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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4,5
Per la prima volta ho sentito la necessità di chiedere ai webmaster del sito AC di aggiungere al menu a tendina dei voti da attribuire l'opzione "Non giudicabile"...

In sintesi, "Cencoroll" ambirebbe ad essere un racconto sci-fi, in cui in un mondo del tutto simile a quello in cui viviamo (senza particolari scenari futuristici) esistono delle entità metamorfiche capaci di assumere in apparenza qualsiasi forma e dimensione a comando di esseri umani che hanno stabilito con loro un rapporto di simbiosi telepatica tramite un'appendice nei capelli denominato "link".

Idea interessante? Mah, "Cencoroll" era uscito come mediometraggio di 26' per poi diventare nel 2019 un film di 80 minuti che include anche il primo del 2009...
Se il primo era stato anche tacciato di essere invalutabile per la scarsa durata, "Cencoroll 2" o "Cencoroll connect" sebbene poco o nulla più lungo aggiunge per superare le doglianze del primo, restando un mero esempio di opera disegnata e animata bene ma che non trasmette nulla di rilevante e che a mio avviso di fantascienza non ha proprio nulla... Forse sarebbe più appropriato definirla "fantasy", ma quel fantasy un po' "fanciullesco" (... e cerco di essere moderato) in cui gli esseri metamorfici si trasformano in qualsiasi cosa vogliano i ragazzi con cui hanno stabilito la "connessione"...
Fa sorridere vedere Cenco, l'essere associato al protagonista Tetsu trasformarsi in una bicicletta, un' autovettura, in un cannone, in una lama, ecc a seconda di ciò che il c.d. "padrone" immagina nella propria mente, e ho riso di gusto soprattutto quando ho visto la sella della bicicletta con gli occhi...

Se gli esseri metamorfici combattono tra loro a richiesta e comando dei rispettivi "padroni" affinché si possano anche sfamare (ma allora perché combattono a richiesta per soddisfare i pensieri dei loro capricciosi padroncini per una lotta di supremazia del tutto incomprensibile), ci si chiede allora perché esistono, perché sono "linkati" a determinati ragazzi (curiosamente studenti delle scuole superiori) e soprattutto perché il mondo rappresentato sembra prevalentemente "disabitato" con edifici anche in rovina o che vengono distrutti o danneggiati dai combattimenti e che nessuno riesca o prova a fermarli, salvo qualche apparizione sporadica dell'esercito con carri armati e aerei da combattimento...

E non sono da meno (in negativo) i personaggi umani della storia: studenti liceali che combattono solo per rubarsi o uccidere gli esseri metamorfici fino a due fantomatici rappresentanti di un team che gestisce gli esseri e che sono alla ricerca di quelli che non sono il loro controllo... Testsu, Yuki, Shu, Kaname e Gotoda non riescono ad attribuire alla storia nulla, personaggi piatti, senza un profilo credibile
A poco o nulla vale anche la circostanza in cui l'essere metamorfico Cenco diventa una parte del corpo di Tetsu, occasione che viene sprecata malamente come se fosse del tutto normale e senza implicazioni o conseguenze...

Cosa si comprende di questa opera di Atsuya Uki, il "one man show" di Cencoroll (e, purtroppo, si vede...)? Io, ben poco: una serie di trovate surreali buttate li a caso, senza un incipit e neppure una fine, senza un minimo di filo logico e che non lascia allo spettatore nulla dopo la visione se non, per coloro che sanno apprezzarlo, un comparto tecnico semplice ma animato discretamente con combattimenti e scene di azione tutto sommato apprezzabili nella loro vacuità.

"Cencoroll connect": parafrasando Pirandello, "un anime in cerca di un perché"... il voto attribuito va di conseguenza.


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Rudido

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
"Cencoroll connect" è un film d'animazione del 2019 realizzato dalla Aniplex e sviluppato da una storia basata sul one shot Amon Game del prolifico produttore e disegnatore di personaggi Uki Atsuya, qui in veste anche di regista e sceneggiatore.

La trama comprende ed espande il plot di "Cencoroll", OAV del 2009 in cui Yuki, liceale di una cittadina giapponese, che non ha mai visto uno dei mostri giganti di cui sente sempre parlare al telegiornale, un giorno incontra Tetsu, e le cose cambiano improvvisamente, poiché il ragazzo ha il controllo mentale proprio di una di queste creature.

È un film apparentemente banale nel quale a prendere la scena sono soprattutto le animazioni degli scontri tra i mostri. L'aspetto più peculiare dell'opera è però lo scarno world building, nel quale lo spettatore viene scaraventato sin dalle prime battute e lasciato quasi senza spiegazioni. Aspetto che disorienta inizialmente ma che allo stesso tempo inevitabilmente un po' intriga e fa focalizzare l'attenzione sul fulcro del film: le battaglie. Qui "Cencoroll connect" mostra le sue armi migliori, le animazioni delle scene più movimentate infatti, pur senza essere nulla di rivoluzionario catturano l'occhio, sono ben realizzate e mantengono alta la tensione, anche se dopo un po' potrebbero stancare. Bello il chara dei personaggi, soprattutto gli umani, (ma anche i "cenco-mostri" che personalmente non ho apprezzato più di tanto, hanno il loro fandom online) e convince anche il sound design dal mood un po' tetro che aiuta ad immergerci nella realtà sci-fi dell'opera.

