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alex di gemini

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
Se avete visto l’anime di “Welcome to the NHK”, probabilmente vi sarà rimasto in mente il grande interrogativo: “Ma sarà davvero possibile che dei dilettanti realizzino un erogame?” Orbene, la landa desolata vi fornirà la risposta.

Questa è la storia di Buntaro, un liceale amante della scrittura che è alla ricerca di sé stesso. Non sa infatti cosa fare della sua vita e, intanto, galleggia tra part-time e varie altre cose. Ma la sua vita cambia quando viene contattato dalla bella e sconosciuta compagna di scuola Sayuki che, impressionata dalla sua abilità di scrittura, lo “scrittura” per la realizzazione di un gioco yuri. Naturalmente sarà solo il trampolino di lancio per una carriera nel mondo dei videogame, cosa resa meno utopica dal fatto che il fratello maggiore di Sayuki è già un professionista. Naturalmente, come primo passo, dovranno reclutare altri collaboratori, e poi trovare delle idee. La storia diventerà così uno slice of life, in cui impareremo tanto sui videogiochi, in primis la gran quantità di lavoro necessaria per realizzarli. E di come non sia facile andar d’accordo in gruppo, sia per i problemi interni che per le tentazioni esterne, date da case produttrici affermate desiderose di assumere i membri giovani e innovativi. Riusciranno quindi i nostri a vincere ogni sfida? Vedremo.

La grafica e la regia sono molto curate, buone le sigle.
Ma è la caratterizzazione dei personaggi che mi fa venir voglia di dare dieci. Sia caratterialmente che graficamente i personaggi sono resi perfettamente, realisticamente e profondamente. Sayuki è la migliore, dato che unisce la gioventù dell’adolescente all’abilità e saggezza di una donna d’affari esperta. Gli occhi, poi, sono la parte migliore di ogni personaggio, dato che, leggendo in essi, si capisce tutto, mai visto un anime così. In questo modo si evita di cadere nel pericolo rappresentato da questo anime, ovvero di sembrare una semplice cosa per addetti ai lavori, mentre invece può interessare tutti, anche chi sia a digiuno di yuri, erogame ecc. Sarà una vera lezione di vita che ci mostrerà, tra l’altro, come non sempre vivere esperienze insieme possa rafforzare o far nascere un’amicizia e come, in ogni caso, bisogna sempre essere pronti a perdonare gli altri, anche nelle piccole vicende quotidiane.

Come voto non so cosa dire, se abbassarlo o alzarlo per il basso numero di episodi, ma, data l’alta qualità e la caratterizzazione dei personaggi davvero unica, un otto lo posso dare.


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AnthonySoma-sensei

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5
Più gli episodi si susseguivano uno dopo l’altro e più acquisivo la consapevolezza che “Shōjotachi wa Kōya wo Mezasu” assomigliasse in qualche modo al già visto e precedente “Saekano”, in una versione, però, più scadente e superficiale.

Comprendo appieno che ci si ritrova all’interno di un anime, dunque la maggior parte delle cose che accadono si discostano leggermente dalla realtà, tuttavia non riesco proprio a concepire come il protagonista decida di abbandonare i suoi lavori part-time (fonte sicura e stabile di guadagno), per inseguire il sogno piuttosto difficile da realizzare (creare videogiochi) di una sua compagna di classe, la quale ha conosciuto così a caso dopo un mezzo appuntamento. Se poi si considera il fatto che per uno strano incastro di coincidenze il team che si occuperà di creare videogiochi viene creato in mezza giornata (all'incirca un episodio), si è detto e spiegato tutto.
Il problema principale della trama è innanzitutto la sua superficialità, viene mostrato tutto con una naturalezza e una semplicità disarmante: il nostro protagonista, Buntarō, arrivato al secondo anno di liceo, non sa ancora cosa fare della sua vita e decide magicamente di prendere parte a un progetto piuttosto rischioso, senza pensare minimamente ai costi e benefici, e alle difficoltà che ciò comporterebbe in futuro, dimostrando così un grande senso di responsabilità e maturità nei confronti degli altri e della sua stessa persona. La mente geniale dietro il progetto è Sayuki, la quale sembra essere molto determinata e tenace, al contrario del protagonista, su cosa fare della propria vita e soprattutto come convincere gli altri ad aderire alle proprie cause. La ragazza ha sempre avuto un alone di mistero attorno al suo personaggio e al suo ruolo, in quanto all’inizio ha dato fortemente l’impressione di voler semplicemente sfruttare i suoi “nuovi amici” per raggiungere i suoi secondi fini. Effettivamente, è proprio dalla risposta a tale quesito che l’anime riesce ad avere quella marcia in più, a livello narrativo, durante il finale di stagione.
Ovviamente l’andamento narrativo non è stato sempre quello appena citato, dato che il secondo problema grave della trama è proprio la “non-trama”: circa i ¾ degli episodi sono stati di una noia e di una ripetitività assurda, sembrava quasi che i produttori non avessero la benché minima idea di come sovvertire l’andamento della trama, aspettando l’agognato finale di stagione per vedere i miglioramenti tanto sperati... una metafora pietosa ma purtroppo veritiera! Si sarebbero potuti sviluppare in modo migliore i background dei vari personaggi, di cui si conosce davvero poco o nulla, tralasciando qualche caratteristica generale e stereotipata, o approfondire alcune relazioni sentimentali che sembravano stessero per sbocciare, ma che poi sono state troncate puntualmente sul nascere o semplicemente abbandonate. Di fatto sugli altri personaggi è inutile anche soffermarsi, poiché ci sarebbe da discutere più dei soliti stereotipi che delle caratteristiche originali o peculiari dei singoli.

