logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
esseci

Episodi visti: 10/10 --- Voto 8
Potrei definire "Quartet" come una serie un po'eccentrica e surreale ma anche profonda, umana e soprattutto originale nei contenuti e nella sceneggiatura. Una bella sorpresa per l'intreccio ben strutturato della trama e per la recitazione dei quattro protagonisti che riescono a far ben immedesimare lo spettatore nei personaggi che impersonano.

La trama a prima vista potrebbe sembrare alquanto bizzarra perché "sgomitola" in modo ben calibrato i vari eventi man mano che procede, facendo affrontare allo spettatore vari generi quali il "crime", drama, commedia, mistero, musicale, amicizia, ricatto, tradimento, amore non corrisposto, possibili omicidi, ecc..
Il tutto è inserito in uno slice of life dei quattro protagonisti ambientato in una città a poca distanza da Tokyo nella stagione invernale, in cui spesso i dettagli, anche quelli meno significativi, diventano rilevanti ai fini della comprensione della storia.

Quello che sembra il suo pregio diventa tuttavia anche il suo maggior difetto: al termine della visione si potrebbe rimanere un po' sconcertati perché potrebbe maturare l'idea che l'esperimento di mixare in modo originale vari generi senza focalizzare la trama solo su un genere possa essere interpretato come un esercizio di "sincretismo" di forma.

Si parte senza alcuna spiegazione con la decisione di quattro adulti equamente divisi per genere di riunirsi per provare a formare un quartetto musicale di archi per provare a sbarcare il lunario dopo alterne (s)fortune. Ciascuno ha un proprio passato: misterioso, di dolore, di fallimenti. Di sicuro si scopre che la musica, pur essendo amata dai quattro protagonisti, non ha rappresentato la passione attraverso la quale siano riusciti ad affermarsi.

E ciascuno dei protagonisti ripone a modo suo in questa iniziativa la sua possibile "catarsi" da un passato che lo spettatore ignora e che scoprirà man mano con una sapiente sceneggiatura.

I 4 musicisti si incontrano in apparenza "casualmente" in un bar karaoke a Tokyo e poi decidono di trascorrere l'inverno in una villa a Karuizawa, di proprietà di uno dei membri (Beppu), formando un quartetto chiamato Quartet Donuts Hole, e iniziano a esibirsi in locali.
La storia ruota quindi attorno a queste quattro persone: oltre a Beppu Tsukasa, ci sono Maki Maki, Suzume Sebuki e Yukata Iemori. Tutti e quattro sembrano essere un po' fuori dagli schemi e ciascuno molto diverso dall'altro.

Nei 10 episodi si sviluppano diversi archi narrativi che andranno ad affrontare il passato di tutti i protagonisti, svelandone segreti, contraddizioni, punti deboli, fallimenti, vizi e virtù, rimpianti e rimorsi per poi procedere all'intreccio di sentimenti d'amore tuttavia non corrisposti che porteranno al termine, dopo alterne vicende e fortune, al trionfo del bellissimo rapporto di complicità che si è creato tra loro che li legherà definitivamente come "squadra" superando le difficoltà e gli imprevisti.

Il tutto ha come tema principale la musica e l'amicizia. Se la trama intreccia in modo intelligente il poliziesco, il dramma e la commedia, il punto di forza della serie è lo stile registico molto "slice of life" e i dialoghi in apparenza "banali" ma molto realistici e pregni di significato. Alludo ad esempio ai lunghi dialoghi dei pranzi e delle cene che ci forniscono uno spaccato di come si possano sviluppare le interazioni verbali a tavola tra giapponesi: la scena del limone spremuto sul pollo fritto (Karaage) senza averlo chiesto prima a tutti i commensali è paradigmatica della loro cultura nei confronti del prossimo, una logica al limite dello stucchevole e del contorto per noi occidentali.