Senza dubbio però un po' più di tempo e un po' più di approfondimento psicologico e di spiegazioni avrebbero giovato, in particolare nella seconda parte quando entrano in scena nuovi personaggi. Non è escluso che ciò possa accadere nel terzo film della saga, annunciato già nel 2019. Ma al netto di tutte queste note abbastanza positive bisogna dire che "Cencoroll connect" non è certo un capolavoro: tante cose sanno di già visto (dal design dei mostri ad alcune loro caratteristiche e persino alcuni personaggi), Inoltre il film è molto sbilanciato, le scene di combattimento sono davvero tirate per le lunghe e in alcuni momenti se ne sente tutta la pesantezza.
Al doppiaggio si segnala la presenza della mitica Hana Kanazawa per la voce di Yuki, motivo valido per dare almeno una chance a "Cencoroll Connect" che comunque nel complesso resta un film di fantascienza non memorabile, ma apprezzabile.


 3
Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Parto da una doverosa premessa, forse scontata leggendo il voto che gli ho assegnato, ma “Cencoroll Connect” non mi è piaciuto. Nonostante ciò, è riuscito a suscitare, veramente poco, la mia curiosità. Questo mi ha portato, dunque, a cercare in rete alcune informazioni riguardanti il film. “Cencoroll Connect” è il sequel di “Cencoroll”, film uscito nelle sale cinematografiche nel 2009 e della durata di soli ventisei minuti. Qualche anno più tardi, precisamente nel 2019, il secondo film della saga fu proiettato nei cinema assieme al primo, tant’è che i due, ad oggi, formano un unicum. “Cencoroll Connect” è quindi un film sequel, che ingloba il suo prequel, con cui condivide lo stesso staff principale, colonna sonora compresa. Il fatto più interessante, però, è che questo film fu annunciato nel lontano 2010, un anno dopo l’uscita nelle sale del primo. Facendo due conti, dunque, tra ritardi e problemi di vario genere, ci sono voluti ben dieci anni per produrre “Cencoroll Connect”, un film della durata di quarantanove minuti, visto e considerato che il primo ne dura ventisei. Ora, mi chiedo io, come è stata possibile una cosa del genere? Come è stato umanamente possibile che nello stesso arco temporale in cui Miyazaki ha pubblicato dei capolavori come “I Sospiri del mio Cuore”, “La Principessa Mononoke”, “La Città Incantata” e “Il Castello Errante di Howl”, Anilpex e Anime Innovation Tokyo, con la regia di Atsuya Uki, abbiano prodotto un film scialbo e insignificante come “Cencoroll Connect”? Ah, quasi dimenticavo, è stato annunciato anche il terzo della saga.

La città viene scossa dall'apparizione di un enorme mostro di un'altra dimensione, ora seduto su un grattacielo del centro cittadino. Yuki, affascinata da queste creature, si imbatte in Tetsu e il suo mostro domestico, Cenco. Onnivoro e capace di trasformarsi in qualsiasi oggetto reale o immaginario, Cenco, per vivere deve nutrirsi di suoi simili. I due giovani presto si vedono costretti ad affrontare Shuu, un altro giovane legato a questi mostri straordinari. Durante la battaglia Cenco ha la peggio e, sebbene per recuperare le forze ingoi il braccio di Tetsu, è prossimo alla sconfitta. È Yuki a salvarlo, sostituitasi ai comandi al posto del giovane infortunato, riesce a sottrarre il mostro più grande al controllo di Shuu e, quando questi sta già assaporando la vittoria, lo mette ko. Vinta la battaglia, i due giovani si allontanano, fuggendo dalle autorità cittadine. Tetsu recupera il suo braccio grazie all'intervento di Yuki, che ordina a Cenco di trasformarsi in una perfetta imitazione di quanto il giovane aveva perduto. Eppure, i problemi non sono finiti qui…

Dunque, cosa vuole essere “Cencoroll Connect”? Ancora adesso, onestamente, fatico a comprenderlo. Nella relativa scheda, si fa menzione di soli due generi di appartenenza: azione e fantascienza. Bene. Di azione ce n’è a palate, animata più che discretamente, ma i combattimenti sono privi di mordente e mancano completamente di suspense, ed il motivo è la totale assenza di empatia nei confronti dei protagonisti. Chi sono? Da dove vengono? In che relazione sono con questi mostri? Nella mia vita di studente, mi è sempre stato ribadito un concetto fondamentale: quando si vuole scrivere un racconto, bisogna tenere sempre bene a mente la regola delle cinque ‘w’. “Cencoroll Connect” se ne infischia altamente. Nulla si sa dei protagonisti, né tanto meno dei mostri che governano. Ecco, quindi, che anche la componente fantascientifica fa acqua da tutte le parti. L’unico assioma indiscutibile è che questi mostri ci sono, punto e basta. Mi verrebbe quasi da dire che “i mostri sono e non possono non essere”. Il risultato, dunque, è un film anonimo, senza capo né coda, della durata di circa un’ora e un quarto di encefalogramma piatto, senza picchi da segnalare. È come se avessero deciso di rimandare tutte le eventuali spiegazioni al sequel, ovvero il terzo film della saga, ma onestamente parlando, sequel o meno, non puoi permetterti di produrre una cosa del genere. Anche perché, mettiamo il caso che, per un motivo o per un altro, “Cencoroll 3” non venga mai prodotto, la sensazione sarebbe di incompiutezza più totale, a cui andrebbe ad aggiungersi la sensazione, anzi, a quel punto la certezza, di aver sprecato il proprio tempo, sia a vedere il film, che a scrivere questa recensione.
Eh, ma a questo servono i sequel, a continuare o, in altri casi, chiudere una storia, potrebbe obiettare qualcuno. Punto primo, quale storia? Punto secondo, anche la saga di “Shrek” si compone di più film in successione, eppure mi sembra che ognuno di essi abbia un finale chiaro e preciso, posto a conclusione di una storia degna di essere chiamata tale. E se non vi piace l’esempio di “Shrek”, allora pensate a qualsiasi altro grande successo Disney o Dreamworks, come “Toy Story”. Il risultato non cambia. La conclusione, quindi, è una sola e molto sconfortante: ai giapponesi piace sprecare tempo prezioso dietro a dei lavori che meriterebbero l’oblio più totale, quando invece ci sono opere tre volte migliori che non verranno mai animate. Si, tanto cara e attesa terza stagione di “Un Marzo da Leoni”, sto parlando proprio di te.

