. Nel corso di sole undici puntate avremo la possibilità di conoscere due dei personaggi più particolari e originali degli ultimi tempi, di vederli crescere affrontando una serie di difficoltà che il mondo reale spesso mette davanti ad ognuno di noi, seppur in maniera differente; anche i personaggi "secondari" sono ottimamente caratterizzati e accuratamente analizzati.

Una serie estremamente appassionante che riesce a coinvolgere lo spettatore sin dalle prime puntate, ma che purtroppo presenta un notevole difetto a mio avviso non indifferente: la grafica. Potete dirmi che è una serie profonda e riflessiva e che quindi il suo obbiettivo è tutt'altro, ma graficamente rimane comunque inguardabile; che questo sia voluto o meno non è dato saperlo, ma il risultato non cambia. Fortunatamente la regia è riuscita in qualche modo a bilanciare questa mancanza attraverso una sceneggiatura di prima qualità.
Per quanto riguarda il comparto sonoro è stato svolto un ottimo lavoro; bellissima l'opening e buono il livello generale delle musiche, come quello del doppiaggio.

In conclusione, "Ping Pong The animation" è un'opera che sicuramente si farà ricordare per un motivo o per l'altro, un'opera che riesce a coinvolgere e a farsi guardare tutta d'un fiato senza mai annoiare, un'opera nella quale i momenti di riflessione e introspezione sono preponderanti, ma dove comunque non mancano i colpi di scena.
Anche se graficamente è tutt'altra storia, merita di essere vista almeno una volta. Consigliata.


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YesoloSKN

Episodi visti: 11/11 --- Voto 10
Non sappiamo con certezza se furono sette i giorni impiegati per la creazione dell'universo, ma all'inizio tutto era comunque grigio e amorfo. Poi nacquero le tenebre e così la luce, nacque il sole e così la luna, nacque il giorno e così la notte. Nacquero il freddo e il caldo, il cielo e la terra, il male e il bene, la morte e la vita. Crebbe allora la percezione del Black White, la dottrina dello Yin Yang e infine l'arte del Ping Pong.

In "Ping Pong The Animation" non sono narrate storie di angeli e supereroi, non ci sono robottoni e navicelle spaziali, ma viene comunque insegnato a volare. Sembrerà un po' una contraddizione, ma la storia parla di eroi e di robot che si affrontano a colpi di racchetta disegnando traiettorie costellate da inanimate perle di vita.

Così Peco e Smile, due facce della stessa medaglia - nonché i due protagonisti dell'anime, si scambiano di continuo le redini delle puntate mostrando chi sono, cosa fanno, come evolvono e cosa diventano. All'interno di una realtà sportiva spietata, l'opera è in grado di comunicare allo spettatore reali sensazioni che vanno al di là del tema stesso dell'anime, e lo fa anche grazie al contributo di tutti gli altri personaggi. Che essi appaiano come nemici o aiutanti, principali o meno, non avrà alcuna importanza, perché alla fine ciò che conterà davvero sarà l'universo che ognuno di loro si ritaglierà nella storia.

Lasciando dunque spazio al lato critico, approfondisco quanto scritto poco sopra riguardo a queste fantomatiche perle di vita "inanimate". Tali sono perché, di fatto, non c'è una vera e propria animazione dietro, ma una serie di esperimenti che sembrano andare avanti per l'intero corso della serie. Si tratta di tecniche particolari che possono, giustamente, non piacere. Così come la grafica nel suo stile "raw", che appare ridotta a semplici tratti di matita ed essenziali pennellate di colore.

In ogni arte la semplicità è comunque essenziale... ed è per questo che "Ping Pong" funziona. È vero, ci sono periodi artistici come il Barocco e il suo Marinismo, nei quali l'arte era considerata tale se complicata e perfetta in ogni aspetto. Poi ci sono quei periodi artistici in cui dipinti come la celebre "Notte stellata" del Van Gogh venivano (per dire poco) idolatrati. Lo stesso che ora, se non avessimo alle spalle un corredo storico messo lì come ammonizione per noi razza animale in terra, riconosceremmo soltanto come disegno su tessuto fatto da un fanciullo dalla fantasia particolarmente spiccata.

Tutto questo per dire che "Ping Pong", nel 2014, colpisce. Magari colpisce con uno sparapalle sugli occhi di coloro che non ne apprezzano e si sentono presi in giro dalle scelte grafiche e di animazione, indubbiamente atecniche se confrontate con gli standard dell'epoca... e ci mancherebbe! Basta guardarci intorno, con tutte queste direzioni artistiche in grado di creare per le proprie serie dei reali spettacoli visivi, servendosi di complicatissimi effetti di design. Non si può paragonare il lavoro di questa gente a quello che viene fatto in "Ping Pong", perché sarebbe ridicolo... ma non è forse più ridicolo venire costantemente illusi dalla trasparenza di grandissimi bicchieri vuoti? L'alternativa è pur sempre quella di morire disidratati.


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TatoOfficial

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Semplicemente wow!
Il ping-pong... Chi se lo aspettava che un anime sul ping-pong mi prendesse così tanto? Però, qua si va oltre il ping-pong, qua si parla di sacrifici, duro allenamento, e sopratutto una grande amicizia tra Peco e Smile, è questa la cosa che mi ha più colpito.
Una trama ben fatta, e molto originale: sì, c'è il solito ragazzino che vuole diventare il più forte di tutti ed essere invincibile, ma c'è anche chi è dotato di grande talento ma gioca solo così, tanto per, non per vincere. C'è chi si arrende e si rassegna, c'è chi si prende un momento di pausa nell'attesa di ritrovare la voglia per ritornare a giocare, c'è chi ha dovuto lasciare la famiglia per dedicarsi al ping-pong, c'è chi, invece, fino a quel momento ha dato tutta la sua vita al ping-pong per fare felice la famiglia, ma quando si gioca per gli altri che divertimento c'è? E quando si diventa troppo forti che gusto c'è nel giocare con avversari che non valgono niente? Alla fine però si riscopre il piacere di giocare a ping-pong, viene riscoperto sopratutto dai personaggi principali.
Questo cartone animato mi ha fatto rivalutare il ping-pong, tutt'altro che sport semplice. Ogni giocatore di ping-pong corre e fa sollevamento pesi come qualsiasi altro atleta di qualsiasi altro sport. Ci vuole un incredibile gioco di gambe, una straordinaria velocità, come degli straordinari riflessi e anche molta forza, uno sport a tutti gli effetti e non uno sport per tutti.

Ho dato 9, perché davvero non ho trovato punti deboli in questo anime, di nessun tipo.

Lo stile grafico... Beh, sì, certo, è un po' strano, anche se mi è piaciuto moltissimo e sinceramente non cambierei questo stile per nulla al mondo, ci sta perfettamente su questo cartone animato. Poi ovviamente son gusti!