Un aspetto, invece, interessante è sicuramente il comparto grafico: disegni e animazioni mi sono piaciute, in particolare Teruha in quella versione molto simile a “Rias Gremory”, come si fa a non apprezzarla? Le ragazze, in modo particolare, a livello fisionomico vengono promosse a pieni voti. L’opening e la ending non mi hanno colpito tanto, buono il doppiaggio.

Nel complesso si tratta di un anime da guardare solo nel caso in cui non ci si voglia creare particolari aspettative; naturalmente è al di sotto della sufficienza, a causa della superficialità e quasi assenza della trama, con dei personaggi molto discutibili e di cui si può apprezzare esclusivamente la contrapposizione tra l’ingenuità di Buntarō e l’astuzia e ingegno di Sayuki, elementi classici presenti all’interno della nostra società. Sinceramente mi sarei aspettato qualcosina di più da quest'anime.

Il mio voto finale è 5.


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npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 4,5
Quando, incidentalmente, mi ritrovo a guardare anime del tipo "un gruppo di ragazzi si impegnano a fare qualcosa", mi chiedo sempre se il parere negativo che spessissimo scaturisce dalla visione dipenda solo dalla mia avversione verso titoli di questo tipo oppure se il mio è un giudizio oggettivo. Personalmente non riesco proprio a capire come sia possibile pensare che un anime che parli per tutto il tempo delle difficoltà che si incontrano a portare a termine un determinato lavoro possa essere classificato come opera d'intrattenimento; a mio avviso, o ti interessa l'argomento in sé, e in questo caso l'apprezzamento è comprensibile, oppure il tutto diventa di una noia mortale.
Sono sicurissimo che in molti, specie chi questi titoli li apprezza (e non sono pochi), mi consiglieranno di non guardarne più e dedicarmi esclusivamente a ciò che potenzialmente potrebbe piacermi; e questo è indubbiamente un consiglio che sprizza saggezza da tutti i pori e che più di una volta ho avuto l'accortezza di seguire. Purtroppo non questa volta.
Prima di proseguire con la recensione voglio precisare un'ultima cosa: quando si tratta di dare un giudizio, non parto mai prevenuto, specie se il genere in questione non mi appassiona. Al contrario, in questi casi, sapendo di entrare in un campo minato, cerco di andarci coi piedi di piombo. In più non corrisponderebbe a verità la tesi secondo cui nessuno dei lavori di questo tipo è mai stato di mio gradimento: ad esempio ho adorato "Bakuman", che forse è ancora più estremo e impegnativo di quello oggetto della presente recensione.

"Shōjotachi wa Kōya o Mezasu" narra le vicende di un gruppo di studenti che, essendo ancora indecisi sulla loro carriera professionale, si lasciano coinvolgere dalla loro compagna di scuola Sayuki nel suo progetto: creare un bishoujo game (un simulatore di appuntamenti, per intenderci) di successo. Da quel momento in poi questo gruppo di ragazzi passeranno le loro giornate tra sceneggiature, schizzi, programmazione e altri lavori di questo tipo, fino a scoprire che quella forse è proprio quella la strada che stavano cercando per dare un senso alla propria vita.