In conclusione, aspettate che esca questo fantomatico terzo film della saga, poi potrete prendere seriamente in considerazione l’idea di vedere “Cencoroll”. Per ora, non ne vale assolutamente la pena.

“Il film vero quando inizia?”


 4
Joey il Padrino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5,5
Quest’anime non sa da fare … O, meglio, non sa di niente

Cencoroll Connect, anime del 2019 di Aniplex, tratto dal manga one-shot Amon Game, è stato un parto trigemellare, una gestazione infinita. Per qualche oscura congiunzione, ordita dalla divinità della cui esistenza dubito, ho infatti finito per visionarlo in ben tre tempi diversi. E perché mai? Beh, da un lato ci ha pensato la vita, mettendomi i bastoni fra le ruote anche quando andavo a piedi, dall’altro c’è stato sicuramente codesto anime, che certo mi ha poco ispirato. Questo film, infatti, risulta alla conclusione così insipido di contenuti da far sembrare “subarashi!” un intrigante piatto di riso in bianco. Lo ammetto, concluderlo è stato particolarmente … faticoso. Dunque, come recensire una serie “frazionata”, della quale non so esattamente che dire? Dividendola sempre in tre (citando un noto chef veneto). L’autopsia, divenuta pertanto un medium inadeguato, ha lasciato spazio a qualcosa di più informale … un diario clinico (del sottoscritto).

Venerdì 30/06
Paziente in condizioni cliniche mediocri, vigile, orientato e collaborante. Apiretico, eupnoico in aa, emodinamicamente stabile. Riferisce dolore e sindrome da scoglionamento cronico, frutto del fatto di aver lavorato nove giorni (nove giorni, Santo Pelor!) di fila, con all’attivo circa 90-100 ore di lavoro. L’alvo è canalizzato, regolare la diuresi. Fallita la prima linea di trattamento (a base di spritz) proposta dalla Collega Veneta vittima della medesima sorte, procede con la seconda linea off-label, e prova un’applicazione dell’animeterapia come prevenzione ad un burnout imminente. Risultato? Abbiamo un’ambientazione imprecisata, contemporanea, dove la vita dei nostri giapponesi è disturbata da gommosi mostri giganti, bruttarielli e sgraziati, con un vibes misto tra Kiseiju e Jujutsu Kaisen. Non si sa perché, non si sa per come, alcuni studenti, anziché salvare il mondo giocando a carte, decidono di menarsi con codeste bestie, in una versione giga e più cruenta di quella che potrebbe essere una sfida Pokémon. Ma qui non ci sono medaglie da vincere né palestre da conquistare, qui si combatte per … non si sa. (Silenzio). No, non sto scherzando, per qualche oscuro motivo in questo anime le cose succedono senza un perché e senza un per come. Il world building semplicemente non esiste. Avete presente quando da bambini, muniti di barbie a destra ed action man a sinistra inventavamo una storia senza senso, tanto per giocare? Ecco, siamo a questi livelli. A fronte di tale assenza di fantasia, anche la sceneggiatura, che pure è di per sé banale, finisce per diventare inesistente. Tutto quello che accade … accade perché deve accadere. In questo anime si è riusciti in un’impresa non da poco: non è lo spettatore ad essere un osservatore passivo, è l’anime stesso ad essere indifferente nei nostri confronti. Stordito da cotanto genio, circa al minuto 35 decido di stoppare la visione, mi getto su Netflix e concludo la serata appresso un canuto guerriero intento a trucidar mostri.

Sabato 01/07
Paziente in condizioni cliniche discrete, vigile, orientato e collaborante. Apiretico, eupnoico in aa, emodinamicamente stabile. In miglioramento rispetto ai giorni precedenti. Ricorda finalmente quella piacevole sensazione del dormire a letto fino alle nove. Mosso da un latente masochismo, si prodiga a concludere il pasto gourmet. Sull’ambientazione insipida ci ha già fatto il callo, meno sull’idiozia dei personaggi. Premettendo che è impossibile giudicare un cast che si muove in un ambientazione nulla (un po’ alla stregua del valutare una persona guardandola prendere la metro per timbrare il cartellino), la protagonista Yuki è un misto tra la psoriasi e una cocciutaggine demente, il cui unico merito è quello del controllare i mostri gommosi senza sforzo alcuno; il protagonista, Tetsu, è il classico emo tenebroso (sbadiglio assonnato); Kaname, la raccomandata dai piani alti, è brava solo a flexare, ma poi a combattere è una pippa; Gotoda è semplicemente più insipido dell’ambientazione stessa. Unico personaggio meritevole è Cenco, perché sta zitto. Lui dopotutto non è male, un suo pupazzo paciocco lo acquisterei quasi volentieri. Per il resto succedono cose: arriva il governo, i nostri liceali si menano, si alleano, si fanno il bagno, ma la domanda resta sempre la stessa: perché?

