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Irene Tempesta

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7,5
Un manga gradevole, graficamente incantevole, narrativamente molto semplice.
Scritto tra il 1980 e il 1983 è stato il primo grande successo internazionale del famoso Katsuhiro Otomo, che avrebbe raggiunto la fama mondiale poi con "Akira", e come in Akira ci sono elementi comuni: primo, i poteri extrasensoriali, inquietanti, impressionanti, distruttivi, spaventosi; secondo, la città: in Akira c'era una Tokyo postatomica, qui invece un caseggiato fatto da enormi condomini che spadroneggia in tutto il manga, con tavole dettagliatissime, una maturità in termini di rappresentazione dello spazio impressionante, fughe prospettiche affascinanti, in Otomo l'architettura diventa un elemento imprescindibile dell'opera.

Il titolo originale è Domu, che unisce in giapponese Do, ovvero Bambino e Mu ovvero sogno, da qui il titolo "Sogni di bambini" e i bambini sono infatti personaggi misteriosi e affascinanti in quest'opera.
La trama come dicevo è assai semplice e lineare: in un quartiere periferico di una metropoli giapponese con enormi casermoni di cemento affollati di inquilini accadono strani eventi, suicidi tragici e inspiegabili si susseguono in modo insolito, una squadra di poliziotti cercherà di fare chiarezza e trovare indizi in questo quartiere misterioso, strane allucinazioni visive e uditive compaiono, manipolazioni mentali fino alla scoperta di persone con poteri paranormali.
Poteri impressionanti, dove l'energia pura si sprigiona in tutta la sua forza, sposta blocchi di marmo, fa esplodere oggetti, infrangere vetri, volare senza limiti....

Grazie alle biblioteche ho letto gratuitamente in prestito il volume unico, 251 pagine, distribuito molti anni fa nelle edicole da i Classici di Repubblica "Serie Oro", qualità nella media, formato grande che permette di godere delle tavole appieno, scelta ottima su questo autore, con paragrafi introduttivi su Otomo e il suo stile, interessante soprattutto per chi non lo conosce e vuole avvicinarsi a lui con una prima lettura semplice ma intensa.

Divinamente e meticolosamente disegnato, soprattutto negli sfondi e nelle inquadrature, resta una lettura gradevole e leggera che consiglio a tutti, agli amanti di Otomo e soprattutto a chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo particolare autore.


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kirk

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Questo seinen pubblicato su Manga Action della Futubasha è un’opera pregevole del maestro Kazuhiro Otomo, il quale è stato uno degli autori di punta dell’invasione dei manga in Italia con il suo Akira in versione colorata pubblicato dalla Glenat.
Domu venne pubblicato la prima volta dalla Comic Art nel 1994. La Comic Art, casa editrice romana, stava tastando il mercato dei manga e fece uscire – mi sembra in edicola – questo fumetto in due volumetti. Una decina di anni venne riproposto nientemeno che da Repubblica.
Ma di cosa tratta Domu? All’inizio sembra tratti di un’investigazione in un caseggiato fatto da enormi condomini nei quali c’è della gente che si suicida e i qui parenti poi se ne vanno… la polizia inizia a sospettare qualcosa perché i morti sono tanti.
Poi tutto cambia e si concentra su un vecchio che si sente e viene sentito come un bambino ed una bambina la quale si è appena trasferita. Inizia uno scontro tra poteri esp: il nonnino in realtà è…
I bambini sanno tutto e il male verrà debellato, dopo aver distrutto un mucchio di appartamenti.
Trama semplice ma ben strutturata, forse bisognosa di qualche tavola in più. Buoni i disegni, forse è l’opera breve di Otomo venuta meglio, meglio certo di World Apartment Horror (che però è più profondo) e di Zeta (il cui finale mi è molto piaciuto).
Insomma l’ho letta che è un piacere e gli do otto di voto, sia pur meno meno.


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megna1

Volumi letti: 2/1 --- Voto 9
Una volta che le onde hertziane non trasmisero più anime in massa sulle nostre TV, l'attenzione si spostò nelle edicole di turno, dove apparivano manga a una velocità supersonica. Stava accadendo quello che era già successo con lo sterminato catalogo di cartoni animati. Ovverosia recuperare, tradurre e adattare (avventatamente, senza criterio) vent'anni di produzione nipponica nello spazio temporale di due/tre anni, alternando titoli ignominiosi a opere di gran spolvero, come il semi-sconosciuto e poco pubblicizzato "Sogni di Bambini" di Katsuhiro Otomo, editato da una allora spaesata Comic Art e finito in fondo al collassato, minuscolo spazio dedicato ai comics (e meno male che il formato era più grande di quelli canonici, sì che parte della copertina spuntava fuori dalla scaffalatura).