Ho fatto la recensione subito dopo la visione dell'ultima puntata e sono un po' confuso, non ho tutte le idee chiare. L'unico suggerimento che posso darvi è quello di leggere qualcosa sul ping-pong prima di guardare l'anime, così da capirci di più, perché nel cartone animato non spiegano assolutamente una virgola sul ping-pong, ma, come scritto sopra, ci si limita a descrivere la vita dei giocatori/allenatori di ping-pong e come si formano campioni.


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Elam

Episodi visti: 11/11 --- Voto 10
Mi unisco al coro degli estimatori di questo anime, un lampo di genio che si eleva sopra un panorama di anime studiati a tavolino dal marketing. La trama è ben fatta e coinvolgente, le animazioni sperimentali e visionarie, la colonna sonora ben si adatta al ritmo frenetico delle partite di ping-pong. In sintesi "Ping Pong The Animation", si colloca su quella fascia di anime sportivi adolescenziali in cui i protagonisti si iscrivono al club sportivo della loro scuola e, attraverso un percorso di crescita, diventano uomini.

I protagonisti principali sono due, Peco e Smile, ma vi sono moltissimi altri comprimari che meritano di essere seguiti. Peco è il talentuoso, svogliato e un po' presuntuoso giocatore a cui piace vincere facile. Smile è l'introverso, riflessivo e metodico giocatore dotato di talento ma con poca voglia di vincere. China è il giocatore cinese escluso dalla sua nazionale e finito in Giappone per insegnare in un liceo a giocare a ping-pong. China vive l'esilio come una punizione e cerca un riscatto. Kazama è l'asso giapponese, l'antagonista assoluto, fortissimo, infaticabile, potente, che fa del ping-pong la sua vita rinunciando ad affetti, amici, relazioni, tutto per il ping-pong. Ma poi abbiamo l'amico d'infanzia invidioso di Peco, abbiamo gli allenatori, ben tre differenti, ognuno un po' padre, fratello, padrone in misura differente. L'allenatore di China ha un rapporto fraterno con il suo allievo, dialoga e motiva, ma piuttosto che cercare in lui il successo a tutti i costi, cerca un percorso di maturazione nel suo allievo. Poi abbiamo il maestro di Smile, Koizumi detto Butterfly, ex giocatore settantenne, che nell'introverso Smile vede sé stesso. Aiuterà il ragazzo a uscire dal guscio e a diventare padrone della sua vita, anche se saprà fin da subito che gli stessi motivi che hanno fermato lui dal diventare un giocatore della nazionale potranno influire anche sul suo giovane allievo. Poi abbiamo l'anziana signora che gestisce una sala da ping-pong che invece seguirà Peco. Una estrosa e forse disillusa signora che rivede nel giovane allievo il suo prematuro ritiro dall'agonismo a causa di un problema al ginocchio. Infine, pur essendoci altri comprimari, non posso fare a meno di citare il ragazzo sconfitto da Smile alla prima partita di un campionato che parte alla ricerca di sé stesso, andando al mare, in montagna, all'estero, per poi ritornare al ping-pong. Tutti questi personaggi svolgono egregiamente il loro lavoro nella trama complessiva, supportati da una trama mai banale, da un intreccio narrativo misurato e da un crescendo inevitabile verso le ultime puntate con il torneo.

Che non fosse il risultato sportivo ma umano il vero obiettivo narrato da questo anime lo si vede proprio nell'ultima puntata, in cui la partita clou non viene narrata se non l'inizio. Il risultato lo apprenderemo da una foto appesa nella palestra dell'allenatrice di Peco. E che le conclusioni a cui arrivano i protagonisti siano giuste o sbagliate è tutto da discutere. Io infatti non mi ritrovo in alcune delle conclusioni a cui arrivano questi giovani ragazzi. Però il loro successo sta nell'esser riusciti a rompere il guscio che li intrappolava e ad aver desiderato vivere. Qualunque sia il loro futuro, sarà sicuramente una vita differente.
Spendo due parole sulle animazioni, davvero uniche, visionarie, che ricordano molto schizzi cartacei a volte a matita a volte ad acquerello. Nelle partite di ping-pong la videata viene divisa in varie finestre come nei manga e ciò rende davvero bene la frenesia di una partita, composta da scambi veloci e punti su punti in pochi minuti. Uno stile davvero incredibile da vedere, che si allontana completamente dal classico moe e dal facile marketing per le action figure. Ci vuole coraggio e spero siano stati ricompensati in patria dagli otaku più maturi, che ricercano negli anime anche la qualità e la voglia di sperimentare.
Chiudo con la sigla d'apertura, dopo due episodi cambia completamente e non solo, ho come l'impressione che tra la prima e la seconda, e la terza e la quarta, vi sia sempre qualche elemento nuovo che viene aggiunto, spostato, colorato. Davvero ho avuto l'illusione ottica di vedere cambiamenti fino all'ottava, ma penso sia dovuto solo allo stile adottato, non immediatamente assimilabile. In sintesi quest'anime è una piccola perla da guardare che fa, ancora una volta, apprezzare l'estro dell'animazione giapponese.


 2
Robocop XIII

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
"Ping Pong The Animation" è un prodotto atipico, snobbato da chi non ne apprezza i disegni e idolatrato da chi ama la sua regia. È difatti quest'ultima, insieme alla dimensione personale che si crea, la caratteristica principale di questo anime. La regia fa da padrona: l'uso intelligente dello split screen, la scelta delle inquadrature, delle angolazioni e dei tempi rendono la visione avvincente e gli incontri facili da seguire. Se poi contiamo che il tutto è unito ad un'animazione fluida raggiungiamo tecnicamente vette molto alte. Una particolarità di questo anime è di essere andato a recuperare addirittura un manga del 1996, purtroppo inedito, da cui riprende certi spunti registici e il character design, a giudicare da una veloce ricerca sul web. Ma questo non toglie meriti a Masaaki Yuasa, che il pubblico già conosce bene per le sue opere precedenti. L'utilizzo della computer grafica è intelligente e non fastidioso. Il character design è da molti ritenuto brutto per via del disegno, e anche i protagonisti non sono il massimo dell'appeal, con quattrocchi, capelli a scodella e personaggi un po' sfigatelli (ma dimenticatevi Peter Parker), tuttavia questo stile è personale e vi ci abituerete subito, e per dirla tutta, tutto questo dire sul disegno è un fermarsi alle apparenze, in quanto questo prodotto ha relativamente molto di più da offrire.

La seconda caratteristica è l'essersi creato una sua dimensione. "Ping Pong" da una parvenza di spokon per poi tralasciare non solo gli allenamenti ma anche gli incontri stessi. Si crea un roster di personaggi che non vengono caratterizzati come ci si aspetterebbe. La storia viene strozzata laddove un altro manga comincerebbe a entrare nel vivo e a dimostrare il suo potenziale. La trama presenta sì molti spunti ma risulta fin troppo lineare e priva di colpi di scena. "Ping Pong" sembra mancare in tutto ma è questo suo modo di fare che lo rende unico e lo identifica, diventando un'opera non certo memorabile ma divertente e godibile nella sua brevità. "Ping Pong" è un prodotto onesto (a partire dal titolo), riesce a svolgere il suo compito (cioè intrattenere), e come fosse una ciliegina sulla torta è sovrastato da una patina neanche troppo velata di crudo realismo, che contribuisce a dare più colore all'atmosfera generale dell'opera.