Domenica 02/07
Paziente in buone condizioni cliniche, vigile, orientato e collaborante. Apiretico, eupnoico in aa, emodinamicamente stabile. Stabile, seppur ottenebrato dall’imminente lunedì. Preso da un’ispirazione serale, elucubra sul compartimento tecnico. Che dire: ost apprezzabili, seppur limitate, carine le canzoni. La grafica ricorda lo studio Gonzo dei tempi d’oro (a voi decidere se giudicarlo positivo o negativo). Il tratto è sicuramente grezzo e povero di dettagli, ma non così spiacevole alla vista. I combattimenti non sono sceneggiati così male, seppur penalizzati, come sempre, dalla pochezza d’ambientazione. Di trama e significati nascosti non discuto, semplicemente perché non posso argomentare il nulla. Ma, se gradite, potrei parlarvi del perché i piccioni siano tra gli animali più fedeli in natura.

A domani la probabile dimissione, prevista la sera in pompa magna con tanto di muro di testo. Alla luce dell’obiettività del paziente e di quanto esposto suggeriamo al suddetto una vacanza ricreativa. Nel mentre, ci sentiamo di sconsigliare codesto anime a chiunque non abbia voglia di perder letteralmente tempo. Unica speranza (effimera) è il sequel, la punta di sale che potrebbe renderlo commestibile, oppure del tutto immangiabile. Attualmente non lo consigliamo nemmeno a chi abbia uno spasmodico piacere di sprecar 75 minuti preziosi di vita … perché l’ otium è sacro, il polleggio è meritato, un piatto vuoto è semplicemente delittuoso. In parole insipide: Cencoroll Connect nun sa da fare, né prima, né ora, speremo nel domani!

Dott. S. Basoli (MFS) 02/07/2023 ore 22:22


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ALUCARD80

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Banale antefatto: un ragazzo di nome Tetsu, il più classico e anonimo dei liceali, cela l’ancor più banale potere segreto di controllare una creatura (sovrannaturale?) spongiforme, una sorta di cuscino grosso come un cane dal volto costantemente scoglionato di nome Cenco, che ricorda vagamente una mozzarella mutaforma dal colore di candeggina sporca, capace di assumere qualsiasi forma, materiale e durezza il suo “padrone” desideri. Il perché di tutto questo non viene spiegato, né viene fatto intendere cosa stia realmente accadendo quando Yuki, compagna di scuola di Tetsu, becca in flagrante la bicicletta del ragazzo a muoversi da sola, avvistando un occhio (!) sporgente proprio dal sellino. Se state pensando (o sperando) che la scena termini con la giovincella, che spinta da baldanzosa foga, salta in sella alla bersagliera in perfetto stile Fantozziano, allora rimarrete delusi: questa non è la recensione di un Tentacle-Hentai, bensì l’anticamera di una vicenda shonen-paranormale a tratti farraginosa, lentissima e abbastanza deludente.
Ordunque, abbiamo appena svelato come Yuki scopra, sin dal principio, l’incredibile segreto di Tetsu, e, suo malgrado, decida di prender parte ad una faida fra “possessori” di queste gelatine aliene multitasking per il predominio di non sa sa bene cosa.

Di primo acchito, Cencoroll Connect dà l’impressione di voler mischiare le atmosfere vacue e vuote delle imminenti disgrazie di Bleach agli spazi sconfinati e allegorici del celebre Evangelion, il tutto shakerato in una colonna sonora che principia spettrale, illude con attese altisonanti, ma che, ahinoi, si rivela invece povera e addirittura poco pertinente all’opera in questione.
Dal lato artistico, invece, possiamo dire d’esser di fronte a un lavoro discutibile, ma ricercato, quasi sperimentale nei suoi tratti semplicistici ed elementari, che comunque riesce a dare il meglio di sé nelle sequenze di battaglia.
La prima cosa che salta all’occhio sono i fondali a macchie, dagli edifici agli elementi naturali non del tutto definiti nè distinti, rievocanti un tardo impressionismo premoderno: ciò che circonda i protagonisti è spesso intuibile, non realistico e talvolta impalpabile, un esercizio volumetrico dal retrogusto post-impressionista che rammenta le intuizioni tridimensionali di Cézanne (anche se nella sua totalità il colpo d’occhio risulta piuttosto ordinato, godendo degli insiemi cromatici che plasmano la scena in maniera quieta e comprensibile).
Più definito e decisamente studiato risulta il chara design dei personaggi, forse troppo longilineo, quasi burattinesco, minimale ma incisivo, con una menzione di merito alle espressioni e ai primi piani. Molto meglio invece le animazioni, (soprattutto durante le battaglie), dinamiche e coinvolgenti.