Essendo uno slice of life mascherato da drama/comedy, c'è una profonda e nipponica attenzione ai dettagli anche più insignificanti e soprattutto alle "fissazioni" dei protagonisti: emblematica la circostanza che Maki lasci i calzini del marito scomparso sul tappeto attendendo il suo ritorno, o che Suzume suoni a piedi scalzi, o la paturnia della gestione dei rifiuti da parte di Beppu... ma ce ne sono molti altri in cui lo spettatore scopre delle vere e proprie "nevrosi" dei personaggi e tale aspetto rende molto realistica e umana la serie nello stile classico nipponico.
Resta anche la componente ironica e comica: e in questo caso l'umorismo potrebbe sembrare un po' meno sarcastico e pungente di quello cui siamo abituati noi "occidentali" e probabilmente ci sembrerà anche un po'più puerile e ingenua, ma è proprio l'approccio culturale dei giapponesi a rendere la comicità così composta e poco sguaiata.
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)

Nella serie non tutto è perfetto: mi riferisco alla riapparizione del marito di Maki (troppo forzata e banalizzata) o il presunto omicidio della bella e cattiva Arisu. Aspetti un po' troppo banalizzati e messi un po' in ridicolo come per stemperare l'anomala e temporanea "tensione" della serie.

Il finale l'ho percepito molto significativo. Dopo le varie peripezie (soprattutto quella di Maki e del suo furto dell'identità) i quattro strumentisti si ritrovano per coronare il loro sogno: suonare in un teatro davanti ad un numeroso pubblico. I quattro suonano per loro stessi e per il loro piacere di farlo "assieme". Non importa se il pubblico si alza e se ne va, che li contesti lanciando lattine e bottiglie.


Un plauso agli attori protagonisti, cui aggiungo il persecutore di Iemori e la "suocera" di Maki. La recitazione è un altro dei punti forti di "Quartet" e tra le migliori che abbia mai visto in un Live Action tra i pochi visti finora. Mi sono documentato un po' in quanto conoscevo solo Hikari Mitsushima (per la recitazione in "Saving my stupid youth" del 2014 e "First love hatsukoi" del 2022). In "Quartet" interpreta il personaggio più carino, eccentrico, orginale e meno introverso, sebbene molto indecisa.
Degli altri sapevo poco e ho scoperto ad esempio che Matsu Takako oltre ad essere attrice è anche una cantante (ha intepretato "let it go" di Frozen in versione giapponese). La sua Maki l'ha interpretata veramente bene, rendendo sempre quell'espressione da sfinge per mantenere il suo "terribile" segreto. Riguardo i maschi, Matsuda Ryuhei ha reso Beppu in tutta la sua una goffaggine, ma anche nella sua "rettitudine" di principi, mentre Takahashi Issei ha reso al meglio il lato icastico e sarcastico di Iemori.

Volendo riassumere in una frase "Quartet" potrei scrivere che "ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno" (M. Twain) ma la gioia di fare ciò che ami e l'amicizia e la condivisione della comune passione riesce a superare i lati oscuri delle personalità.


 1
CloveRed

Episodi visti: 10/10 --- Voto 7,5
Parlare di "Quartet", live action disponibile sulla piattaforma a pagamento Netflix, risulta difficile ma anche stranamente facile, questo per via della sua storia che risulta semplice nella sua idea di base ma anche intricata e misteriosa per quanto riguarda le emozioni che racconta.

Appena ci si approccia al primo episodio si resta affascianti dall’elegante maestria con cui il cast rapisce lo spettatore.
Con i suoi dialoghi sagaci, alcune volte divertenti altre volte volutamente ai limiti del comprensibile, Quartet si distingue dal solito drama “musicale”, questo perché si lascia “contaminare” da elementi mystery che non ci si aspetta da un prodotto che dovrebbe parlare di musica. Ma andiamo con ordine.