Ais Quin

Episodi visti: 11/11 --- Voto 10
Vorrei poter dire che questo è un anime per tutti, ma sarebbe esatto soltanto in parte: per come si presenta, infatti, "Ping Pong The Animation" è prima di tutto un anime per chi, parafrasando Giovenale, non si rassegna a far morire di freddo la propria onestà intellettuale. "E la peppa!", esclamerà qualcuno. "Mica servirà una laurea anche per guardare i cartoni, adesso!". Guardare, appunto - guardare per poter vedere anche ciò che si agita sotto la superficie. L'anno scorso a far storcere il naso per via della sua grafica così difforme dagli standard odierni era stato "Aku no Hana" con il suo rotoscopio; quest'anno è "Ping Pong" con l'inquieta e poderosa essenzialità del suo tratto. Ma a cedere alla seppur umana tentazione di fare del disegno una sineddoche del comparto tecnico e del comparto tecnico una sineddoche del prodotto nella sua interezza - di fare, in altre parole, di un'unica componente il tutto -, si rischia di non guardare, e di conseguenza vedere, proprio un accidente.
Chiaro, i gusti sono gusti. Ci mancherebbe altro che così non fosse. Però non si può nemmeno fare come quando, da bambini, si scartava un cibo perché il suo aspetto non ci convinceva. Una possibilità va sempre data, non tanto per far contenta la mamma o chi per lei, ma per noi stessi - per ampliare i nostri orizzonti, per diventare dei consumatori più responsabili, e magari chissà, anche scoprire dentro di noi nuove corde da far vibrare. Perché "Ping Pong The Animation" è uno di quegli anime che non solo crede fortemente in sé stesso, ma non si tira indietro quando si tratta di ripagare la fiducia dello spettatore: una combinazione di intenti ideale ma tutt'altro che scontata in un panorama tanto variopinto e concorrenziale come quello di oggi, dove il pericolo di creare o di incappare in un prodotto "usa-e-getta" è come non mai dietro l'angolo.

Peco e Smile, nés rispettivamente Hoshino e Tsukimoto, sono amici d'infanzia e di... tavolo da ping pong. Il primo - solare, sfacciato, cochetta nell'animo ma mai superbo - ha infatti iniziato il secondo, chiamato anche Robot o Golgo a causa del suo carattere anodino, a questo sport per il quale entrambi sembrano eccezionalmente portati. Tutti osservano da lontano e con crescente apprensione questa copia di atleti dal potenziale ancora tutto da esplorare, dalla proprietaria del dojo dove hanno imparato a giocare al loro allenatore delle superiori, per non parlare ovviamente dei loro rivali: Sakuma, un vecchio amico col dente avvelenato nei confronti di Peco; il cinese Wenge, per il quale il Giappone rappresenta una specie di purgatorio prima di poter tornare a vestire l'uniforme della propria nazionale; e infine Kazama, indiscusso asso del ping pong giovanile che però non ha mai smesso di guardarsi alle spalle. Ma cos'è esattamente che li spinge a giocare, e cosa succederebbe se mai dovessero ritrovarsi a gareggiare l'uno contro l'altro?

"Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama... ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si incomincia a pagare - col sudore!". Sembra una battuta da spokon, e invece è "Saranno famosi", con tanto di bastonate sul parquet da qualche parte tra il "tamente" e il "qui". Ma della favoletta che con l'impegno di si può raggiungere qualsiasi risultato "Ping Pong" non sa che farsene. Cioè, in realtà non si tratta affatto di una favoletta, ma non sono forse i messaggi più forti quelli maggiormente esposti al rischio di venire caricati al punto da vanificarne il significato? Guardate "Capitan Tsubasa" - che pure è epico, eh?
Il mondo ha i denti. La gente ha i dubbi. E nella carriera di uno sportivo, costretto a giocarsi il tutto e per tutto nel giro di pochi anni, l'abilità di guardarsi dentro non è meno importante del coefficiente agonistico. Nel caso specifico tutti e cinque i personaggi principali partono da una percezione più o meno inesatta del proprio io e del motivo che li spinge a giocare: Peco punta tutto sull'istinto, mentre Smile, che crede più a quel che dicono gli altri di lui che a sé medesimo, sulla tecnica; Sakuma si rifiuta di prendere coscienza dei propri limiti; Wenge è troppo preso dal suo obiettivo per rendersi conto di essere in una situazione di stallo emozionale; mentre Kazama, per l'onore della famiglia e della squadra, si è sempre negato la necessità di ascoltarsi. Un racconto più di formazione, dunque, che sportivo nel senso più stretto del termine, ma con un intreccio volutamente ridotto ai minimi termini, nel quale il ping pong assume un valore oserei dire psicoanalitico piuttosto che puramente professionale. Ciascuno di questi ragazzi ha infatti una Cosa, per citare Marie Cardinal, che formicola dentro di loro, "un universo ostile o, nella migliore delle ipotesi, indifferente" con cui non possono più permettersi di non fare i conti - e non è detto che l'aiuto che cercano non possa provenire, oltreché da loro stessi, anche da chi gravita loro intorno.

E adesso torniamo al tanto chiacchierato comparto tecnico, shall we? Fermo restando che non detengo la verità assoluta più di quanto non la detenga chiunque di voi, ciò che a mio parere rende capziosa la bocciatura di "Ping Pong" unicamente sulla base dello stile di disegno è che la presunta sciatteria dello stesso non è riscontrabile in nessun altro comparto, al contrario di quanto accade solitamente con i prodotti di conclamata scarsa qualità. La direzione dinamica e a tratti visionaria di Masaaki Yuasa, il cui curriculum artistico parla da solo, scongiura il rischio tutt'altro che remoto di trovare noiose le varie partite, con angolazioni ardite e una notevole varietà di espedienti tra i quali spicca un utilizzo intelligentemente spericolato dello split screen; la fotografia conquista con la sua garbata funzionalità; il doppiaggio è inappuntabile anche per quanto concerne i personaggi secondari; ma soprattutto la colonna sonora, variegatissima e suggestiva, agevola al massimo l'immersione nella storia. Deliziosa l'opening sorprendentemente chiassosa, dolcissima l'ending nella sua sobrietà.

Una grandissima scoperta, educativa, stimolante, ispirante. In altre parole, un anime eroico dal primo all'ultimo fotogramma.