Detto questo, cominciamo con il "massacro". Inizierei, una volta tanto, proprio dal titolo: non so se la traduzione dal giapponese sia corretta, ma un titolo più stupido di "Le ragazze anelano alle lande selvagge" proprio non me lo ricordo, e di anime ne ho visti proprio tanti. In realtà non è brutto, anzi devo confessare che ho cominciato a vederlo solo perché attratto da questo titolo a dir poco bizzarro; così, in un'ottica esclusivamente pubblicitaria, il nome va benissimo, in quanto assolve al compito di attirare spettatori. Peccato che non "ci azzecchi" assolutamente nulla col contenuto dell'opera: è vero che Sayuki parla del mercato videoludico come di una landa selvaggia, ma come collegamento mi sembra piuttosto arbitrario e soprattutto fuorviante, in quanto induce lo spettatore ad aspettarsi un anime dai contenuti del tutto diversi. Una specie di truffa, insomma.
Passiamo al contenuto. Se si vuole realizzare un anime di questo tipo, a mio avviso, la prima cosa da fare per mantenere desta l'attenzione dello spettatore è predisporre una serie di variazioni sul tema principale. C'è solo l'imbarazzo della scelta per quanto riguarda il genere da utilizzare: sentimentale, commedia, drammatico e così via. In verità, "Shōjotachi wa Kōya o Mezasu" qualche timido tentativo in questa direzione lo fa, ma, a quanto pare, scrivere qualcosa di diverso non era proprio nelle corde o nelle intenzioni dell'autore. Così quello che rimane è una sceneggiatura che per dodici episodi propone un gruppo di ragazzi che non fanno altro che lavorare a un qualcosa che lo spettatore non vedrà mai, e ciò la rende troppo piatta per non indurre alla noia più assoluta.

La cosa che dispiace è che i presupposti per creare qualcosa di gradevole c'erano tutti: i primi due episodi, ad esempio, mi erano piaciuti molto; e anche gli ultimi in fin dei conti sono passabili. Se ciò non bastasse, anche i personaggi, sebbene stereotipati e poco approfonditi, non sono poi così male e potevano essere sfruttati molto meglio rispetto all'uso che ne è stato fatto.
In definitiva, "Shōjotachi wa Kōya o Mezasu" m'è parso un anime davvero mediocre. Non è certamente il peggiore nel suo genere, ma per gli altri ho avuto il buon senso di stopparne la visione nel momento stesso in cui ho capito dove volevano andare a parare.


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Nox

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
"Solo coloro la cui passione brucia nei loro cuori possono afferrare i propri sogni in questa crudele terra desolata che è il mondo."

"Shoujo tachi-wa Kouya wo Mezasu" è un anime di dodici episodi andato in onda dal gennaio al marzo del 2016.

La trama è ambientata nel solito liceo dove il protagonista, Bunta, viene coinvolto dalla bella di turno, Kuroda, a partecipare alla creazione di un bishoujo game. Ben presto, altri compagni di classe, nei ruoli di assistente di produzione, programmatore, disegnatore e doppiatore, si uniscono ai due ragazzi, rispettivamente scrittore e produttore del gioco. Insieme, guidati dalla determinata Kuroda, punteranno a realizzare un prodotto di successo.

Dirò immediatamente che, sebbene le premesse fossero promettenti, non sono rimasta particolarmente colpita.
Fra gli aspetti positivi c'è sicuramente la parte tecnica, in particolare ho trovato molto bello e particolareggiato il chara design.
Ho, inoltre, apprezzato molto il protagonista. Bunta è la parte migliore dell’anime, visto che, probabilmente, è il personaggio anime più simile a un vero essere umano che abbia mai visto. Solare, aperto, aiuta tutti senza essere il solito buonista, bravo in tutto e in niente in particolare. E' molto realistico e mi è stato immediatamente simpatico.

Fra gli aspetti negativi, ci sono tutti gli altri personaggi che sono, in pratica, la solita banda di schizzati stereotipati: la "non mi guardare che arrossisco", il "sembro normale ma ho una personalità bipolare", la "sono fredda e misteriosa" e la "ho un carattere vivace (traduzione: sono insopportabile)". Mi sono rimasti tutti molto indifferenti, senza permettermi di affezionarmi o almeno interessarmi a nessuno di loro.
Il problema principale, però, è, secondo me, la trama molto stagnante. Non succede nulla, sono sempre loro, negli stessi tre posti (l’aula scolastica, la casa di Bunta, il café), che lavorano alle parti tecniche di questo gioco. In alcuni punti risulta davvero ripetitivo e stancante, e non nascondo di essermi spesso annoiata a sentire sempre le stesse conversazioni. Ci sono anche alcune scene pseudo-romance, ma rimangono inesplorate e, per questo, senza significato.

Riassumendolo in una frase o meno: "Mi aspettavo di più, non è brutto ma niente di che."