Quartet inizia con un incontro casuale - anche se lo spettatore sa già che in realtà non è proprio così - di quattro musicisti ultra trentenni con la passione per la musica. Insieme decidono di formare un quartetto di archi - primo e secondo violino, violoncello e viola - per poter finalmente vivere la loro passione come un lavoro vero e proprio e non solo come un sogno, oppure un hobby.
Ognuno, a modo suo, vive una vita che la società odierna definirebbe “misera” e solitaria, chi perché disoccupato, chi perché porta traumi o fardelli difficili da ammettere, ma è proprio grazie alla loro unione “semi casuale” che le cose sembrano a poco a poco cambiare e migliorare per tutti loro.

I nostri personaggi: Maki (interpretata da Takako Matsu), Beppu (interpretato da Ryūhei Matsuda), Iemori (interpretato da Issei Takahashi) e Suzume (interpretata da Hikari Mitsushima) riescono grazie ai loro interpreti a fare subito breccia nel cuore dello spettatore, anche se sappiamo che qualcuno di loro nasconde qualche segreto. Un cast di attori così ispirato, bravo e coeso è davvero una fortuna trovarlo, tutti loro si alternano e sostengono scena dopo scena - proprio come aggraziate note su un pentagramma - rendendo la visione di questo drama intrigante ed emotivamente appagante.
Queste quattro “note solitarie”, decidendo di andare a vivere insieme, riescono con estrema semplicità a interagire ed affezionarsi gli uni con le altre creando una sorta di “famiglia” che in un qualche modo mancava a ognuno di loro. Questa famiglia sarà una vera panacea per lenire e guarire le ferite più o meno profonde dei loro cuori, facendoli sentire meno soli e non più degli scarti della società.

In un’alternanza di scene che spaziano dalle più ironiche alle più intime, perfette per uno slice of life, vi troviamo però questa sorta di “elemento di intrusione” che minaccia la stabilità emotiva dei protagonisti: la scomparsa del marito di Maki.
Maki, la più tranquilla del quartetto almeno in apparenza, col suo segreto rischia di minare il fragile universo che si è venuto a creare tra i quattro musicisti, inducendo una sorta di atmosfera angosciante ma che stranamente non risulta mai pericolosa. Infatti tale mistero è visto dai suoi tre coinquilini, ma anche dallo spettatore, non come una cosa negativa ma più come mezzo per comprendere e capire meglio chi sia Maki e il perché risulti così affabile ma anche molto distaccata.
Se da un punto di vista recitativo non si possono che tessere lodi ai quattro attori protagonisti, dal lato della scrittura si notano delle piccole crepe come: l’avvicendarsi di alcune situazioni inverosimili e al limite del surreale oppure il concentrarsi molto sulle vicende delle due figure femminili, che ad un certo punto sembrano quasi mettere in ombra i due protagonisti maschili, tendendo a smorzare di molto il ritmo della storia. Lo spettatore, infatti, si ritroverà, a volte a chiedersi del perché di tali scelte di scrittura oppure se una determinata svolta nella trama era davvero necessaria.

Se come detto il punto di forza di "Quartet" è la caratterizzazione dei suoi personaggi che sono ben delineati e sfaccettati, anche il lato tecnico non è da meno.
La regia di Nobuhiro Doi risulta chiara e precisa, assistita da un montaggio “pacato” ma non per questo noioso. La fotografia, come la scenografia, risultano anch’esse molto interessanti preferendo utilizzare colori freddi per gli esterni, quasi a sottolineare un certo disinteresse della società verso i protagonisti, a una fotografia più calda ed accogliente per gli interni. Questo si nota soprattutto nella casa dove vanno ad abitare che infonde ancora di più quella sensazione di calore familiare, riescono con dei semplici cambi di inquadratura a far comprendere già una sorta di cambiamento emotivo che accompagna, non solo gli attori, ma anche lo spettatore.
Persino la scelta dei costumi riesce ad aiutare lo spettatore a comprendere meglio la psiche dei quattro protagonisti. Notiamo infatti che Beppu tende ad essere sempre “perfettino” nei suoi outfit, Suzume tende a nascondersi sotto strati e strati di abiti ampi, caldi e confortevoli, mentre Iemori tende a vestirsi da eterno giovane, quasi come se servisse a ricordargli tempi migliori ormai passati.
La musica in Quartet risulta essere il quinto elemento del gruppo di protagonisti, essa spazia dalle grandi opere di musica classica a brani dal sapore più contemporaneo ma che hanno come tema centrale l’eleganza.

