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Rudido

Episodi visti: 8/8 --- Voto 8
"I tre giorni dopo la fine" (The Days) è una miniserie Netflix di 8 episodi rilasciata il primo giugno 2023 e prodotta da Jun Masumoto, Daisuke Sekiguchi, Tomoki Masuko e Ryohei Takada assieme a Warner Bros. Japan e Lyonesse Pictures.
Diretto da Masaki Nishiura ("Densha Otoko", "Rich Man, Poor Woman") e dal maestro dell'horror Hideo Nakata ("Ring", "Dark Water"), il serial segue molti personaggi che incarnano le persone che hanno contribuito a gestire il disastro nucleare nei giorni successivi all'11 marzo 2011, da qui il titolo originale.

Si tratta di una serie corale in cui seguiamo diversi individui a Fukushima, alla sede della Tepco e nei palazzi della politica giapponese. Ma, se avere tanti personaggi con cui relazionarsi potrebbe sembrare fin troppo (in 8 episodi), in realtà il meccanismo funziona bene. Anzi, se ne fosse stato escluso anche solo uno, ne sarebbe risultata una versione monca degli eventi. Inoltre (secondo un meccanismo molto hitchockiano), osservare tutte quelle persone che cercano di reagire e rispondere alle varie emergenze con poche o pochissime informazioni (mentre noi già sappiamo cosa accadrà), è ancor più agghiacciante.

Il disastro naturale all'origine della crisi è stato ricreato in modo estremamente realistico. Sia il terremoto che lo tsunami sono realizzati fedelmente con CGI ed espedienti registici efficaci. La fotografia è funzionale, con momenti da puro horror claustrofobico in cui vengono sfruttati i ristretti ambienti della centrale, l'assenza di luce, i flash delle torce o la nebbia. Mentre in molte scene gli unici rumori persistenti sono i respiri affannosi degli operai dentro le tute di protezione. La colonna sonora ora ieratica ora tragica, è composta anche di tante tracce di stampo ambient e industrial che in lenti crescendo si trasfomano in amplificatori emozionali in alcune delle scene più forti.

La sceneggiatura della serie si basa sul libro "On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi" da cui è stato tratto anche il film "Fukushima 50" del 2020, ma anche su una serie di interviste e sulla relazione della commissione d'inchiesta, e, per forza di cose, qui è tutto molto più dettagliato. I protagonisti sono seguiti e rappresentati con dovizia di particolari e approfondimento psicologico e l'ottimo lavoro del cast restituisce la sensazione di osservare delle persone in carne ed ossa, prima ancora che dei personaggi. Pur con qualche concessione, seppur minima, alle esigenze della sceneggiatura.

Protagonista su tutti è Kōji Yakusho, perfetto nel ruolo di Masao Yoshida, il direttore della centrale nucleare (lo show è anche un tributo a quest'uomo, che morì di cancro due anni dopo il disastro). Capace di trasformarsi in poco tempo da direttore pacato e meticoloso, a testa calda che prende a calci le scrivanie e ignora gli ordini dei superiori, perché lui è sul campo, non dorme da 70 ore e non ha più tempo per le "stupidaggini" di dirigenti e politici. Un egregio ritratto di un essere umano intrappolato in un incubo senza fine e senza via di scampo. Chiamato a prendere decisioni fondamentali, a decidere della vita e della morte dei suoi sottoposti e ad assumersene tutte le responsabilità.

Ottimo anche Yutaka Takenōchi nei panni di Shinji Maejima, operatore della centrale che più di una volta si trova costretto a scegliere le squadre di addetti da mandare all'interno dei reattori. Pur nella reiterazione di alcune situazioni, anche lui fa percepire tutta l'angoscia di una persona che (a sua volta contaminata), deve letteralmente scegliere chi mandare a morire giorno dopo giorno.

Di spessore anche l'interpretazione di Fumiyo Kohinata, a cui è affidato lo spinoso ruolo del primo ministro Shinji Azuma (basato sulla figura di Naoto Kan). Anche lui riesce a far percepire benissimo l'ansia, l'impotenza e il panico con cui l'uomo si confronta, in un crescendo puntata dopo puntata, sino ad arrivare allo scenario apocalittico prospettato nell'ultimo episodio (in una scena che letteralmente gela il sangue nelle vene). Anche se le critiche al suo personaggio non sono mancate, e il Tokyo Times ha parlato di "eccessiva prudenza" nella rappresentazione delle indecisioni di PM e governo.

Merita poi di essere almeno menzionata la performance di Ken Mitsuishi in veste di Murakami. Un funzionario della Tepco che da Tokyo cerca di gestire la crisi, barcamenandosi tra la salvaguardia degli interessi aziendali e le richieste dell'amministrazione, con un cinismo impressionante.

In "The Days" la tensione sale lentamente e malgrado l'alto numero di tecnicismi, di numeri e dati quasi maniacalmente gettati in pasto al pubblico l'impatto emotivo resta altissimo. Questo, perché sono le persone che prendono le decisioni dietro a tutti quei numeri che definiscono i confini emozionali della serie, è nei loro volti colti dall'angoscia e dal panico che ci specchiamo mentre assistiamo alla tragedia. Ma a scanso di equivoci va comunque detto che è stato evitato qualsiasi tipo di sensazionalismo e spettacolarizzazione, sia visiva che emotiva (vedi il personaggio dello sfortunato Koki interpretato da Ōji Suzuka). Troppo vivi ancora oggi l'orrore e la tragedia che hanno squassato il paese in quei giorni per abbandonarsi a una rappresentazione edulcorata, stilizzata od eroistica degli avvenimenti.

E a ben vedere, tra le righe, c'è anche una cosa in più che può far riflettere nello show: dall'inizio alla fine vediamo infatti un'amministrazione sia pubblica che privata fatta solo da uomini in età geriatrica. Le donne non toccano palla, non c'è una figura femminile di potere che prenda qualsivoglia decisione. Anzi, gli unici personaggi femminili rappresentati sono la madre e la sorella del giovane operaio Koki relegate nei loro ruoli marginali a piangere ed a intrecciare origami.

Si tratta dunque di un'opera a cui suggerisco di approcciarsi con cautela. Il rigore e la minuziosità quasi documentaristica con cui sono rappresentati i dettagli dal punto di vista delle persone coinvolte risultano brutali e non sono adatti a tutti. Vedere i volti di coloro che lavoravano nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi e degli altri protagonisti man mano che si rendono conto di quel che sta succedendo, è davvero una rappresentazione di orrore puro e può essere fonte di ansia per lo spettatore più impressionabile. È comunque un approfondimento molto interessante ed un'opera realizzata tecnicamente benissimo, che sa coinvolgere, impressionare, emozionare e soprattutto che fa riflettere.