Come già accennato, vera attrazione del film animato sono i “Drone”, Simpatici mostri mutaforma che assumono qualsiasi sembianza, da un oggetto a un qualsivoglia elemento tridimensionale. Così su due piedi sembrano creazioni di duttile “plastilina”, fra il soffice e il gommoso, dalle forme bizzarre tutte diverse fra loro, e pronti ad assecondare costantemente chi ne ha le redini.
Queste sinistre e buffe creature, fluide e cangianti scamorze extradimensionali, sono manovrate tramite una sorta di potere paranormale, intente a seminare panico nel bel mezzo di una faida fra alcuni ragazzi in conflitto fra loro, membri di un’organizzazione segreta che li gestisce e monitora. Fra i componenti di codesta setta elitaria figurano chiaramente adolescenti tanto ferrati in materia quanto incoscienti, al limite del demenziale. Fra i mille usi di tali creaturine, sembra esserci anche la trasformazione in armatura protettiva semi bellica in stile mecha-paraorganica, oltre che armi di vario genere e pericolosità (qualcosa che sembra rifarsi a Guyver).
Cenco, Drone compagno di Tetsu, come accennato, funziona esattamente e analogamente come suoi simili, e può trasformarsi in qualsiasi cosa gli venga ordinato: il simpatico budinoide dall’aria nichilista e dallo sguardo costantemente depresso ha le potenzialità per divenire una bicicletta, una sparachiodi, un’auto, un tegame, l’intimo di Miley Cyrus, il rotolo di carta igienica rimasto nel vostro cesso, o direttamente il cesso stesso: insomma, chi ne ha più ne metta.
Man mano che il lungometraggio procede, si ha sempre più l’impressione di trovarsi in un criptico e alienato quadro fiammingo, uno di quelli che narrano un inferno infestato da mostri vagamente falliformi e minacciosamente occhiuti, pregno d’inclinazioni dantesche, dove assurdo e provocatorio s’incontrano a metà strada in un delirio di bulbi, intestini sintetici, creature alte come grattacieli e colpi di scena surreali (e poco sensati).
Quando poi il mostriciattolo diviene letteralmente parte del protagonista - precisamente il braccio destro - in seguito ad un determinato evento, e le vibe alla Kiseiju sembrano prendere il sopravvento, la speranza che la trama prenda una piega più accorata, intensa e drammatica svaniscono in una mera illusione: se la prima metà dell’opera è come un bradipo alla deriva (e la colonna sonora non aiuta a innescare la scintilla di cui avrebbe bisogno), la seconda parte è ravvivata da scene d’azione più o meno divertenti, ma il ritmo non decolla mai; ciò che tiene banco sono tendenzialmente i dialoghi e i cambi d’inquadratura spesso intriganti. È purtroppo il segmento centrale ad essere terribilmente pesante: risulta più noioso di una di quelle interviste ad orari improponibili svolte da Marzullo ad ex soubrette di cui neanche Marzullo stesso ricorda il nome; noia al chilo che rallenta ritmo e interesse.
La sceneggiatura è talmente assurda che spesso le reazioni dei protagonisti non sono naturali, anzi, a volte paiono irreali, lontano dalle reazioni istintive che un ragazzo adolescente potrebbe/dovrebbe dimostrare. È come assistere ad un grande, interminabile prologo cosparso da buchi di trama a raffica, compresa qualche sparuta scena degna di un teatro dell’assurdo di fine 900, mentre lo spettatore, confuso, semi addormentato e magari irritato, rimane in attesa di spiegazioni o rivelazioni che non giungono mai.
Come se non bastasse, spesso le pause fra una scena e l’altra sono immotivate, a volte esageratamente prolungate, e le interazioni fra personaggi troppo scontate o semplicemente inutili.
Se in "Interstellar" l’eroico Cooper compie quella incredibile manovra che gli viene a costare circa cinquant’anni in un lasso di tempo di pochi minuti, parallelamente, la manovra di sorbirsi "Cencoroll Connect" in una unica serata sortisce la stessa identica sensazione, solo all’inverso: un’ora e un quarto che sembrano tredici eoni; lenti, arrancanti, visivamente sufficienti, ma tediosi e stopposi come poche altre cose.

Nel segmento finale – probabilmente l’atto più interessante di tutta la trama – troviamo i minuti con più qualità di tutto il lungometraggio: duelli che rievocano gli egocentrici esercizi di Hideaki Anno nel celeberrimo "Evangelion", mentre assistiamo alla comparsa di un Drone ancora più grande, un gigantesco panzerotto nucleare che porterà scompiglio e soffice terrore, un mega-parallelepipedo coccoloso e terrificante. Durante l’epilogo c’è anche un vago tentativo di far emozionare lo spettatore (l’accenno di love story buttata lì crea quasi imbarazzo, ma apprezziamo l’impegno), espediente che fallisce miseramente, vista la pesante passività dei settanta minuti con cui si arriva al punto: il Cringiometro segna livelli preoccupantemente alti.
L’unica cosa che si salva, come già accennato più volte, sono le animazioni. Dinamiche, elastiche, sfruttanti la profondità dei fondali e ricche di una cinetica realistica ed elettrizzante, limpidissime e dai colori sfavillanti: un esercizio artistico di alto livello che mitiga lo sforzo della visione.

La mancanza più grande di cui "Cencoroll Connect" soffre e che rischia di passare facilmente in secondo piano, sembra essere l’assenza di una colonna sonora all’altezza, un insieme di brani coordinato che dia verve e vivacità ad una vicenda che nella somma, più che deludente è quasi fuori luogo. È proprio l’assenza di note d’accompagnamento appropriate ad aumentare il senso di tedio e a dilatare la durata percepita.

