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Utente1594

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Utente1594

Volumi letti: 1/1 --- Voto 5
Un ragazzo con il berretto di cuoio da poliziotto vi viene incontro; è leggermente scazzato, ha un basso a 5 corde in una mano e una tanica d'acqua vuota nell'altra, una sigaretta che gli pende dal labbro inferiore e un completo dannatamente cool.
Così si presenta "One Day", forse nel migliore dei modi possibili, con una bellezza e un carisma incosciente da togliere il fiato, tanto da desiderarne la lettura subito, all'istante, senza badare al prezzo, senza pensare ad altro che al rocker in copertina.
Purtroppo - come quando ti presenti a un incontro al buio con una ragazza solo vista in una foto di Facebook - prendere concretamente in mano questo fumetto svilisce tutto il pathos accumulato in una nube ardente. Tiri fuori, malvolentieri, 15 euro dal portafoglio, paghi alla cassa, arrivederci e tanti saluti.
Ma andiamo con ordine.

"One Day" è una raccolta di 4 episodi, illustrazioni e pensieri dell'artista cinese Benjamin Zhang Bin, in un totale di 128 pagine, pubblicata da Edizioni Di. I racconti hanno, tutti e quattro, chi più chi meno, argomenti in comune ed evidentemente cari all'autore: l'amore, la solitudine e l'arte. I protagonisti sono ragazzi dal futuro incerto, dalle grandi doti artistiche e/o dalla rara bellezza, tutti con l'obiettivo di far breccia nel cuore di qualcuno, che sia la vicina di casa o la società in cui vivono.
La narrazione si alterna tra racconti muti ("Fiore che non vive d'estate" e "Divagazioni di pomeriggio") e in prima persona ("One Day" e "Le colombe planano nel silenzio"), non mostrando alcuna arguzia tecnica di elevato genio o piccante originalità nella trama, ma, a voi la scelta se siano più preziose, una grande umanità e sensibilità.
La stessa sensibilità che può avere un ragazzo non ancora contagiato dalla fama - più che lecita a fronte della sua indiscussa bravura artistica -, alla ricerca di se stesso, senza un futuro ben delineato e una situazione sentimentale da poco tramontata dolorosamente - la stessa di cui Benjamin parlerà a fine volume.
E in questo modo commuovono, più che inacidire, alcune trovate un po' infantili, un po' furbesche e un po' goffe, quanto lo possono essere le idee di un esordiente pressato dagli editori e senza una vera e propria padronanza del mezzo di cui si fa carico.
Soggettivamente sono stato rapito dall'episodio "Fiore che non vive d'estate", esercizio di stile non voluto in cui Benjamin dà prova di grande capacità di sintesi con una storia costruita su poche vignette, prive di baloon e in cui sono i gesti, le espressioni e le inquadrature a narrare, togliendo tutto ciò che c'è di superfluo, lasciando parlare le emozioni e donando ai lettori la possibilità di una propria interpretazione sulle vicende raccontate.

Molto più trascurabili "One Day" e "Divagazioni di pomeriggio"; il primo, a prestare il nome all'intera raccolta, contiene pensieri di un (ipotetico) ventenne cinese sparsi lungo l'arco di un'intera giornata; il secondo è una storiella a colori di otto pagine sull'amore (ostacolato dai genitori) tra due g-giovani. Niente di che, entrambi gli episodi sono più simili a bozzetti compiuti in nome della "ricerca stilistica", anche se rimangono una finestra significativa sulla società cinese, raramente vista e raccontata con tanta schiettezza in altri fumetti.
Di "Le colombe planano nel silenzio" non starò ad allungarmi; giusto, però, è far sapere che il finale sorprende e diverte il lettore, senza donare grande valore al racconto ma lasciando un sorriso malinconico stampato in faccia.

Parlando del tratto di Benjamin non posso dire altro che le sue doti sono eccezionali: fin da subito visibili mediante una meravigliosa copertina, reggono zoppicando il peso dell'intero volume grazie a ventidue splendide pagine di illustrazioni fatte tra il 1999 e il 2004.
Il cavallo di battaglia è l'uso dei colori, capace di coprire il segno della matita e di rendere vive le immagini. Purtroppo questo meraviglioso cavallo non viene sfruttato a maniera nei racconti: due su quattro sono in bianco e nero - "One Day" contiene la maggior parte delle vignette lasciate a matita e non ripassate con la china - e negli altri due è strettamente influenzato dal tratto principale, perdendo quel tocco artistico caratteristico dell'autore.
Le anatomie umane ricordano vagamente il tratto di Hirohiko Araki e, purtroppo, non godono di grande originalità nei characters, soprattutto maschili.
Il lettore, quindi, si ritrova davanti a opere di un Benjamin ancora acerbo, dallo stile non del tutto personalizzato e a opere altalenanti a causa dei diversi anni di composizione.

Parliamo, ora, dell'edizione: il formato è piccolo (14X21); il volume è composto di 128 pagine a colori; vi è una buona qualità di carta: spessa e lucida; troviamo linguette interne e nessuna sovra-copertina.
Il prezzo è di 15 euro.
Ora, di questa casa editrice sono conosciuti i cartonati (fumetti in grande formato e dalla copertina rigida) di autori occidentali di grande fama ("Pazienza", per dirne uno), a prezzi anche accettabili.
Mi chiedo: perché "One Day" è stato stampato in questo formato quando si tratta di una raccolta in cui i pezzi forti sono proprio le illustrazioni? A mio parere vedere queste pagine stampate in altro modo (appunto in un cartonato) avrebbe cambiato positivamente la mia recensione; per 15 euro esigo ben altro di un piccolo volume in cui non è possibile ammirare al meglio la bellezza di alcune immagini.
Edizioni Di ha sbagliato in partenza il concetto con cui pubblicare quest'opera, credendo maggiormente nel lato narrativo di essa.
Nota a margine: i numerosi errori di lettering e una traduzione zoppicante rovinano più volte la lettura.

Giungo alla conclusione.
Consiglio quest'opera? Solo a chi ha già letto qualcosa di Benjamin - e qui non faccio esempio - o chi ne è grande ammiratore; buttarsi su "One Day" spinto dalla carismatica copertina può essere un grave errore, quanto una delusione totale: l'edizione non avvalora le illustrazioni e gli episodi auto-conclusivi non sono di tanta suggestività da competere con un prezzo così alto.
Lo stesso ragazzo che ci è venuto incontro, con aria scocciata, un po' ribelle e "dannatamente cool", a inizio recensione, ci sorpassa senza degnarci di uno sguardo: non siamo parte del suo mondo, l'interesse che proviamo nei suoi confronti è unidirezionale. Non ha voglia di raccontarci la sua storia e, purtroppo, nemmeno Benjamin può dirci nulla al riguardo.

Manga-quote:
"Chi era quel tipo?"
cit. Chiba