Vash437

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
C'è poco da fare, è la miglior serie della stagione. La sceneggiatura tiene incollati allo schermo e la regia è ottima; anche le animazioni, che possono far storcere il naso a una prima visione, vengono valorizzate al meglio durante gli incontri. Probabilmente la tecnica "classica" non riuscirebbe a far trasparire allo stesso modo la fluidità dei movimenti durante le partite, i quali vengono estremizzati grazie alla flessibilità del tratto utilizzato. Il risultato è devastante soprattutto negli ultimi due incontri dell'ultimo torneo interscolastico, dove di ping-pong "c'è davvero poco": piuttosto diventa uno scontro tra anime sportive, tra stili di vita e di gioco, tra energie contrastanti.
Ben fatti anche i background dei personaggi, tutti ben pesati per dare il proprio contributo alla storia, che non risulta mai lineare.
"Ping Pong The Animation" riesce a stupire, a estremizzare ancora una volta lo sport così come avviene da sempre nell'animazione giapponese, ma al tempo stesso riesce a farlo in una maniera totalmente diversa e con un'animazione che potremmo definire, non per sminuirla, "grossolana". Potrebbe essere un messaggio del tipo: "Non ci serve la tecnologia, non ci servono né il fan-service né il moe, per produrre una buona serie bastano cuore e anima".


 5
Tacchan

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Devo ammettere che ci ho messo del tempo ad entrare nelle logiche di questa serie animata, il primo impatto con "Ping Pong the Animation" non è certo dei più promettenti. Il disegno appare, senza mezzi termini, bruttissimo e anche le animazioni inizialmente sono piuttosto semplici. Si intravede una certa sperimentazione sulla regia, con alcune scelte che appaiono quantomeno curiose, ma a tutto si somma un ritmo iniziale abbastanza lento e senza troppi motivi di interesse.
Il tempo di abituarsi e già il secondo episodio offre qualche piccolo spunto in più, mentre il terzo accelera e rende la serie appassionante. Tra l'altro arriva la sigla vera, che trovo fantastica sia a livello visivo, che a livello musicale. Ormai abituatomi al disegno, noto che lo stile offre in realtà potenzialità inaspettate, che il tutto risulta molto dinamico con animazioni davvero curate e realistiche. La regia osa sempre di più, sperimenta e propone soluzioni per certi versi innovative, che abbinate alle animazioni e alla musiche, a tratti esaltanti, regala momenti memorabili e adrenalinici. Tra questi non posso non citare il nono e il decimo episodio, il vero climax dell'anime, due episodi capaci di rapirti e farti perdere la cognizione del tempo.

Altra fattore rilevante sono i personaggi: oltre i due protagonisti, vi sono 3-4 comprimari che offrono una crescita, nel poco spazio loro offerto, davvero invidiabile. Tutti sono presentati con tratti abbastanza netti, esagerati, ma seguono un percorso che li umanizza e li rende più reali. Se all'inizio il protagonista sembra essere Peco, questo ad un tratto viene messo da parte a favore di Smile, che in effetti sembra essere più interessante. Si tratta solo di un gioco studiato sulla carta: in realtà, oltre al ping pong, ci troviamo davanti ad una storia di amicizia e di passione, e Peco farà comunque la sua parte. Ma non ci sono solo Peco e Smile, per esempio China subisce una trasformazione sorprendente, rendendolo uno dei miei personaggi preferiti.

In soli undici episodi la serie finisce e lo fa in modo, a mio parere, più che soddisfacente: non vengono infatti enfatizzati i risultati sportivi, piuttosto quelli umani che ogni personaggio è riuscito a conseguire.

Ci sarebbero altre cose che forse meriterebbero qualche riga, ma credo di aver dato già sufficienti spunti per insinuare in voi la voglia di vedere "Ping Pong The Animation". Non fatevi scoraggiare dall'impatto iniziale, guardatelo almeno fino al terzo episodio, perché lo ritengo davvero meritevole di essere visto, soprattutto se vi piace lo sport.


 1
Zombolo

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
"Ping Pong The Animation" è l'ultima fatica di Masaaki Yuasa, già regista di "The Tatami Galaxy", che qui si è ispirato al manga di Taiyo Matsumoto.

Protagonisti della storia sono due amici, Tsukimoto, detto "Smile", nonostante raramente sorrida, e Hoshino, detto Peco, dal carattere molto vivace. I due sono giocatori di ping-pong e puntano alla vittoria nei campionati nazionali giovanili. L'opera però non rientra completamente nei canoni del genere spokon: poco spazio è riservato ai match veri e propri, ma ci si concentra sui caratteri e sulla psicologia dei vari personaggi, analizzandoli per mostrare allo spettatore i motivi che li spingono ad andare avanti e a lottare con le loro racchette fino allo sfinimento. Tutti loro (Smile, Peco e i loro avversari) hanno desideri e traumi passati, e cercano il riscatto e l'affermazione tramite lo sport, che appare come una metafora della stessa esistenza: esso regala grandi soddisfazioni, ma è, purtroppo, anche spietato verso coloro che, pur dando il massimo, non riescono a superare chi invece è dotato di un talento naturale.
Nonostante però una certa dose di crudezza e cinismo, tutti i protagonisti affronteranno un percorso catartico, che li spingerà a migliorare, oppure ad abbandonare il ping-pong per trovare una strada differente, fino ad arrivare al canto di gioia finale.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, le musiche sono ottime, in particolare la opening dai toni forti e i brani negli ultimi episodi, mentre lo stile grafico usato, anche se potrebbe apparire "sporco" a prima vista, si dimostra efficace nei vari match e in certe espressioni dei personaggi.

Considero questo lavoro l'anime che più mi ha colpito in questa primavera, sia per lo stile sia per le tematiche trattate, e spero proprio che l'intero 2014 ci fornisca opere come questa.


 1
Giuseppes93

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
"Ping Pong The Animation" è una serie della primavera 2014, di undici episodi realizzata dallo studio Tatsunoko Productions.

Protagonisti della storia sono due amici, Tsukimoto e Hoshino, amici d'infanzia e da sempre appassionati di tennis tavolo. Nonostante questa comune passione, però, i due ragazzi sono molto diversi: Tsukimoto, soprannominato ironicamente "Smile" perché non sorride mai, è un ragazzo sempre serio, asociale, freddo, tanto da sembrare un vero e proprio robot; gioca a ping-pong quotidianamente, ma sembra farlo non per divertimento, quanto solo per passare il tempo.
Hoshino (chiamato "Peco") è il suo opposto: solare, sempre allegro e anche un po' sbruffone; è molto ambizioso e la vittoria è sempre il suo unico e solo obiettivo. Peco e Smile non sono però solo due amici e rivali: Smile vede infatti in Peco un eroe, colui che verrà sempre a salvarlo nei momenti più difficili e disperati.