Nel complesso siamo di fronte ad un lotto di banalità impilate in modo troppo canonico e per nulla originale, mentre l’unica cosa che regge la baracca rimane il più che discreto comparto tecnico dedicato alle animazioni e i personaggi divertenti dal punto di vista commediale.
E, beh, i buffissimi Drone, ovviamente. Anche se mi rendo conto, che, sorbirsi un film di settantaquattro minuti solo per guardare un paio di inquietanti marshmallow giganti aizzati a spararsi raggi laser addosso l’un l’altro, forse è chiedere un po' troppo.
Morale della favola: quando sei contento che qualcosa finisca, fatti una domanda e datti una risposta (cit).


 3
Miriam22

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6,5
"Cencoroll Connect" è un film d'animazione, diretto da Atsuya Uki,
uscito del 2019, sèguito, o meglio, proseguo dell'OAV del 2009, nel cui suddetto film è riproposto, tale e quale, esattamente nella prima parte.
Perciò, se vi accingete ad approcciarvi a questo titolo, sentitevi liberi di saltare a piè pari l'OAV che lo precede, in quanto ve lo rivedreste ugualmente nella parte iniziale di questo film.

L'inizio è promettente: ci troviamo in una comune metropoli giapponese la cui tranquillità è interrotta dalla presenza di colossali esseri dalla forma tondeggiante, "pilotati" da alcuni ragazzi dotati di particolari poteri.
Tetsu è il nostro protagonista, un liceale capace di "manovrare" (tramite una specie di antenna che gli spunta, a piacere, dalla testa) questi esseri, al quale gli si affiancherà una compagna di classe, Yuki, che scopre casualmente il suo segreto. Sulla scena comparirà anche un altro ragazzo, Shuu, con le stesse doti di Tetsu, ma non troppo ben intenzionato nei suoi confronti, e Kaname, alla ricerca dello stesso Shuu.

L'incipit, quindi, è interessante e curioso, ma nel proseguo della storia si percepisce che manca qualcosa, come se il film fosse iniziato a narrazione già in corso, come se si stesse vedendo il secondo o terzo episodio di una serie, ma, appunto, l'inizio ce lo siamo perso.

Uno dei principali punti deboli di "Cencoroll Connect" è, appunto, la mancanza di coesione narrativa. Il film sembra confuso e frammentato, con una trama poco chiara e personaggi poco sviluppati. Le motivazioni dei protagonisti risultano oscure, così come gli obiettivi dei vari personaggi secondari. Questo crea una sensazione di disorientamento nel pubblico, che fatica a immergersi completamente nell'universo del film.
Inoltre, il ritmo della narrazione è piuttosto irregolare. Ci sono momenti di azione frenetica e scene emozionanti, ma queste sono intervallate da lunghi tratti in cui la storia sembra stagnare.

Queste creature molli e tondeggianti, che ricordano dei giganti Barbapapà (ne avete memoria?) proprio perchè hanno la capacità di mutare forma a piacimento, suscitano simpatia. In realtà, definirle "mostri" è eccessivo, e più le vediamo in azione assieme ai loro "piloti", più stimolano la nostra curiosità. Tuttavia, questa curiosità non viene soddisfatta adeguatamente. Di queste creature misteriose, non verrà, infatti, raccontata la loro storia e origine, tantomeno non verranno specificati bene i loro obiettivi e la loro missione qui (se ne hanno una), sul nostro pianeta. Sembrano darsi la caccia a vicenda per battersi tra di loro e assimilarsi l'un con l'altro con l'intento di divenire più forti. Ci sono, quindi, rivalità tra simili le cui origini e finalità non vengono, però, spiegate. In sostanza: chi sono questi strani esseri, e che ci stanno a fare, qui, sulla Terra? E poi, perché, e in che modo, i liceali possono controllarli? Non viene spiegato il funzionamento di quest'estroflessione che spunta dalla testa e chi sceglie (se è una scelta) di farla comparire: i liceali o le creature stesse? Inoltre non è chiaro il motivo per cui alcuni studenti hanno queste capacità mentre altri no.
È vero anche che queste domande in sospeso danno al film un tocco enigmatico e stravagante, tuttavia, nonostante aleggi costantemente questo alone di mistero, l'anime scorre placido e tranquillo e si fa guardare bene.
Complice di questa piacevolezza nella visione i disegni dai colori tenui e dalle figure filiformi dei ragazzi, in contrasto con i loro "Cencoroll" (alias Barbapapà), e dell'animazione davvero molto fluida. Per contro si osserva una colonna sonora che non spicca particolarmente.

Tirando le somme, direi che è un film piacevole da guardare e per nulla difficile da seguire, perché, in fondo, non c'è molto da seguire! Escludendo la forma a tutto tondo dei "Cencoroll", tutto il resto è molto lineare, dalla trama al disegno. A fine corsa si ha, quindi, una forte sensazione di "non detto" di aver visto un qualcosa di incompiuto.
C'è da dire che questo film fa parte di una trilogia, quindi possiamo sperare che la terza parte risponda alle domande ancora in sospeso.
Detto ciò, per ora mi sento di promuovere solamente gli intenti e il comparto tecnico, compresa la simpatica forma "a Barbapapà"!


 3
Mirokusama

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Cosa succederebbe se mettessimo un gruppo di mostri mutaforma e ragazzi che li controllano a scontrarsi tra di loro? Qualcosa di figo, immagino, avrà pensato chi ha curato la sceneggiatura del progetto "Cencoroll", che nasce idealmente come trilogia ma che al momento si ferma a due OVA qui riuniti in un unico lungometraggio. Peccato che si sia fermato a questa idea, senza pensare a nessun elemento di raccordo che impreziosisse e valorizzasse questa visione rimasta, appunto, un’opera potenzialmente interessate ma nel complesso abbastanza deludente.