Due le certezze, anzi tre una volta sfogliato il primo albo: Punto primo, Otomo aveva fatto altro oltre ad "Akira", che resta la sua opera più acclamata, testa di ponte dell'invasione cartacea; la seconda considerazione era che anche in Giappone esisteva il cosidetto fumetto d'autore, e "Domu" ne era uno dei massimi esponenti, anche se, data la modernità del tratto e la presenza di elementi paranormali, viene inserito (a dovuta ragione) nel genere seinen. La terza conferma è che la resa in monocromo è di tutt'altra pasta rispetto alle discusse, accecanti ricolorazioni effettuate dalle case editrici americane. Volumi pregiati di poche pagine su carta patinata dove nulla viene lasciato al caso e le vicende sono concepite per tener inchiodato il lettore all'abat-jour fino a notte fonda. Come questo avvincente thriller psicologico a sfondo metropolitano, ambientato in un ormai quasi completamente occidentalizzato Sol Levante, all'interno di anonimi casermoni residenziali numerati fatti di grigio cemento armato come quelli che si vedono anche nelle periferie di Berlino e Parigi, dove non tutti gli inquilini sono persone raccomandabili e il minimo pettegolezzo negativo fa il giro del vicinato in pochi minuti. Il frutto della industrializzazione e della urbanizzazione selvaggia. Questi angoscianti quartieri e scalcinati appartamenti sono disegnati con la meticolosità tipica di un professore d'architettura di prim'ordine, senza sbavature o arzigogoli. I punti di distanza assolvono un ruolo fondamentale nelle sequenze oniriche, donandole di profondità e accentuando le tre dimensioni. Grazie a queste meravigliose prospettive e ad un utilizzo magistrale di luci e ombre, Otomo riesce a far muovere e fluttuare nell'aria i vari personaggi come se muovesse delle marionette dall'alto lungo sinistri androni e attraverso inquietanti corridoi labirintici. C'è molta continuità ed eufonia tra i vari comprimari: sia bambini che anziani, che uomini e donne sono legati tra loro dai peculiari lineamenti facciali fuori dall'ordinario (spesso copiati da altri mangaka) che hanno fatto uscire l'autore dall'anonimato, lasciandosi alle spalle i soliti, fastidiosi luoghi comuni (occhioni sproporzionati, menti a punta, capelli sparati in aria e altre disonorevoli assurdità). L'utilizzo delle linee cinetiche è davvero ridotto ai minimi termini, ma stavolta non si rivelano così necessarie, poiché le vignette sono impostate come se seguissero uno storyboard degno dei migliori film d'azione (ancora una volta si sente l'aura di Tezuka nell'aria). Per le panoramiche si preferisce usare il sempre classico tratteggio con pennino a china ai gettonati (e abusati) retini e le tavole dove sono rappresentate le vedute cittadine sembrano preziose litografie. Anche gli sfondi neri si contano sulla punta delle dita per non appesantire la dinamicità dell'incalzante susseguirsi di eventi o altre volte per generare una sorta di passaggio tra il bene e il male: per Otomo al di là delle tenebre c'è la paura dell'ignoto. Nonostante sia uno dei suoi primi lavori, la mano è già quella ferma e precisa di un inchiostratore vissuto e sicuro di sé, le matite sono ripassate con un sol gesto, sia nei primissimi piani che nei minuscoli particolari presenti nei campi lunghi. Aspettatevi tante "sequenze" mute e statiche, solo con poche linee o una flebile onomatopea per poi voltare pagina e rimanere inorriditi da efferrati delitti.

Avevo già scritto una recensione a suo tempo per una fanzine mai andata in porto, ma era incentrata più che altro sulla trama e sui simbolismi e sinceramente ne ricordo (ahimé) solo qualche passaggio. Turbato dal pensiero di spoilerare ho pensato di non rivelare nulla, ma proprio nulla, per non rovinare la suspense ai tanti neofiti che non lo hanno ancora letto. L'epilogo non è né chiaro né scontato, ma rimane aperto alla propria visione personale, e questo lo rende ancora più contemplativo e enigmatico.