Considero "Ping Pong The Animation" la vera rivelazione di questa stagione: in essa, infatti, ogni personaggio di quelli che ci vengono presentati, con particolare riguardo per i giocatori, viene inquadrato e descritto in maniera veramente eccellente. Di ognuno di essi, infatti, conosceremo tutta la storia: il suo passato, la sua crescita, le vittorie e le delusioni, insomma tutto ciò che l'ha portato a impugnare quella racchetta e a lottare fino all'ultimo attorno a quel campo.
Il mondo di "Ping Pong The Animation" però è un mondo spietato: in esso non c'è spazio per buonismi e illusioni varie, se non hai talento non vai da nessuna parte; anche allenandoti giorno e notte non riuscirai mai a raggiungere chi è dotato di natura. Ma è anche vero che chi spreca il proprio talento non facendolo fruttare finirà ben presto ultimo tra gli ultimi. Ogni giocatore è alimentato da un desiderio di rivincita, rivincita nei confronti di quel mondo così crudele da averlo privato magari dei suoi cari, dell'infanzia e della felicità; ognuno di essi riuscirà a trovare nel ping-pong l'unico e prezioso mezzo per il proprio riscatto sociale, l'unica via da seguire per la redenzione personale.

Il disegno del mangaka Matsumoto, al quale ovviamente i disegni dell'anime fanno riferimento, sono molto particolari, con pochissimi dettagli soprattutto per i volti delle persone, molte volte quasi abbozzati; ma dove il disegno dà il meglio di sé è negli sfondi: i paesaggi, sui quali il regista si sofferma spesso e volentieri, sembrano veri e propri dipinti "in movimento". Lo stile che ne risulta è quindi sicuramente non adatto a tutti, discostandosi molto dalle produzioni moderne un po' tutte uguali.
Che dire poi del sonoro: ogni episodio parte in quarta grazie a un'opening fortissima e che gasa un sacco, per poi terminare con un'ending calma e molto orecchiabile... insomma, due pezzi bellissimi.

Guardatevi quindi "Ping Pong The Animation" e vi garantisco che non potrete non emozionavi, soffrire ed esultare insieme a questi ragazzi, e ad entusiasmarvi durante avvincenti partite dall'esito mai scontato.


 6
Vagabond90

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Stupendo, riflessivo, commovente, profondo, ironico, epico.
A caldo, dopo aver visionato l'ultimo episodio di "Ping Pong The Animation", mi vengono in mente questi aggettivi per definire di sicuro la serie più interessante della stagione primaverile, e che sicuramente trascenderà il tempo e rimarrà un piccolo gioiellino anche negli anni a venire, poco importa se avrà avuto poco seguito e sarà rimasto un prodotto di nicchia per le sue fattezze volutamente grezze.
Il lavoro nasce originariamente dalle chine di Taiyou Matusmoto, che realizza la storia in cinque tankobon nel 1996. La traduzione in anime è condotta dalla regia di Masaaki Yuasa, lo sperimentatore di "Tatami Galaxy".

In breve l'incipit: Tsukimoto, anche chiamato ironicamente "Smile", e Hoshino "Peco" sono compagni del liceo e amici di infanzia che si applicano nel ping-pong fin da bambini. Il primo, apparentemente poco ambizioso di sfondare nel mondo del ping-pong, il secondo che della vittoria e del ping-pong fa una ragione di vita, entreranno nel giro delle competizioni agonistiche, ma cosa li aspetta?

In "Ping Pong the Animation" c'è tutto quello che si può desiderare da un anime sportivo ma anche molto di più, perché va oltre il semplice genere sportivo, è anche drammatico, è anche uno slice of life, insomma è davvero tante cose assieme. Nel ping-pong qui descritto c'è un crocevia di giovani atleti liceali che si sfidano a colpi di racchetta, ognuno con un personale bagaglio di vita adolescenziale da mettere sul tavolo da gioco: qui, durante i duelli, la dimensione fisica del tavolo diventa ininfluente, si spazia nell'onirico, in pratica il campo interminabile di "Holly & Benji" fa un baffo al tavolo da ping-pong, esiguo solo all'apparenza. Durante i duelli più avvincenti, la partita è un vero e proprio dialogo tra i due sfidanti, che alienatisi dal pubblico sono dominati dal loro animo guerriero, condizionati dai loro casi di vita personali che li spingono a vincere o, paradossalmente, talvolta anche a perdere.

C'è senso del dovere e del sacrificio, uno dei modi possibili per ottenere successo nel ping-pong, e chissà, forse un giorno anche nella vita, ma c'è anche talento senza pari, che ha bisogno di allenamento dedicato, ma che quando è innato prima o poi emerge comunque, e lascia a bocca aperta il pubblico.
I personaggi splendidi di questo anime, i ragazzi che si scontrano a viso aperto, hanno una perfetta caratterizzazione psicologica, nella vittoria e nella sconfitta, nell'abbandono della disciplina del ping-pong e in ritorni inaspettati, in un percorso di continua crescita interiore. Tutto ciò, sotto l'occhio attento dei coach "dinosauri", un tempo giocatori di ping-pong e ora motivatori carismatici delle nuove leve.

"Ping Pong the Animation" è anche e soprattutto una storia di amicizia, una storia di "eroi" se vogliamo, perché è questo che in ultima analisi si evince maggiormente, un'amicizia incondizionata e gratuita, disposta anche al personale sacrificio in vista del bene dell'amico amato - mi riferisco in particolare alla bellezza di alcuni fotogrammi dell'ultimo episodio, che è stato davvero commovente. Ma siamo giunti a questo punto attraverso un graduale percorso di formazione, in cui Tsukimoto e Peko hanno entrambi mutato la propria personalità molteplici volte. Un climax ascendente di emozioni. Nei primi episodi il tono è più dissacrante e ironico, e mano mano si va verso un approfondimento drammatico. E anche i pezzi del puzzle, fotogrammi inizialmente proposti sparpagliati in diversi episodi, si ricompongono compiutamente nell'ultimo.

Le tecniche registiche al limite della sperimentazione qui rendono al meglio una storia di per sé atipica: il ping-pong, che può essere associato da un occhio inesperto a un gioco meccanico e robotico, qui diventa un'esplosione di colori, musica e movimenti mai uguali. Il tratto tremolante della linea, nei fondali ma anche e soprattutto nei contorni dei personaggi, rende il disegno spiccatamente espressionista. Certe caratteristiche fisiche dei personaggi vengono volutamente accentuate così da poterli caratterizzare al meglio.

Colonna sonora stupenda, concitata nel momento degli scontri, rispettosa e più pacata nei momenti introspettivi dei personaggi, a dir poco adrenalinica e jappo-punk nella opening, veramente stupenda nel connubio musica-immagini in cui le animazioni sono poco più che abbozzate, che anche con poco riescono a rendere benissimo l'espressività dei volti del sempre mangereccio Peko e dell'impassibile e robotico Tsukimoto.

Un anime che mi mancherà, e anche se undici episodi sono il giusto per terminare il racconto, ne avrei volentieri visti degli altri, se fosse stato garantito lo stesso tenore in tutti i comparti.
Veramente bello.


