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bob71

Episodi visti: 1/3 --- Voto 7
Correva l’anno 1974 quando la serie di cinquantadue episodi “Heidi” - adattata dal romanzo omonimo, prodotta dallo studio giapponese Zuiyo Eizo e dalla compagnia tedesca Taurus Film, e diretta da Isao Takahata con la collaborazione di Hayao Miyazaki - ottenne un successo senza precedenti. Nel 1975 la Zuiyo Eizo cambiò nome in Nippon Animation e con la serie “Il Fedele Patrash” (“Flanders no Inu”) nacque ufficialmente il progetto World Masterpiece Theater, una serie di adattamenti anime ispirati ai classici della letteratura internazionale che inaugurava un nuovo genere destinato ad adulti e bambini, meglio noto come meisaku, e che raggiunse il culmine della popolarità a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. In un arco di tempo dal 1975 al 2010, lo studio produsse una collana sterminata di titoli, due dei quali diretti ancora una volta da Takahata, “Anna dai capelli rossi” (1979) e “Marco: dagli Appennini alle Ande” (1976), e uno da Miyazaki, “Conan: il ragazzo del futuro” (1978), prima che questi fondassero lo Studio Ghibli.
“Peline Story”, “Pollyanna”, “Lucy-May”, “Sui Monti con Annette”, “Peter Pan”, “Spicchi di Cielo tra Baffi di Fumo”, solo per citare alcuni titoli, sono tutte serie animate targate Nippon Animation che si sono distinte per la qualità dei disegni e delle animazioni, per una certa fedeltà ai testi a cui sono ispirati e per una buona dose di originalità nel trattamento dei personaggi, e che hanno contribuito a consolidare lo status dell’animazione seriale come autonoma forma d’arte.

Quest’anno la Nippon Animation festeggia il 40° anniversario della sua nascita con l’uscita di un nuovo lungometraggio animato destinato alle sale cinematografiche, “Sinbad: Sora Tobu Hime to Himitsu no Shima” (“Sinbad: The Flying Princess and the Secret Island”), proiettato in Giappone a luglio e presentato in anteprima italiana lo scorso venerdì 26 nell’ambito della quattordicesima edizione di Imaginaria, Festival Internazionale del Cinema d’Animazione, tenutosi presso il complesso monumentale di San Benedetto nel centro storico di Conversano (Ba) dal 23 al 27 agosto.

La Nippon Animation aveva già messo in onda una prima serie di cinquantadue episodi incentrata sul celebre personaggio tratto dal classico della letteratura “Le Mille e una Notte”, nel lontano 1976 dal titolo “Shirab, il ragazzo di Bagdad” (“Arabian Naitsu: Shinbaddo no bōken”), e oggi lo rivisita con “Sinbad: The Flying Princess and the Secret Island”, una storia inedita e una veste grafica fresca e rinnovata con un profluvio di magnifici fondali e spettacolari animazioni in CG. Si tratta di un perfetto film per famiglie, con svariate licenze rispetto al soggetto originale, un forte accento fantasy e un intreccio imbevuto di buoni sentimenti e valori tradizionali, che si inserisce nella più tipica tradizione del World Masterpiece Theater.

Il film racconta un’avventura di Sinbad, giovane marinaio che sogna di viaggiare ed esplorare il mondo sconosciuto. Il ragazzo lascia sua madre e il suo villaggio di pescatori per imbarcarsi su una nave di mercanti alla ricerca di suo padre. Insieme alla sua scimmietta Mimi e al suo nuovo amico Ali, incontra Sana, una ragazza su un cavallo fatato che li condurrà su un’isola misteriosa alla ricerca di una lampada magica. Qui verranno catturati da un gruppo di uomini su tappeti volanti, secondo i quali Sana sarebbe la principessa di un antico popolo scomparso nonché la chiave per controllare un antico potere mistico che loro vorrebbero usare per perseguire interessi di conquista.

Co-prodotto dalla Shirogumi, compagnia specializzata in effetti visivi e computer grafica che ha lavorato nei film di “Doraemon”, il film è diretto da Shinpei Miyashita (“Doraemon: Nobita No Kyouryuu”). Nei panni di chief animator director e character designer c’è una vecchia conoscenza dello Studio Ghibli, Yoshiharu Sato (“Il mio vicino Totoro”, “Only Yesterday”). La sceneggiatura del film è stata invece scritta da Kaeko Hayafune, mentre la pianificazione degli episodi è affidata a Hiroyuki Kawasaki (“Ronja the Robber’s Daughter”); il film dovrebbe far parte di una trilogia.

Oltre al coinvolgimento di Sato nella lavorazione, si sente una concreta vibrazione Ghibli lungo tutta la durata del film, fra adulti avidi e bambini puri di cuore, creature magiche che vivono in armonia con la natura, meravigliosi paesaggi incantati, civiltà segrete, aeronavi steampunk, fughe rocambolesche, tutti elementi dal sapore fortemente ghibliano che rimandano inevitabilmente alle atmosfere di film come “Laputa: il Castello nel Cielo”.

Il tema alla base del film è la successione, l’eredità che si tramanda di padre in figlio per generazioni, con particolare riferimento alla famiglia: quella di Sinbad che lascia sua madre per riallacciare il legame con suo padre, quella di Sana perseguitata per motivi politici, quella di Ali, in realtà orfano ma adottato dal capitano Razzak e dall’equipaggio della nave, che di fatto diventano la sua nuova famiglia. Tuttavia il film parla anche di amicizia, di lealtà e di amor patrio.

Il cast di personaggi principali, che ricalca a grandi linee quello di “Conan: il Ragazzo del Futuro”, forse avrebbe meritato maggiore spessore psicologico, mentre il plot e l’ambientazione, che ricordano vagamente “Nadia: il Mistero della Pietra Azzurra”, riservano numerose e spettacolari sequenze movimentate, colpi di scena e furiosi duelli di magia a suon di effetti speciali. Come da copione non mancano gli spunti umoristici, affidati essenzialmente al personaggio scanzonato di Ali. Nell’ambito della suggestiva colonna sonora spicca il leit motiv dal forte carattere nostalgico cantato dalla veterana Hiroko Yakushimaru, pop idol molto in voga negli anni ‘80 (“Sailor Suit and Machine Gun”, “Legend of the Eight Samurai”), che doppia il personaggio di Latifa, la madre di Sinbad.

“Sinbad: The Flying Princess and the Secret Island” nel celebrare i quarant’anni della Nippon Animation si propone di rinverdire i fasti del glorioso World Masterpiece Theater in una forma adatta ai giorni nostri, alla luce delle moderne tecniche grafiche digitali ma rimanendo narrativamente nel solco della tradizione, il che potrebbe mettere d'accordo sia i nostalgici che i neofiti del genere meisaku.