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Fabbrizio_on_the_Road

Volumi letti: 1/1 --- Voto 6
“Tokyo Killers” è un manga disegnato da Jiro Taniguchi composto da varie storie autoconclusive, accomunate dall'appartenenza ai generi noir/hard boiled, pubblicato originariamente in patria nel 1983 e giunto in Italia negli anni Novanta prima grazie a Play Press e successivamente a Planet Manga che continua a detenerne i diritti come per buonissima parte delle opere dell’autore.

Come per altre opere dei primi anni Ottanta di Taniguchi, sono rimasto molto colpito dalla qualità dei disegni e delle atmosfere, mentre tutto il comparto narrativo mi ha lasciato ben più indifferente, probabilmente a causa della mia non spiccata inclinazione a questi generi, a cui si aggiunge una più generica scarsa predilezione per le opere composte da capitoli autoconclusivi. Nondimeno, non si può non riconoscere un’impressionante ispirazione stilistica ed estetica che accompagna tutte le storie del volume, le quali però, non sono riuscite a catturarmi seriamente. Volendo azzardare un paragone con “Trouble is My Business”, opera precedente di Taniguchi sempre dello stesso genere, qui è chiaramente possibile apprezzare una maturità maggiore nei toni e nella resa visiva delle tavole. Di contro, sparisce un po’ il carisma del protagonista e quella sottile traccia narrativa che teneva insieme un manga anche in quel caso perlopiù composto da capitoli fini a sé stessi.

In sostanza, ciò che mi è rimasto, anche rileggendolo, di “Tokyo Killers” sono soprattutto i luoghi, gli sguardi e qualche dialogo che danno vita a un’opera dalla forte identità stilistica, ma che non mi ha preso sotto il profilo dei racconti narrati. Sarebbe certamente ingiusto bocciare un’opera del genere per puro gusto personale, ma per lo stesso motivo sarei disonesto se dessi un voto superiore alla sufficienza.


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GuardianTomberry

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
Tokyo Killers è una raccolta di storie autoconclusive del genere noir/hard boiled di Jiro Taniguchi (disegni) e Natsuo Sekikawa (sceneggiatura). Il filone conduttore comune è fondamentalmente un andamento all'occidentale delle trame, con forti contaminazioni hollywoodiane. Entrambi gli autori hanno voluto omaggiare una tipologia di film e di storie prettamente del mondo occidentale, utilizzando però tecniche e stile giapponese, dando vita ad un mix dalle azioni "sparacchine" classiche, ma con un tocco orientale.

E' bene ricordare che la recensione si basa sulla prima edizione Planet Manga, venduta nel 1998 a 17.900 lire, contenente molte pagine a colori, assenza di sovraccoperta e materiale di media qualità. In precedenza era stata proposta da Play Press una edizione di formato maggiore (grandezza "Spillato"), brossurato in b/n, al prezzo di 7.000 lire ed uscita nel 1992, in cui però è possibile trovare solo due racconti rispetto ai 5 proposti nella raccolta in esame (successivamente ristampata nella "Taniguchi Collection" al prezzo di 16.90 euro). I due racconti presenti nella vecchia edizione PP sono Hotel Harbour View (da cui prende il nome anche il volume) e Brief Encounter.

In seguito propongo una breve riassunto di ogni corto:

- "Good Luck City - La città della fortuna" è un racconto con narrazione atipica rispetto allo standard del fumetto orientale, in cui i disegni sono liberi da testo ed il racconto viene esposto a fondo tavola dando l'idea di due mondi distinti; infatti è possibile seguire indipendentemente uno o l'altro (tavole o scritto) e comprendere appieno la trama. Questa tipologia di esposizione dona la possibilità di dare sfumature personali alla vicenda narrata, oltre a renderla apprezzabile in entrambe le forme senza sentire la mancanza di una delle parti. La storia è rimasta purtroppo incompleta.

- "Hotel Harbour View - Albergo con vista sul mare" tratta la storia di un uomo ricolmo d'onore, rimasto in un hotel di Hong Kong ad attendere il proprio destino.

- "The Restaurant On "Los Ninos Perdidos" - Il ristorante sul viale dei fanciulli perduti" è una storia tinta di vendetta, dove un uomo viene spinto verso l'ossessione nel dare la giusta "ricompensa" a chi gli ha levato la felicità o meglio, ciò che per lui la rappresentava.

- "Brief Encounter - Un amore fugace (scena 1 e 2)" narra il conflitto e l'odio/amore che un fugace rapporto può scatenare tra una donna e colui che l'ha fatta innamorare.

