La vittoria del Golden Globe da parte dell'ultimo film di Hayao Miyazaki è stata accolta con grande festa in Colombia.
Questo perché c'era una concittadina da festeggiare. Una nativa di Barranquilla di nome Geraldine Fernández aveva infatti affermato, nei giorni precedenti, di aver fatto parte del team creativo de Il ragazzo e l’airone, affermazione che è diventata subito virale sui social network. Sono stati diversi i media dell'informazione che hanno chiesto alla Fernández cosa avesse fatto effettivamente nel film, sentendosi rispondere da questa presunta animatrice di aver contribuito disegnando 25.000 fotogrammi, che corrispondono a circa 30 minuti della durata totale del film.
 
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Allo stesso tempo, Geraldine Fernández ha pubblicato un video sui suoi social network in cui ha spiegato di aver lavorato a distanza per realizzare questi fotogrammi e di aver anche incontrato il regista del film, Hayao Miyazaki.

Nel video dice esplicitamente: "Mai nella mia vita, a 30 anni, avrei pensato che sarei finita a lavorare per lo Studio Ghibli occupandomi della produzione non solo nel loro film più recente, ma addirittura di quello che potrebbe essere l'ultimo di Hayao Miyazaki, è qualcosa di difficile da credere”.
 
Di fronte a queste affermazioni, alcuni illustratori hanno però iniziato a mettere in dubbio le parole della donna, evidenziando le incongruenze nella testimonianza della Fernández25.000 fotogrammi, per giunta a distanza, sembravano essere troppi.

Diversi illustratori internazionali hanno affermato che tutta la vicenda era una bugia, poichè la colombiana non è presente nei titoli di coda del film e il suo nome non è apparso neanche su siti specializzati del settore come IMDB o Anime Staff Database. Strano per una persona che avrebbe contribuito a tale mole di disegni!
 
RagazzoAirone

Tra le persone più indignate dalla storia palesemente falsa c’è la messicana Julieta Colás, che ha chiesto alla Fernández di rettificare la sua versione, assicurando che in questo modo sta danneggiando tutti gli illustratori latini che sognano di poter partecipare a una produzione così importante.

Ha inoltre risposto al post della Fernandez con: "Questa signora afferma di aver lavorato a Il ragazzo e l’airone. Dice di aver disegnato personalmente 25.000 fotogrammi del film da sola in Colombia e che Miyazaki conosceva il suo nome. Si autodefinisce un'illustratrice. Non mostra però mai un solo disegno. Ha il coraggio di mentire”.
 
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A questo post si sono aggiunte le critiche di altri illustratori che hanno evidenziato che il portfolio della Fernández conteneva diversi plagi, con le quali hanno sottolineato che è una persona scorretta e in questo modo sta screditando la professione di illustratore.

Sui social network, hanno chiesto alla donna di Barranquilla di rispondere in merito alle accuse che le sono state rivolte; tuttavia, Geraldine Fernandez non si è ancora espressa, e alcune persone che l'hanno accusata di mentire hanno affermato di essere state bloccate.

Julieta Colás ha insistito sul suo account X (ex Twitter) affermando: "Ripeto: dice di aver personalmente "illustrato" (parole sue) 25.000 fotogrammi del film. Sono 35 minuti. Una signora che produce progetti pirata in Colombia afferma di aver animato 35 minuti di un film Ghibli, come lavoro freelance a distanza. A proposito, mi ha bloccata".
 
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AGGIORNAMENTO al 19/01/2024

Geraldine Fernandez ammette di non aver mai lavorato con Miyazaki.

Tramite un comunicato, l'illustratrice colombiana riconosce di non aver mai collaborato con lo Studio Ghibli per Il ragazzo e l'airone, ma incolpa i media per la mancanza di rigore nel non verificare la sua storia.

Questo il testo del comunicato:

"Informo il pubblico, i media, gli amici e la famiglia che non c'è mai stato alcun coinvolgimento nell'illustrazione e nei disegni del film Il ragazzo e l'airone.

Tutto ciò che è accaduto è stato il prodotto di un cattivo esercizio che riconosco e di cui mi pento, riconosco che il mio hobby e l'ammirazione per la tecnica dell'illustrazione e la mia professione di illustratrice, mi abbiano incoraggiato a commentare in circoli chiusi il mio lavoro di illustratore di alcune scene. Riconosco il mio errore, la stampa digitale mi ha contattato e da lì in poi tutto è diventato virale, una situazione che ha superato le mie aspettative e mi ha messo nell'occhio del ciclone davanti ai media più importanti del paese, influencer e colleghi nei media.

Ammetto con il pubblico e il resto dei media che la situazione mi è sfuggita di mano, ed è stato molto difficile per me ritrattare in quel momento, perché questo avrebbe avuto un impatto sui miei amici, familiari, colleghi, capi e società in generale.

Oggi, dopo una riflessione, un consiglio e un forte sostegno, traggo la forza dentro di me per rivolgermi a voi e dirvi che la verità deve venire alla luce, che tutti meritano di conoscerla, ci libera e ci edifica indipendentemente dalle conseguenze.

Questa esperienza avrebbe colpito chiunque, non sono estranea a questa situazione, soprattutto quando i media considerati il quarto potere non hanno agito con il rigore di verificare le fonti, e insieme al fatto che questa ondata mi ha colto di sorpresa, non ho avuto la maturità necessaria per ritrattare e ho dovuto continuare con la versione di aver partecipato a quel film.

Ribadisco che mi dispiace, esprimo nuovamente le mie scuse. Sono grata per il sostegno di alcuni utenti di Internet, capi, amici, familiari, all'azienda a cui sono legata, sono stati tutti un sostegno morale e mi hanno dato forza in questo momento, di cui sono molto grata.

Mi sarebbe piaciuto diventare virale per qualcosa di reale, ma oggi ci siamo svegliati nel nostro paese con diverse notizie che sono importanti e che riguardano l'integrità e la vita quotidiana dei colombiani, ma questo non è virale!

Chiedo scusa, mille scuse per tutto quello che è successo, d'ora in poi mi impegnerò affinché il mio talento professionale di illustratrice mi preceda, penso che sia la formula da seguire, lontano dalle polemiche, con lealtà, con semplicità, umiltà, gentilezza e amore per la mia professione".

 
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Fonte consultata:
Infobae, Proceso.com