Che fine ha fatto la bambina?
In realtà era buona o cattiva?
Avevano tutti poteri ESP?
Erano esseri umani o cos'altro?


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Evangelion0189

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
"Cosa diavolo sei venuta a fare? Prima mi divertivo tanto a giocare da solo."

Anche la carriera di una leggenda della nona arte e dell'animazione giapponese deve pur cominciare in qualche modo, e quella di Katsuhiro Ōtomo ha avuto inizio con Domu - Sogni di bambini, una breve storia one-shot scritta e disegnata agli inizi degli Anni Ottanta, quasi in contemporanea con quel capolavoro indiscusso che è Akira. Ad un primo sguardo si resta già colpiti dall'enorme potenziale artistico dell'autore, il quale si fa subito riconoscere per i numerosissimi dettagli nei fondali e per uno stile improntato prevalentemente sul realismo. Ma di che cosa parla Domu?

La trama di per sé è abbastanza semplice: tutto prende le mosse dall'ennesimo omicidio verificatosi in un'affollata zona residenziale il cui panorama è costituito essenzialmente da grandi palazzi condominiali dall'aspetto di veri e propri casermoni. Alcune forze di investigazione cercheranno di scoprire il fautore di simili azioni destinate a non fermarsi tanto facilmente, giungendo all'inquietante verità dell'esistenza di persone dotate di micidiali poteri paranormali: in questo caso una bambina straordinariamente adulta nelle sue idee e nei modi di agire e un vecchietto che, nella sua più totale solitudine, ha permesso al proprio lato infantile di risalire prepotentemente a galla, dando origine a una serie di catastrofiche conseguenze. Lo scontro tra i due diventa dunque inevitabile, ma l'esito della vicenda potrebbe essere sorprendente...

Proprio come in Akira, anche qui Ōtomo non persegue alcun fine moralista: le sue storie non sono parabole da cui trarre insegnamento, bensì dei racconti fini a se stessi che hanno importanza ed esistono in quanto tali. Il lettore è un mero spettatore di eventi più grandi di lui: non possiamo fare altro che guardare e farci trascinare nel mondo dalle strepitose architetture e dai personaggi vivi e pulsanti, vere e proprie maschere di rabbia, paura o sofferenza, delineati dall'autore. La sceneggiatura dunque non raggiunge la complessità di Akira, ma il canovaccio di base, a metà fra il giallo e il fantascientifico, è comunque gradevole e per certi versi originale, e Ōtomo svolge molto bene il suo ruolo di narratore e ricopre ancora meglio quello di illustratore, regalandoci tavole mozzafiato e fughe prospettiche sbalorditive. L'edizione da me letta è stata pubblicata in Italia a metà degli Anni Duemila da Repubblica, nella cosiddetta collana a fumetti della "Serie Oro". La carta non è certo di qualità eccellente, ma considerato il formato e il prezzo complessivo di vendita insieme alla rivista non si poteva pretendere di meglio. A completare il tutto è un'introduzione a tratti un po' troppo pomposa che però rivela alcune curiosità interessanti sulla vita e le opere dell'autore e soprattutto sul neologismo del titolo (Do = "bambino"; mu = "sogno"). Consiglio Sogni di bambini agli amanti di Ōtomo e, perché no, anche a chi abbia voglia di leggere una discreta storia incentrata sul paranormale.


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Devil

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
Tra i tanti elementi che popolano la nostra vita di tutti i giorni, perlomeno per molti di noi, ci sarà sicuramente il condominio. Esatto, il condominio, il palazzo dove risiede il nostro appartamento, che vediamo tutti i giorni, consideriamo ormai una parte di noi visto che ci viviamo, alcuni ci passano gran parte delle giornate mentre altri ci si fermano solo per mangiare e dormire. Alcuni ci lavorano proprio, altri magari lo hanno lasciato da tempo per tirar su famiglia altrove e di tanto in tanto fanno una visitina ai genitori ormai anziani. Altri magari si lamentano del vicino troppo chiassoso, della vecchietta che tiene il televisore troppo alto sopra il nostro appartamento, il portone sempre aperto, i muri sgretolati e così via. Il condominio, perciò, è o è stato sicuramente una parte di noi, della nostra vita, un elemento imprescindibile della nostra esistenza.