- "Meurtre Tokioit - Omicidio a Tokyo" (basato sulla sceneggiatura di Alain Saumon) è l'unico racconto in cui la sceneggiatura originale è di un terzo elemento. Saumon è un autore francese trasferitosi in Giappone per studiarne la cultura. All'epoca della stesura di questo racconto le sue conoscenze sul popolo giapponese erano ancora scarne, per questo motivo pare molto stereotipato; lo stesso si è reso conto che anche a distanza di tempo alcuni frammenti di cultura giapponese gli sono rimasti ancora oscuri, per questo ha lasciato intatta la trama (salvo alcune correzioni di errori grossolani apportati da Sekikawa). L'essenza di questa storia è proprio l'incomprensione di una cultura misteriosa come quella giapponese.

Il disegno, inutile dirlo, è di altissimo livello. L'influenza occidentale è voluta e marcata, sia dal punto di vista della fotografia che dagli eventi proposti. Alcune tavole in cui vengono immortalate le donne, protagoniste delle vicende, sembrano quasi lavoro del nostro Manara per posa, luce e tipologia di tratto adottato.

Tokyo Killers risulta essere una buona raccolta di corti; a prezzo contenuto o se amanti degli autori è ovviamente un acquisto valido. Non credo sia una lettura adatta a tutti anche se potrebbe essere apprezzata maggiormente da chi è appassionato di fumetto europeo piuttosto che da lettori di manga.


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Evangelion0189

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
I cinque racconti scritti negli Anni Ottanta e racchiusi in Hotel Harbour View (questo il titolo originale di Tokyo Killers) mi hanno piacevolmente sorpreso. Ai testi abbiamo Natsuo Sekikawa (che rimaneggia anche una storia del francese Alain Saumon), mentre ai disegni si erge colui che ormai è considerato un vero e proprio guru del manga contemporaneo, ovvero Jirō Taniguchi.

Mi sembra superfluo raccontare le storie una ad una e, onde evitare di rivelare colpi di scena e risvolti di trama, mi limiterò a esprimere le mie impressioni, le quali sono senza dubbio positive: pur non essendo particolarmente appassionato del genere noir (le eccezioni comunque non mancano), Tokyo Killers è riuscito, pagina dopo pagina, a catturare la mia attenzione per una buona mezz'ora, complici le psicologie enigmatiche e straordinariamente d'effetto dei pochi personaggi presenti, tutti in lotta con se stessi e con gli altri; le dinamiche scene di "combattimento" a colpi di pistola e drammi interiori; i sensuali corpi delle donne protagoniste di vicende torbide che, allo stesso tempo, sono anche molto "umane" e affascinanti. Da notare che il primo racconto è in realtà incompiuto (cosa che mi ha provocato un certo disappunto) e che gli autori hanno deciso di includerlo ugualmente nella raccolta per dare comunque un'idea di ciò su cui stavano lavorando. Da un punto di vista più tecnico, i giochi di luci e ombre di Taniguchi e i suoi personaggi dai tratti così "occidentali" si adattano alla perfezione alle atmosfere tipiche dell'hard boiled, unendo però il gusto del noir americano (con tanto di lettura da sinistra a destra riscontrabile in molte altre opere del maestro di Tottori) a uno stile tipicamente giapponese, soprattutto in merito all'impostazione di vignette, tavole, ellissi temporali e dialoghi.

L'edizione italiana a cura della Planet Manga, facente tra l'altro parte della cosiddetta "Taniguchi Collection", si attesta su ottimi livelli per quanto riguarda materiali e traduzioni, ma lo stesso non si può dire a proposito del prezzo, il quale risulta eccessivamente alto se confrontato al numero di pagine proposto. Comunque, a introdurre e concludere l'opera, troviamo un modesto apparato redazionale che non aggiunge né toglie granché all'opera in sé. In conclusione, Tokyo Killers è una lettura quasi obbligata per gli amanti del genere. Consigliato.


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Turboo Stefo

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Nel ricco e soprattutto vasto di parco titoli offerto dall'abile pennino del maestro Jiro Taniguchi si possono trovare opere che strizzano l'occhio ai generi più disparati, lontani da quelli che l'immaginario collettivo associa al mangaka. Tra questi c'è anche "Hotel Harbour View", più conosciuto nel bel paese con il titolo di "Tokyo Killers" per motivi editoriali, che porta anche la firma di Sekikawa alla sua prima collaborazione con il maestro, successivamente si ritroveranno per "Shin Jikenya Kagyou" e "Ai tempi di Bocchan". Nel finale troverà spazio un altro artista di origini francesi, Alain Saumon, l'autore originale di "Omicidio a Tokyo". Una collaborazione internazionale che rafforza l'atipico legame a doppio filo tra Taniguchi e la Francia e che si adatta perfettamente al tema delle storie trattate.