 3
Nobume

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
Che cos'è lo sport? Credo che per chiunque sia complicato esprimersi in maniera esaustiva; un attività fisica che porta spesso alla competizione, che a sua volta si ramifica in infiniti esempi di vita e crescita non solo nel corpo, ma anche come individuo.

Ping Pong The Animation viene alla luce dopo quasi vent'anni dalla creazione del manga, a cura di Taiyou Matsumoto, e ci porta in un atmosfera nella quale si respira ancora l'aria del divertimento, dietro quello che con gli anni si è trasformato sempre più in un business. Già allora venivano citati esempi di come dietro la dedizione vi fossero anche soldi e necessità di fama, l'altro rovescio della medaglia, che possiamo trovare in qualsiasi disciplina. Ma la vera forza di questa storia risiede nel saperle amministrare tutte, narrandole con la giusta dose di sentimenti, senza tralasciare ovviamente il protagonista dell'opera: il Ping-Pong.
La trama ruota attorno a Smile e Peko, due ragazzi liceali che si conoscono fin da piccoli, e che insieme hanno coltivato la passione per il tennis tavolo, finendo catapultati ben presto nel mondo in cui non basta la passione, ma occorre anche il sacrificio. Due personaggi completamente opposti: da una parte abbiamo un ragazzo con gli occhiali e lo sguardo perennemente impassibile, che non pare aver realmente motivo di nutrire la sua voglia di vincere, né di divertirsi. Dall'altra, un eccentrico testa a scodella che la prende sempre alla leggera, convinto che il suo talento e il suo modo di giocare possano portarlo in cima al mondo. Se inizialmente i due sembreranno più conoscenti che amici, ben presto lo sport li condurrà a una crescita davvero veloce e ricca di colpi di scena, merito anche dei loro avversari, tutti degni di nota. Tra cinesi costretti ad avviarsi verso le meno gloriose gare nipponiche, a nipoti d'arte in cerca della perfezione, passando anche a chi ci mette l'anima e il corpo, ma non basta, il tutto è illuminato da un misterioso supereroe, che rappresenta fino alla fine l'elemento passione, che dovrebbe essere la fonte principale da cui attingere quando si pratica uno sport. La narrazione purtroppo è un po' veloce, considerando l'arco di tempo che viene preso in considerazione; non ti lascia mai un senso di vuoto, ma delle volte vorresti che certi dettagli, soprattutto nei personaggi secondari, venissero evidenziati meglio. In undici episodi si è fatto il possibile per dare un inizio e una fine, che, secondo me, tutto sommato è da premiare, non essendosi lasciati trarre inganno dai protagonisti che offuscano tutti gli altri; anzi, ritengo che la storia ruoti intorno a tutti, e che le riflessioni siano davvero tantissime. Non ci sono effetti speciali, il tutto si mantiene su una linea realistica, adatta a chi preferisce storie senza troppi "power up" improbabili, che non è difficile trovare in un'opera sportiva.

Il comparto grafico è un'arma a doppio taglio; le scene sportive sono esaustive ma non perfette. Abbiamo spesso delle furbe scelte registiche che riassumono anche più movimenti in poche frammentate immagini; sicuramente non lo si segue perché puoi osservare la pallina andar avanti ed indietro in continuazione, ma questo è un pregio per chi non è un fanatico di questo sport, che rende tutto più leggero e godibile, e non snerva lo spettatore. I personaggi disegnati sono un po' troppo abbozzati, non mancano comunque di personalità, non si confondono con nessun altro, e si miscelano bene a personaggi come Smile, e la sua impassibilità. Sarebbe una bugia dire che non importa; dei volti curati e dei movimenti sciolti sono sempre un bel vedere, comunque ho apprezzato i colori e i fondali, che sembrano fatti con i pastelli, e rendono perfettamente in un prodotto che si riferisce a tempi passati. La regia ha fatto il suo sporco lavoro, per donare un prodotto a basso prezzo e adatto alla visione di una fetta non ristretta di pubblico, ovviamente non schizzinoso alla prima visione.

Una nota di merito va al comporto sonoro; ottimo doppiaggio, dal modo di fare "sciallo" di Peko alla voce apatica di "Smile", per non parlare dei loro insegnanti e il loro discutibile ma simpatico "inglese" stile Mister Tsukimoto. Buona la scelta di rendere "cinesi" i due personaggi che, appunto, non provengono dal Giappone. Le OST sono adatte e frizzanti, soprattutto nei momenti in cui deve salire l'adrenalina. Per non parlare delle scene in cui appare l'eroe, davvero rese in maniera splendida. Opening eccentrica, gasa e allo stesso tempo sembra non prendersi sul serio, con quei disegni ancor meno abbozzati di quelli all'interno dell'episodio e che trasmettono un senso di euforia che si attenua notevolmente con la ending, una nostalgica e dolce chiusura di episodio, che poi secondo interpretazioni personali, anche nel video, ha un significato tutto suo. Personalmente l'ho trovata la migliore della stagione primaverile.

Per concludere, posso solo dire che Ping Pong The Animation è un prodotto più semplice di quanto non lo possa sembrare dalla grafica. Lo sport è un qualcosa che accomuna tutti o quasi, che sia semplice spettatore o professionista. Un argomento che probabilmente non smetterà mai di aver qualcosa da raccontarci, e che qua viene ritratto in moltissime sfumature diverse. Non c'è bisogno di adorare lo sport che viene preso in esame, saranno i personaggi a trasportarvi in questo mondo, dove c'è chi non smette di credere nell'eroe che, un giorno, trasformerà tutto il lato sofferente in un divertimento.


 1
eracliano

Episodi visti: 11/11 --- Voto 8
Mi aveva molto sorpreso che uno sport così popolare in Oriente come il ping-pong non fosse rappresentato all'interno del panorama dell'animazione nipponica a tema sportivo. A me per primo piace molto (anche se sono molto scarso), e di conseguenza non appena mi è capitato davanti agli occhi l'annuncio dell'uscita di una serie incentrata su di esso ho subito deciso che l'avrei guardata. E penso che chiunque abbia un qualche interesse per il tennis-tavolo dovrebbe guardare questo anime. Ma non solo.

"Ping Pong the Animation" infatti non è solo un anime sportivo: è molto di più. Attraverso la storia di Peco, di Smile e degli altri personaggi principali, ci riesce a trasmettere non solo quanto sia bello questo sport, ma anche quale debba essere il modo corretto di vivere una qualsiasi attività sportiva, che sia a livello dilettantistico oppure olimpionico non fa alcuna differenza. Ci mostra - e lo sappiamo tutti quanto ci sia in realtà bisogno di riaffermarlo al giorno d'oggi - che divertirsi e far divertire gli altri con te è più importante di qualsiasi titolo o premio che si possa vincere. Che l'odio e il rancore non saranno mai in grado di superare la sincera passione per il gioco.
Non tutti sono egualmente portati, e se da una parte la determinazione può portare dei frutti, dall'altra essi non saranno mai in grado di eguagliare il talento naturale del singolo fenomeno. E in questo non c'è traccia di buonismo in questo anime. Ma la lezione che si deve trarre da questo non è che la vita sia ingiusta: ciò che si deve fare è ridere dei propri limiti e, con un sorriso, continuare a seguire la propria passione senza che l'ansia da prestazione la trasformi in un incubo.