Quartet risulta essere un live action ben confezionato, interessante, coinvolgente e che grazie alla sua componente mystery non appare per nulla scontato.
I personaggi, tutti ben definiti e magistralmente interpretati da un cast di veri fuoriclasse, riescono grazie al loro magnetismo a creare una forte empatia col pubblico ma, purtroppo, non sempre riescono a compensare i difetti di scrittura presenti nella trama che potrebbe lasciare un po’ di amaro in bocca allo spettatore.


 3
Miriam22

Episodi visti: 10/10 --- Voto 8
"Quartet", live action di dieci episodi uscito in patria nel 2017, ma qui in Italia solo nel 2023 grazie a Netflix, è una delicata sinfonia di emozioni che si distingue tra i drama giapponesi come una preziosa gemma.
La trama ruota attorno a quattro individui molto diversi tra loro che si ritrovano a suonare insieme in un quartetto d'archi e a condividere la stessa casa. Ognuno di loro ha una personalità unica e un passato tormentato, ma grazie alla loro passione per la musica, trovano un modo per esprimere se stessi e affrontare le sfide che la vita pone loro davanti.

Uno dei punti di forza più evidenti di "Quartet" risiede nella sua efficace caratterizzazione dei personaggi. Ogni membro del quartetto protagonista viene presentato con cura e profondità, riuscendo a catturare l'attenzione dello spettatore sin dal primo episodio. Dall'adorabile e misteriosa Maki Maki (interpretata in modo straordinario da Takako Matsu) al misterioso e brillante Yutaka Iemori (interpretato magistralmente da Issei Takahashi), all'eccentrica e vulnerabile Suzume Sebuki di Hikari Mitsushima (nota anche per la sua intensa interpretazione in First Love Hatsukoi), e al rispettoso e generoso Tsukasa Beppu (interpretato da un inaspettato Ryūhei Matsuda) ogni personaggio è unico e affascinante a modo suo. La serie si immerge nelle loro vite, esplorando i loro segreti e scheletri nell'armadio (e tutti loro ne hanno), le loro paure e le loro speranze, creando una connessione emotiva reale con il pubblico.

La performance degli attori in "Quartet" è semplicemente eccezionale. Ogni membro del cast principale offre una recitazione impeccabile, dando vita ai loro personaggi con autenticità e profondità. Takako Matsu si distingue particolarmente, regalando un'interpretazione commovente ed empatica di Maki. La chimica tra i membri del cast è palpabile, rendendo le dinamiche tra i personaggi ancora più coinvolgenti. Ogni sguardo, ogni gesto e ogni parola trasmettono una vasta gamma di emozioni, lasciando un'impronta duratura nello spettatore.

La musica di "Quartet" è un'altra componente fondamentale che contribuisce all'atmosfera coinvolgente della serie. La colonna sonora, composta da pezzi eleganti e malinconici (fra tutti spicca il tema del fiume de "La Moldava" di Smetana), si fonde perfettamente con le scene, amplificando le emozioni dei personaggi. Ogni nota musicale sembra risuonare nel cuore dello spettatore, accompagnando le situazioni più intense e toccanti con maestria. La musica diventa un vero e proprio personaggio, sottolineando e arricchendo le emozioni trasmesse dagli attori. Degna di essere qui citata la sigla finale, che per sonorità e coreografia singolare diventa un vero inno corale dell'intero quartetto.
La regia di "Quartet" è sorprendentemente originale e creativa. Le scelte visive e il montaggio delle scene riflettono un'attenzione ai dettagli e un'intelligenza artistica che elevano ulteriormente la qualità della serie. Il regista, Nobuhiro Doi, è riuscito a creare un equilibrio tra la narrazione lineare e il simbolismo visivo, donando a "Quartet" una firma distintiva che la differenzia da altre produzioni dello stesso genere. L'uso sapiente della fotografia e delle inquadrature contribuisce a creare atmosfere suggestive e ad enfatizzare le emozioni dei personaggi. Ogni scena è composta con cura, trasmettendo sia il contenuto narrativo che quello emotivo in modo coinvolgente.

