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Kotaro

Volumi letti: 3/59 --- Voto 7
Assurdo.
Questo è quel che si pensa, avendo a che fare con Super Mario-kun, che si tratta di un qualcosa di assurdo.
A ben pensarci, del resto, possiamo definire assurdo anche il gioco di riferimento, dato che tratta di un idraulico italiano catapultato in un mondo fantastico abitato da creature bizzarrissime, tartarugoni sputafuoco, principesse rapite e funghi dagli strani poteri.
Con queste premesse, la possibilità di creare qualcosa di completamente fuori di testa l’avevano eccome, e Yukio Sawada centra in pieno il bersaglio, realizzando un manga su Super Mario che riesce ad essere persino più assurdo del gioco originale.
Si tratta, se ci pensiamo, di un fumetto che tira avanti sin dal 1991, ampliandosi di volta in volta con ogni nuova uscita della serie, e considerando la semplicissima trama di base dei giochi di Mario la cosa non può che sembrarci follemente assurda.
La storia di Super Mario-kun è la stessa dei videogiochi. Non si riferisce ad un episodio specifico della serie, ma comincia con Super Mario World, il titolo in auge nel 1991, quando il manga è cominciato, e va avanti narrando le vicende di Super Mario Land, Super Mario Bros 3, Paper Mario, Mario Paint, Mario Kart, Super Mario Land 2, Super Mario All Stars, Yoshi’s Safari, Wario’s Woods, Mario’s Picross, Wario Land, Yoshi’s Island, Donkey Kong Country, Super Mario 64, Yoshi’s Story, Mario Party, Super Mario RPG, Super Mario Sunshine, Mario & Luigi Superstar Saga, fino ad arrivare a Super Mario Galaxy, l’ultimo (per il momento) episodio della serie.
Un compendio di storia dei videogiochi con vignette e balloon, dunque, che non esplora soltanto le storie dei giochi dell’idraulico di rosso vestito, ma anche quelle che coinvolgono il rozzo, muscoloso e avido Wario, il dinosauro Yoshi e la sua razza e le scimmie della serie Donkey Kong.
Cionondimeno, dal momento che le storie dei videogiochi di Mario si riassumono spesso e volentieri nel salvataggio della principessa Peach rapita da Bowser, per riempire un numero così alto di volumi, il buon Yukio Sawada aveva bisogno di movimentare un po’ le cose e ci è riuscito grazie ad uno strumento davvero molto potente: la comicità.
Leggendo Super Mario-kun, diverse cose ci verranno in mente, a cominciare dai fumetti di Akira Toriyama (Dr. Slump & Arale) e Hideo Azuma (Nanako SOS, Pollon) fino ad arrivare alla comicità slapstick dei cartoni animati americani della Warner Bros come i vari Looney Tunes o della Disney come la serie televisiva dedicata a Timon & Pumbaa.
Fra le pagine di Super Mario-kun ritroviamo la stessa demenzialità, le stesse situazioni surreali con travestimenti improvvisi dei personaggi, gli oggetti più disparati tirati fuori da chissà dove, personaggi che vengono schiacciati e deformati o sputacchiano di qua e di là con la lingua a penzoloni e gli occhi fuori dalle orbite, di azioni al limite del demenziale e combattimenti bizzarri.
Non fosse per i disegni e i reiterati giochi di parole basati su specifici termini della lingua giapponese (vedasi ad esempio il travestimento da Daruma, pardon, Darumario!), non diremmo neppure che questo è un manga, tanto bene ricalca i meccanismi del fumetto e del cartone animato comico occidentale.
L’impressione che ne viene al lettore è qualcosa di assolutamente delirante, che riesce a far davvero crepare dal ridere e a creare una storia divertentissima e originale partendo da una trama di base oltremodo scontata. Sawada gioca sull’intrinseca simpatia dei personaggi e sul fatto che nei giochi di Mario anche i cattivoni hanno un aspetto buffo e simpatico per donar loro una bonarietà unica, aiutato anche da uno stile di disegno volutamente semplicissimo e caricaturale, a tratti infantile, fatto di personaggi tozzi e bassi con grandi occhioni simpatici e di sfondi praticamente inesistenti, ma anche di linee cinetiche che abbondano in gran quantità e con grande frenesia, di battute al fulmicotone e di azioni velocissime e divertenti, di spassosissimi yonkoma in conclusione dei capitoli. Lo stile di disegno è quanto di più differente dagli artwork originali ci sia sulla piazza. Tutti i personaggi sono bassi e buffi. Scordiamoci l'allampanato Luigi, che qui è basso esattamente quanto il più celebre fratello, o il mastodontico e spaventoso Bowser, che qui è piccolino esattamente come Mario e il cui ghigno malefico lascia il posto ad un simpatico sorriso. È uno stile strano, infantile, caricaturale, che ricorda appunto i disegni di Hideo Azuma o del primo Toriyama, ma che si dimostra stranamente efficace nel dipingere i personaggi Nintendo mantenendone tutta la simpatia dello stile "ufficiale".

Super Mario-kun fa ridere, e tanto. È un’opera destinata indubbiamente ad un pubblico giovane, ma fa ridere, e ridere fa bene a tutti, grandi e piccini.
Tuttavia, trattandosi di un’opera su licenza, è probabile che abbia fatto ridere me, perché dei giochi di Mario e Nintendo in generale io sono un fan sfegatato sin dai tempi dell’infanzia e quindi ho potuto coglierne tutte le “auto”citazioni e i rimandi alle varie apparizioni dell’idraulico più famoso del mondo e dei suoi compari della grande N. Suppongo, però, che un lettore non Nintendaro non coglierebbe parte dei riferimenti né tanto meno si farebbe incantare dalla simpatia dei personaggi, che giudicherebbe infantili e basta, quindi non apprezzerebbe il fumetto.
Del resto, probabilmente, un lettore che non abbia mai giocato a Super Mario non si interesserebbe mai a questo manga, ma un lettore Nintendaro deve invece leggerlo ad ogni costo, poiché si farà davvero delle grasse risate.
Dispiace che un fumetto così assurdamente geniale non sia mai uscito al di fuori del Giappone, ma, dato che ultimamente va di moda proporre fumetti tratti dai videogiochi, non è da escludere del tutto una sua futura pubblicazione italiana. E, detto fra noi, io ci spero pure, dato che si parla sempre di Super Mario, non di un videogioco qualsiasi…