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Eversor

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
“Shoujo tachi-wa Kouya wo Mezasu” è una commedia scolastica delle più classiche in assoluto, riprende a piene mani i cliché già visti a più riprese in ogni opera del genere e sfrutta personaggi ancor più tipici. Eppure colpisce, appassiona e attira per una trama epurata da imperfezioni vistose e modellata su misura dello spettatore. E’ conscia di avere tra le mani un prodotto altamente sfruttato e cerca dunque di giocare proprio su questi fattori, rendendoli antichi e nuovi allo stesso tempo.
Le dodici puntate scorrono in maniera fluida e piacevole, in una realtà semplice ma comunque sufficiente per divertire e stupire.

Buntaro Houjou è un ragazzo polivalente, che s’impegna al massimo in tutto ciò che fa, ma, allo stesso tempo, non riesce veramente a dedicarsi al 100% a un’attività specifica. Continua a vagare da una parte all’altra, senza però trovare un luogo in cui fermarsi. E tale posto speciale glielo offrirà Sakuki Kuroda, una sua compagna di classe. Questa, dopo averlo improvvisamente invitato a un appuntamento nel fine settimana, gli propone un “gioco” da fare insieme. E con gioco non intendo alcun doppio senso, visto che il lavoro che si accingeranno a compiere sarà proprio quello di creare un videogioco. Buntaro pare leggermente sorpreso, ma, alla fine, acconsente. Gli sembra l’occasione giusta per capire veramente la strada che vorrà compiere nel suo futuro più prossimo.

La partenza è buona, bisogna ora vedere come sarà il resto della corsa. Il protagonista non mostra nulla di speciale, ma, proprio in questa sua mediocrità, risplende al massimo. E’ un normalissimo ragazzo, che non possiede abilità particolari e nemmeno pare circondato da un gran numero di ragazze infatuate di lui. Tutto ciò che realizzerà nel corso della serie sarà solo grazie alle sue forze, senza disdegnare ovviamente l’aiuto di qualche buon amico.
E, concentrandoci su questi ultimi, vediamo allora il gruppo principale della commedia: Kuroda è la coprotagonista, ma non per questo si erge più degli altri nel contesto generale della storia. Insieme a lei, compaiono altri giovani studenti che, in un modo o nell’altro, sono interessati al mondo videoludico. Tra questi non ho potuto disdegnare la presenza di Yuuka Kobayakawa, una ragazza energica e solare, che riuscirà a portare qualche raggio di sole in mezzo a quel gruppo di giovani intraprendenti. Amica d’infanzia del protagonista, è, come spesso succede, innamorata di quest’ultimo. Ma, per fortuna, non ci sarà alcun risvolto sentimentale né con lei né con la classica protagonista di turno. O meglio, un accenno c’è, ma, forse per non appesantire troppo la trama, si è saggiamente scelto di evitare un’avventura in questo campo impervio.
E allora godiamoci le fatiche dei vari ragazzi, non solo per creare il videogioco in sé, ma anche nel creare e consolidare il gruppo. Liti non mancheranno, ma in un modo o nell’altro si riesce sempre ad aggiustare la situazione. Un risvolto prevedibile, dunque? Sì e no. Se da un lato il lieto fine non sembra per nulla in discussione, dall’altro la strada per raggiungerlo è impervia e per nulla scontata.

La grafica risulta piuttosto buona, anche se non proprio eccezionale. Colori non troppo luminosi, ma neanche tetri. Un clima di rassicurante serenità, che passa spesso in mezzo a una coltre di nuvole pericolosa. Buono il gioco di luci e ombre, così come la gestione dei tempi e delle varie situazioni. Il fanservice c’è, ma con il contagocce, per una commedia che non ha bisogno di mostrare nulla di eccessivamente provocante.
Le musiche non si distinguono per vivacità, ma accompagnano in maniera diligente il corso della trama. Il doppiaggio è nella norma, e va così a concludere un comparto tecnico discreto, sebbene non sensazionale. Forse, con un leggero miglioramento di quest’ultimo, anche l’opera avrebbe avuto un effetto ancor più dirompente.

Il finale non è un addio, anzi pare più un lieto arrivederci verso giorni futuri che, ahimè, non credo vedremo mai. La vicenda principale si è conclusa, il resto non era affare nostro, e nemmeno della serie. Buntaro riuscirà a trovare la propria strada? E per quanto riguarda la compagna della propria vita?
Tutte domande più che lecite, alle quali, purtroppo, non possiamo rispondere. Da un lato rammarica non riuscire a concludere pienamente con il botto, ma, d’altro canto, ci sarebbe voluto sicuramente più tempo e uno sviluppo maggiormente elaborato. Si è scelto invece di mantenere toni più tranquilli che, tutto sommato, soddisfano e allietano.

Voto finale: 8 meno