Katsuhiro Otomo, visionario mangaka e regista, vicinissimo alla fantascienza e al mondo delle macchine, ha molti punti in comune con questa introduzione. Forte dell'elemento del quotidiano, della routine, Otomo ha dedicato un suo intero manga alle vicende di un semplice condominio, riuscendo però a renderlo assurdamente coinvolgente e originale sotto ogni aspetto. Detto questo è venuto il momento di parlare di Domu (in Italia Sogni di bambini, traduzione letterale), il primo successo dell'autore ad essere riconosciuto con un premio, il Science Fiction Grand Prix Award nel 1983, onoranza, tra l'altro mai avvenuta prima per un manga. Il titolo nasce nel 1980 e narra le vicende di un grande casato e dei vari abitanti che ne risiedono. Da qualche tempo avvengono inspiegabili suicidi che interessano i residenti della zona, senza che ci siano ragioni dietro a tale gesto. La polizia brancola nel buio, non riuscendo a capire se siano dei casi uniti a qualche elemento in comune o se siano semplicemente delle coincidenze, essere accaduti con così tanta vicinanza. Tuttavia però tra le famiglie inizia pian piano a crescere l'ansia e il timore, visto che le persone suicidate sono le più disparate e le più insospettabili. Il terrore perciò dilaga tra gli appartamenti, avendo sempre paura che chi esca per fare la spesa, comprarsi un pacchetto di sigarette e così via, possa non tornare mai più. Nonostante queste angosce, che naturalmente è difficile sopprimere, la gente cerca di andare avanti lo stesso, sperando che un giorno non se ne senta più parlare, di simili casi. In questo scenario, la vicenda pone l'attenzione su alcuni dei abitanti del palazzo, come la ragazzina Etsuko con i suoi amici, il gigante Yoshio tenuto a distanza perché affetto da ritardo psichico, l'alcolizzato Yoshikawa, la signora Tezuka alla quale è morto il figlio in grembo e che per questo ne è rimasta indelebilmente turbata e altri. Ovviamente tra loro si muove anche il detective Yamagawa con in suoi uomini, ingaggiato per risolvere l'arcano. Tra questi personaggi incuriosisce il solitario e tranquillo vecchietto di nome Cho, che inspiegabilmente suscita sempre l'attenzione della piccola Etsuko, come se i due fossero sempre in una sorta di sintonia mentale. Vorrà dire qualcosa? Da qui prende piede l'insolita vicenda che serberà dei colpi di scena assurdi per il contesto mostrato e che ne coinvolgerà, suo malgrado, le vite delle tranquille persone che ci vivono.

Katsuhiro Otomo, come detto sopra, fa del realismo il suo cavallo di battaglia. Mostrare vicende quotidiane per poi stravolgerle con elementi assurdi è stato sempre uno dei suoi elementi di rilievo. Detto questo non si può non notare la grande cura che ripone nel suo tratto, sempre attento nei dettagli per ogni minimo particolare, che può andare da una mattonella incrinata, un palo mezzo rugginoso, una panchina consumata dal tempo e tanti di quei particolari che nella nostra vita neanche ci facciamo caso, ma che per l'autore sono fonte di inscindibile cura e presenza.
Se la cura del tratto è così alta e pone il suo accento su una quasi perfetta rappresentazione dell'ambiente che ci circonda, così non può che non essere per i temi trattati, in questo caso i suicidi nel condominio. Nella prima parte del manga assisteremo alle incessanti indagini da parte della polizia per risalire ad una possibile soluzione, interrogando testimoni, parenti, amici delle vittime, tutti coloro che potrebbe contribuire a sciogliere il mistero apparentemente inspiegabile. Nonostante la vicenda lasci naturalmente un grande spazio per le indagini, di tanto in tanto il lettore troverà sparsi nel proseguo della storia degli elementi che lo porteranno a ipotizzare che tutto ciò che sta succedendo non avviene secondo una logica, che addirittura potrebbe essere il risultato di qualche forza sovrannaturale che agisce nella zona e che cattura, a caso, chiunque ci capiti in mezzo, suo malgrado.
Il ritmo narrativo di Domu, nella prima parte del manga è di discreto interesse, anche se in certi punti tende un po' a stagnarsi dietro le minuziose indagini della polizia ma nella seconda parte risale di spicco per le grandi concatenazioni di eventi (sorprendenti, anche) che saranno protagoniste della storia.
La caratterizzazione dei personaggi non spicca ma fa semplicemente il suo lavoro, ponendo maggiormente l'attenzione sui personaggi chiave, lasciando così marginali tutti quegli altri il cui contributo alla storia è minimo. Per altri, nonostante siano personaggi al centro della vicenda, si sanno solo che pochi accenni, per far sì che il velo di mistero che attanaglia la narrazione sia sempre presente.