Il genere Hard boiled è nato in America a cavallo degli anni '20 e '30, dove avvincenti romanzi gialli erano conditi con abbondanti dosi di sesso e violenza, ma ancor più significativi sono i vari cliché generati dal genere quali investigatori malinconici e misteriosi assetati di alcol e circondati da bellezze straniere ammalianti, il tutto su una affascinante e tenebrosa America di inizio '900 che con gli anni è diventata il simbolo del genere. Successivamente sono nati sottogeneri che deviano di poco e spesso sono usati come sinonimo della stessa, ovvero il Pulp e il Noir. Le storie narrate dal duo ricalcano perfettamente tutto ciò che rappresenta il genere, sia nei personaggi che nelle ambientazioni, ma sono soprattutto le storie ad ammaliare con il loro fumoso fascino, alle quali manca solo il suono di un Sax per essere completamente coinvolgenti. La prima storia è accompagnata da un'atipica struttura estetica, composta da strette vignette verticali con a piè pagina la didascalia narrativa, che purtroppo nel finale viene bruscamente interrotta dagli autori anche se in questo modo regala una conclusione in linea con il resto della storia e sembra un finale vero e proprio. Le altre quattro storie invece sono di stampo classico, e ricalcano perfettamente anche loro il genere come la prima, ovvero un inizio misterioso con una parte centrale che sembra far comprendere maggiormente gli eventi e un incredibile finale che rende chiare molte più cose ma non ne spiega altrettante, ed anche qui si tratta di un classico del Noir. Si parla di storie d'amore o di vendetta, se non entrambi, oppure si assiste a lati oscuri e violenti della città, ma tutte si muovono su scenari più ampi leggermente accennati, lasciando spesso molti dubbi al lettore che si porrà numerose domande sulla realtà delle cose, il più delle volte ci si chiederà se gli eventi sono comandati da motivi personali dettati da una profonda emotività o se nascono da storie ben più profonde e violente.

Ancora una volta l'abilità registica di Taniguchi è una chiave molto importante, se non il pilastro della narrazione, e permette ad ogni singola tavola di parlare tanto quanto, se non maggiormente, i dialoghi. Nella prima storia "Good Luck City" i sette brevi capitoli dominati da vignette verticali sono interamente a colori e le stesse tonalità dominanti di alcune rispecchiano e sottolineano un particolare stato d'animo o l'atmosfera che sta per coinvolgere la storia, quindi si passa a momenti grigi e cupi annebbiati dall'alcol a vividi e caldi colori che incarnano la passione fisica vissuta con una prostituta, mentre tra il tenue bianco si vede sparire la figura del protagonista tra gli ultimi profili della città. Anche nella storia "Il ristorante sul viale dei fanciulli perduti" regala ai colori un ruolo importante, difatti dopo l'intera storia in bianco e nero le ultime fatidiche tavole sono dominate dai colori come a simboleggiare come un uomo spento e perduto abbia ritrovato la forza, la vita e soprattutto una incredibile rabbia pronta ad esplodere in un ultimo effimero secondo per donare la luce ad una vita ormai "morta".
Nel complesso l'autore si adatta comunque bene all'atmosfera anche con i disegni più cupi del solito, soprattutto nell'ultima storia dominata da grandi ombreggiature appesantite da un abbondante uso del nero.
Un altro aspetto perfettamente riuscito è quello più "alieno" per l'autore sotto certi aspetti, ovvero le donne viste principalmente come oggetto di appagamento carnale e mosse da una ardente passione. I loro corpi sembrano mossi da una peccaminosa sinuosità e l'abile maestro saprà regalare forme morbide e invitati nelle quali i protagonisti si perdono cercando di dimenticare il dolore e il passato.

In Italia Tokyo Killers ha avuto una storia editoriale tutt'altro che felice, nel 1992 è stato proposto con il nome originale di Hotel Harbour View dalla Play Press che ha pubblicato solo uno dei due volumi originari, dopo sei anni la Panini lo ha riproposto sotto il nome di Tokyo Killers in un volume unico che comprende entrambi gli originali e dopo 13 lunghi anni è stato ristampato nella collana della Taniguchi Collection secondo lo standard della collana, ovvero una copertina di cartone ruvido con tanto di bandelle (o alette), una rilegatura salda con tanto di pagine bianche senza trasparenze, il tutto in un grande formato che comprende anche le pagine a colori.
Un solo grande neo macchia entrambe le edizioni Panini: come su volontà dell'autore anche quest'opera è stata ribaltata nel senso di lettura e la riedizione è identica a quella vecchia per assenza di materiali su cui lavorare (quindi lettering manuale e grandi pecette), però varie tavole della prima storia interamente a colori non sono state ribaltate e purtroppo creano qualche attimo di confusione ma data l'atipica struttura non si tratta di un errore pesante che impedisce la normale lettura dell'opera. Rimane il fatto che una macchia, anche se marginale, infastidisce e non poco visto il prezzo non proprio per tutti.