Tenendo conto anche dell'ottima regia (che gestisce in maniera egregia inquadrature, scene, dialoghi e scene di gioco), penso che si possano persino perdonare almeno in parte le pecche del comparto tecnico (che francamente definirei al limite dell'inguardabile in quanto ad animazioni e disegni, e passabile per quanto riguarda la colonna sonora).
Volendo tirare le somme, credo che una valutazione realistica possa essere tra il 7 e l'8. Tra i due decido di optare per premiare questa serie, che in ogni caso ritengo meriti di essere vista.


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Tasha Godspell

Episodi visti: 11/11 --- Voto 9
Andrò dritto al punto. Questo anime rasenta la perfezione.

Avvertenza: la mia scala di voti per gli anime va da 1 a 9, dove quest'ultimo indica "in questa categoria l'anime ha rasentato la perfezione". Il 10 non è un voto che contemplo, in quanto significherebbe qualcosa come: "Ora sono completo, non devo vedere altri anime perché questo mi ha dato tutto", cosa lievemente irragionevole.

Dopo l'introduzione che, come concorderete, è stata pienamente esplicativa e ottimamente argomentata, passerei subito alla descrizione di questo CAPOLAVORO, con la "c" maiuscola e anche le altre, dell'animazione odierna.

Trama e personaggi
Ci sono dei tizi che giocano a ping-pong e fanno cose. Fine trama. Seriamente. Quello infatti che canonicamente viene definito come trama è solo questo breve estratto, una singola frase che spiega il tutto. E allora perché? Perché mi sento di dare un voto così alto a questo anime? La risposta è nei personaggi. La storia ruota attorno ai tre protagonisti cui, come nell'anime, mi riferirò con gli pseudonimi di Smile, Peco e Dragon. Ognuno di loro è appassionato di questo sport, ma l'anime ci fa vedere ogni piccola sfaccettatura del loro carattere, ogni loro idea, ogni loro emozione, sentimento e sogno. Smile è un ragazzo cupo e incapace di sorridere, metodico e razionale, tanto che da molti viene chiamato "robot"; il suo stile di gioco è freddo e paziente ed è ciò che di solito viene definito come un genio. Peco è amico di Smile, un ragazzo sempre sorridente che ama più di ogni altra cosa ciò che fa; punta sempre in alto e, benché sconfitto dalla vita, più volte si ritrova a ripartire allontanandosi dal proprio passato. Infine Dragon è l'emblema dell'impegno e del duro lavoro: dimostra che il sacrificio per ottenere qualcosa di più grande è sempre ripagato in qualche modo. Oltre a questi tre esistono due personaggi di minore impatto (ma non per questo marginali) noti come China, un ragazzo cinese trasferitosi in Giappone per riottenere il prestigio perso, e Akuma, la personificazione dell'invidia scaturita dall'ammirazione. Le vicende quindi si snodano sulle scelte di questi cinque personaggi, e su come affrontano le difficoltà di una adolescenza ricolma di incertezze e che li porterà a compiere decisioni anche drastiche. Un punto in particolare su cui mi voglio soffermare è la crescita spirituale e psicologica dei personaggi, in alcuni tratti eccellente, che li fa maturare a piccole dosi nell'arco delle brevissime undici puntate della serie. Il sentimento di amicizia, di abnegazione, la voglia di fare, il dolore e la tristezza, il voler mollare tutto e scappare lontano, la felicità di essere davanti all'eroe che si è aspettato per tanto tempo, fanno di quest'opera un piccolo capolavoro, un degno quadro di una vita devota allo sport e alla competizione, e all'amore che si ha, in tutte le sue sfaccettature, per ciò che si fa.
Voto trama e personaggi: 9 (considerazioni: un lavoro eccellente, i protagonisti sembrano vivi e le loro sensazioni ed emozioni sono anche le tue).

Comparto tecnico-artistico
Ahia. Purtroppo non posso osannare la perfezione di questo anime sotto questo punto di vista. Benché il comparto audio sia molto buono, il comparto grafico non lo è. Basta vedere un paio di screenshot per rendersi conto di quanto il disegno è grezzo e... 'bozzoso'? Non saprei neanche come descriverlo. Di primo impatto quello che trasmette non è certo un senso di appagamento, considerando la media odierna della grafica, e mi rendo conto che potrebbe risultare ostico per alcuni anche il solo vedere un anime del genere. Comunque mi sento di spezzare non una, non tre, ma ben due lance in favore di questo stile grafico. Il primo che salta all'occhio è il colore: soprattutto negli sfondi, il colore fa il suo "sporco" gioco, tanto che in alcuni casi sembra di trovarsi di fronte a un quadro. Il secondo invece è l'utilizzo di particolari animazioni che ho trovato molto di mio gusto: sia quando si viene a parlare dell'eroe (figura che descriverò di seguito), sia quando sul tavolo da gioco la scena si frammenta per portare in risalto ogni singola espressione di ogni personaggio e ogni singola azione compiuta da chi è in gara. Le scritte a schermo poi sono sempre state cool e sempre lo saranno ("Kill la Kill" docet).
Voto comparto tecnico-artistico: 7,5 (considerazioni: benché i disegni siano obbiettivamente brutti, nel suo complesso riesce a bilanciare molto con lo stile metaforico, tanto che ci si abitua senza neanche accorgersene).

"Il Tavolo da Gioco"
Mamma mia cosa non sono le ultime due puntate! Il uno spokon quello che interessa di più vedere è lo sport. E questo anime te ne dà a valanga. Al di là di una perfetta regia tecnica, il gioco è spiegato in modo che anche i più 'nabbi' possano apprenderne le basi (tranne la gomma delle racchette che per me è e resterà sempre un mistero) e al contempo viene spettacolarizzato senza far perdere il senso di realtà consono a questo genere. La spettacolarizzazione per contro include anche scene ben poco realistiche, ma che attingono senso dalla mente dei personaggi. In fondo si sa, la prima regola dello sport è "amare lo sport". Smile, Peco, Dragon, China e Akuma amano il loro mondo, e come tale anche un semplice passaggio di palla, che rimane un semplice passaggio di palla per chi non ha l'ottica giusta per apprezzarlo, per loro ha tutto un mondo di significati, pensieri e sensazioni che stimolano le emozioni di chi guarda il gioco attraverso i loro occhi. Tutto questo, aggiunto a "combattimenti" molto avvincenti (come ho già detto, in particolare la puntata 10 è allucinante), che rispetto al tutto sembra poca roba... ah ah!
Voto de "Il Tavolo da Gioco": 9 (a me fa impazzire il gioco di Peco, non so voi).