Protagonisti della storia sono Tetsu e Cenco, un ragazzo apparentemente normale il primo, un mostro mutaforma il secondo, la cui esistenza celata al mondo viene disturbata da Yuki, una giovane ragazza che scopre il segreto di Cenco e comincia a frequentare, incuriosita, la coppia. Questa condizione pacifica viene interrotta improvvisamente da Shu, altro ragazzo che come Tetsu controlla un mostro mutaforma, che li attacca causando uno scontro che coinvolge anche Yuki e i dintorni della città in cui si trovano.

E basta più o meno, questo è l’incipit ma di base è anche la sostanza maggiore di cui si compone questo “Cencoroll Connect”, idea interessante e combattimenti belli da vedere in un contesto dove tutto è completa apatia, dal contesto in cui si muovono questi personaggi di cui non sappiamo assolutamente nulla, agli stessi personaggi il cui spettro emotivo varia dal torpore leggero all’apatia pesante, gusci vuoti a cui è veramente difficile interessarsi, complice una storia che ti sbatte in faccia tutti gli elementi principali in dieci minuti e là resta fino alla fine, e parliamo di un lungometraggio di un’ora o poco più che, alla prova dei fatti, sembra durare quasi il doppio. La comparsa di nuovi personaggi nella seconda parte ripropone lo schema iniziale, ma non apporta nulla a livello di informazioni che arricchisca davvero la visione se non provare a gettare le basi per un’eventuale terza parte citata sopra che però non è mai arrivata e che, onestamente, attendo con la stessa indifferenza mostrata dai protagonisti di questo film.

L’unico aspetto che lo salva e lo rende tutto sommato degno di un’occasione è il comparto tecnico che, quantomeno, si pone molto sopra la sufficienza con un design dei personaggi umani semplice, asciutto ma gradevole, un design dei mostri divertente a cavallo tra buffo e inquietante e ottime animazioni durante i combattimenti e i momenti più concitati durante i quali non dico che ci si emoziona, perché i personaggi appunto non ispirano mai sensazioni simili, ma quantomeno non ci si annoia come capita nei momenti precedenti. Buono è anche il doppiaggio giapponese affidato a nomi rilevanti dell’industria come la divina Kana Hanazawa, Hiro Shimono e Ryohei Kimura, mentre non sono rimasto colpito particolarmente dalla colonna sonora che si è amalgamata rapidamente alla mediocrità della sceneggiatura che serviva.

Non voglio criticare ulteriormente il lavoro di Atsuya Uki che in questo progetto evidentemente ci credeva e ci si è impegnato a fondo curandone ogni elemento, dalla sceneggiatura al character design fino alla regia, e considerando che tra il primo OVA e questo film che lo unisce al secondo sono passati anche dieci anni è probabile che sia stato anche difficile trovare i fondi che permettessero di lavorarci nel modo migliore; non posso che ammirare tanta abnegazione, pur conservando l’opinione da fruitore finale che questo film mi è sembrata un’opera modesta e complessivamente dimenticabile in quasi ogni suo aspetto, un divertissement per i fanatici della pura tecnica dell’animazione in quanto tale.


 3
Vale.

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Fresco fresco della visione di "Cencoroll Connect", mi sono ripromesso di recensirlo ora, subito - come direbbero in zona colosseo - de botto.
Sì perché tra tre giorni sarebbe troppo tardi, potrei completamente dimenticarmi di quanto ho appena finito di vedere.
L'idea di "Cencoroll", a quanto sembra, nasce come un mediometraggio - 20-25 minuti, un po' come un episodio di un anime per intenderci - forse un episodio pilota, forza un'idea in cerca di sviluppo...
Sta di fatto che "Cencoroll" diventa il prologo ad un film (questo film appunto), o meglio, diventa proprio la prima parte del film, nel senso che questo film è costituito da quel primo episodio 'connesso' ad altri 50 minuti di un seguito.

Questioni pratiche a parte però c'è qualcosa che non va, qualcosa che davvero non solo non torna, ma nemmeno parte, in tutto questo.
Ma prima di biasimarlo vorrei tessere quanto meno due lodi su alcuni aspetti positivi del film, tecnicamente mi sembra ben fatto, graficamente semplice, ma tutt'altro che grossolano e ha una scelta stilistica sui colori apprezzabile, che mi ha ricordato gradevolmente "Terror in Resconance". Anche a livello di trama non è piatto, ci sono avvicendamenti, situazioni che hanno una causa e creano un effetto, non si può dire che non succeda nulla.
Purtroppo questo ed altri eventuali aspetti piacevoli dell'anime in esame sono completamente buttati dalla finestra del bagno; affibbiati a un prodotto che non ha avuto la minima presa su di me. Vedere questo film mi è sembrato come leggere un libro partendo da metà.
Non tenta il minimo dialogo con lo spettatore, che deve semplicemente subire delle cose che succedono, non che sia in qualche modo criptico o di complicata interpretazione, ma anzi, non pone nessuna questione riflessiva, e questo lo rende oltre che apatico, quasi inutile.
È un anime insapore che non mi ha smosso nessun tipo di emozione, se non l'impazienza di vederlo concludere. Purtroppo pecca in quella che è la funzionalità più importante di un prodotto commerciale artistico, ovvero comunicare qualcosa, o quanto meno intrattenere; e invece mi ha causato solo sbadiglioni ed una voglia tentatrice di chiudere tutto ai 43 minuti e 22 secondi.
Mi sta risultando difficile scrivere a riguardo di questo film, non è bello, ma nemmeno brutto, è solo inconcludente e inefficace. Incapace di costruire un tessuto narrativo che dia, se non un contesto, almeno un senso di definizione e interesse.