Un'opera violenta e cupa che reincarna in ogni sua forma lo stile Hard boiled (o se preferite Pulp o Noir) grazie alle storie e al loro fascino tenebroso che purtroppo qualcuno potrebbe trovare fastidioso vista l'assenza di dettagli anche importanti, per quanto faccia parte delle radici del genere, consigliato quindi caldamente ai fan dello stesso o a chi vuole scoprirlo.


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abcb

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Tokyo Killers è una raccolta di cinque racconti autoconclusivi accomunati dallo stile esplicitamente di genere noir e hard boiled (di origine prettamente occidentale), disegnati da Jiro Taniguchi e sceneggiati da Natsuo Sekigawa (primi 4 racconti) ed Alain Saumon (ultimo racconto). I protagonisti sono assassini, delinquenti, uomini dal passato doloroso o senza futuro. A farla da padrone, pertanto, sono morte, violenza e crimine, inseriti in una realtà cinica e fredda avvolta da una patina di malinconia e disperazione (emblematica l'illustrazione di copertina).
Sono storie senza compromessi, anche dal punto di vista del lettore: rimanerne colpiti o restare indifferenti, prendere o lasciare.

Il disegno, per certi aspetti, si diversifica dal Jiro Taniguchi maggiormente conosciuto "modellandosi" sulle storie di Sekigawa. Troviamo qui un maggior uso del nero, un tratto più ruvido, più d'impatto... più noir, come le storie. Da notare la particolarità del primo e dell'ultimo racconto, apertura e chiusura dell'albo sono veramente gli estremi di quest'opera, come impaginazione ma soprattutto come stile. Stile nello stile, per così dire. La prima storia è interamente a colori, con vignette organizzate in maniera particolare (spesso a tutt'altezza), atipiche per un manga, prive di ballon e di veri e propri dialoghi in quanto sono le didascalie a piè pagina che "narrano" la storia, come in un libro; sembra l'incontro ideale tra pittura e letteratura, che procedono insieme ma anche singolarmente. Come scritto nella prefazione dell'albo, Good Luck City, il primo racconto, è un felice connubio che rappresenta ottimamente cosa può essere un fumetto, inteso in senso ampio e non solo "limitato" ai manga: un equilibrio tra l'immagine ed il testo, l'unione di due parti godibili singolarmente ma che si esprimono al massimo insieme, completandosi a vicenda.

L'ultimo racconto, sceneggiato da Alain Saumon (tradotto ed adattata da Sekigawa), è disegnato in maniera molto più semplice, l'assenza dei retini ed il conseguente abbondante uso di nero lo rendono estremamente europeo, direi un omaggio al fumetto occidentale e francese in particolare - che io sappia Taniguchi è l'unico mangaka che abbia lavorato regolarmente per un editore non giapponese.
Ma abbiamo anche il Taniguchi sensei che conosciamo benissimo, elegante, pulito e dettagliato, sempre realistico nella rappresentazione grafica dei personaggi e padrone della narrazione e della "regia" delle tavole che crea.

Taniguchi non delude anche cimentandosi nel genere occidentale del noir e dell'hard boiled. Anche se non sono generi che mi attirano di solito, sono rimasto colpito dalla capacità narrativa ed espressiva che le tavole di questo manga riescono a trasmette.
In conclusione un'opera ottima, che ho trovato per caso mesi fa in fumetteria e che comprai subito viste le tante tavole colori e la bellezza dei disegni (al centro dell'albo c'è una tavola doppia che ricorda l'impressionismo, eccezionale!), ma che contiene molto altro. Consigliata per gli amanti di Taniguchi-sensei, ma non solo, gli do un 8 e mezzo, che arrotondato diventa un 9 perché otto mi pare poco.

Postilla sull'edizione Planet: l'albo in mio possesso è della prima edizione, molto buona per essere una stampa del 1998 (il prezzo di 17.900 lire era molto alto per l'epoca) come qualità di stampa, carta e solidità dell'albo. Sicuramente la nuova edizione che uscirà a breve sarà migliore ma 16,90 euri sono un'altra volta tanti (troppi?) considerato che - quasi ci scommetto - l'editore riproporrà, così come ha già fatto per le altre opere del maestro Taniguchi pubblicate circa una decina d'anni fa, le tavole ribaltate con lettura all'occidentale.