Domu, visti i temi trattati e le particolarità che possiede, anticipa, anche se di poco ciò che poi verrà ampiamente narrato e sviluppato nell'opera magna dell'autore, Akira, dove in mezzo ad una megalopoli futuristica si muovono ragazzi con poteri ESP che loro malgrado causeranno esplosioni atomiche, grattacieli che crollano, strade spaccate a metà e che muteranno per sempre le vite di coloro che gli stanno attorno. Sebbene sia una storia totalmente diversa da quella raccontata in Akira, funge un po' da prototipo, presentando tutti quegli elementi tipici della narrativa di Otomo, primo tra tutti la cura per la vita di tutti i giorni, il suo improvviso mutamento, poteri cinetici, ESP e un grande amore per le scene dinamiche in stile cinematografico, che sono una vera e propria gioia per gli occhi. Anche qui saremo protagonisti di ampi scorci urbani, viste aeree suggestive, palazzi che crollano, gente lanciata nel vuoto, tutti elementi che Otomo riesce a rappresentare con un realismo senza pari.

Domu è approdato in Italia nel lontano 1994 per Comic Art, che ne ha pubblicato un'edizione in due volumi, dal titolo Sogni di bambini, oggi ormai introvabili a causa della datata pubblicazione e dell'uscita della casa dal mercato. Più tardi, a più di dieci anni di distanza, Repubblica, in collaborazione con Panini Comics, inserisce il manga nella collana I classici del Fumetto di Repubblica - Serie Oro nel 2005, col titolo Domu - Sogni di bambini.

Per la sua attenta cura nei particolari, la trama curiosa e originale e i suoi sorprendenti sviluppi, consiglio il titolo a chiunque vuole leggere una storia imprevedibile, dove apparentemente non c'è né capo e né coda(e forse è proprio così) e dove il tutto viene scombussolato in maniere assurde e decisamente improbabili. Tra l'altro i fan di Katsuhiro Otomo e di Akira la troveranno una lettura doverosa, per scoprire nuovamente di quali follie è capace l'autore in questione.


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nepi

Volumi letti: 2/1 --- Voto 9
Un N/A su un'opera come questa proprio non la volevo vedere!
Stampata dalla ormai defunta Comic Art in formato maxi, con un'ottima impaginazione e tipologia di carta liscia ma di spessore, e contenente un'intro di P.Accolti intitolata "breve storia del fumetto giapponese", che la fa rendere ancora più apprezzabile e preziosa, è un'opera impeccabile; oggi ahimè di difficile reperimento.
A mio avviso questa è l'ennesima prova dell'arte del maestro Otomo, creata nei primi anni '80 in concomitanza alla stesura di Akira; infatti fra le due opere si possono trovare molte analogie, tipo la grande città e i poteri esper da non riuscire a capire quale delle due ha influenzato la scrittura dell'altra.
Premesso questo il realismo delle espressioni e la profonda caratterizzazione dei personaggi vi farà capire comunque che, seppur avendo molte similitudini, Akira e Sogni di bambini sono due storie a sé stanti.

L'ambientazione è un grande quartiere popolare di Tokyo, dove delle morti accidentali fanno partire le indagini della polizia, la quale però in un primo momento non trova nulla, solo l'ennesima morte inspiegabile, quella del compagno d'indagini dell'ispettore Yagamawa; ciò però non fa demordere quest'ultimo dal trovare il colpevole.
Vi si aprirà davanti agli occhi uno scenario di vera guerriglia a colpi di poteri extrasensoriali che coinvolgerà un intero quartiere e le vite di ignari cittadini.
Ma la cosa che più vi sconvolgerà saranno i protagonisti:
un vecchio che combatte e sembra divertirsi come un bambino e una bambina che lotta come un' adulta per il suo senso di giustizia.

A mio giudizio quest'opera meriterebbe un 10, ma quel voto l'ho già assegnato ad Akira, altra opera di Otomo, e credo che per ogni autore ci sai solo un'opera "regina".
Da possedere assolutamente, a prescindere dal fatto di essere fan di Otomo o meno.