Simbologia
Non si parla di simboli strani, bensì delle idee che i protagonisti hanno del mondo che li circonda e dei significati che essi attribuiscono ai propri valori, estremizzandone il contenuto in un senso o nell'altro. Questo anime si basa su tutto ciò e ogni situazione racchiude una piccola simbologia che ne delinea la forma e le intenzioni. Obbiettivamente parlando, la più grande simbologia riscontrata in quest'opera è l'eroe, ovvero colui che vince sempre, colui che porta i fardelli di tutti senza stancarsi, colui che non si arrende mai. Senza spoilerare troppo, quest'opera ci insegna che ognuno di noi ha un proprio eroe, che segue, che aspetta e che venera, ci insegna che noi stessi siamo gli eroi e che, come tali, possiamo. Non qualcosa, ma possiamo nel senso vero del termine, e che tutto ciò dà un senso alla nostra vita.
Voto simbologia: 10 (non ho nulla da aggiungere se non "perfetto").

Direi che è il momento di passare ai voti finali. La media totale risulta essere 8,875; arrotondando (non al più vicino ma al miglior merito) un 9 pieno. Veramente non so che altro dire se non di correre a guardarlo. "Ping Pong the Animation" è un'opera che insegna molto, sicuramente da vedere, e che ci ricorda che tutti noi possiamo essere qualcuno, basta solo credere in ciò che facciamo e distruggere le catene che ci ancorano a terra, impedendoci di volare in alto nel cielo (capirete molto bene nella decima puntata).

C-u-po

Episodi visti: 11/11 --- Voto 10
Blood Tastes Like Iron

Ammetto di aver iniziato la recensione ancor prima della visione dell'ultima puntata, ma dopo l'episodio 10 non potevo non cantare le lodi di una, anzi della migliore opera che io abbia mai visto. Di cosa parliamo? Di un film? Di un fumetto? Di un libro? Di un prodotto nipponico che la gente tanto ama chiamare anime? Sinceramente non m'importa, preferirei definirlo un'opera di Yuasa, già conosciuto per gli eccellenti "Kaiba" e "Tatami Galaxy". Parliamo di "Ping Pong: The Animation".
Un anime sul ping pong, quindi? No, un anime sulla vita. Ma procediamo per gradi.

Permettetemi di annoiarvi con le solite "qualità oggettive" che tanto sono fondamentali per una recensione "non di parte".
Ottimo è il comparto grafico, seppur sottovalutato, che rende fede all'opera originale (il manga), capace di far risaltare la vecchia gloria del cartaceo, tramite particolari inquadrature, in grado di valorizzare momenti come le varie battute di un match, lasciando che lo sguardo osservi l'intera scena, dai giocatori al pubblico, dalla racchetta alla palla. Fondamentale l'assenza del colore per quanto riguarda il cielo, che ha il merito di far risaltare gli oggetti e le azioni fondamentali della scena e, in alcuni casi, le stupende ambientazioni. Ma non finisce qui, il "bianco" permette ai suoni di risaltare, mostrando un comparto sonoro degno di nota, con un doppiaggio impeccabile, OST stupende (l'opening e l'ending sono magnifiche) e in grado di trasformare il rimbalzo delle palline in musica. Punti di forza dell'anime sono la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Non ci troviamo davanti a stereotipi, ma a veri e propri umani, umani come eroi, come mostri, come robot. Sì, perché ognuno è sé e solo sé. Crescono, imparano, maturano, rinascono, volano, ma soprattutto giocano. Ognuno di loro ha tattiche diverse, pensieri diversi, obiettivi diversi e passati diversi. Carismatici, magnifici e unici. La narrazione, poi, è pura poesia; capace di elevare il ping pong a una vera filosofia di vita e oltre, fino a insegnare la vita.

Ma perché reputo "Ping Pong The Animation" non semplicemente uno dei migliori anime (superando ottime opere come "Cowboy Bebop"), ma una delle migliori opere di sempre? Permettetemi di abbandonare la critica oggettiva e di spiegarvi perché questo è un prodotto che va oltre l'eccellenza. Gioco a ping pong da un paio d'anni. Non ai piani alti, ma capisco abbastanza da dirvi che Ping Pong, di ping pong (scusate) ne capisce molto. Racchette, palline, movimenti, impugnature, eccetera. Ma non è questo che rende l'anime stupendo.
Un maestro di vita, ecco cos'è. Riesco a vedere tutta la poesia della vita in ogni pallina, in ogni battuta, in ogni racchetta, nei movimenti, nelle espressioni, in qualsiasi protagonista. Ed è qualcosa che nessun anime, nessun fumetto, nessun film mi ha fatto mai provare. Riesco a respirare la vita, con i suoi alti e bassi, i suoi momenti di sconforto, di impotenza, di ricerca di sé stessi, di vittorie, di convinzioni, di eroi. Testimonia a gran voce che l'uomo può volare, che può imparare che la vita merita di essere vissuta. "I just wanna feel good, whenever and however I can!" recita l'opening. Un'ode alla vita, alla risata:
"Siamo vivi, è per questo che ridiamo.
Siamo vivi, è per questo che siamo tristi.
Siamo vivi, è per questo che siamo felici."

E per concludere, non mi resta che gridare:
HERO KENZAN
HERO KENZAN
HERO KENZAN


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Madao93

Episodi visti: 2/11 --- Voto 8
La storia narra di due ragazzi giapponesi: Makoto Tsukimoto (chiamato da tutti "Smile" poiché non sorride mai) e Yutaka Hoshino (chiamato da tutti "Peco"). I due sono delle matricole di scuola superiore, entrambi iscritti al club scolastico di Tennis Tavolo (genarlmente detto Ping Pong). Entrambi mostrano fin da subito un talento ed una abilità sopra la media, ma anche una grande superbia (nel caso di Peco) e una grande insicurezza (nel caso di Smile).
Dal punto di vista tecnico (ve lo dice uno che ha giocato a Tennis Tavolo agonistico per 7 anni) l'anime tratta l'aspetto sportivo molto bene, spiegando tutti i particolari, come: il tipo di impugnatura della racchetta, il tipo di gomme, e lo stile di gioco. Tutti questi sono aspetti fondamentali per poter apprezzare lo sport trattato nell'anime.
Molto apprezzabile è anche il fatto che un altro personaggio, Kong Wenge, essendo uno studente cinese trasferitosi in Giappone per un ingaggio scolastico, parli solo cinese. I due protagonisti avranno modo di incontrare fin da subito Wenge, e sarà un incontro che sarà loro di lezione: gli metterà di fronte un grosso muro di abilità che non riusciranno ad abbattere senza un duro allenamento.
Così si seguiranno gli estenuanti allenamenti e sfide che dovranno affrontare Smile e Peco, che impareranno fin da subito che nel Tennis Tavolo, senza impegno, dedizione e costanza non si ottengono risultati e soddisfazioni.