Ho usato tanti aggettivi con il prefisso in-, che sottende una espressione negativa, ed il mio voto non può che essere appunto in negativo.

Come ho scritto all'inizio, ho voluto scrivere questa recensione subito dopo la visione, uno scritto senz'altro poco argomentato, ma frutto di impressioni personali schiette e trasparenti. Sicuramente con il giusto tempo e una dedizione maggiore avrei potuto aggiungere un contributo più costruttivo ed articolato, ma ho la seria impressione che dimenticherò velocemente "Cencoroll Connect", e scriverei basandomi più sul ricordo delle mie prime impressioni che su un'opinione più ragionata.

Ed ora, per dare un senso finale a tutti i miei sbadigli, me ne vado a dormire.


 3
dawnraptor

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
"Cencoroll 2", ovvero, ode al nulla.

Premetto che non l’avrei guardato oltre i primi 10 minuti, né tanto meno avrei investito tanto del mio tempo prezioso, sottraendolo agli almeno 200 drama che mi fanno l’occhiolino dalle mie infinite liste, in questa pseudo recensione, se non avessi preso un impegno con la setta. Anzi la Setta, per non dire la SETTA, così SETTA che è quasi un’otta. Perché la Setta è per la vita e la prima regola della Setta è che non si parla della Setta, quindi mi tocca parlare di qualcos'altro. Chiaro?

Ahò, a Dawn, ma che cappero dissalato scrivi? E questo, miei poveri lettori, potreste legittimamente domandarvelo, affondando nei miei discorsi senza capo e con ben poca coda (sorvolando pietosamente sulla contemporanea mancanza del corpo in mezzo). Ma il condizionale, vero è ben Pindemonte, è sempre d’obbligo perché, dico io, se qualcuno ha il coraggio di produrre e infliggere allo spettatore ignaro un simile concentrato di inutile e sconclusionata fuffa, perché non dovrebbe essere concesso a me di divagare ad libitum? Mi sembra una ignobile ingiustizia. Eppure...

"Cencoroll 2", o "Cencoroll Connect", è un film di animazione giapponese del 2019 della durata di 10 ore e mezza.
Ok, ok, cercherò di essere (più) seria, ma sia chiaro che non garantisco nulla. No, perché, dico, mi è sembrato infinito. Giuro.
Uff. Va bene, VA BENE!

Riproviamo. Ah – hem. Harrumph.

"Cencoroll 2", o "Cencoroll Connect", è un film di animazione giapponese del 2019 della durata di un’ora e un quarto, che comprende all’inizio anche il "Cencoroll" originale, in cui, a parte la musica, Atsuya Uki ha fatto un po’ tutto tranne il trovarobe, e anche per quello non metterei la mano sul fuoco (al massimo, se vi fidate, posso metterci la vostra). Soggetto originale, sceneggiatura, regia e character design originale: ha fatto tutto lui. Meglio, dico io, così devo fare qualche copia/incolla di meno, che con questi nomi del sol levante mi impappino a ogni piè sospinto e tasto schiacciato.

Ma cosa succede, in soldoni? Mah, ci sono dei liceali (ma va?) carini (ma non mi dire!) che in qualche modo possono controllare delle specie di inquietanti mostri mutaforma, che non si capisce molto bene da dove arrivino, cosa facciano e perché. Per motivi imperscrutabili, i liceali di cui sopra, aiutati dalle loro mostruose creature, sembrano farsi la guerra fra di loro.

Fine.

No, voglio proprio dire: fine.

Finisce, così, in eterea sospensione, in attesa di un episodio successivo che oggi, 03.07.2023, ancora non c’è, senza averci spiegato nulla, dopo averci ammannito un’ora di lotte assortite senza sugo e costrutto. Erano meglio Tom & Jerry, che almeno mi facevano ridere.

Ammetterò che i personaggi umani sono guardabili, i fondali gradevoli, le animazioni più che sufficienti: il lato visivo dell’anime è abbastanza piacevole, volendo sorvolare sui mostri informi che, per qualche motivo, mi han fatto tornare in mente i robot di Bokurano (e non è un complimento). Peccato che la storia che raccontano sia completamente avulsa da ogni contesto e logica. Pathos? Zero. World building? Zero. Almeno, che so, un po’ di sana tensione, qualcosa, che diamine! Eh? Sotto zero. Buio pesto, calma piatta, noia mortale.

Nessuna connessione fra me e questo anime: l’ho subito dal primo minuto all’ultimo, senza trovarvi un coinvolgimento emotivo di nessun genere. Le musiche di Ryo sono state anche abbastanza gradevoli, simpatica l’ending Full love di Supercell, che ho ascoltato due volte fino alla fine per risollevarmi il morale, ma è un po’ poco per scriverne a casa.

Insomma, in futuro potranno anche esserci una terza e una quarta parte, in questo progetto, che lo porteranno forse a compimento e, auspicabilmente, spiegheranno un po’ di cose, se non tutte.

Ma, volendo usare un plurale maiestatis, e rubacchiando a Guccini, noi non ci saremo.