I dialoghi di "Quartet" meritano un plauso particolare. Sono sagaci, incalzanti, profondi e talvolta persino poetici. Le parole pronunciate dai personaggi sono intrise di significato e riflessione, arricchendo la trama e offrendo spunti di discussione su temi universali come l'amore, la famiglia, e la ricerca della felicità. I dialoghi brillanti sono impreziositi dall'ottima recitazione del cast, trasformando le parole in veri e propri strumenti di espressione emotiva. Ogni conversazione diventa un momento di intimità con i personaggi, permettendo allo spettatore di immergersi ancora di più nelle loro storie e nei loro conflitti interiori.

Nonostante tutti questi punti di forza, "Quartet" non è immune da alcuni punti deboli che ne limitano la perfezione. Uno di questi è il fatto che non tutti i personaggi ricevono lo stesso spazio e sviluppo. Se la trama ci prepara a una storia di impronta corale, in realtà ci si concentra principalmente su Maki, e gli altri personaggi che le stanno al fianco, pur avendo potenziale, non ricevono abbastanza attenzione e approfondimento. Questo squilibrio può lasciare lo spettatore con una sensazione di insoddisfazione e di aver perso l'opportunità di esplorare appieno le loro storie. Tuttavia, va detto che anche questi personaggi "secondari", seppur meno sviluppati, riescono comunque a lasciare un'impressione significativa grazie all'abilità degli attori che li interpretano.
Inoltre, la serie avrebbe beneficiato di qualche episodio in più per chiudere perfettamente il cerchio. Nonostante la trama sia ben sviluppata nel complesso, alcuni aspetti sembrano essere affrettati verso la conclusione. Alcuni archi narrativi avrebbero potuto essere approfonditi ulteriormente, regalando una maggiore soddisfazione e completezza alla storia complessiva. L'aggiunta di alcuni episodi, infatti,  avrebbe dato l'opportunità di esplorare in modo più accurato i retroscena dei personaggi e permesso un'evoluzione più graduale degli eventi, evitando una conclusione che può apparire un po' affrettata.
Difatti, il finale di "Quartet" risulta sbilanciato e forse un po' troppo accelerato. Dopo un'evoluzione lenta e delicata, il climax arriva improvvisamente, lasciando alcune questioni aperte e una sensazione di mancanza di chiusura. Un finale più ponderato e ben bilanciato avrebbe potuto offrire una conclusione più soddisfacente per gli spettatori, risolvendo in modo più accurato le trame e le relazioni tra i  personaggi. Tuttavia, nonostante queste piccole imperfezioni, il percorso emotivo che "Quartet" offre durante la sua visione rimane comunque appagante e indimenticabile.

In conclusione, "Quartet" è un live action che si distingue per la sua efficace caratterizzazione dei personaggi, l'ottima performance degli attori, la musica coinvolgente, la regia originale e i dialoghi brillanti. E' un esempio di come una storia ben raccontata, con personaggi complessi e un cast talentuoso, possa lasciare un'impronta duratura nel cuore degli spettatori. Tuttavia, anche se la serie riesce sicuramente a coinvolgere lo spettatore in un vortice di emozioni e riflessioni, il drama avrebbe suscitato un maggior impatto emotivo se si fossero indirizzati tutti i personaggi verso un'evoluzione completa che invece non arriva, e se ci si proiettava verso un finale meno frettoloso, ma dal ritmo più pacato in linea con lo stile di tutta la serie.